OLTRE le MURA di BAGHDAD- RECENSIONI























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“Oltre le mura di Baghdad” di Marika Guerrini
16 Giugno 2017
3 Tempo di lettura

Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro

 6 Voti
“Attraversiamo si fa prima, Ahmad aveva detto e avevate attraversato la strada, e ti aveva preceduto e l’avevi seguito. Un attimo, il boato, l’eco della deflagrazione, tutto alle vostre spalle, a qualche metro, e calcinacci volavano e urla e pianti con essi, e gente in corsa, senza sirene, senza soldati, ovunque”.
guerrini oltre le mura di baghdadÈ la descrizione di una scena alla quale purtroppo ci stiamo cinicamente abituando, esplosioni, morti, feriti, terrore. È una scena descritta nel romanzo di Marika Guerrini, scrittrice e antropologa, dal titolo “Oltre le mura di Baghdad”, Jouvence Edizioni, che narra la storia di un giornalista americano, Richard Schwan, che inizia la sua professione come freelance, e sceglie come luogo da raccontare proprio la Baghdad del 2005. E nella sua professione di libero giornalista racconta tutto ciò che vede intorno a sé, racconta gli orrori di quella guerra, ma anche i buoni sentimenti della gente, le relazioni che nascono e si alimentano anche in un contesto così difficile. Come l’amicizia che lo legherà per sempre ad Ahmad.
E alcuni anni più tardi Richard vuole tornare a Baghdad, per continuare a raccontare la città e le sue difficoltà, la guerra e la quotidianità, ma stavolta potrà farlo con un incarico “embedded”, ovvero come dipendente e non più libero come la prima volta. Un incarico che gli viene sottratto proprio prima della partenza. Nonostante le sue proteste, vede Baghdad allontanarsi dalla sua strada, e ne sente la mancanza, nonostante le bombe, nonostante tutto.
Il protagonista, che si troverà a dover affrontare il proprio destino e i legami con il suo passato e quello della sua famiglia, di suo padre in particolare, anch’egli legato indissolubilmente a Baghdad, vi farà finalmente ritorno ma con una veste che gli sta stretta, che non gli lascia quella libertà di espressione che è la sua bandiera. Il ruolo di embedded impone infatti che tutti gli articoli vengano vagliati prima di essere pubblicati. Il compito del giornalista embedded è quello di fare disinformazione. Ma Richard non ci sta e ottenuto il congedo torna a raccontare la vera Baghdad, i suoi cieli azzurri, il suo fiume – il Tigri – che lento scorre da millenni, testimone di una storia intrisa di sangue ma anche di tanto amore. Raccontare la verità, costi quel che costi, è il suo obiettivo ultimo.
Un romanzo quello della Guerrini in cui si mescolano i sentimenti, in cui il protagonista brama la ricerca di sé, di quel suo destino che lo porta ad inseguire storie in giro per il mondo. Per questo motivo è anche un romanzo di formazione, attraverso la piena consapevolezza di sentimenti quali l’amicizia, l’amore, il perdono, vissuti anche in scenari di guerra come sono quelli nei quali il protagonista si trova a vivere.
“È lontano il futuro per Baghdad. Per l’azzurro del suo cielo. Per l’universo. Io so dove sono le sue mura. Le leggende si sono nascoste sotto la sabbia. Sherazade attende. Lontano. Sabbia a coprire l’orizzonte o forse fuoco”.










www.agi.it/.../iraq_il_dramma_di_baghdad_in_un_libro_su_un_inviato_ embedded_-1711600/
MEDIO ORIENTE

Roma - C'è la tormentata Baghdad del 2005 e del 2011 nella storia del giornalista Richard Schwan, prima freelance poi inviato 'embedded' per conto del "New York Times" in una terra che ama e di cui vorrebbe raccontare la verita' oltre ogni forma di censura e autocensura. "Un 'embedded' non parla di missioni future, di armi segrete, di squadre speciali, i giornalisti 'embedded' sono l'arma più potente: disinformazione di massa, si chiama. Questo, Richard, il vostro contributo al mondo, in gran parte a causa vostra i canali televisivi che trasmettono via cavo sono dei reality show. Con tutte le certezze della buona recitazione, ma questo particolare non e' ufficiale".

Il dramma interiore del giovane giornalista americano fa da protagonista nel romanzo diMarika Guerrini "Oltre le mura di Baghdad", appena pubblicato da Jouvence. La crisi professionale s'intreccia con la storia d'amore di Richard, con le sue amicizie irachene e con la ricerca di una liberta' morale e spirituale, che si disvelera' finalmente a Roma grazie agli insegnamenti di un filosofo scomparso trent'anni prima.

