GRIGIARANCIO
RECENSIONI
- in ordine cronologico-
Mario Celi
( il Giorno, 10 dicembre 2000)
Inquisita per il ricordo di un amore, "impacchettata e condotta in una grigia stanza del Ministero dell'interno a causa di una relazione di un quarto di secolo prima. Una storia vissuta intensamente con il presunto autore di una strage, "della" strage, quella che diede il via alla strategia della tensione.
Un interrogatorio protrattosi per ore, senza un filo conduttore che non fosse la conferma di un'ipotesi già precostituita, di una "verità" preconfezionata, senza la voglia di conoscere forse perché alle volte conoscere è scomodo.
Un interrogatorio raccontato in un libro senza nomi ma i cui riferimenti non lasciano spazio a dubbi, un libro a due voci e a due colori: quello arancio (tonalità di un copriletto e di un tramonto) del passato e quello grigio ( i muri della stanza, il colorito degli inquirenti, le carte) del presente. E appunto "Grigiarancio" è il titolo del racconto dell'interrogatorio subito da Marika Guerrini nel 1996, che ha deciso di scriverne per ristabilire la propria verità e la propria giustizia. Non ci sono rivelazioni, non ci sono né assoluzioni, né giustificazioni. Semplicemente perché non ci sono "i fatti".
Esistono solamente due donne a confronto, l'amica dell'imputato per la bomba di Piazza Fontana (Delfo Zorzi) e il magistrato (Grazia Pradella). La prima disorientata e confusa all'inizio, avvilita, e con un senso di compassione nei confronti dei suoi "inquisitori" alla fine. Fredda, determinata, impietosa, arroccata alla propria impossibilità a pensare, conoscere e valutare, la seconda, un pm descritto come poco interessato a capire, che fa di tutto perché venga confermata l'immagine di un uomo senza scrupoli, altezzoso, scostante, gelido, calcolatore anche nei sentimenti. "Nulla si vuole sapere, nulla conoscere, comprendere, che non coincida con ciò che è già stato deciso. Con ciò che si vuole sia. .. Questo interrogatorio mi offende", dice l'autrice coinvolta in un meccanismo giudiziario impietoso, dove non esiste nulla e le ore di interrogatorio si concludono con un gesto di umanità -l'unico - della donna magistrato, condensato nella frase di commiato rivolta alla "persona informata dei fatti", "Lei è stata la persona più importante della sua vita".
Una testimonianza forte, quella della Guerrini, "costretta" a ricordare un amore importante ma oramai dimenticato, ennesima prova della (inevitabile) violenza morale della giustizia.
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Romano F. Cattaneo
GRIGIARANCIO: LIBRO GIOIELLO TRA CRONACA E POESIA -2000-
Dagli echi di Piazza Fontana alla "verità" prefabbricata
Abbiamo letto in più di trent'anni dai fatti, relative al così detto "stragismo" e ai suoi risvolti mai chiari e sempre, tendenziosissimi, a senso unico. raramente ci era capitato di incontrare, in questi metri cubi di cartacce ( sovente non si possono chiamare libri, non ne hanno la dignità) qualcosa di men che sonnifero e fazioso.
Adesso, leggendo d'un fiato Grigiarancio ( di Marika Gerrini, ed. Asefi-terziaria. Milano, lire 18.000) sottotitolo "l'Interrogatorio-un amore dagli anni di piombo", ci riconciliamo con il mondo delle lettere italiano. Di colpo.
La sconosciuta autrice della quale l'editore ci fa sapere essere nata a Pozzuoli, e "specializzata in lingue e religioni e in filosofia dell'India", ha creato un piccolo gioiello letterario, imparentato con storia e costume, che dovrebbe essere divulgato in ogni modo. L'avesse un editore potente ne farebbe il successo dell'anno.
Gianfranco Monti ( giornalista titolare e factotum della casa editrice che ha in catalogo titoli di grandissimo interesse e tutti controcorrente) è giustamente orgoglioso per aver schiuso l'ostrica con questa autentica perla così sfavillante sopra il quotidiano letamaio straricco di verità precostituite e di regime, di menzogne vecchie ma sempre ospitate sulle prime pagine, di pentiti a un tanto al chilo, di "servizi" deviati e no.
