... da "RossoAcero" * 1
"...Scrivo e sono qui, lontana dalla casa romana, nell'angolo di un'Italia del sud... Sono qui, in un'altra casa, altra stanza, altro tavolo dietro ad un'altra vetrata... Un costone separa me e le mie pagine dal mare, poi strapiomba tra vortici e gorghi. E' autunno. E' quasi il tramonto. C'è la mareggiata. Da stamattina soffia il maestrale, anzi da tre giorni. Ora, entrato da un quadrato della vetrata assente di vetro, sta provando a scompigliare i fogli pressati dai ciottoli. Due pile. Fogli segnati in una, in attesa di segno nell'altra. In attesa di divenire racconto.
Il mare ha levigato questi ciottoli. Ci sono sempre ciottoli, pietre, frammenti di roccia, minerali, fossili, sempre dove io sono, ma quasi mai fanno mostra di sé, si rendono utili. Sempre da sempre, dove io sono, tengono ferme le cose. Siano libri, porte, finestre o fogli, appunto. Perché non si inclinino, non sbattano, non volino. Come farebbero questi fogli scritti e non, che volerebbero con le immagini di Melì, di un ragazzo dai capelli lunghi e neri e lisci, di un padre perduto troppo presto. Volerebbero con le cattedrali di Istanbul, il sogno americano, l'Afghanistan, gli stralci d'una certa storia, le leggende in essa, le tue parole. E le parole sulle tue parole... E mentre i ciottoli salvano le cose vicine e lontane, il maestrale con la mareggiata va placandosi nel tramonto.
E' fuori stagione, m'ha detto stamattina un pescatore a proposito del maestrale e: quann ca' stà o' maestral'e, signò, là ce stà o' viento cauro, o' scirocco.*2 Ha detto anche.
Il suo qua, il là, sono le coste dell'Africa, Oriana, come fosse all'altro capo del golfo. Eppure Totonno o'capitano, come qui lo chiamano per via dei suoi trascorsi di viaggio sui mercantili, il mare lo conosce tutto. Odore, sapore, movimento, bellezza, insidia. Conosce tutti i suoi venti ed i chilometri che percorrono. Conosce la loro intensità, l'origine, la direzione, la forza e la debolezza. Li riconosce al primo soffio, ancor prima del primo soffio. Conosce l'ampiezza di questo mare, le tempeste e la calma.
O' viento s' fa' o' stesso signo' , e quann'è accussì fort, chill' povere cristian' morn'.*3
Cristiani per Totonno o' capitano vuol dire persone. E' ai migranti che si riferisce, ai naufragi che da tempo popolano questo mare con i corpi dei figli di Allah. Ai naufragi che saranno. E' che, nella semplicità di Totonno, Oriana, quelli che tu chiami figli di Allah, sono poveri e cristiani. Come lui.
Ora tutto s'è placato, il vento, il mare, ora che l'ultimo raggio di sole s'è allungato sull'acqua. E upupe incoronate beccano sul costone non so cosa.
E' silenzio. Sospensione. Poi il vespro, le campane. Qui come sull'altra sponda il muezzin. Stesso silenzio, stessa sospensione. Chissà se Totonno lo sa o ne ha ricordo, del muezzin, dei deserti, della preghiera oltre il mare di entrambi. Il mare lungo le terre dei disordini che saranno. Poi. A rompere i silenzi. Poi. Teme. Bisbiglia Cassandra." *3
Parole tratte da un romanzo, parole segnate che era il 2012. Parole date al mondo l'anno successivo con la loro prima edizione. Parole a suscitare immagini vicine e lontane dal loro primo suono, primo segno, eppure parole attuali ché diverse non potrebbero essere. I migranti. Mondi pregni di vite in transito. Mondi di storie trascinate per monti e valli alla ricerca di un sé lasciato alle spalle. Mondi in balìa di flutti. Chi è l'Oriana a cui lo scrittore si rapporta? E' Oriana Fallaci sensibile giornalista così come scrittore, malgrado al fine infettata dalla patologia di quella terra che chiamiamo America, come fosse la sola ad essere tale e non soltanto parte delle Americhe. Prima dell'incontro con Totonno o' capitano, infatti, chi ha dato vita al comporsi del romanzo, ricorda ad Oriana la rabbia e l'orgoglio a cui la giornalista aveva dato errato indirizzo: rabbia verso la terra afghana, orgoglio per gli Stati Uniti d'America. Ed è per questo che riporta le sue parole denominanti figli di Allah i popoli musulmani, di cui la Fallaci aveva compreso ben poco o forse nulla. Così, nello snodarsi delle parole, nel raccontare ad Oriana la vera America attraverso la storia dei nativi, attraverso ricordi di famiglia con la vita di Melì, madre di sua madre ed il padre di lei, Joseph, entrambi figli legittimi di quell'America a cui la Fallaci canta gloriosi peana, con l'evocare la profetessa Cassandra, la visione futura delle cose del mondo che si sarebbe attraversato, il suo vaticinio, chi narra giunge a Totonno che con semplicità e sottile verità risponde all'ipocrisia dei quesiti irrisolti ancora oggi. In questi nostri giorni.
In tal guisa si evidenzia da centinaia di anni, benché in tempi e luoghi sempre diversi, il fenomeno delle migrazioni forzate ad opera, diretta o trasversale, della strategia "americana", l'annientamento altrui a favore d'una propria mondiale, o quasi, supremazia. C'è qualcosa però che non va dimenticata, l'origine britannica della strategia che, all'inizio della tuttora adolescente storia degli Stati Uniti d'America, tracciò il "Cammino delle lacrime", "The trail of tears" con la persecuzione dei popoli nativi, unici figli realmente legittimi di quella terra.
Quanti cammini intrisi di lacrime saranno ancora da percorrere prima che venga permesso alla consapevolezza di afferrare le redini dei popoli?
Marika Guerrini
Note
* 1) Marika Guerrini, RossoAcero, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, 2013
* 2) Trad. dal dialetto cilentano: Quando qua c'è il maestrale, signora, là c'è il vento caldo, lo
scirocco .
* 3) Trad. dal dialetto cilentano: Il vento è lo stesso, signora, e quando è così forte quei poveri
cristiani muoiono.