.. potere, congiura, menzogna, guerra, Mediterraneo. Il pensiero shakespeariano ancora una volta articola le parole. Così ne "La tempesta", la voce di Ariel, spirito amico e messaggero del mago Prospero, Duca, questi, di Milano, usurpato ed esiliato da una congiura ordita dal fratello Antonio, e la voce dello stesso Prospero, artefice per via di magia della terribile tempesta di vendetta ma pur del seguente placarsi dei flutti, sacrificio-rinuncia delle proprie arti-armi magiche, da cui lo stabilirsi della pace, evidenziano momenti storici e moti dell'animo, evocativi di questi nostri tempi. Qui, tre passi della commedia, opera penultima del grande drammaturgo. in cui tutti hanno emblematico motivo d'essere, persino ubriachi della ciurma come Stefano. Ascoltiamo.
Atto II - scena prima
" Ariel (canta):
Mentre dormi a notte scura
Atto II - scena prima
" Ariel (canta):
Mentre dormi a notte scura
Sagacissima congiura
Coglie l'animo furtivo.
Se ti è caro l'esser vivo,
Scaccia il sonno, i panni afferra:
Guerra, guerra! ...
Atto V - scena prima
Prospero:
E voi, o elfi delle colline, dei ruscelli, degli immobili laghi, dei boschi, e voi che sulle sabbie con passi senza orme cacciate indietro la marea di Nettuno, e le sfuggite quando rifluisce; voi mezzi burattini che al lume di luna formate quei piccoli cerchi di erba amara che le pecore non brucano; e voi che tanto vi divertite a far crescere i funghi a mezzanotte, che provate piacere all'udire il suono grave del coprifuoco... è stato mediante l'aiuto vostro - per quanto deboli voi siate, se soltanto da voi si debba dipendere - ch'io ho velato il sole di mezzodì, ho comandato ai venti ammutinati, ho provocato una strepitosa guerra tra il verde del mare e l'azzurro del cielo, al tuono rumoreggiante ho dato il fuoco perché incutesse spavento, ho spaccato la forte quercia di Giove con il fulmine di lui medesimo, il promontorio ho scosso fin dalla sua base salda, e dalle loro radici ho divelto
e il pino e il cedro. Al mio comando anche i sepolcri hanno destato coloro che dentro vi dormivano e si sono aperti e li hanno lasciati andar liberi: tant'era potente la mia arte. Ma questa mia primitiva arte, ecco io abiuro, e dopo che le avrò chiesto una qualche musica celeste - come quella che ora invoco - al fine di conseguire quel ch'io m'intendo sui loro sensi, per i quali è inteso questo incantesimo fatto d'aria, spezzerò la mia bacchetta, la seppellirò alquante tese sotto terra, e getterò in mare il mio libro così che scenda molto più in fondo di quanto mai sia sceso uno scandaglio....
Atto III - scena seconda
Stefano (canta):
Scherza e deridi
Deridi e scherza
Il pensiero è libero..."
Ora lasciamo Shakespeare alla sua immortalità. Che ognuno interpreti, comprenda o non comprenda. Altro non va detto.
Marika Guerrini
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