Il libro si legge d'un fiato, ma bisogna poi tornarci sopra e tenerlo a portata di mano, rileggerlo, gustarne certe pagine di ottima scrittura e di coinvolgente poesia. Non è un romanzo.
Si tratta della storia, narrata in prima persona, di una signora che un bel ( si fa per dire) mattino, di quattro anni fa, nel 1996 viene prelevata dalla sua abitazione romana per essere portata in una grigia stanza del Viminale e sottoposta ad uno sfibrante interrogatorio di un'intiera giornata quale "teste informata dei fatti".
I fatti, secondo gli imprevedibili e grigi funzionari del ministero e il procuratore della repubblica all'origine dell'inchiesta, una donna proveniente da Milano, sono l'essere stata amica negli anni successivi al '69 ( la strage di Piazza Fontana è del dicembre) di un signore al quale, oggi, l'ennesima indagine politicamente corretta, vorrebbe attribuire quell'eccidio.
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Roberto Panvini
(Viale Po 11- Periodico di Cremona) 2001
BELLISSIMO GRIGIARANCIO
Il libro che vi presentiamo è edito dalla casa editrice Terziaria ed è solo uno dei tanti libri di questa piccola casa editrice edita da Gianfranco Monti.
A distanza di molti anni dai fatti veri e presunti, una tranquilla professionista viene convocata dalla Digos, per testimoniare su un suo amore di gioventù, ora imputato a Milano per la strage di Piazza Fontana. Avverte nella inevitabile violenza morale che le viene fatta - o è forse solo una sensazione?- che la polizia ha già una sua verità e cerca soltanto conferme ad ipotesi istruttorie già definite, delle quali lei non ha mai avuto né il sospetto né tanto meno l riscontro. Così, nel grigiore di una stanza del Ministero degli Interni, durante le ore di un estenuante interrogatorio, la storia di un amore importante abbandonato alla dimenticanza.
La lettura di questo brevissimo libro è stata una sorpresa. Dolcissimo, amaro, tragico. BELLISSIMO!
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Michele Pompilio
-Il Bargello, Trieste, Gennaio/Febbraio 2001-
CHI L'AVREBBE MAI PENSATO CHE...
Chi l'avrebbe mai pensato che un amore sbocciato nel periodo della ribellione giovanile dei così deii "anni di piombo" potesse finire in una mattina d'inverno di qualche anno fa, nel grigiore di una stanza del Viminale? La protagonista di questa incredibile avventura giudiziaria si trova a dover dare spiegazioni sull'amore che l'aveva legata ad uno degli attuali imputati per la strage di Piazza Fontana.
Sottoposta ad una incessante serie di domande per tracciare, così dicono gli investigatori nella stanza grigia, un profilo psicologico dell'imputato in questione lei, Marika Guerrini, -autrice del libro Grigiarancio sottotitolo L'interrogatorio un amore dagli anni di piombo- è la ragazza dell'arancio ( il colore del ricordo) che rivive con estrema lucidità i sentimenti e le aspirazioni di una generazione, caratterizzata da una forte tensione ideale, tracciando così uno spaccato del costume della società italiana nei primi anni Settanta.
E poi i giorni trascorsi insieme al suo amore. Un amore importante, un amore forte, forse abbandonato nel tempo dal dolore del ricordo che durante l'interrogatorio viene messo a nudo, vivisezionato, demolito, schernito e reso meschino in ogni sua parte alla ricerca di verità presunte, o conferme a ipotesi istruttorie già definite, che Luis Ferdinand Cèline, nel libro Viaggio al termine della notte, avrebbe efficacemente riassunto nella frase "Nove parti di delitto una di noia".
Marika Guerrini oltre a permetterci di rivivere la drammaticità di un interrogatorio, con la sua forte testimonianza vuole essere anche un momento di riflessione sul senso di verità che è così difficile da ottenere persino con noi stessi.
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Giorgio Galli
IL MISTERO DI PIAZZA FONTANA
Da oltre un anno è in corso l'ennesimo processo per la strage di Piazza Fontana. Non suscita molta attenzione. Un modo diverso di riflettervi è la lettura di "Grigiarancio-L'interrogatorio". L'autrice, marika Guerrini. Ha avuto per un anno una storia d'amore con il principale imputato di oggi: Delfo Zorzi.
