C'è un'oasi nel Deserto Occidentale, lì, in Nord Africa. Un'oasi egiziana. E' proprio nel cuore di quel deserto un tempo libico. E' l'oasi delle sorgenti di acque fossili, l'oasi dei grandi laghi salati. Quelle macchie azzurro cristallo posate a galleggiare sulla sabbia sottile. Macchie che si fanno bianche là dove l'acqua è più bassa, bianche di sale solidificato a testimone di quell'antico mare chiamato poi Mediterraneo. E' lontana la storia di quest'oasi, s'affaccia sul sesto secolo avanti Cristo, è segnata sui registri della 26^ dinastia faraonica. Le sue case, ora come allora, sono fatte di karshif, l'argilla che costituisce i fondali dei laghi salati. Il suo nome è Siwa, terra degli Ammoni. Un tempo infatti il suo nome era Zeus Ammon, il luogo del Tempio dell'Oracolo. L'unico che unificasse il culto del grande Ammon, dio dei faraoni, al culto di Zeus che oltrepassava l'oriente greco asiatico per giungere all'occidente di Cartagine.
Lì, spinto dal suo genio politico, giunse Alessandro il Macedone. Lì a consacrare la sua regalità, perché avesse valore universale. Lì è Shali che l'Unesco ha classificato Patrimonio dell'Umanità. Scienziati d'ogni scienza, scrittori, condottieri da sempre l'hanno incontrata. Lì, nei pressi del suo deserto è il luogo della Stele di Rosetta, della Grotta dei Nuotatori. E ancora e ancora.
Ma c'è qualcosa che incanta più d'ogni altra il viaggiatore che giunge in quel Sahara di cui Siwa si fa regina, è un'opera d'arte della natura e del tempo: i fiori di cristallo.
Un immenso territorio fatto, ricoperto, costituito da lamelle cristalline d'ogni forma floreale e conchiglie fossili cristallizzate. E si ritrova l'antico mare, si sospetta il passato. Si incontra. E come fosse acqua e sale, un luccichio dal moto continuo si distingue ai raggi del sole e alla luce delle stelle. Mentre il deserto circonda queste uniche, isolate bellezze.
Sì c'è un'oasi nel Deserto Occidentale. In nord Africa. Un'oasi egiziana. Al limitare della depressione del Qattara. Ai confini con la Libia. Un'oasi che ha accolto e dissetato soldati italiani della Seconda Grande Guerra. Soldati diversi.
Non crediamo nelle armi di precisione. Non esistono. Non distinguono gli uomini. Tanto meno riconoscono storia e bellezza. Si spera volino lontano.
Marika Guerrini
Lì, spinto dal suo genio politico, giunse Alessandro il Macedone. Lì a consacrare la sua regalità, perché avesse valore universale. Lì è Shali che l'Unesco ha classificato Patrimonio dell'Umanità. Scienziati d'ogni scienza, scrittori, condottieri da sempre l'hanno incontrata. Lì, nei pressi del suo deserto è il luogo della Stele di Rosetta, della Grotta dei Nuotatori. E ancora e ancora.
Ma c'è qualcosa che incanta più d'ogni altra il viaggiatore che giunge in quel Sahara di cui Siwa si fa regina, è un'opera d'arte della natura e del tempo: i fiori di cristallo.
Un immenso territorio fatto, ricoperto, costituito da lamelle cristalline d'ogni forma floreale e conchiglie fossili cristallizzate. E si ritrova l'antico mare, si sospetta il passato. Si incontra. E come fosse acqua e sale, un luccichio dal moto continuo si distingue ai raggi del sole e alla luce delle stelle. Mentre il deserto circonda queste uniche, isolate bellezze.
Sì c'è un'oasi nel Deserto Occidentale. In nord Africa. Un'oasi egiziana. Al limitare della depressione del Qattara. Ai confini con la Libia. Un'oasi che ha accolto e dissetato soldati italiani della Seconda Grande Guerra. Soldati diversi.
Non crediamo nelle armi di precisione. Non esistono. Non distinguono gli uomini. Tanto meno riconoscono storia e bellezza. Si spera volino lontano.
Marika Guerrini
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