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giovedì 31 maggio 2012

effetto cromatico

...il Consiglio per i Diritti Umani, quello intermittente asseconda dei popoli, quello la cui formazione fu osteggiata dagli Stati Uniti, da Israele, per timore di controllo aggiunto. Quello che appare e scompare sui teatri di guerra, quello, si riunisce oggi a Ginevra, tra qualche ora per discutere. Oggetto di discussione: Siria, strage di Hula il particolare. E la perplessità di occiriente si ripete nell'odore di muffa delle azioni internazionali. Si ripete nei concetti, nei dubbi, nelle riflessioni. Stupido sarebbe sottolineare l'atrocità del fatto di Hula, stupido associarsi al coro dell'orrore cantato, stupido sottolineare la disumanità, stupido aderire all'altro coro. Accusatorio, immediato. Il coro di chi ha intimato alle Ambasciate di Siria di lasciare i paesi ospiti, non tutti ma sufficienti alla condanna. Coro cantato in lingue diverse, in apparenza diverse, soltanto. Lingue dall'accento anglosassone, tutte, comunque. A prescindere dalla matrice, dal suono primario. Australia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Italia, Canada, Bulgaria, Stati Uniti, Belgio, Giappone. Ad ora i paesi delle lingue diverse in ordine di canto, ordine apparente anch'esso. Per opportunità.
E ancora venti di guerra, prossima, possibile, si profilano all'orizzonte della pedina di turno  sulla scacchiera. Guerra che, se sarà, mostrerà le bandiere, evidenziando l'unica differenza con ciò che, in altra forma, alberga da oltre un anno su quell'antico suolo di Siria. Guerra, come le altre, decisa a priori, in questo odierno storico momento. Ma la Siria non è la Libia, con tutto quel che l'altra ha comportato, che essa comporta, comporterebbe. Non può entrare in nessuna falsa primavera, che sia araba o non. E la Siria è sciita, non va dimenticato, non ora. Sciita come l'Iran, come l'etnia hazara. E la Russia accoglie la causa della Siria. E la Cina l'accoglie. E l'Iran. E...chissà.
occiriente s'interroga. Quale Governo, da oltre un anno  nel mirino internazionale, ordinerebbe una strage di Hula? Quale Governo, accusato di tirannia, sottoscriverebbe l'accusa con lo sterminio di 49 bambini? Quale Governo, in fase di condanna, dopo l'ordine d'un massacro da perpetrare porta a porta con armi da taglio e da fuoco, firmerebbe i corpi del reato con artiglieria pesante, con essi la propria condanna a morte? 
E ancora: dov'è il Consiglio per i Diritti Umani quando i droni infestano il cielo del Pakistan, e non solo, procurando morti infantili e innocenti sotto etichetta "talebani"? E dov'è stato e dov'è mentre il Popolo Hazara urla la disperazione del proprio genocidio? E Kofi Annan presente ora nel doloroso sgomento siriano, dov'era, dov'è anch'egli, e, cos'ha dimenticato: l'equanimità, l'obiettività, la coscienza, cosa? Ma occiriente non si meraviglia, basta che ricordi. Dov'erano le Nazioni Unite, così dette Onu, quando l'Afghanistan supplicava il loro intervento, prima, prima di quel nefasto 11 di settembre. Prima. Prima del principio della sua fine? Non c'era.  Non c'è mai stata. Quando c'era, la sua presenza ne evidenziava l'assenza. Ma c'è stata poi, dopo, con la fine principiata. C'è stata poi, dopo, ch'erano cinque anni di sterminio, c'è stata con tende disseminate a testimoniare l'aiuto, poi. Dopo. 
Sarà così anche per la Siria? E il Consiglio per i Diritti Umani, oggi, tra  poche ore, chiederà alla madre Onu i Caschi Blu per la Siria prima o dopo? O non è che  i Caschi Blu hanno perso colore?  O è fenomeno di daltonismo quest'effetto cromatico?
Marika Guerrini
foto Barat Alì Batoor

