... ad interrompere il silenzio di occiriente protrattosi per circa novanta giorni, ecco che si è presentato un motivo insolito per le sue pagine, ma altrettanto valido in un tempo quale l'attuale in cui il mondo ondeggia tra guerra e pace, per dirla con Tolstoj. In cui quotidianamente i media, tranne eccezioni, divulgano ipocrisia, menzogna, approssimazioni, tutto ed oltre riportato quali verità. Il vaso è colmo. A coronare il vaso italiano si addiziona la Rai, Radio Televisione Italiana, con una miniserie in onda sul suo primo canale. La miniserie titolata "Miss Fallaci" narra la vita della nota giornalista Oriana Fallaci (1929-2006). Bene, si sarebbe portati a pensare e a chiedersi: chissà cosa sarebbe scivolato dalla sua bella penna circa il gioco delle parti in onda tra i protagonisti della geopolitica in massima parte occidentale. Ma questo pensiero resterebbe privo di risposta. Per potersi rispondere avrebbe bisogno di conoscere la giornalista, comprendere la sua vita, il suo modo di porsi nel mondo, il quid al di là dell'apparenza. Elemento decisivo questo che, nella miniserie a lei dedicata, viene deviato, deluso, quando non susciti dissenso e rabbia. Quella rabbia ben conosciuta dalla Fallaci, ma al contempo accompagnata da amore, un amore che non vuole mostrare, forse neppure dichiarare a se stessa. Per potersi rispondere bisognerebbe conoscere la giornalista Oriana Fallaci nella sua profondità. Conoscere la sua complessità, l'acume, il suo essere vigile, la sfrontatezza, la ribellione e altrettanto la passionalità narrativa, il suo coraggio, la ricerca della verità, il carisma, sia che fuoriuscisse da parole scritte o suoni verbali. Bisognerebbe, come lei, muoversi tra spregiudicatezza e pregiudizio, saper con la penna graffiare o accarezzare, ferire o amare, gioire o soffrire. Bisognerebbe poter penetrare anche nella potenza del dolore che viveva in lei. Sì, conoscere anche questo, il dolore, come quello per un figlio mai nato o un figlio perduto.
" ... E le pagine andavano. E dentro vivevo il mio silenzio. Non pensieri, non passioni. Una finestra aperta su un animo altro. E scorrevano immagini, momenti, ricordi lasciati a dormire negli angoli del cuore, della mente. Ho sostato in me così. Ho pianto. Come nelle tue pagine, lacrime si sono sciolte in fiume. Senza argini né possibilità d'averne. E più le lacrime si scioglievano più i singulti s'accavallavano simili a parole a far male. Sconquassare. Mio Dio quant'ho pianto. Ho capito. Quando tutto s'è placato e dei singulti è rimasto il blocco del respiro, soltanto, ho capito. Ho capito te. Ho capito me." Poi la lettera-monologo continua a parlare ad Oriana nel libro la cui copertina è riportata nell'immagine di questa pagina. Sì, fallace, fortemente fallace il contenuto della miniserie che Rai1 ha propinato al mondo. Contenuto pregno di superficialità in cui la protagonista risulta vivere altrettanto in superficie tra isteria e arrivismo, tra presunzione e arroganza, dedita soltanto ad una becera ricerca che sfociasse in interviste alle così dette celebrities hollywoodiane. La Fallaci ha vissuto la vita nelle sue luci e nelle sue ombre tra cui la prima linea in Vietnam ma non solo lì, ha intervistato tasselli storici tra cui lo Shah Reza Pahlavi e sua moglie Soraya, poi, dopo la rivoluzione iraniana, voluta e sobillata dagli Usa, questo lo afferma chi scrive, ancora in Iran intervistò l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, si certo ebbe anche lì un inappropriato moto di