... luglio 1917 " ...le parole di Wilson non vengono pronunciate da un letterato filantropo. Esse sono il vessillo delle azioni che da tre anni l'Intesa compie contro la Mitteleuropa e per le quali gli americani si vanno armando" e poi " Lo stato dei fatti porta la Mitteleuropa a combattere contro le forze che, sotto questa bandiera, affermano di essere scese in campo per la salvezza dell'umanità e per la liberazione dei popoli. L'Intesa e Wilson proclamano il fine per cui fingono di combattere. Le loro parole sono propagandisticamente efficaci. E questa efficacia diviene sempre più preoccupante." Così Rudolf Steiner delinea parte dei retroscena della Prima Grande Guerra. E, circa il basilare programma dell'Intesa-Wilson:" ... dietro la sua maschera moralistica, tende in realtà a servirsi degli istinti dei popoli dell'Europa centrale e orientale per attaccarli a tradimento sul piano politico-morale condurli per questo mezzo sotto la dipendenza economica anglo-americana. La dipendenza spirituale sarebbe poi soltanto la reale, necessaria conseguenza." *
In particolari ambienti inglesi, già alla fine del secolo precedente, si parlava di una "prossima guerra mondiale" come dell'evento destinato a dare alla stirpe anglo-americana il dominio del mondo. Lì, dove si parlava in questi termini di una "guerra mondiale", si puntava, senza dubbio alcuno, sulle forze storico-nazionali ed istintive dei popoli europei, slavi principalmente, sui loro ideali, e si puntava altrettanto sul declino del mondo latino, sulle cui rovine si era decisa la propria espansione.
Era l'aprile 1917 che gli Stati Uniti d'America aderirono alle nazioni Alleate Europee in qualità di Nazione Associata. E fu una dichiarazione e fu ufficiale. Ma nulla v'era stato di ufficiale sulla loro presenza militare in terra europea, nulla da ben tre anni, dall'inizio di quella che sarebbe stata la Grande Guerra. Soldati americani, sotto spoglie di britanniche uniformi stavano già combattendo, confondendosi coi francesi, gli Imperi mitteleuropei di Germania e d'Austria. Spacciatisi per volontari, erano stati presenti in ambiti strategici con l'A.F.S. (American Field-Hospital Service), con l'A.R.C ( American Red Cross), e nei Trasporti, e nell'Aeronautica. In Italia, sotto spoglie di uniformi italiane, avevano combattuto nella nostra Fanteria, nell'Artiglieria, avevano prestato supporto medico e psicologico alle truppe all'interno dei reparti della Sanità. Non fu forse così che Ernest Hemingway soggiornò nel nostro paese? Non fu guidando ambulanze sull'Isonzo? Ma, più d'ogni altro soccorso, quelli delle U.S.Military Missions, ovvero i "volontari", avevano ordini di acquisire dati per la creazione di servizi logistici a "supporto" delle attività belliche degli Stati coinvolti nel conflitto. Tutti gli Stati. E tutto torna. Ora, oggi, qui. il lupo perde il pelo ma no il vizio, canta il vecchio proverbio.
Il programma di quel Thomas Woodrow Wilson (1856-1924), 28° Presidente degli Stati Uniti d'America, "idealista", in realtà individuo assetato di potere, cosa che la storia, quando, se, riporta, lascia incomprensibile nelle pieghe delle proprie pagine, quel programma da lui esposto alla Russia di allora, perpetua il suo senso, quelli che furono i suoi punti:
1) le formazioni statali mitteleuropee, quali sono sorte storicamente, non hanno il diritto di essere riconosciute, dal punto di vista dell'Intesa, come i soggetti a cui compete la soluzione dei problemi nazionali europei;
2) le formazioni statali mitteleuropee devono stare in un rapporto economico non di concorrenza ma di dipendenza dal mondo anglo-americano;
3) le relazioni culturali dell'Europa centrale e orientale vanno regolate secondo l'interesse nazionale anglo-americano.