giovedì 24 maggio 2012

un mondo capovolto

... qualcosa suggerisce che il buzkashi da tavolo giocato a Camp David e Chicago, abbia, evidenziato l'ipocrisia statunitense, reso eclatante la retorica d'una menzogna che da tempo, troppo, infanga l'umanità. Ora proveremo a scorrere sette suoi punti..
Punto primo:
 Camp David, a detta del segretario Nato generale Rasmussen nonché di Obama a Chicago, l'International Security Assistance Force, ovvero ISAF, entro la metà del 2013 passerà la consegna alle forze afghane, vale a dire cesserà i combattimenti e, entro il 2014, l'intero contingente lascerà l'Afghanistan. 
Punto secondo
sempre a detta di Rasmussen le truppe afghane devono essere ancora addestrate. 
Punto terzo:
secondo l'accordo sulla partnership tra Obama e Karzai, i soldati Usa che resteranno nelle basi Usa, potranno essere impiegati in combattimento anche a prescindere dal volere di Kabul, ma secondo decisione Usa:
Punto quarto
a detta di John Allen, generale in campo, le parole di Obama  a Chicago, di conseguenza quelle di Rasmussen, sono solo retorica, non sarà possibile rispettare il Calendario della Casa Bianca sul disimpegno in Afghanistan.
Punto quinto
Obama dichiara il ripreso dialogo con il Pakistan assicurando una distensione in atto. Ma la voce messa in giro, c'è cascato anche occiriente, circa il Pakistan che apre le frontiere ai convogli Nato e libera la rotta per la futura uscita strategica, destinazione Karachi, è stata smentita. Questione di soldi o pretesto opportuno data la sproporzione di pedaggio per il transito di ogni convoglio,  che è salito da 250 dollari a 5000.
Punto sesto:
per una maggiore "protezione" da parte della Nato, un nuovo sistema di controllo satellitare AGS ( Alliance Ground Surveillance) darà la possibilità di controllo terrestre su vastissime aree con qualsiasi agente atmosferico. Hanno aderito tredici paesi alleati tra cui l'Italia, base militare di Sigonella. Operativo tra il 2015-'017
Punto settimo:
sempre per la "protezione" da parte Nato contro i "nemici", Iran innanzi tutto, uno scudo missilistico sarà installato anche nell'Europa dell'Est. Operativo entro il 2018. La Russia e non solo, sotto controllo. Motivo dell'assenza di Putin al vertice..   
Occiriente aggiunge:
Pakistan nord occidentale, provincia del Waziristan, due droni statunitensi colpiscono una casa di fango e paglia: 5 morti e molti feriti anche gravi. Ieri, 23 maggio, neppure il tempo d'un respiro dalle menzogne di Chicago. Dicono vi abitassero dei ribelli. Dicono.
 E aggiunge:
le forze militari e di polizia civile afghane vengono addestrati dalle truppe di occupazione, che altro non sono, dal 2002. Evidentemente è un addestramento per combattimenti sulla Luna.
E aggiunge: 
poiché ci sarà bisogno di molto denaro per "garantire la sicurezza" in Afghanistan dopo il 2014, serviranno 4,1 miliardi di dollari l'anno. Washington provvederà alla metà, Kabul  a 500 milioni di dollari,  Roma a 120 milioni di dollari, il resto gli altri alleati. Il fatto è che Kabul non ce li ha, gli altri alleati non si sa chi siano visto che in molti molleranno la presa prima della data prevista. E, nel suo  iniquo gioco di banche e nefaste alleanze, Roma?
E aggiunge:
durante il vertice di Chicago, la polizia ha effettuato 45 arresti, numero pervenuto dunque permesso, tra i dimostranti che affollavano le vie. Inoltre, perché la paura crescesse, l'FBI ha architettato un presunto attentato quindi ha accusato e arrestato 5 ragazzi.
Tutto legale. Negli Usa, il 2011 ha visto il rinnovo del "Patriot Act". Una legge per la "National Security" che sancisce la legalità di spionaggio sull'intera popolazione, nonché di accuse, arresti, torture e persino uccisioni di cittadini statunitensi allorché sospettati di pericolo per la sicurezza nazionale, appunto. Questo il modello di Democrazia da esportazione. Liberté Egalitè Fraternité di un mondo capovolto che capovolge.
Marika Guerrini.  
foto dal web
  