ribellione rifiutandosi di coprire il capo con un foulard, ma accanto alla ribellione fu anche l'interesse. In India intervistò Indira Gandhi, in Israele Golda Meir ma anche il palestinese Yasser Arafat e il libico Mu'ammar Gheddafi e poi Henry Kissinger e si potrebbe continuare su questa linea. Ma neppure l'ombra delle sue mille sfaccettature si fanno vivere in "Miss Fallaci". Chi scrive, nel libro di cui sopra l'immagine di copertina, denomina la Fallaci cara amica distratta, perché la sua penna con il tempo si perse, non nell'efficacia ma nel senso di verità. Le accadde vivendo immersa in quell'America e nel suo sogno divulgato in cinemascope: CINEMA la più grande macchina di manipolazione di massa mai esistita, così, sempre nel libro di cui sopra, a proposito anche delle Star hollywoodiane verso cui, compresa l'AMERICA e l'intero sogno americano, Oriana, ancor più in seguito all'episodio delle Twin Towers, avrebbe sprecato peana perdendo il contatto con la celata verità dei fatti e della vita. Da qui il suo libro "La rabbia e l'orgoglio" parole indirizzate ad errati indirizzi, ma non sarebbe stato l'ultimo. Avrebbe dimenticato anche le espressioni di Pier Paolo Pasolini, a lei rilasciate in un'intervista: "...sì, l'America è povera perché tutto è povero. Tutto è povero perché tutto è provvisorio...Tutto è provvisorio perché tutto è nato in fretta..." Ma questo nulla toglie alla profonda ricerca della giornalista, alla sua capacità di vivere in lealtà la vita fino in fondo comprese verità rivelatesi poi menzogne. Tutto assente nella finzione a titolo "Miss Fallaci" persino il tosco accento che mai avrebbe perso malgrado la lontananza dalla sua Firenze. Tutto nella miniserie è stato propinato con superficialità, inadeguatezza, ignoranza. E questo non rende onore.
Marika Guerrini
Ottimo direi..tu le rendi onore
RispondiEliminaGrazie
EliminaNon ho visto la serie televisiva, ma non ho dubbi sulla superficialità della stessa da te sottolineata con chiarezza
RispondiEliminaAncora grazie
RispondiEliminaCara sorella
RispondiEliminaPremetto che amo Oriana Fallaci ed è lei la ragione per cui decisi di diventare giornalista. Ma la serie tv "Miss Fallaci" racconta i primi anni della carriera di Oriana Fallaci, quando si occupava di cinema, tra gli anni '50 e i '60, a partire dal suo primo viaggio negli Stati Uniti alla ricerca di Marylin Monroe. Certo che non parla degli anni '70-'80, del Vietnam e le altre guerre, delle interviste ai potenti del mondo; perché non è quello il focus, ma la serie parla appunto solo dei primi anni, prima dell'Oriana che conosciamo. Non è mai stata annunciata come serie su tutto il suo percorso di vita. Comunque, a parte l'accento toscano assente, viene rappresentato abbastanza bene il suo carattere battagliero e spigoloso (talvolta insopportabile, e lo dico da sua estimatrice) ma anche fragile, e soprattutto la sua voglia di andare oltre le apparenze anche in un mondo superficiale come quello di Hollywood, il suo farsi "odiare" in certi ambienti proprio perché ne mise in risalto l'ipocrisia, il suo scontrarsi con colleghi e direttori per farsi strada nel giornalismo in cui all'inizio veniva sottovalutata perché donna in un mondo prettamente maschile. Quegli anni furono la premessa di ciò che Oriana diventerà dopo (per me la migliore giornalista italiana) e la serie si concentra solo su questo. Scusa per il commento molto lungo, ma ho letto l'articolo proprio perché sono legata in modo particolare alla figura di Oriana Fallaci.
