giovedì 8 maggio 2025

Palestina il volto di Abele

Suleiman Mansour - Donna che porta Gerusalemme- 
1997 *
 ... giorni e giorni, mesi, sono trascorsi in attesa che qualcosa, la pietà forse, arrestasse l'insostenibile violenza che, in quotidiane immagini,  giunge da quel lembo di Palestina dal nome Gaza, a partorire dolore,  insostenibile anch'esso. Ma nulla è accaduto, vana l'attesa mentre violenza si sommava a violenza e urla e pianti  e occhi di terrore e bambini. Lontana la culla, l'amore, la casa, la vita. Mio Dio quanti bambini! Vana la speranza di pietà mentre rimbomba il complice silenzio del mondo che potrebbe, se volesse, arrestare il flagello, ma resta a guardare il genocidio in atto, genocidio ineguagliato nella storia da che vi è storia, genocidio paragonabile a quello perpetrato sui Nativi Americani attuatosi però in un più ampio lasso di tempo. Dinanzi a questo tutto i giorni dell'attesa si sono esauriti, lo sguardo dell'anima si è portato a contemplare il ricordo, il sole vivo e splendente da sempre in quella che fu terra di luce. Allontanatasi dalla contingenza, l'anima potrà permettere alla mente di elaborare, segnare questa pagina sì che non sia intrisa di violenza anch'essa, sì che possa guidare il dolore, guardare dall'alto il flagello, permettere la compassione, la pietà. Ed è così che antiche immagini hanno preso a scorrere su quella che fu Terra Promessa, poi Santa, la Ertz Israel del suono ebraico, Palestina nell'italo suono. Ed è così che lo sguardo è tornato laggiù, in quella terra lambita dal mare e dal deserto, fresca ed arsa, è tornato sulla via che da Gaza porta a Gerusalemme, poi procedendo verso est ha sostato sul Monte degli Ulivi volgendosi alla città più volte distrutta, più volte rinata, a Gerusalemme. Città di Davide, città che Ezechiele profetizzò "centro della terra" nonché "madre del genere umano"(1). Ivi giunto, lo sguardo dell'anima si è inoltrato nei vicoli della città Santa e ha continuato finché, improvvisi, rossi papaveri si sono mostrati alla vista lungo i fianchi rocciosi della montagna affacciata sulla solitudine del deserto. E' stato allora che una domanda è giunta alla mente: come può tanta aridità permettere tale fioritura? Alla domanda parole millenarie si sono presentate: " Osservate i gigli del campo come crescono, non lavorano né filano, ma vi dico che neppure Salomone, in tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di essi" (2). E l'animo, al ricordo delle parole, si stupisce della propria dimenticanza . E' lì, sosta  in questo sentimento quando, rientrato a Gerusalemme, altre parole risuonano: " Asciugherà il Signore Jahvé le lacrime su ogni volto"(3). E ancora l'animo si stupisce. Poi qualcosa, forse il colore del deserto, il suo riverbero o quello remoto del mare, o forse la tensione dell'anima a tener lontano il frastuono del flagello in atto comunque nello spazio fattosi imminente malgrado la realtà geografica, certo è che qualcosa è emerso da studi giovanili, versi anch'essi lasciati alla dimenticanza, versi di Elsa Lasker Schueler, (4) versi dedicati al Signore degli Eserciti, passati poi alla liturgia cristiana quale Sanctus Signore Dio dell'Universo, versi tratti da "Il canto dell'eletto", eccoli:
 " Sabaoth dice nella sera: tu devi allontanare con amore (le angustie) 
   E io ti donerò le perle della mia corona 
   Trasformerò il tuo sangue in miele d'oro gocciolante
   Cospargerò le tue labbra con i profumi delle mandorle dolci
   Tu devi dissipare con amore!
   E circonda le mie feste con l'oro fuso del tuo giubilo
   E la malinconia che affligge Gerusalemme con i germogli di infiorescenze cantatrici
  Un giardino rigoglioso diventerà il tuo cuore e dentro sogneranno i poeti.
  Oh, un giardino pensile sarà il tuo cuore patria dell'alba di tutti i soli,
  E verranno le stelle a dire alle tue notti lo scintillio del loro sussurro.
  Sì, mille rami tesi sosterranno le tue braccia
  E saranno suadenti consolazioni alla mia nostalgia di Paradiso"

E ancora nella poesia " Caos": 
" La mia madrepatria è un'anima vuota,
là non fioriscono più le rose nel caldo respiro..."

