... l'idea del Mare Nostrum non è soltanto una realtà storica, ma è una segreta forza delle genti italiche e mediterranee attraverso i tempi. Per questo motivo essa sorge nell'ideologia del Sacro Romano Impero, affiora nello spirito eroico delle Crociate, nell'etica cavalleresca, nel sistema dell'età feudale, per riaffermarsi poi con le Repubbliche Marinare che daranno vita ad una stirpe di guerrieri e navigatori lanciati alla conquista del mondo.
Da quell'antica epoca fino al secondo conflitto mondiale, l'Italia, geograficamente e non solo, ancorata nel cuore del Mediterraneo, significava il predominio di quest'antico mare ed esso assumeva un senso sia spaziale che spirituale a cui gli italici lidi rispondevano facendo di se stessi centro, punto cruciale, zona di irradiazione di grandi forze, a volte incredibili. E sempre, lungo migliaia di anni, era stata la tradizione, la fedeltà alle origini, l'anima di ogni evento che prendesse corpo sulle nobili acque. Malgrado drammi e lotte le avessero attraversate mai erano riuscite a frantumarne il ruolo, o forse compito.
Da quell'antica epoca fino al secondo conflitto mondiale, l'Italia, geograficamente e non solo, ancorata nel cuore del Mediterraneo, significava il predominio di quest'antico mare ed esso assumeva un senso sia spaziale che spirituale a cui gli italici lidi rispondevano facendo di se stessi centro, punto cruciale, zona di irradiazione di grandi forze, a volte incredibili. E sempre, lungo migliaia di anni, era stata la tradizione, la fedeltà alle origini, l'anima di ogni evento che prendesse corpo sulle nobili acque. Malgrado drammi e lotte le avessero attraversate mai erano riuscite a frantumarne il ruolo, o forse compito.
Poi l'epoca contemporanea.
In essa, come per avverso destino o deliberato calcolo di chi nega ogni possibilità di evoluzione singola e collettiva, le acque un tempo scudo di grandezza, sono state fatte teatro di lotte intestine, locali e diffuse rivolte, fratricidi conflitti. Il vessillo mostrato da chi, negando evoluzione, violentando sovranità di Stati e di Storia, si è arrogato e si arroga il diritto di intervento nella forma al momento più opportuna alla propria supremazia, sempre sventola professando la difesa del mondo, ammantandosi di filantropismo, di liberalismo, di umanitarismo, da cui la retorica sulla difesa dei diritti umani, su annientamento di pseudo dittature, su esportazione di democrazia, persino su controllo di credo religiosi, e ancora e ancora, il vessillo altro non è, in tal guisa, che dispensatore di menzogna.
Così all'antico Medi-Terraneus, il nome ne dà senso, veicolo di civiltà, culla di terre che, affratellate dalle sue acque, lo cingono in abbraccio, non è restato e resta che la dimenticanza delle proprie origini, la dimenticanza del compito. Non ha potuto e non può negare di farsi veicolo e spettatore di distruzione e morte. E allora volge lo sguardo alle sue sponde del sud e vede false primavere affollare le vie del Marocco, dell'Algeria, della Tunisia, della Libia, dell'Egitto. E vede la Libia non più primavera ma incendio. E spera sia finita questa eco che ovunque risuona, ma si sbaglia. Ecco, sulle sue sponde ad oriente il Libano e le rivolte, poi lo sguardo scorge l'antica Siria, terra di Assiri, parte di quell'Impero che lo chiamò Mare Nostrum, lì le sponde si incendiano mentre archeologiche vestigia, pilastri dell'Umanità, crollano a farsi polvere. E' nel breve non tempo dello sventolio di uno stesso menzognero vessillo, che lo sguardo si posa sull'antica Palestina, sulla moderna Israele, mentre oltre le sponde, interna l'eco rimbomba da terre che pur se non bagnate dalle sue acque, da secoli e per secoli le hanno attraversate con la storia che portava, unendole, all'italica terra che era stata.