sabato 19 maggio 2012

buzkashi

...il fatto è che, per quanto azzardata possa risultare la similitudine, l'Afghanistan e quella fetta di Baluchistan pakistano di cui occiriente tratta da giorni e giorni, non hanno nessuno dalla loro parte, nessuno tra i "potenti" del globo, neppure i loro governanti, nessuno che protegga le loro genti. Oggi, ora, a Camp David, nel suo cottage, tra sorrisi e pacche sulla spalla,  Obama è con i suoi ospiti a decidere le sorti del pianeta. Sorti future ma vicine. O meglio, a dar forma alle sorti, essendo state decise in un a priori più che datato. Ora, oggi, si tratta di convincere qualche reticente, se mai ci sia, si tratta di delineare i "brandelli di capra", si tratta di destinarli. Quanti pezzi faremo di questa terra-capra? Quanti toccheranno a me, quanti a te? Quale territorio dovrà essere "bonificato" dalla propria gente perché questo si renda possibile? Questi gli interrogativi. 
Si gioca a buzkashi con l'Afghanistan da oltre dieci lunghi anni, ora, oggi, a Camp David è un buzkashi da tavolo, un buzkashi per intimi. Un buzkashi di preparazione al vertice Nato, a Chicago, domenica, lunedì. Vertice cui presenzieranno sessanta tra delegazioni e capi di Stato, Asif Alì Zardari, tra questi. Sì, Islamabad, il suo Presidente. La stessa Islamabad che nella giornata di ieri ha ceduto, ha aperto la  rotta per l'Afghanistan alla diplomazia a stelle e strisce, dopo averla chiusa lo scorso novembre in seguito alla rappresaglia Usa che aveva ucciso 24 soldati pakistani al posto di blocco di frontiera. Scusandosi poi, ovviamente. Ma Islamabad deve giocare. Le è stato chiesto di fornire l'uscita strategica alle forze Usa. Di fornire passaggio verso il mare. Verso Karachi ancor più. Troppo costosa la rotta attraverso Asia Centrale e Russia, troppo per il budget Usa. E, troppo scomoda. E, troppo pericolosa: la Russia è pur sempre la Russia. Passaggio comodo, quindi. Ma passaggio vuol dire rotta attraverso il Baluchistan, anche. Vuol dire espropriare, anche. O dovremmo dire bonificare, anche. E tutto s'incontra converge ruota coincide con quel che occiriente va dicendo da giorni, mesi. Pipe Line, risorse del sottosuolo, confini con Stati altri, Golfo, eccetera eccetera. E gli Hazara, anche. E quel che sappiamo sul loro genocidio, anche. E pensare che il buzkashi nasce con i loro avi.
No, L'Afghanistan e quella linea Durand che da nord del Kyber Pass giunge a Quetta per andare oltre, verso il mare, non hanno chi li protegga. Sono nel pieno del buzkashi. Ma non è una capra a frantumarsi in brandelli.  
Marika Guerrini
foto di Barat Alì Batoor

mercoledì 16 maggio 2012

i laghi di Bamiyan-una leggenda




"...un tempo, quando viaggiatori di tutte le terre comprese tra la Cina e il grande mare d'occidente, si fermavano a Bamiyan per riposarsi dal viaggio, e pellegrini giungevano dalla Cina, dall'india, da Ceylon e da ogni parte del mondo per venerare le statue dei Buddha giganti che proteggevano la valle, allora, accadde qualcosa che trasformò questa terra. 
Era da tanto che più e più volte, gli abitanti del luogo avevano chiesto all'Emiro di aiutarli a controllare la furia delle acque del grande fiume che allagava i loro campi, ma l'Emiro s'era sempre rifiutato di ascoltarli. Così, un giorno, si riunirono in Consiglio e decisero di  costruire una diga. Lavorarono giorno e notte per mesi e mesi, finché una sera l'opera  non giunse a termine. Felici, gli abitanti si ritirarono nelle loro case a preparare i festeggiamenti per l'indomani, ma, durante la notte, una piena delle acque come non s'era mai vista, sbriciolò la diga come fosse di carta. Quale non fu il dolore degli abitanti al risveglio. Malgrado ciò, non si persero d'animo e ripresero a costruire l'opera come fosse la prima volta. Ma l'orgoglio del fiume non voleva sottostare al volere degli uomini. Erano trascorsi altri mesi di duro lavoro e la diga era appena terminata, quando un'enorme ondata di nuovo la frantumò. Anche stavolta gli abitanti non s'arresero e, anche stavolta, le acque si ribellarono. Andò avanti così per molto molto tempo: l'uomo sfidava, l'acqua distruggeva. Finché un giorno l'Emiro non  si trovò a passare di lì e, venuto a sapere quel che da tempo accadeva, volle sfidare il fiume. Chiamò i suoi uomini e, sotto la sua guida, fece riprendere i lavori di costruzione della diga. Ma nulla da fare, la storia si ripeté, si ripeté e si ripeté. Accadde però che un giorno, un sant'uomo di nome Alì, si trovasse a passare nei pressi di Bamiyan. Quando l'Emiro venne a saperlo, per umiliare in Alì la fama di sant'uomo, lo mandò a chiamare. Alì, che altri non era che il genero del Profeta  Mohammad, in un primo momento si rifiutò di comparire davanti all'Emiro, poi, per accontentare i suoi seguaci, andò dall'Emiro. Questi, sicuro di umiliarlo e distruggere così la sua fama, gli lanciò una sfida: se sei un sant'uomo come dicono ferma le acque tumultuose, gli ordinò. Alì, allora, senza proferire parola si chinò e, raccolta che ebbe una grossa pietra, la scagliò con tale potenza che raggiunse le acque tumultuose. La pietra s'era appena inabissata quando, con uno spaventoso boato che scosse la terra, il tratto di fiume da essa toccato scomparve e lungo il suo letto emersero sei anelli di roccia che accolsero le acque formando sei splendidi bacini azzurri. E fu così che nacquero i laghi di Band-e-Amir."  
...le vette innevate dell'Hindu Kush coronavano la collina di Bamiyan, i Buddha giganti proteggevano ancora la valle e il tramonto colorava la roccia di rosa e ambra, in quel lontano giorno di primavera, mentre una figura dal volto scolpito dal tempo, la barba bianca e lo sguardo mongolo, raccontava una leggenda ad una ragazza di allora, giunta da occidente ad incontrare quell'angolo di storia incantata nell'antica terra degli Hazara. 
  Marika Guerrini