Sulle parole che Else Lasker Schueler, figlia di Israele, tracciò per la propria terra d'origine, alla ricerca della propria identità, e sulle immagini pittoriche di Suleiman Mansour, arabo palestinese, di cui un'opera è qui riportata, questa pagina volge al termine. Entrambi, la Schueler, tempo fa e Mansour  ancora oggi, accompagnati nell' esilio dal ricordo della patria perduta, se pur in diversa forma.  Decine e decine di artisti d'ogni ramo, d'ogni origine, artisti di quella terra, sono stati accompagnati e sono accompagnati dal rinnovarsi d'uno stesso dolore. Da antico tempo, da tempo passato e nel tempo attuale. Quanti saranno oggi, ora, i palestinesi a cui sarà permesso di attraversare in vita la stessa nostalgia mentre innocenti volti di Abele quali candidi gigli imbiancheranno il cielo? 
Schalom, As-salaam Alaykum, Pax Vobiscum, antico e perenne s'alza un appello vitale, appello dallo stesso significato che non può essere ignorato. Non c'è altro da dire.

Marika Guerrini

note
*) Suleiman Mansour (Ramallah- Palestina 1947) pittore e scultore di spicco, le sue opere sono esposte in tutto il mondo. 
1)  Ezechiele, Salmo 87,5
2)  Matteo 6, 28-29.
3) Isaia 25,8
4) Else Lasker Schueler (Helberfeld oggi Wupperal 1869- Gerusalemme 1945) figura centrale della poesia tedesca.
 
 