La rievoca in un racconto raffinato, intrecciando la vicenda di ieri - i colloqui, un viaggio in Ispagna - con l'interrogatorio a trent'anni di distanza. Vi sono due aspetti molto belli: il primo è il ricordo di come quegli anni tragici siano stati anche anni di grandi aperture emotive, di amori sbocciati a tutte le età; il secondo aspetto è che la magistrata che interroga sia anch'ella una donna. Si stabilisce tra le due donne un rapporto anche sottile e indiretto che una scrittura precisa e incisiva riesce a sottolineare.
L'autrice, interrogata perché "persona informata sui fatti per i quali si procede", in un certo punto annuncia che scriverà di quella giornata ( il 10 gennaio 1996). Dopo lo stupore, un poliziotto sorride.
La magistrata che interroga, descritta come intelligente, bella, di composta eleganza, è Grazia Pradella ( l'inchiesta è poi passata ad altri). Un anno dopo l'interrogatorio alla Pradella viene chiesto in una intervista: "Giorgio galli espose in un libro la regia occulta, la tesi di u legame preciso tra la mafia e gli autori di quella orrenda carneficina. Lei ha trovato qualcosa che possa avvalorare l'ipotesi che la mafia abbia avuto a che fare con la strage?" La risposta è semplicemente "Sì" ( Max Parisi, su "La Padania", 18 marzo 1997).
Marika Guerrini, interrogata -le si disse - per avere un profilo psicologico dell'uomo del quale conserva un bellissimo ricordo, ritiene che le si volesse solo carpirle qualche elemento per avallare una decisione già presa ( il rinvio a giudizio). Quella risposta ridotta a un chiaro monosillabo mi fa pensare che forse in quel 10 gennaio 1996 la situazione fosse meno delineata. Tanto più che alla successiva domanda " Può dirmi qualcos'altro?" la risposta della Pradella fu: "Abbiamo in corso indagini della massima rilevanza su questo" (cioè sul ruolo della mafia del quale non si è poi più parlato).
Grigiarancio mi ha fatto ripensare a quell'intervista.Va letto, comunque, per quello che è: il racconto, in una prosa di alto livello, di una giornata che è anche due momenti di storia italiana, del loro intreccio col "privato" in due punti che polarizzano, ma non separano l'arco di un trentennio.
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Claudio Bonvecchio
UNA TESTIMONIANZA EPOCALE AL DI LA' DEL VISSUTO
Ho letto con particolare piacere Grigiarancio di Marika Guerrini. L'ho letto d'un fiato perché si legge d'un fiato, come tutte le testimonianze che sanno innalzarsi al di sopra del vissuto personale per acquisire il valore di un documento epocale vissuto ex post. E Grigiarancio è un documento epocale che fa tornare indietro le lancette dell'orologio: le fa tornare a un'epoca grigia in cui le aspettative di una generazione sono, miseramente, finite nel grigio spettro della violenza insensata. La violenza di chi pensava che un atto - qualunque atto - fosse significativo, ma violenza di chi opponeva alla esuberante idealità giovanile, spesso sin troppo ideale e troppo esuberante, il grigio della violenza istituzionale, troppo violenta e troppo istituzionale. Una violenza che non aveva ancora il coraggio di essere violenta, nemica, ma preferiva nascondersi nelle pieghe burocratiche, negli anfratti del potere non solo grigio, ma anche sordo e cieco. E il grigio sembra il colore distintivo di questo libro. Grigio l'interrogatorio, grigi gli ambienti, grigie le persone, grigia, se non sorda e plumbea, l'atmosfera. Tutto questo grigiore depressivo incombe e introduce il lettore in un labirinto kafkiano dove, senza via d'uscita, le istituzioni - senza palese motivo - violentano un ricordo. Lo sezionano, sapendo di nulla trovarvi, solo per imporre il presupposto indiziario che tutti sono potenziali colpevoli e tutti devono provare, innocenti, la loro innocenza. E' la quotidiana violenza di chi sta dall'altra parte e che - senza volerlo - richiama la violenza perché induce la disperazione.
Non deve poi meravigliare se gli italiani - e forse non solo gli italiani - temono le istituzioni, intuendo che rappresentano un pericolo: quel grigio pericolo che, come nei racconti di Dino Buzzati, ti assale all'interno e ti divora come una sottile e mortale patologia. E' la patologia del potere.
