...il Consiglio per i Diritti Umani, quello intermittente asseconda dei popoli, quello la cui formazione fu osteggiata dagli Stati Uniti, da Israele, per timore di controllo aggiunto. Quello che appare e scompare sui teatri di guerra, quello, si riunisce oggi a Ginevra, tra qualche ora per discutere. Oggetto di discussione: Siria, strage di Hula il particolare. E la perplessità di occiriente si ripete nell'odore di muffa delle azioni internazionali. Si ripete nei concetti, nei dubbi, nelle riflessioni. Stupido sarebbe sottolineare l'atrocità del fatto di Hula, stupido associarsi al coro dell'orrore cantato, stupido sottolineare la disumanità, stupido aderire all'altro coro. Accusatorio, immediato. Il coro di chi ha intimato alle Ambasciate di Siria di lasciare i paesi ospiti, non tutti ma sufficienti alla condanna. Coro cantato in lingue diverse, in apparenza diverse, soltanto. Lingue dall'accento anglosassone, tutte, comunque. A prescindere dalla matrice, dal suono primario. Australia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Italia, Canada, Bulgaria, Stati Uniti, Belgio, Giappone. Ad ora i paesi delle lingue diverse in ordine di canto, ordine apparente anch'esso. Per opportunità.
E ancora venti di guerra, prossima, possibile, si profilano all'orizzonte della pedina di turno sulla scacchiera. Guerra che, se sarà, mostrerà le bandiere, evidenziando l'unica differenza con ciò che, in altra forma, alberga da oltre un anno su quell'antico suolo di Siria. Guerra, come le altre, decisa a priori, in questo odierno storico momento. Ma la Siria non è la Libia, con tutto quel che l'altra ha comportato, che essa comporta, comporterebbe. Non può entrare in nessuna falsa primavera, che sia araba o non. E la Siria è sciita, non va dimenticato, non ora. Sciita come l'Iran, come l'etnia hazara. E la Russia accoglie la causa della Siria. E la Cina l'accoglie. E l'Iran. E...chissà.
E occiriente s'interroga. Quale Governo, da oltre un anno nel mirino internazionale, ordinerebbe una strage di Hula? Quale Governo, accusato di tirannia, sottoscriverebbe l'accusa con lo sterminio di 49 bambini? Quale Governo, in fase di condanna, dopo l'ordine d'un massacro da perpetrare porta a porta con armi da taglio e da fuoco, firmerebbe i corpi del reato con artiglieria pesante, con essi la propria condanna a morte?
E ancora: dov'è il Consiglio per i Diritti Umani quando i droni infestano il cielo del Pakistan, e non solo, procurando morti infantili e innocenti sotto etichetta "talebani"? E dov'è stato e dov'è mentre il Popolo Hazara urla la disperazione del proprio genocidio? E Kofi Annan presente ora nel doloroso sgomento siriano, dov'era, dov'è anch'egli, e, cos'ha dimenticato: l'equanimità, l'obiettività, la coscienza, cosa? Ma occiriente non si meraviglia, basta che ricordi. Dov'erano le Nazioni Unite, così dette Onu, quando l'Afghanistan supplicava il loro intervento, prima, prima di quel nefasto 11 di settembre. Prima. Prima del principio della sua fine? Non c'era. Non c'è mai stata. Quando c'era, la sua presenza ne evidenziava l'assenza. Ma c'è stata poi, dopo, con la fine principiata. C'è stata poi, dopo, ch'erano cinque anni di sterminio, c'è stata con tende disseminate a testimoniare l'aiuto, poi. Dopo.
Sarà così anche per la Siria? E il Consiglio per i Diritti Umani, oggi, tra poche ore, chiederà alla madre Onu i Caschi Blu per la Siria prima o dopo? O non è che i Caschi Blu hanno perso colore? O è fenomeno di daltonismo quest'effetto cromatico?
Marika Guerrini
foto Barat Alì Batoor