Basta cambiare qualche riferimento, ampliarlo, qualche definizione geografica, ampliarla, qui e là, e, sì, tutto torna.
Non v'è sole che sorga e non ci si trovi ad affrontare, ascoltare, venire a conoscenza, riflettere, pensare, eccetera, su eventi, faccende, vicende, condizioni simili a quella che sarebbe una vita passata se non ripresentasse i suoi contenuti più o meno palesi, più o meno sottili. Modalità di conflitti bellici, armamenti, infiltrazioni in terre di conflitti, migrazioni forzate dai punti precedenti, popoli indeboliti, distrutti, e così via lungo il già conosciuto storico e di cronaca fino a questa nostra addormentata Europa tenuta sotto scacco con illeciti strumenti a tradimento. Persino l'accanimento di odio nei confronti d'una salma come nella disumana dissacrata vicenda Priebke, fa parte d'una stessa essenza storica, uno stesso quadro che andrebbe riconsiderato per essere riscritto secondo verità sin dalle origini di questa nostra modernità postbellica. Ed è interessante osservare corsi e ricorsi fino ad oggi, ora, fino al Datagate. Datagate su cui non c'è nulla da dire se non ovvietà. E ci si domanda quale sia la linea di demarcazione tra inconsapevolezza, ingenuità, diplomazia, sonno delle coscienze, furbizia, malafede di questi nostri statisti europei. Dove sia e se ci sia. Dato che chiunque faccia o dica o scriva o comunque trasmetta al mondo idee, ancor più se contro corrente, sa d'essere ascoltato, intercettato, spiato e non ha dubbi circa la fonte, le fonti. Non c'è novità in questo ulteriore ipocrita bailamme delle intercettazioni. E allora perché, perché il chiasso. Si dovrebbe credere alla sua spontaneità, perché?
Forse sarebbe opportuno decidersi a ricordare la storia, quella tra le pieghe delle pagine, quella indecifrabile, quella che non si vuol leggere, quella scomoda, quella vera, la stessa che molti conoscono e fingono di non conoscere. Quella che permette, impulsa, suggerisce la consapevolezza che le cose stanno così come nelle righe precedenti da tempo, molto tempo e che è tempo di rendersi indipendenti, rendere inefficace ogni senso di quel vecchio linguaggio dell'Intesa-Wilson, che i vari Cameron di turno fingono, a turno, di negare, sarebbe opportuno prima che dell'Europa si facciano comodi brandelli.
Marika Guerrini
* Rudolf Steiner,"I memorandum del 1917", Tilopa, Roma 1991
In particolari ambienti inglesi, già alla fine del secolo precedente, si parlava di una "prossima guerra mondiale" come dell'evento destinato a dare alla stirpe anglo-americana il dominio del mondo. Lì, dove si parlava in questi termini di una "guerra mondiale", si puntava, senza dubbio alcuno, sulle forze storico-nazionali ed istintive dei popoli europei, slavi principalmente, sui loro ideali, e si puntava altrettanto sul declino del mondo latino, sulle cui rovine si era decisa la propria espansione.
Era l'aprile 1917 che gli Stati Uniti d'America aderirono alle nazioni Alleate Europee in qualità di Nazione Associata. E fu una dichiarazione e fu ufficiale. Ma nulla v'era stato di ufficiale sulla loro presenza militare in terra europea, nulla da ben tre anni, dall'inizio di quella che sarebbe stata la Grande Guerra. Soldati americani, sotto spoglie di britanniche uniformi stavano già combattendo, confondendosi coi francesi, gli Imperi mitteleuropei di Germania e d'Austria. Spacciatisi per volontari, erano stati presenti in ambiti strategici con l'A.F.S. (American Field-Hospital Service), con l'A.R.C ( American Red Cross), e nei Trasporti, e nell'Aeronautica. In Italia, sotto spoglie di uniformi italiane, avevano combattuto nella nostra Fanteria, nell'Artiglieria, avevano prestato supporto medico e psicologico alle truppe all'interno dei reparti della Sanità. Non fu forse così che Ernest Hemingway soggiornò nel nostro paese? Non fu guidando ambulanze sull'Isonzo? Ma, più d'ogni altro soccorso, quelli delle U.S.Military Missions, ovvero i "volontari", avevano ordini di acquisire dati per la creazione di servizi logistici a "supporto" delle attività belliche degli Stati coinvolti nel conflitto. Tutti gli Stati. E tutto torna. Ora, oggi, qui. il lupo perde il pelo ma no il vizio, canta il vecchio proverbio.