Innanzi tutto grazie del commento, la partecipazione, ancor più quando appassionata, è sempre beneaccetta, così, allineandomi, sì da vanificare ogni possibile dubbio, esordisco anch’io con una premessa circa la stima nei confronti della Fallaci, e in veste di giornalista e di scrittrice e di donna, se così non fosse stato mai l’avrei resa coprotagonista di un mio libro. Ed è proprio in relazione alla stima che, al primo breve sguardo della miniserie, è scattato in me una sorta di dovere a sottolineare la superficialità, in toto, della rappresentazione “Miss Fallaci” che già con il termine Miss, usato nel titolo, crea una barriera con la personalità della giornalista che, per il suo modo di essere, mai avrebbe partecipato ad una gara basata sull'apparenza. Certo, come dal suo commento, la rappresentazione ha mostrato solo il tempo giovanile, l’inizio carriera, questo però non giustifica il tralasciare le profonde caratteristiche umane della giornalista, tralasciare gli aspetti dell’anima, la profondità dei sentimenti molto spesso da lei stessa inespressi, tralasciare l’intimo provato disagio aleggiante nelle sue azioni contrapposte o accusatorie verso quel che le veniva incontro. Profondità che fuoriusciva non solo dai suoi articoli, al tempo giovanile interviste per lo più rivolte ai vari aspetti della mondana apparenza, ma, questo in seguito, anche da tutte le sue pagine qualsivoglia genere trattassero, fosse semplicemente narrativo giornalistico, celebrativo, denigratorio, avverso e così via. Il suo profondo e sensibile mondo interiore traspariva, si evidenziava, ad occhio attento e consapevole, nel suo sguardo, nelle sottili espressioni di questo, nella mimica facciale i cui tratti si irrigidivano, si rilassavano o restavano distanti asseconda del momento vissuto. Si evidenziava nella gestualità, ad esempio il suo porre il volto sulla mano, o in un certo mutevole modo del camminare, calcando la terra o quasi sfiorandola. Si manifestava la sua mutevolezza nei confronti della vita, nel suo accoglierla comunque. Ma tutto sempre con forte personalità, carisma direi. Moti spesso caratteriali, relativi al vissuto adolescenziale in quella fosca e luminosa terra tosca, comune a chi scrive, terra che ha portato con sé fino alla fine dei suoi giorni terreni come una sorta di fisiognomica regionale, se così può dirsi. Moti altresì derivanti da un innato elemento, che si potrebbe chiamare temperamentale, un quid profondo e nascosto, così come dall'espressione dell’anima. Sono questi aspetti presenti sempre in un essere umano in ogni stagione della vita a partire dall'infanzia quale modo di porsi nel mondo, bisogna saperli cogliere. Lei ne mostrava presenza e profondità. Saperli cogliere sì, compito questo dell'arte teatrale e cinematografica in maniera più caratterizzante che nelle altre arti in quanto esprimenti nell'immediato il soggetto rappresentato, sì da poterlo donare al mondo, perché il mondo entri nel personaggio, nel suo ambiente, nel suo clima e lo percepisca incontrandolo. Di certo non è facile rappresentare un personaggio complesso quale Oriana Fallaci, ma non impossibile se lo si penetri realmente, tanto da farlo proprio, viverlo in sé. Nulla di tutto questo è fuoriuscito dalla miniserie di cui sopra, purtroppo assolutamente nulla. Ed ecco che per senso di verità, lealtà e rispetto di una vita, quale quella della Fallaci vissuta con serietà fino in fondo, nei suoi giorni sereni e in quelli drammatici, è stato impossibile tacere, ancor più dopo aver conosciuto, metaforicamente parlando, il personaggio per motivi poi dati al mondo in un libro che l'ha resa coprotagonista, come su detto. Mi fermo qui, ringrazio ancora per l'interessante commento e consiglio alla sua autrice la lettura del libro “Ti racconto l’America- lettera a Oriana Fallaci”, con l'augurio che possa ritrovare l'amata figura ispiratrice nei suoi poliedrici aspetti. M.G.
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