C'è però un altro colore che anima questa raffinata ( e proustiana) ricerca nel labirinto della vita: l'arancio dei ricordi. E' l'arancio dell'aurora, il simbolo della speranza e dell'amore che sempre trionfa nel giorno nascente. E' l'arancio che prevale sul grigio, gridando il mistero del sentimento, dell'attimo, della sottile persistenza delle immagini contro l'insensatezza delle foto segnaletiche e dei ricordi coatti, delle piccole miserie burocratiche, che vogliono appiattire tutto sul rassicurante già detto, del già prestabilito. Ma l'arancio è anche ricerca, coraggio, possibilità, apertura senza limiti alla vita, ai sottili messaggi della corporeità e del cuore. Per questo non si può che militare per l'arancio contro il grigio e, nel contempo, lodare l'autrice che ha saputo - con tanta poetica sincerità - aprire il suo animo, facendo partecipi gli occhi che scorrono le sue righe tanto del grigio che dell'arancio. D'altra parte la vita è Grigiarancio.
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Francesco di Marino
POESIA IN PROSA
Poesia in prosa o, come si diceva un tempo, prosa poetica?
Non è la forma - per altro nobile, colta - quello che conta di questo libro, ma la forza dei sentimenti: amore, dolore, umiliazione.
Il dolore che accompagna il rimpianto di un amore passato, che pure illumina di azzurro, di arancio il film, frammentario, pudico e ardente, del ricorso: di una piccola casa, fiori sul tavolo, libri, un pianoforte.
Ma c'è un dolore più grande, quello che si accompagna all'umiliazione: il ricordo violato da una burocrazia ottusa, meschina, che tinge del suo grigio ogni cosa, ogni pensiero: del suo grigio di domande banali, misere nella forma che tradisce una miseria di fondo, la miseria dell'inquisitore... o forse questo è un termine caricato dalla storia di una fosca grandezza, che non si addice alle facce grige che " non sanno, non vogliono, non pensano".
Ed è un dolore nobile perché accomuna nella commiserazione, la vittima ed i suoi persecutori, è una umiliazione che sa comprendere che anche i burocrati dalle facce grigie sono partecipi di una situazione umiliante.
Un dolre che cerca di aggrapparsi ad una figura di donna, anche lei povera buraocrate sopraffatta dalle " cartelle di un fascicolo", misero ingranaggio di una macchina che l'ha privata di personalità, magari addestrata a maneggiare qualche codice, ma non a comprendere l'essere umano: inutile cercare in quel fantasma la solidarietà femminile, la comprensione del dolore, la condivisione di un ricordo d'amore. Uscirà dalla stanza grigia per trascinarsi in un'altra stanza grigia, a frugare in altre cartelle di altri fascicoli - non nel mistero individuale dell'uomo, della donna - finché un regolamento le dirà di chiudere le cartelle e uscire dalla scena.
Grigiarancio ripercorre in una chiave apparentemente intimista m pervasa di un'alta consapevolezza civile, l'umiliazione del protagonista dell'orwerlliano 1984, dal quale si pretende l'estrema obiezione: tradire il suo amore.
Ecco, Marika Guerrini, ha vissuto con dignità il suo 1984: ma ci avverte che i fantasmi di Orwell sono finalmente arrivati da noi.
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F.G. - L'INDICE n°4 - Aprile 2002
Una mattina una signora viene convocata in questura per un interrogatorio. Polizia e magistratura indagano sul rapporto che la convocata aveva avuto più di venti anni prima con un terrorista di destra ricercato per strage. Non si intendono, l'interrogata e gli inquirenti. E, alla prima l'interrogatorio risulta un flash-back in cui affiorano i momenti passati insieme al ricercato.
In che cosa sia di destra il romanzo è presto detto: nel disprezzo della magistratura e i poliziotti i quali da servi di un sistema materialista, pretendono di indagare sull'ineffabile, ossia sui sentimenti giovanili. L'atmosfera è struggente e non priva di situazioni stereotipate da film noir, con la stanza asfissiata dal fumo delle numerose sigarette consumate da poliziotti e magistrata.