Il programma di quel Thomas Woodrow Wilson (1856-1924), 28° Presidente degli Stati Uniti d'America, "idealista", in realtà individuo assetato di potere, cosa che la storia, quando, se, riporta, lascia incomprensibile nelle pieghe delle proprie pagine, quel programma da lui esposto alla Russia di allora, perpetua il suo senso, quelli che furono i suoi punti:
1) le formazioni statali mitteleuropee, quali sono sorte storicamente, non hanno il diritto di essere riconosciute, dal punto di vista dell'Intesa, come i soggetti a cui compete la soluzione dei problemi nazionali europei;
2) le formazioni statali mitteleuropee devono stare in un rapporto economico non di concorrenza ma di dipendenza dal mondo anglo-americano;
3) le relazioni culturali dell'Europa centrale e orientale vanno regolate secondo l'interesse nazionale anglo-americano.
Basta cambiare qualche riferimento, ampliarlo, qualche definizione geografica, ampliarla, qui e là, e, sì, tutto torna.
Non v'è sole che sorga e non ci si trovi ad affrontare, ascoltare, venire a conoscenza, riflettere, pensare, eccetera, su eventi, faccende, vicende, condizioni simili a quella che sarebbe una vita passata se non ripresentasse i suoi contenuti più o meno palesi, più o meno sottili. Modalità di conflitti bellici, armamenti, infiltrazioni in terre di conflitti, migrazioni forzate dai punti precedenti, popoli indeboliti, distrutti, e così via lungo il già conosciuto storico e di cronaca fino a questa nostra addormentata Europa tenuta sotto scacco con illeciti strumenti a tradimento. Persino l'accanimento di odio nei confronti d'una salma come nella disumana dissacrata vicenda Priebke, fa parte d'una stessa essenza storica, uno stesso quadro che andrebbe riconsiderato per essere riscritto secondo verità sin dalle origini di questa nostra modernità postbellica. Ed è interessante osservare corsi e ricorsi fino ad oggi, ora, fino al Datagate. Datagate su cui non c'è nulla da dire se non ovvietà. E ci si domanda quale sia la linea di demarcazione tra inconsapevolezza, ingenuità, diplomazia, sonno delle coscienze, furbizia, malafede di questi nostri statisti europei. Dove sia e se ci sia. Dato che chiunque faccia o dica o scriva o comunque trasmetta al mondo idee, ancor più se contro corrente, sa d'essere ascoltato, intercettato, spiato e non ha dubbi circa la fonte, le fonti. Non c'è novità in questo ulteriore ipocrita bailamme delle intercettazioni. E allora perché, perché il chiasso. Si dovrebbe credere alla sua spontaneità, perché?
Forse sarebbe opportuno decidersi a ricordare la storia, quella tra le pieghe delle pagine, quella indecifrabile, quella che non si vuol leggere, quella scomoda, quella vera, la stessa che molti conoscono e fingono di non conoscere. Quella che permette, impulsa, suggerisce la consapevolezza che le cose stanno così come nelle righe precedenti da tempo, molto tempo e che è tempo di rendersi indipendenti, rendere inefficace ogni senso di quel vecchio linguaggio dell'Intesa-Wilson, che i vari Cameron di turno fingono, a turno, di negare, sarebbe opportuno prima che dell'Europa si facciano comodi brandelli.
Marika Guerrini
* Rudolf Steiner,"I memorandum del 1917", Tilopa, Roma 1991
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