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El-Alamein- Sacrario- quando l'Italia lasciava dietro sé ponti, strade, ospedali... |
… Aristotele, Politica, libro III, cap.1, lezione 1: “Si possono considerare quali cittadini
coloro che iniziarono ad essere presenti nella Nazione ospitante a partire dal
padre del padre (nonno)”.
E’ la sapienza di Aristotele
a parlare: per essere considerati a tutti gli effetti, cittadini di una
Nazione, bisogna che gli ospiti abbiano maturato un forte amore verso il bene
pubblico della Nazione ospitante, la qual cosa li rende integrati in essa a tutti
gli effetti, aggirando in tal modo, o contenendo, il pericolo di un loro
nuocere alla Nazione stessa. E’ questo quel che dice.
Oggi, qui, ora, malgrado
resti valida l’aristotelica sentenza, questo concetto non è più sufficiente poiché in seguito ad accordi internazionali presi da precedenti governi partoriti di fatto da colpi di Stato, vedi quelli voluti da
Giorgio Napolitano, e risultati poi subdoli, si è andati ben oltre la possibilità di applicare l’aristotelica
saggezza. E ben oltre si è giunti, ben oltre ci si trova.
Sull’onda di una pseudo
democrazia dell’accoglienza si è permesso ad organizzazioni, che di umanitario
hanno solo la facciata, di prendersi “cura” di gente che ha perso tutto, che si
muove sull’inconsistente filo d’una speranza quasi sempre vana. Si è permesso,
e si permette, a cittadini italiani di sfruttare le altrui disgrazie per il
proprio tornaconto economico sotto forma di manovalanza d’ogni tipo e in ogni
settore, producendo così un nuovo schiavismo. Si è permesso, e si permette,
alla malavita nazionale ed internazionale di fornire “materiale” organico
umano, per lo più di minori, ma non solo, allo scopo di soddisfare le nostre,
ed altrui, richieste di trapianti di organi, per cui bambini, una volta
approdati sui nostri lidi, spariscono come inghiottiti dal nulla. Si è permesso, e si permette, di fare sui
migranti, gente inerme e spesso ignorante, sperimentazioni di farmaci, vaccini
compresi, sì che cavie umane. Si è permesso e si permette alla malavita di
incrementare giri di prostituzione di entrambe i sessi, anche in questo caso
rivolto a giovani vite quando non giovanissime, a volte bambine, allo scopo di
soddisfare le nostre aberrazioni di paese civile, le nostre affezioni morali
lontane da ogni coscienza benché dai più giustificate.
A tal proposito questa pagina vuol raccontare un aneddoto:
gli occhi di chi scrive, tempo fa, all’inizio di ciò che si sarebbe poi trasformato in flusso migratorio, hanno visto esponenti
della così detta “Roma bene” aggirarsi alla ricerca di giovani immigrati rifugiati
politici, di cui per rispetto in questa sede si omette la provenienza, adescati
da figuri senza volto e senza nome, ché di uomini non si può parlare per non degradare l’essere umano, hanno visto questi figuri aggirarsi tra i giovani al fine di soddisfare le proprie aberrazioni sessuali contro natura. Aggirarsi in pieno
giorno, sotto gli occhi di tutti anche di volontari di associazioni umanitarie.
Tutti vedevano, sapevano, nessuno interveniva, parlava. Allo stupore degli occhi di cui sopra e alla seguente denuncia
del caso, la risposta fu: purtroppo è
così, sta a loro negarsi. Sta a loro, loro chi, ragazzini disperati in un
paese estraneo, sfuggiti alle bombe lanciate sulla loro terra con la nostra
complicità, ragazzini alla ricerca d’una speranza, alla ricerca d’una vita, i
cui occhi s’erano posati così tanta volte sulla morte da non saper più
distinguere, non poter più scegliere, loro chi? Purtroppo è così, sta a loro negarsi! Queste le parole della civiltà.
Si potrebbe continuare ad elencare
gli innumerevoli contro da cui sono investiti la maggior parte dei così detti
migranti, in questa nostra “civile” mercificazione dell’umano.
Ben venga quindi la chiusura
dei nostri valichi europei di frontiera, i porti italiani, ben venga il
giro di vite, ma non basta. Eh, no, non basta Signor Ministro dell’Interno
Salvini, non basta Signora Ministro della Difesa Trenta, non basta, è un
provvedimento a metà, così facendo si colpisce la malattia, il dolore, non la
causa. Si colpisce lo sfruttato, il perseguitato, l’ingannato, il violentato
non chi sfrutta, perseguita, inganna, violenta. E tutto resterà non solo intatto, ma si
espanderà a luoghi e tempi, porgerà il fianco al moltiplicarsi di nuove
strategie ad un più raffinato, nascosto delinquere. Ed oltre.
Bisogna che l’Italia, contemporaneamente alla
chiusura dei porti, dei valichi di frontiera europea, ponga fine al traffico
d’armi, almeno al proprio, quello nazionale. Bisogna che l’Italia ponga fine
alla partecipazione dei nostri militari sugli scenari di guerra. Sappiamo bene che
le armi vanno al terrorismo internazionale, voluto e creato in occidente, a
volte fomentato, solo a volte, il terrorismo da noi mantenuto e assurdamente protetto. Quello stesso terrorismo che a volte, vedi Londra,
Berlino, Parigi, Nizza, si fa bumerang, ma calcolato, voluto perché tutto appaia,
tutto quadri agli occhi del mondo. Sappiamo bene che le nostre truppe sono al
servizio dei poteri forti, delle strategie geopolitiche di supremazia in ogni
settore, non certo della tanto decantata PACE.