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Giorgio Cavalieri
GRIGIARANCIO - 2001-
Gentile Casa Editrice, vorrei complimentarmi per la scelta di pubblicare un libro - mi riferisco a Grigiarancio di Marka Guerrini - così denso di risvolti sociali e al contempo letterari. Si tratta infatti di una tipologia narrativa per così dire inedita, in quanto volta ad affronatre lo scottante ed irrisolto tema dei così detto "anni di piombo", da un punto di vista per nulla accademico, né tanto meno sociologico in senso stretto. Pagine di esperienza vissuta, personale, attraverso le quali, tuttavia, si squaderna davanti alla coscienza del lettore ( giovane o non più giovane) l'insieme delle problematiche annesse ai travagliati decenni della politica "a mano armata". Senonchè - sembrano suggerire le pagine intense e spesso poetiche di Grigiarancio -non sempre ad impugnare le armi sono stati estremisti di un colore o dell'altro, ossia ragazzi che spesso non superavano a maggiore età, e che certo non avevano nulla da guadagnare gettandosi, con la radicalità tipica dell'adolescenza, nella spirale ambigua e forse non troppo casuale della politica di piazza.
Anche i rappresentanti -adulti stavolta o addirittura anziani - della giustizia, non hanno disdegnato in troppe occasioni, di valersi di metodi e procedure tipici di quei regimi dittatoriale, ufficialmente deprecati e condannati dalle stampa e dall'autorità dello Stato. Esistono molti tipi di armi, e altrettanto tipi di terrorismo, e non sempre quelli più espliciti sortiscono gli effetti più devastanti nel tessuto della società e delle coscienze. Nel racconto della Guerrini tutto questo è detto con aperta e disarmante chiarezza, a volte semplicemente accennato con eloquente sapienza stilistica, e la novità risiede nella naturalezza con cui gli eventi, tutti tra loro collegati dal filo grigio e drammatico di un interrogatorio kafkianamente piombato dal nulla sull'esistenza limpida e incensurata della narrante, vengono raccontati senza apparente artificio letterario, in un dettato quasi cronachistico e mai compiaciuto di sé.
E' proprio mediante questa essenziale spontaneità, che il lettore viene coinvolto in toto, senza mediazioni o rimandi che gli facciano supporre, neppure per un attimo, si tratti della solita trovata narrativa volta a convertirsi in sceneggiato televisivo o "premio Bancarella 2001". da qui il valore storico, per così dire, del racconto della Guerrini, che riesce a riproporre, pur lontano da pretese sociologiche e perciò veramente sociologico, alla coscienza borghese e dormiente del cittadino medio, l'interrogativo insoluto del PERCHE' migliaia e migliaia di ragazzi si siano ribellati, in una fase peraltro economicamente felice della nostra semidistrutta Italia, a delle istituzioni che, per tutta risposta, hanno pensato di risolvere il problema attraverso mere legiferazioni 'speciali' e 'stati di polizia'. Di che natura fossero gli organi preposti al ristabilimento dell'ordine democratico, e di quale abito psicologico si rivestissero i tutori della legge, viene dipinto con quel candore che è la più efficace condanna immaginabile, dall'Autrice che, paradossalmente, non ha veruna intenzione di accusare o condannare chicchessia, anzi si rivela incapace di serbare il minimo rancore verso coloro che vorrebbero, spinti da un'insensata quanto astratta idea di giustizia, violentare una pagina intima e sacra del suo passato.
L'incapacità di considerare una storia d'amore nella sua amena purezza, nella sua assoluta estraneità a fatti colposi e sospettabili, è forse questo il limite che l'Autrice si rifiuta di accettare nei suoi interlocutori in grigi, comprendendo che tale accettazione equivarrebbe alla resa sconcertante dell'amore di fronte ai suoi irriducibili nemici: la superficialità e l'indifferenza. L'arancio tuttavia, felice simbolo cromatico di porre l'esistenza in una luce creativa e fiduciosa, non soccombe mai -qui il valore ultimo del racconto - davanti all'incalzare incolore e massiccio di anime dolorosamente prive di speranza, di immaginazione, di idealità non consunta dai travagli dell'esistere. Si potrebbe insomma dire, del libro di Marika Guerrini, che un nuovo ed attualissimo esistenzialismo s'affaccia sulla scena un po' annoiata della narrativa nostrana, un esistenzialismo, che diversamente da un nichilismo di un Camus o di un Kafka, trova nella libertà dell'individuo e nell'amore come momento indispensabile all'inverarsi di tale libertà, la risposta sostanziale, e niente affatto scontata, alle storture e alle deformità di un assetto sociale, che mostra di giorno in giorno i segni del suo inevitabile tramonto.