p.s. 
il "grande mare d'occidente"  a cui il vecchio si riferiva era il Mediterraneo. Il "grande fiume" è l'Amu Daria. 
I laghi di Band-e-Amir si trovano ad ovest di Bamiyan e sono in pericolo.
foto di Barat.Alì Batoor  e F. Positano de Vincentiis

martedì 15 maggio 2012

...mentre occiriente

...mentre occiriente era tra gli Hazara, nelle loro vicende, mentre accendeva le proprie pagine sulla loro storia, la storia d'altrove continuava sui motivi conosciuti, si ripeteva nei déjà-vu, secondo annose linee di partenza. E ogni fatto, ogni avvenimento continuava secondo il suo proprio inizio. Così l'accerchiamento dell'Iran in ogni dove dei suoi confini mentre prossimo si fa il nuovo incontro con l'Aiea. Così la provocata guerra civile siriana tra elezioni sanzioni deflagrazioni. Così la guerra sul suolo pakistano, la guerra nascosta, silenziosa che si mostra sulla linea Durand, nel Baluchistan e nei robot volanti ed assassini. Così Obama, il Nobel per la Pace in cerca di voti, che inscena la sorpresa d'uno scalo in Afghanistan per ufficializzare, come fosse novità, il protrarsi dell'"aiuto"  al popolo oltre il 2014, intanto continua a sbandierare la farsa della US Navy Seals, la squadra speciale che, dicono, abbia dato la fine a Bin Laden. Così l'assassinio di un alto esponente del Consiglio di Pace afghano,  Rahmani, depennato dalla black list per bontà dell'Onu. Rahmani come Rabbani lo scorso settembre e come allora, strano a dirsi, un attimo prima dell'accordo tra Karzai e Talebani o pseudo tali, per essere precisi.
Mentre occiriente era su tutto il globo per la causa hazara, la storia continuava anche nel prosieguo del subbuglio sulle sponde del Mediterraneo. Tutte le sponde. Quelle che si contorcono per i postumi della Primavera detta Araba e quelle che si contorcono per la crisi economica mentre la Grecia soccombe. Così il Mediterraneo ha continuato a tingersi di rosso nella propria guerra. La nostra guerra qualunque sia la sponda. Guerra che rimbomba più o meno sonora, fatta di combattimenti più o meno sonori. Guerra con uno stesso esito: sgretolamento di stati di terre di genti di costume di dignità di popoli. Ad ognuno il proprio sgretolamento, il proprio battaglione di suicidi, come sulla sponda nord, la sponda italiana di questo mare ormai di tutti. Causa, la stessa dei martiri di Allah, quelli impropriamente chiamati kamikaze: annullamento della dignità umana. Provocato.
E' noioso ripetersi. Estremamente.
Marika Guerrini

domenica 6 maggio 2012

Hazara segno dopo segno

...e questa giornata è trascorsa. E quel che di essa ha scaldato il cuore di occiriente è stato l'aver trovato ora, in questa notte del già domani, un altro nome, un'altra firma da apporre in calce a quella lettera di solidarietà che da giorni ci accompagna. E' così che avviene, così sta avvenendo: lentamente. Lentamente il tempo d'una firma sta seguendo precedendo il tempo d'una firma. E questo tempo che segue e precede sta  addizionando nomi. Lentamente. E al di là dei nomi, cuori, e al di là dei cuori, anime e desideri e pensieri e silenzi anche. E sono simili ai tuoi. E tu lo sai. E la solitudine fa spazio alla speranza. Speranza che attimo dopo attimo, pensiero dopo pensiero, segno dopo segno, tutto s'incida come sulla pietra del destino. E il futuro d'un popolo si faccia altro  da oggi, da ora. Si faccia di vita. Si faccia limpido come occhi bambini.
Marika Guerrini
foto di Barat Alì Batoor