Indologa, autrice di saggi storici sull'Afghanistan, la Guerrini ha pubblicato anche diverse opere di narrativa, l'ultima "Rossoacero" nel 2013, contraddistinte tutte dal proposto ribaltamento di prospettiva rispetto alla visione occidentale dell'Oriente e al suo storytelling giornalistico: "Al seguito di questi uomini in divisa che ti circondano, hai visto poco o niente mentre avvertivi la guerra svolgersi altrove, i giornalisti anche quelli come te, vengono tenuti lontani dalle missioni di prima linea, quasi sempre, dicono: per sicurezza, ma è più semplice cosi' il controllo.
Un vantaggio c'è: ai check-point non vi fermano, nota positiva, il resto è da gettare nei rifiuti, anche i tuoi articoli sono da gettare nei rifiuti". Solo la ritrovata distanza dalle scene di uno stillicidio bellico restituirà al giornalista Richard la nitida visione di una terra per com'è, quando la guarda dall'aereo che sta decollando: "Qualche istante e Baghdad apparirà immersa nel verde delle palme e il Tigri sarà il mitologico serpente che l'attraversa, mentre l'altitudine della quota in ascesa nasconderà sempre più le brutture d'ogni guerra e tu scorgerai soltanto le cupole di questa città, e le ogive azzurre dell'al-Shaeed si distingueranno tra ogni altra cosa? E tutto sfilerà in immagini nella tua mente e l'alta quota intaccherà la gravità terrestre e tu l'avvertirai, spazio e tempo si assottiglieranno e proverai a tradurre in pensieri la memoria. Ma non sarà certa la riuscita".

Se è vero, e forse è vero, che una fiction riporta talvolta maggiori verità delle cronache, in questo libro si ritrovano pagine che il giornalismo lascerebbe nella concava regione dei non detti.



24 aprile 2017 ©
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Un incontro fuori dal tempo 
di
Michela Cozza  - Roma  giugno 2017



Già dalle prime pagine del suo nuovo romanzo "Oltre le mura di Baghdad" si riconosce lo stile dell'autrice, Marika Guerrini, caratterizzato da una scrittura fluida e raffinata e da un andamento ritmico sapientemente evocativo.
"Oltre le mura di Baghdad" è un originale romanzo di formazione, da leggere tutto d'un fiato e poi da rileggere, per cercare di sintonizzarsi col suo processo creativo, con la psicologia variegata dei personaggi e con la bellezza delle descrizioni dei luoghi, per potersi soffermare sulle pause e sui dettagli nel  gioco ricercato e piacevole di  echi e continui rimandi temporali.
Il protagonista, Richard Schwan, giornalista embedded del New York Times, è un giovane uomo "affetto da una sensibilità non comune", e con questa sensibilità deve fare i conti, sia quando rivive i momenti dolorosi del suo passato, sia quando si trova ad affrontare, in qualità di giornalista arruolato nell'esercito americano in Iraq, le conseguenze drammatiche di una guerra provocata dal suo stesso paese in una delle più antiche e belle terre d'oriente.
Il movente dell'intreccio è l'incontro con  un giornalista di Los Angeles, un antroposofo, che Richard deve contattare per conto del suo giornale e che gli regala un libro, scritto da un filosofo, discepolo di Steiner, vissuto a Roma qualche decennio prima.
L'evento, vissuto da Richard come insignificante, rappresenta in realtà il punto di svolta nella drammatica del romanzo, il cui filo conduttore sarà da questo momento il rapporto che, pagina dopo pagina, si instaurerà sempre più stretto tra lui e la figura del filosofo romano, attraverso quel libro dalla copertina rossa, che da quel momento lo accompagnerà nei suoi spostamenti di viaggio fra New York, Baghdad e Roma. Dalle parole del libro, aperto a caso e inizialmente con insofferenza e quasi fastidio, Richard è sempre più attratto e, in quelle  parole, comincia pian piano a intravedere sintonie inaspettate e risposte precise ai suoi malesseri più profondi. Dopo un lungo drammatico soggiorno a Baghdad, decide di lasciare il suo ruolo nell'esercito
e di partire per Roma, la città "eterna",in cui il filosofo ha vissuto e operato:qui la magia della città e l'incontro con una misteriosa e affascinante donna romana, Magda, allieva e studiosa del filosofo, lo aiuteranno ad entrare in relazione con il suo io più profondo, illumineranno i lati oscuri del suo destino e lo proietteranno nel coraggioso percorso verso la ricerca del suo essere autentico.



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LETTERA -RECENSIONE 

di Antonietta Talarico - Roma, 04 maggio 2017   



Cara Marika, ho letto il libro " Oltre le mura di Baghdad". Mi è piaciuto molto. Mi sono ritrovata lì ritrovata a vivere insieme a quelle persone le varie situazioni di una guerra fatta da altri nel proprio paese. Ho preso coscienza anche del fatto che le notizie divulgate erano quelle filtrate e orientate e non di una vera cronaca. Ho condiviso inoltre, tra le tue pagine, la presa di distanza dalla divulgazione sul web di certi contenuti e della non pubblicazione di una biografia del personaggio che fa da filo conduttore a tutto il libro. Ti ringrazio e ti  abbraccio. 



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http://www.liberopensare.com/



Oltre le mura di Baghdad
  È uscito da poche settimane "Oltre le mura di Baghdad" di Marika Guerrini. Un libro che lascia il segno, un romanzo sul destino, contro il destino, oltre il destino. Un omaggio al pensatore romano che molti riconosceranno nella figura che Marika Guerrini tratteggia con solenne venerazione nelle pagine del romanzo. Un libro da non perdere.

