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sabato 12 febbraio 2022

Afghanistan: dove i veri anticristiani?


"... 
c'è un'antica leggenda, così tanto antica da far incontrare nel contenuto due mondi geograficamente lontani, se pur uniti nella storia che fu, il mondo dei nativi americani e delle genti che vivevano in terra poi afghana millenni or sono...dice così: soffierò nel cavo della canna per ricordare al passero della neve quello che è stato, e che forse sarà ancora, se Dio vorrà."*
(1)  

Già, se Dio vorrà. Ma il mondo permetterà al volere di Dio di agire? E il singolo uomo in esso, si sarà liberato delle sue stesse scorie sì da permettere al mondo di permettere a Dio?
Al termine della Prima Mondiale (1914-1918) fu pensiero comune che si fosse attraversato il più spaventoso evento della storia umana, che l'uomo avesse toccato il fondo della civiltà. Fu pensiero comune che l'uomo avesse dimenticato tutti i principi di civilizzazione conquistati nei secoli. Ancora oggi, malgrado la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), questo pensiero non è cambiato, la Prima è stata e resta la Grande Guerra, per l'Italia in particolar modo. Eppure la lotta che attualmente si sta combattendo supera di gran lunga la Grande Guerra. Tutti gli impulsi e le forze che sono fluiti nel tempo anche a merito dei mondiali giorni belligeranti, a merito del dolore da essi scaturito e incisosi nell'umano Dna, se così si può dire, sembrano svaniti nel nulla. La vita sembra aver perso, si spera solo dimenticato, tutti quegli elementi superiori che la rendono degna d'essere vissuta. Arte, Religione, Diritto, Costume, Scienza, Storia e così via, da intendersi nelle pure accezioni, vengono di fatto considerati una specie di fumo che sale da un'unica vera realtà: l'economia, la produzione economica. In quest'ottica tutto quel che si discosta dal pensiero della materia e si riflette nell'animo umano proveniente dalla profondità dell'individuo e relativo a qualcosa che trascende l'individuo stesso pur nella sua immanenza, viene pensato quale ideologia, parola oggi interpretabile secondo il significato espresso dalla parola sanscrita: maja, che in traduzione corrisponde alla parola illusione. In sintesi se ne deduce che la maggior parte dell'umanità occidentale oggi pensa con la parola ideologia, vale a dire illusione, tutto ciò che l'umanità orientale, malgrado l'avanzata meccanicizzazione, pensa con la parola realtà, e viceversa. Per l'orientale, infatti, la contingenza materiale è illusoria mentre quel che trascende la materia è reale. Ma perché stiamo così ragionando?
La risposta è immediata poiché quel che sta accadendo è frutto di una lotta tra oriente e occidente, tra Asia, Europa e America ed è una lotta ben più potente delle trascorse mondiali. A questo punto però necessita  una precisazione sì che il lettore non si confonda. Quando qui si parla di oriente ci si riferisce agli impulsi profondi e immateriali che hanno albergato, e in parte albergano, nelle genti di quei luoghi, il che non vuol dire necessariamente collocabili fisicamente in quei luoghi, ci si riferisce alle linee guida che giungono dal sottile moto evolutivo dell'Umanità, distinto e distinguibile anche geograficamente, ma non sempre. Ad esempio prendiamo la Cina. 
Quella terra dell'estremo oriente, pur se ivi collocata ha da sempre avuto una caratteristica: l'immanentismo confuciano il che avvicina la Cina al modus vivendi che sta attraversando l'occidente, in esso l'estremo occidente ancor più, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Non è un caso, infatti, e qui un altro esempio a proposito della situazione epidemica che si è attraversata e dei suoi strascichi, che l'azione sia stata architettata da due paesi, Stati Uniti d'America e Cina, appunto, simili secondo la credenza di cui sopra: il Dio materia di cui l'aspetto economico detiene il vessillo. A questo pensiero-materia-divinità che tende a strumentalizzare l'Umanità a favore di se stesso, seguono una miriade di qualità negative caratterizzanti, tra esse vi è l'ipocrisia, ovvero la simulazione, consapevole o inconsapevole che sia, della bontà. E' questa novella divinità che, pur se da tempo muove molte cose nel mondo, ad occhio attento risulta, oggi, estremamente presente, cosa dovuta a quel che si diceva all'inizio a proposito della Grande Guerra, la perdita di molti principi di civilizzazione conquistati nei secoli e ritenuti poi maja. Tragico, nonché palese effetto di questa novella divinità, è la terra d'Afghanistan, la sua distruzione non soltanto fisica, ma sociale, esistenziale, morale, culturale, eccetera eccetera.
Quella terra arsa e fertile, ricca e povera, quella terra un tempo brulicante di vita comunque fino a vent'anni or sono. Quella terra che, se pur, dall'ottava decade dello scorso secolo, abbia attraversato periodi di alti e bassi, occupazione e liberazione, sia stata guidata da governi fantoccio e da un solo governo legittimo, quella terra, comunque ora, e da oltre vent'anni, è attraversata da sentieri di povertà e morte giunti da occidente, quello estremo ancor più. Così l'Afghanistan si è fatto emblema di questi nostri tempi. Indirizzare lo sguardo su di esso, posarlo sulla tragicità delle vicissitudini che ha attraversato, che attraversa, posarlo sugli inganni di cui è stato fatto ventre, di cui continua ad essere ventre, posarlo sulle sue genti, sui volti dei bambini, risulta essere di estremo dolore.
E allora, oggi, quando ci si trova dinanzi agli sguardi dei piccoli afghani proiettati sullo schermo da Save the Children, a richiamo e sprone di un aiuto umanitario. Quando ci si trova a scorrere su quotidiani quale "L'Avvenire"*un'analisi della World Watch List 2022, con rapporto curato dall'organizzazione "Open Doors" e riportato quale accusa al paese orientale dall'autore dell'articolo con queste parole: "L'Afghanistan rilancia le persecuzioni cristiane" e ancora: "Afghanistan maglia nera tra i paesi anticristiani" e ancora: "Afghanistan oggi il paese più pericoloso al mondo per i cristiani". O quando si realizza che in questa nostra Italia viene affidato il Comando delle Forze Armate a chi, ad Heràt, ha dato ordine di bombardare inermi civili afghani. Oppure quando ci si imbatte nella decisione della Rai di appoggiare la campagna umanitaria dell'UNHCR "Emergenza Afghanistan: non lasciamoli soli". O ancora quando si continuano ad ostentare donne coperte dai burqa pur sapendo che una sola etnia lo indossa, quella dei talebani, appunto. I talebani ideati, voluti, costruiti, addestrati e sguinzagliati dagli Stati Uniti d'America con immediato beneplacito britannico e complicità saudita, di poi complicità di gran parte d'occidente paesi Nato, prima e dopo l'opportuno assassinio di Ahmad Shah Massoud. Quando ci si trova dinanzi a questo e moltissimo altro di ugual genere, quel che immaginativamente si vede è un volteggiare d'avvoltoio su prede sacrificali.
Dov'erano tutti questi signori ora preoccupati per l'Afghanistan quando sin da quel 2001 veniva loro segnalata la drammatica condizione con evidente potenzialità tragica, come sarebbe stato ed è, in cui versava quella terra e le sue genti? Dove volsero e continuarono a volgere lo sguardo mentre bombe, con involucri gialli, gli stessi dei viveri, piovevano su quella terra e bambini saltavano in aria nella speranza di placare la fame? Dov'erano quando non talebani, ma agenti segreti guidati da occidente fecero saltare in aria i Buddha di Bamiyan con i loro millenni di storia? Dove questi signori posarono allora lo sguardo allontanandolo e nascondendo la verità? Dove? Chi scrive può ben asserire con diretta cognizione di causa questa ipocrisia, avendo ricevuto, lungo venti anni, centinaia di risposte indifferenti, quando non  negative, circa la vera realtà afghana. Diretta cognizione scevra da qualsivoglia campanilismo o schieramento politico, solo per amore di quella terra incontrata e per amore di verità storica. Dov'erano questi, attivi o compiacenti che siano stati, signori occidentali della guerra? Immane ipocrisia ad ammantare il tutto.
"... c'è tanta polvere ora dove c'era una volta l'Afghanistan...C'è tanta polvere ovunque. Torneranno a zampillare le fontane? I cavalli selvaggi torneranno al galoppo? Ancora risplenderà il verde degli smeraldi? Tornerà a fiorire il tappeto erboso del tulipano? Tornerà la primavera o non sarà solo sogno? Indiscussa certezza di Dio... Tornerà."*(3)
Ma il passero della neve tornerà a cantare?