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Peppe Del Rossi
UNA DONNA, UN'ARTISTA...FORSE UN ANGELO
Come può la storia restituire chiarezza e giustizia, quando la prima viene travolta dagli effetti speciali e la seconda dalla burocrazia che la svuota dell'elemento essenziale: l'Uomo?
Come si può continuare a parlare di Piazza Fontana senza provocare altre vittime nei cuori e nella memoria di noi italiani?
Nell'opera letteraria di Marika Guerrini, il senso di impotenza/sgomento che prende posto nel cuore del lettore dopo le prime pagine di cronaca dell'interrogatorio, viene controllato, dopo un po', con grande abilità (nobiltà) dando la sensazione che l'autrice domini la scena con forte senso di realtà e grandi capacità trasfigurative.
Quel volto, il suo volto, si illumina, poi si spegne, si vela, riemerge di nuovo, sembra cercare un'assonanza significativa con gli inquisitori, quasi a voler percepire l'essenza dei loro pensieri, ed ancora quando l'azione demolitrice delle domande, attraverso l'inganno e la menzogna, si fa più dolorosa, lei con grande slancio tiene alta la sua anima estraendola ed innalzandola dal corpo come una bandiera; ed è a questo punto che il lettore sente l'irresistibile desiderio di farsi trasportare da quel colore arancio che dall'alto con forza spinge "oltre" la brutale apparenza di quel contesto senza tempo e da cui il racconto prende il via con "i giorni che seguono i giorni" e le "notti che seguono le notti".
Pensieri, ricordi che si legano e si slegano come in una pittura impressionista, nel tentativo di dare una dimensione a quel tempo, al nostro tempo, dove fascicoli, riquadri, istantanee, riducono a segni senza segno la dignità delle persone.
Grigiarancio non è solo una bella opera letteraria, ma anche un atteggiamento, un modo di guardare gli eventi, i fatti.
La visione che ci regala è fra quelle più originali del panorama letterario italiano, dove la scelta di guardare oltre, tutti quei registri espressivi e di decodifica propri dell'arte, favorisce, attraverso il linguaggio delle emozioni, una visione chiara anche di fatti sociali incresciosi, integrando e superando tutti gli elementi propri della cronaca.
Il libro sembra richiamare alla coscienza l'atmosfera e la genesi del film di Wenders: "il cielo sopra Berlino".
" Si è detto che questo film è un delicatissimo atto d'Amore nei confronti di una città offesa dalla Storia, abbandonata da Dio e consegnata nelle incerte mani degli uomini" ( D'Angelo).
Nelo stesso modo l'opera letteraria della Guerrini è un atto d'amore verso un paese, il nostro paese, che non è riuscito ancora a venire fuori dall'oscurità dei suoi orrori, una storia d'amore che esprime il bisogno di innamorarsi dell'Amore e che investe tutte le persone della vicenda, agli stessi inquisitori, è data la possibilità di esprimere il loro essere uomo ed...essere donna.
Come è significativo quel tailleur che ogni tanto attraversa il grigio ossessivo dell'interrogatorio! Il pubblico ministero che conduce l'interrogatorio è una donna...è il tailleur.
E' proprio verso di lei che l'autrice cerca l'identificazione, spera di risvegliare in lei l'amica.
Pur di lasciarsi andare al dolore di quell'estenuante esperienza sarebbe disposta ad assecondarla nelle risposte, ma questo non farebbe giustizia alla verità e, come ogni spirito libero, riprende il suo volo, con grande sforzo si riappropria della lucidità dell'essere se stessa.
Grigiarancio è andare "oltre il silenzio" , "oltre l'attesa... lontano".
Le trasparenze, i passaggi da una sfumatura all'altra ci portano, senza ledere la dignità di nessuno, ad avvicinare almeno una volta la realtà con il grigiarancio dell'Angelo, piuttosto che solo con il grigioverde militare.
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Stefano
PER L'AUTRICE
Libro insolito, a tratti malinconico perché riemergono sensazioni passate che forse non potranno più ritornare.
A chi non è successo ?
Comprendo pienamente l'autrice, tutto risulta così reale e preciso nei suoi ricordi, i dettagli...
E' successo anche a me, accidenti, maledetto smemorato che dimentica cjò che ha fatto ieri, ma ricorda i particolari di storia analoga, vista da parte maschile, di 15 anni fa.
