Bamiyan |
"...questa via quasi ai confini del mondo, per sensazione più che per lontananza, ad un certo punto si apre nella valle della città di Bamiyan, la Valle degli Dei, come la chiamano gli afghani e non solo loro. Inizia con i Kushan la storia di Bamiyan, raggiunge già allora un suo grande splendore, allora nel I secolo dopo Cristo, con Kaniska, il più importante imperatore di questo popolo nomade, seguace della dottrina buddhista. Ed è nel segno del Buddhismo il senso di Bamiyan, questa città posta in una conca dell'antica Bactriana, come abbracciata, protetta dalle vette. E' città fertile Bamiyan, alberata, ma di certo non è questo che fa di essa un luogo unico al mondo, che ne fece in antico il più grande centro di diffusione del pensiero buddhista, che ne fece la capitale di un piccolo centro feudale sopravvissuto indipendente all'avanzata dell'Islam fino al 970 dopo Cristo. No. non è questo, ma l'imponente complesso monumentale, architettonico, artistico, archeologico sviluppatosi all'interno e all'esterno di un'intera parete rocciosa della valle, ai cui lati i colossi di due statue del Buddha di 35 e 53 metri furono posti quale inizio e fine. Furono posti quale testimoni del più importante storico incontro tra occidente e oriente... Incontro dal nome Arte del Gandhara.in cui la cultura indiana sposa il pantheon greco, il buddhismo il paganesimo....Innumerevoli cunicoli all'interno s'allargano in sale, corridoi, scale, templi, celle per i monaci, con soffitti a volta o a cupola affrescati....tutto interamente scavato nella roccia....Sì, si poteva ben dire Valle degli Dei quella di Bamiyan, valle in cui il silenzio, come non fosse un dato fisico, regnava sovrano. L'Afghanistan custodiva molti di questi luoghi, luoghi a metà tra passato e presente. Li custodiva tra quelle montagne sorelle delle cime più alte della terra. Luoghi tra terra e cielo..." E' la terra degli Hazara, questa, terra-origine, cuore orientale di quell'Hazarajat che più che essere un luogo materiale è una distinzione culturale. Sono figli partecipi di grandi storici incontri gli Hazara, da quello con i greci di Alessandro, per loro Eskandar, all'impero Kushan a quello mongolo di Gengis Khan a quello dei grandi Moghul. E sono tutti lì gli storici incontri, nei loro tratti somatici, gli stessi dei grandi Buddha di cui sopra, quelli fatti saltare in aria nel marzo del 2001. Dai talebani lacchè d'occidente. Sì, lunga, lontana e colta la storia degli Hazara che fino al secolo XIX erano più del 65% dell'intera popolazione afghana. Storia importante fino agli ultimi anni di quello stesso secolo. Storia fattasi poi sconosciuta, come ingoiata dalla sabbia o soffiata via dai venti dell'Hindhu Kush. Storia fattasi frantumata a partire da quel 1880 di cui occiriente ha già accennato, a partire dal tiranno pashtun Abdul Rahman e dalla sua ferocia verso il popolo Hazara. Perché?, per la loro coraggiosa ribellione contro il suo espansionismo armato appoggiato dai britannici. E allora la risposta pashtun: camuffare la vendetta, indirizzarla alla religione. Tipica risposta. Abdul Rahman convinse le etnie sunnite a sterminare gli sciiti hazara. Furono quasi dimezzati, così. E così, da padroni terrieri, da poeti, da musici o pastori ai lavori più umili della società. E così l'obbligato allontanarsi di alcuni dall'Afghanistan verso Pakistan, Iran, India, e altrove. Quello il principio di ciò che ora s'è fatto genocidio. Ma anche questo occiriente ha già detto. I motivi, oggi, non sono molto lontani da allora. Sì, storia importante quella hazara, storia di cui nessuno parla. Storia ignorata, denigrata da chi ha segnato altra storia, quella successiva a quel 1880, denigrata dal proprio nemico che da allora ha sempre segnato la storia di quelle genti, l'ha divulgata, comunicata, mandata in occidente alla sua maniera. Storia di vincitori privi di lealtà, mai veritiera. Ma la genìa quando c'è, prima o poi riemerge. Ora, in questi nostri tempi, malgrado i massacri, malgrado il genocidio, gli Hazara si distinguono per intelligenza e correttezza, dalle Università agli impieghi amministrativi ai governativi e ancora e ancora, uomini o donne che siano, senza distinzione, senza discriminazione. L'indole di libertà che gli viene da un passato fattosi natura, quella che altre etnie non posseggono, è presente negli Hazara. Genìa, anche questa. Così, in Afghanistan, dove l' 80% del territorio è sempre più coltivato a quell'oppio amato incentivato e sfruttato dalle potenze occidentali, la Valle degli Dei, lì a Bamiyan, ne è immune. A Bamiyan, terra hazara e dell'origine, crescono alberi da frutta. Ancora.
Marika Guerrini
brano tratto da M.G. "Afghanistan profilo storico...." Jouvence, Roma 2006
foto di Barat Alì Batoor
foto di Barat Alì Batoor
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