Marika Guerrini

Immagine: scatto di Baràt Alì Batoor - collezione privata.

*(1)... Marika Guerrini, Afghanistan Passato e Presente, (storia), ed. Jouvence, Milano 2014.
*(2).articolo di L. Liverani, su," L'Avvenire", 19 gennaio 2022.
*(3) Marika Guerrini, Massoud l'Afghano il tulipano dell'Indhu Kush, ed. Venexia, Roma 2005


4 commenti:

  1. Ormai si usano le bandiere della solidarietà, dell'aiuto unitario e quant'altro, solo per avvolgersi e mascherare le proprie responsabilità e confondere il mondo. Massimo Pasquali

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  2. Non riesco più a guardare i servizi che riprendono la fame e la sofferenza dei bimbi Afgani, scalzi nella neve. Non riesco più a pensare a quella mitica terra dilaniata da interessi di ogni natura fuorché umanitari. Per me è una metafora dello stato disastroso nel quale vessa il pianeta intero, nelle mani di esseri senza scrupolo ne morale, interessati solo al profitto economico. Infinita follia, infinita tristezza.

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  3. A chi ha commentato

    Sono io che ringrazio coloro che hanno commentato... ci si sente meno soli nel pensiero, in questo sguardo su quella terra martire di cui tanti ora parlano e pochi, pochissimi davvero conoscono. Grazie

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