Non so se l'autrice abbia potuto rivedere, anche solo per un attimo, dopo tanti anni, il protagonista mai citato col nome nel libro.
A me è successo, con una casualità che ha dell'incredibile.
Ed è stato positivo da un lato perché col prendere atto del cambiamento, ho restituito la storia all'epoca a cui apparteneva, cioè al passato.
Dall'altro mi ha rattristato proprio perché il destino non ha permesso che tutto potesse essere attuale.
Complimenti per il libro.
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Lucio Lami
UN LIBRO INTENSO
Caro Gianfranco, il libro della Guerrini è intenso, ben scritto, pagina d'epoca. Non mi piace il tutolo, ma pazienza. Lei dev'essere una donna fuori dal comune. Complimenti.
Un saluto.
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lanubeelarupe.blogspot.com/.../marika-guerrini-verso-la-meta-di-una.html , 28 gen 2012
VERSO LA META DI UNA DOLOROSA AUTO-MAIEUTICA
Il luogo? Una stanza. Grigia. Forse un ufficio. Indifferente per definizione alla vita. Vita che è luce. Luce che è colore. Colore che è resurrezione della tenebra. Grigia, invece, la stanza. Grigio, che è vacuità di luce, e dunque materia di tenebra, il Ministero. Immerso, come ogni castello di cifre che si rispetti, nelle brume infette del potere. Logica aristotelica. Ferrea. Brutale. Orologio. Meccanismo. Ingranaggio. Automobile. Ascensore.
All’improvviso, una casa. E’ la memoria. Sepolta. Sotto la coltre. Una di quelle case del sud, che è biancore, luce d’arancio, mura di gesso, “povere di sole”. E che sembra fatta apposta perché la fanciulla, imbevuta di India, vi deponga, in preda all’attimo bruciante, le uova dell’innocenza perduta. Lontana, però, nel tempo e nello spazio, quella casa. “Un tavolo, un pianoforte. C’erano fiori sul tavolo. Il pianoforte suonava”.
Due poli. La realtà. L’oggi. Il presente. Crudo. Duro. Buio. Troppo spiegato per essere spiegabile. La memoria. Etere. Amore. Quintessenza. Due solitudini, un solo diamante. Troppo tagliente per non rimanere, alla lunga, feriti.
Grigiarancio.
Non è un caso che Marika Guerrini abbia scelto, come titolo da apporre a questa sua opera prima, di collegarsi a questo binomio cromatico, che ben si presta a suscitare nel lettore, mediante la sapiente evocazione imaginativa del contrasto, quasi manicheo, tra il grigiore e la luminosità, l’esigenza di una più elevata sintesi, per aprirsi la via alla quale l’autrice si affida a queste pagine.
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Ugo Maria Tassinari - said on 13 apr 2013
http://www.anobii.com/books/review/5464e13f549d51b118b4569
http://www.anobii.com/books/review/5464e13f549d51b118b4569
GRIGIARANCIO
Marika Guerrini è il nom de plume della fidanzata, all’epoca della strage di piazza Fontana, di Delfo Zorzi, l’ordinovista mestrino principale imputato nella quarta inchiesta sul drammatico evento. Nata a Pozzuoli, militante neofascista, ha conosciuto il presunto autore della strage di Milano (assolto con sentenza definitiva)
all’Istituto Orientale di Napoli, per la comune passione per le filosofie orientali (lei India, lui Giappone), anche se poi ne ha perso le tracce quando lui, a metà degli anni ’70, si è trasferito in Giappone, dove ha iniziato una nuova vita, arricchendosi. Dopo la lunga separazione, l’inaspettata convocazione della Digos, venticinque anni dopo, la precipita nell’angoscia. Un viaggio tenero e appassionato con il suo amore nell’autunno del Nordest è diventato nei racconti di un paio di pentiti un percorso di preparazione alla strage. E quindi le si chiede conto dei suoi ricordi. Della tempesta del dubbio – polizia e giudice già sono convinti di sapere e chiedono solo la conferma delle loro convinzioni – e della sua decisione di tenere duro, difendendo l’immagine di sé e del suo uomo che l’aveva accompagnata nel passaggio all’età adulta, rende conto Grigiarancio, un romanzo atipico di educazione sentimentale.
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