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giovedì 27 settembre 2012

due piccole luci

...è accaduto nell'arco di due giorni, al sud e la centro nord dell'Afghanistan, a Waghez e a Kabul. Lei una neonata scambiata per una bomba, lui un bambino di 12 anni che si è rifiutato di farsi bomba.
Pola, è stata chiamata la piccola. Era lì, sul ciglio della strada, in una scatola con coperchio. Un fagottino rosa per via dell'asciugamani che l'avvolgeva. Era a  poche ore dalla nascita e soldati polacchi del'Isaf l'hanno trovata, da qui il nome Pola. Soldati che avevano appena disinnescato una bomba, lì, a pochi metri, soldati che, alla vista della scatola, credevano di doverne disinnescare un'altra. Poi la sorpresa nel sollevare il coperchio e lo sgomento, la perplessità, la corsa alla base, la prima visita medica, la corsa alla farmacia del più vicino centro abitato per l'acquisto di un biberon,  e l'ospedale, e... Ora Pola sta bene. Le autorità afghane stanno cercando la sua mamma. Abbandono per disamore? Non è quello che pensa occiriente, non lì dove non ci sono più neppure lacrime per inumidirsi gli occhi. Abbandono per una speranza, per amore, è quel che pensa. Questo due giorni fa, nel sud. 
Poi lui, il bambino di Kabul. E' solo, il bambino di Kabul, solo perché orfano. Padre, madre saltati in aria sotto bombe Usa e lui solo a sopravvivere. Sono centinaia e centinaia gli orfani di questa guerra in terra afghana. Centinaia e centinaia facili prede da addestrare per dare la vita, motivo: vendicare l'amata perdita, la causa della solitudine. Centinaia e centinaia. Ma il bambino di Kabul, lui, non è stato ai patti, dopo l'addestramento, al momento dell'azione, non ci sta. Il coraggioso bambino di Kabul, il piccolo guerriero afghano dice no e si consegna alle autorità afghane. E racconta.
Piccole stelle di questo tipo, di tanto in tanto illuminano la tenebra afghana che s'è fatta infinita. Altre occiriente ne conosce, ma le lascia al silenzio, per rispetto degli attori, perché alcunché li possa sfiorare. Quel che importa è  che accadano, che ci siano. Quel che importa è che la realtà a volte si faccia tempio, tempio capace di pulsare sopra ogni dolore, ogni bruttura, ogni guerra. Capace di pulsare malgrado tutto. Capace di pulsare oltre.    
Marika Guerrini

1 commento:

  1. Francesca Romana Merciaro6 ottobre 2012 alle ore 00:54

    Noi(paesi non in guerra,)paesi con risorse siamo responsabili di queste situazioni. Quanti bambini come il dodicenne di Kabul avranno mai la capacità di rendersi conto che non bisogna essere un kamikaze per onorare la vita che gli è stata concessa su questa terra? Quanti neonati verranno mai trovati e miracolosamente salvati?...Saranno sempre troppo pochi.
    Quelle madri non hanno più lascrime ma in loro rimane accesa una piccola speranza per il futuro dei loro figli. Confidano in noi, nelle istituzioni dei Paesi che contano, confidano negli occhi del mondo sulla loro sofferenza...Dobbiamo cambiare le nostre coscenze altrimenti non cambierà mai niente.

    Grazie Maestra Marika per queste tue parole

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