Sì, certo, i soldati
italiani sono quelli dal comportamento più sano rispetto ad altri, sui teatri
di guerra, ma è questione di indole di popolo, tutto qui e non basta. L’Afghanistan (*), evidente inizio dell’internazionale
processo distruttivo ancora in corso, con i suoi morti per bombe o malattie da
radiazioni, da uso di ordigni all’uranio impoverito vietate da leggi
internazionali, con la depauperazione del territorio da risorse minerarie, con l’impoverimento
del costume, della tradizione, con l’incremento straniero alla delinquenza
locale, eccetera eccetera, s’è fatto emblema di tutto quel che accade. L’Afghanistan
lo sa bene.
E lo sa bene la ex pacifica Siria
di al-Assad che viveva serena la sua vita civile senza debiti con il Fondo
Monetario Internazionale, senza che i Rothschild controllassero la sua Banca
Centrale, che viveva con il divieto di formazione di Società Segrete, Massoneria compresa,
la Siria che possiede gas e un piano per costruire oleodotti, eccetera eccetera
ed ora continua eroicamente a resistere malgrado distruzioni d’ogni tipo, malgrado colpita anche da menzogne d'ogni tipo, Come non bastasse.
E lo sa bene l’Iraq con la
menzogna sulle armi inesistenti che ha strappato a quel popolo dignità,
ricchezza, civiltà con l’uccisione di Saddam Hussein, gettando alla mercè americana ogni sua risorsa, ogni sua vita.
E tutta l’Africa lo sa dal barbaro
assassinio di Muammar Gheddafi voluto,
comandato fatto eseguire su commissione da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il trio colonialista con qualche binomio anglo-americano. L’Africa che con la
distruzione del Governo algerino di Gheddafi ha visto sfumare la possibilità di
liberarsi dal CFA ( Comunità Francese Africa), la moneta, prima franco ora
euro, artefice di distruzione dell’economia dei paesi africani, moneta la cui convertibilità
è garantita dal Ministero del Tesoro francese, moneta che Gheddafi voleva
abolire, liberando l’intero continente africano, arricchendolo, ma questo ed
altro non si poteva permettere, quindi la Libia, l’assassinio, il caos, da qui
il traffico di vite umane: i " nostri" migranti.
L’Italia è stata e continua ad essere presente
con i suoi uomini sui teatri di guerra. Lo fa tenendosi dentro un’Alleanza Atlantica che
non ha più senso d’esistere checché ne pensi e dica il Presidente Mattarella prosecutore della svendita di questo Paese. Lo fa ospitando il numero più alto in Europa di basi Nato in cui sostano, 50 ad Aviano e 20 a Ghedi, 70 testate nucleari, comprese bombe termonucleari, la cui sola presenza sul nostro suolo, in caso di
conflitto, si presterebbe ad essere motivo di attacco preventivo da parte del
nemico. L’Italia lo fa permettendo ai bombardieri americani, che siano droni o caccia, di
involarsi dal suo suolo, lo stesso suolo che ripudia per Costituzione la
guerra, permettendo la distruzione e partecipando, con uomini, basi, armi. E’ questo
in sostanza, ma non solo, il silenzio dei nostri politici tutti circa le armi. Sono questi i motivi di partecipazione ai teatri di guerra? Hanno nome Aviano, Ghedi, Licola, Sigonella? C'è questo tra le quinte, Signori Ministri? C'è questo, ma non solo.
Quando, e se, finirà l’Italia
d’essere serva, quando, e se, riprenderà la propria legittima Sovranità? La
propria libertà? Questo potrebbe essere lo storico momento d'inversione di rotta. No, non basta chiudere i
porti, i valichi, non basta chiedere o legittimamente pretendere dall’Europa
la partecipazione all’accoglienza dei migranti, allo smistamento eccetera eccetera, non
basta se tutto procede polverizzando terre, violando sovranità di Stato,
costringendo popoli a mendicare aiuto, rifugio, pane quotidiano. A mendicare la
dignità d’essere uomini. No, signor Ministro degli Affari Interni, no signora
Ministro della Difesa, non basta, non vanno presi provvedimenti a metà, tanto meno si
inizia dalla fine, innanzi tutto si agisce sulle cause, poi sugli effetti
altrimenti o si ingenui o menzogneri o ipocriti. Alla stregua dei precedenti
altri che hanno portato il nostro Paese a perdere ogni Sovranità. A perdere
ogni giorno la guerra da quello sventurato 1945. Solo con la ripresa della Sovranità, della libertà si potrà agire secondo la voce di Aristotele.
Ma, come spesso si trovano a
dire le pagine di occiriente, il
desiderio di libertà di cui sopra, oggi, ora, è pura utopia, desiderio di
scrittore. Null’altro.
Marika Guerrini
(*) per saperne di più sulla storia dell'Afghanistan:
Marika Guerrini, Afghanistan passato e presente, ed. Jouvence. Milano 2014