Ed è con lo sguardo posato su quest'ultima che Mare Nostrum o Mediterraneo, che dir si voglia, sente profondi e possenti turbini salire dagli abissi ad agitare le proprie acque, scudo di terre emerse lungo millenni di storia.
Come ha potuto e può l'Italia, suo cruciale riferimento di coraggio e grandezza, farsi servile? Come ha potuto e può assistere inerte al disfacimento di quel cuore d'Occidente cui i suoi figli, lungo millenni hanno dato lustro unendo mondi e facendosi veicolo di Civiltà? Come ha potuto e può rinnegare l'immaginario ponte lanciato sul suo Mare ad unire storie, culture, genti d'ogni colore e razza, da esso lambite e, a loro volta, messaggere di altrui storia, cultura, Civiltà giunta da Oriente a formare la Civiltà Mediterranea? Come ha potuto e può l'Italia, nella moderna ed attuale decadenza, dimenticare quella superumana legge che la volle luce d'Occidente?
In essa, come per avverso destino o deliberato calcolo di chi nega ogni possibilità di evoluzione singola e collettiva, le acque un tempo scudo di grandezza, sono state fatte teatro di lotte intestine, locali e diffuse rivolte, fratricidi conflitti. Il vessillo mostrato da chi, negando evoluzione, violentando sovranità di Stati e di Storia, si è arrogato e si arroga il diritto di intervento nella forma al momento più opportuna alla propria supremazia, sempre sventola professando la difesa del mondo, ammantandosi di filantropismo, di liberalismo, di umanitarismo, da cui la retorica sulla difesa dei diritti umani, su annientamento di pseudo dittature, su esportazione di democrazia, persino su controllo di credo religiosi, e ancora e ancora, il vessillo altro non è, in tal guisa, che dispensatore di menzogna.
Così all'antico Medi-Terraneus, il nome ne dà senso, veicolo di civiltà, culla di terre che, affratellate dalle sue acque, lo cingono in abbraccio, non è restato e resta che la dimenticanza delle proprie origini, la dimenticanza del compito. Non ha potuto e non può negare di farsi veicolo e spettatore di distruzione e morte. E allora volge lo sguardo alle sue sponde del sud e vede false primavere affollare le vie del Marocco, dell'Algeria, della Tunisia, della Libia, dell'Egitto. E vede la Libia non più primavera ma incendio. E spera sia finita questa eco che ovunque risuona, ma si sbaglia. Ecco, sulle sue sponde ad oriente il Libano e le rivolte, poi lo sguardo scorge l'antica Siria, terra di Assiri, parte di quell'Impero che lo chiamò Mare Nostrum, lì le sponde si incendiano mentre archeologiche vestigia, pilastri dell'Umanità, crollano a farsi polvere. E' nel breve non tempo dello sventolio di uno stesso menzognero vessillo, che lo sguardo si posa sull'antica Palestina, sulla moderna Israele, mentre oltre le sponde, interna l'eco rimbomba da terre che pur se non bagnate dalle sue acque, da secoli e per secoli le hanno attraversate con la storia che portava, unendole, all'italica terra che era stata.
Ed è con lo sguardo posato su quest'ultima che Mare Nostrum o Mediterraneo, che dir si voglia, sente profondi e possenti turbini salire dagli abissi ad agitare le proprie acque, scudo di terre emerse lungo millenni di storia.
Come ha potuto e può l'Italia, suo cruciale riferimento di coraggio e grandezza, farsi servile? Come ha potuto e può assistere inerte al disfacimento di quel cuore d'Occidente cui i suoi figli, lungo millenni hanno dato lustro unendo mondi e facendosi veicolo di Civiltà? Come ha potuto e può rinnegare l'immaginario ponte lanciato sul suo Mare ad unire storie, culture, genti d'ogni colore e razza, da esso lambite e, a loro volta, messaggere di altrui storia, cultura, Civiltà giunta da Oriente a formare la Civiltà Mediterranea? Come ha potuto e può l'Italia, nella moderna ed attuale decadenza, dimenticare quella superumana legge che la volle luce d'Occidente?
Questi i segreti interrogativi dello scudo violato. Del Mare Nostrum.
Marika Guerrini