Piero Cammerinesi

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Oltre le mura di Baghdad - Recensione


Humeyra Gucuk  - Istanbul, Febbraio 2018


Due i personaggi portanti del romanzo: Richard, giornalista americano e Ahmad, giovane interprete iracheno.
Al giornalista manca il suo passato, lontano, é perduto, ritorna a Baghdad per incontrarlo, rivederlo, odorarlo, ma non è piú la stessa cosa.
Il giovane Ahmad, aveva uno scopo come tutti i giovani, ma lui era diverso, in realtà Ahmad aveva un sogno, il sogno: vivere meglio. Ma il suo “vivere meglio” cos’era, cos’è, per gli Occidentali?
Per comprendere questo bisogna conoscere l’Oriente, bisogna sentire l’Oriente, forse, in verità, basta chiamarsi Ahmad. Questo spiegherebbe tutto, spiegherebbe il loro essere ospitali, coraggiosi, leali, giusti. Spiegherebbe anche l’aver un sogno intoccabile, irrinunciabile, il sogno di emigrare senza sapere dove, con la speranza d’essere piú felici. Ma quale felicitá? E allora si sogna di essere dentro al sogno, e a quale sogno se non quello americano? E perché l’America? Perché é lontana? Perché intoccabile? Perché  irragiungibile? E allora la speranza. Ma la speranza qualche volta si fa distruttrice. Povero Ahmad!
Il giornalista, rivissuto il suo passato attraverso il presente, cercherà un porto, come nave nell’oceano in tempesta. Lo troverà in Italia, a Roma. Qui continuerà a rivivere pezzi della sua vita, qui gli si mostreranno pezzi che mancavano, che non combaciavano con le guerre create dai Paesi imperialisti, guerre che non permettevano a nessuno in Medio-Oriente, così come nell’Asia più lontana, d’avere speranza.
La lealtá non ha importanza per questi Paesi e neppure la saggezza. Il coraggio si, ma solo se a loro vantaggio.
“Oltre le mura di Baghdad” con il suo Ahmad, mi hanno fatto rivivere la mia vita lavorativa con i profughi che venivano da me, nel mio ufficio quando, abbandonata la loro terra, aspettavano di poter attraversare l’oceano con l’incognita speranza d’una vita. Speranza che dava loro la vita, ma che, a gran parte di loro, faceva perdere la vita.
Era il 2003 quando arrivarono in Turchia, per sfuggire agli invasori, iracheni disperati e delusi. Quando iniziarono ad arrivare, giá tanti di loro erano dati per dispersi o morti. “Oltre le Mura di Baghdad”, questo libro, è stato un flashback per me. Mi ha fatto ricordare i volti tristi, disperati, ma anche furiosi, di quella gente che aveva perso tutto. 
Ricordo ancora una famiglia giunta da Baghdad ad Istanbul nel mio ufficio. Appena seduti davanti a me, il capofamiglia, non molto giovane, cominciò a tremare dal nervosismo, le lacrime volevano liberarsi ma lui non permetteva loro di scorrere, da capofamiglia, non doveva, e non voleva, mostrare la sua debolezza a sua moglie ed ai suoi figli. Doveva dar loro coraggio.
Feci uscire moglie e figli dalla stanza. I bambini li feci accompagnare nella sala dei giochi, la moglie nella sala delle signore che praticavano manifatture, così si sarebbero distratti un po', anche se questo non avrebbe mai sostituito il loro immenso dolore.
Cosí rimasi nella stanza da sola con quel signore di Baghdad. Fu allora che quel signore permise alle sue lacrime di sgorgare dagli occhi come un torrente, giú, verso il cuore, lì dov’era nascosto il dolore. Dolore di lasciare la propria Patria, ma anche rabbia verso gli invasori che avevano distrutto Baghdad, che stavano distruggendo l’Iraq.
Il mio colloquio-intervista durò piú di tre ore, alla fine, il signore di Baghdad aveva liberato tutti i suoi pensieri. Mi aveva raccontato degli eventi accaduti a Baghdad, della sua bella casa col giardino, di sua madre vedova che viveva con loro ed ora, purtroppo, non c’era piú.
Mentre lui raccontava la sua vita a Baghdad, anch’io ero li, come Ahmad, come il giornalista nel libro di Marika Guerrini. Sì, sono stata lì anche leggendo Oltre le mura di Baghdad” e come allora ho vissuto la vita della gente in quella cittá con le sue vie, le piazze, il fiume che la divide a metá.
 Allora, nel 2003, al termine di quel colloquio-intervista, quando domandai al signore di Baghdad: perché vuole immigrare in America? La sua risposta fu: per invaderla.


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1 commento:

  1. Il tuo commento Humeyra è il piu sensibile e per questo vicino alla realtà . È consapevolmente intelligente ma anche perché essendo tu orientale hai capito la realtà della dignità. Dignità che per qualche momento hai magicamente regalato a quell'uomo dandogli la possibilità di "allontanare" la sua famiglia.Grazie a te cugina , acquisterò il libro dell'amica Marika

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