giovedì 6 marzo 2025

Oriana Fallaci e la fallace miniserie in onda su Rai1



 ... ad interrompere il silenzio di occiriente protrattosi per circa novanta giorni, ecco che si è presentato un motivo insolito per le sue pagine, ma altrettanto valido in un tempo quale l'attuale in cui il mondo ondeggia tra guerra e pace, per dirla con Tolstoj. In cui quotidianamente i media, tranne eccezioni, divulgano ipocrisia, menzogna, approssimazioni, tutto ed oltre riportato quali verità. Il vaso è colmo. A coronare il vaso italiano si addiziona la Rai, Radio Televisione Italiana, con una miniserie in onda sul suo primo canale. La miniserie titolata "Miss Fallaci" narra la vita della nota giornalista Oriana Fallaci (1929-2006). Bene, si sarebbe portati a pensare e a chiedersi: chissà cosa sarebbe scivolato dalla sua bella penna circa il gioco delle parti in onda tra i protagonisti della geopolitica in massima parte occidentale. Ma questo pensiero resterebbe privo di risposta. Per potersi rispondere avrebbe bisogno di conoscere la giornalista, comprendere la sua vita, il suo modo di porsi nel mondo, il quid al di là dell'apparenza. Elemento decisivo questo che, nella miniserie a lei dedicata, viene deviato, deluso, quando non susciti dissenso e rabbia. Quella rabbia ben conosciuta dalla Fallaci, ma al contempo accompagnata da amore, un amore che non vuole mostrare, forse neppure dichiarare a se stessa. Per potersi rispondere bisognerebbe conoscere la giornalista Oriana Fallaci nella sua profondità. Conoscere la sua complessità, l'acume, il suo essere vigile, la sfrontatezza, la ribellione e altrettanto la passionalità narrativa, il suo coraggio, la ricerca della verità, il carisma, sia che fuoriuscisse da parole scritte o suoni verbali. Bisognerebbe, come lei, muoversi tra spregiudicatezza e pregiudizio, saper con la penna graffiare o accarezzare, ferire o amare, gioire o soffrire. Bisognerebbe poter penetrare anche nella potenza del dolore che viveva in lei. Sì, conoscere anche questo, il dolore, come quello per un figlio mai nato o un figlio perduto. 
" ... E le pagine andavano. E dentro vivevo il mio silenzio. Non pensieri, non passioni. Una finestra aperta su un animo altro. E scorrevano immagini, momenti, ricordi lasciati a dormire negli angoli del cuore, della mente. Ho sostato in me così. Ho pianto. Come nelle tue pagine, lacrime si sono sciolte in fiume. Senza argini né possibilità d'averne. E più le lacrime si scioglievano più i singulti s'accavallavano simili a parole a far male. Sconquassare. Mio Dio quant'ho pianto. Ho capito. Quando tutto s'è placato e dei singulti è rimasto il blocco del respiro, soltanto, ho capito. Ho capito te. Ho capito me." Poi la lettera-monologo continua a parlare ad Oriana nel libro la cui copertina è riportata nell'immagine di questa pagina. Sì, fallace, fortemente fallace il contenuto della miniserie che Rai1 ha propinato al mondo. Contenuto pregno di superficialità in cui la protagonista risulta vivere altrettanto in superficie tra isteria e arrivismo, tra presunzione e arroganza, dedita soltanto ad una becera ricerca che sfociasse in interviste alle così dette celebrities hollywoodiane. La Fallaci ha vissuto la vita nelle sue luci e nelle sue ombre tra cui la prima linea in Vietnam ma non solo lì, ha intervistato tasselli storici tra cui lo Shah Reza Pahlavi e sua moglie Soraya, poi, dopo la rivoluzione iraniana, voluta e sobillata dagli Usa, questo lo afferma chi scrive, ancora in Iran intervistò l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, si certo ebbe anche lì un inappropriato moto di ribellione rifiutandosi di coprire il capo con un foulard, ma accanto alla ribellione fu anche l'interesse. In India intervistò Indira Gandhi, in Israele Golda Meir ma anche il palestinese Yasser Arafat e il libico Mu'ammar Gheddafi e poi Henry Kissinger e si potrebbe continuare su questa linea. Ma neppure l'ombra delle sue mille sfaccettature si fanno vivere in "Miss Fallaci". Chi scrive, nel libro di cui sopra l'immagine di copertina, denomina la Fallaci cara amica distratta, perché la sua penna con il tempo si perse, non nell'efficacia ma nel senso di verità. Le accadde vivendo immersa in quell'America e nel suo sogno divulgato in cinemascope: CINEMA la più grande macchina di manipolazione di massa mai esistita, così, sempre nel libro di cui sopra, a proposito anche delle Star hollywoodiane verso cui, compresa l'AMERICA e l'intero sogno americano, Oriana, ancor più in seguito all'episodio delle Twin Towers, avrebbe sprecato peana perdendo il contatto con la celata verità dei fatti e della vita. Da qui il suo libro "La rabbia e l'orgoglio" parole indirizzate ad errati indirizzi, ma non sarebbe stato l'ultimo. Avrebbe dimenticato anche le espressioni di Pier Paolo Pasolini, a lei rilasciate in un'intervista: "...sì, l'America è povera perché tutto è povero. Tutto è povero perché tutto è provvisorio...Tutto è provvisorio perché tutto è nato in fretta..." Ma questo nulla toglie alla profonda ricerca della giornalista, alla sua capacità di vivere in lealtà la vita fino in fondo comprese verità rivelatesi poi menzogne. Tutto assente nella finzione a titolo "Miss Fallaci" persino il tosco accento che mai avrebbe perso malgrado la lontananza dalla sua Firenze. Tutto nella miniserie è stato propinato con superficialità, inadeguatezza, ignoranza. E questo non rende onore.

Marika Guerrini


venerdì 27 dicembre 2024

Il sole di mezzanotte - ai bambini d'ogni età


... 

 ... E’ questa una leggenda o forse un’antica storia travestita da fiaba. Non ci è dato saperlo. Il momento della sua nascita è così tanto distante da noi, da non potersi misurare, da sfuggire ad ogni nostra comprensione, da non potersi collocare nel tempo. Nel tempo che conosciamo, a cui diamo il nome “tempo”, è infatti fuori dal tempo. Ed anche il luogo della sua nascita non conosciamo, non appartiene a nessuno spazio fisico, oh, in tanti hanno provato a stabilirlo, con strumenti d’ogni tipo, ma nessuno vi è riuscito, il motivo è semplice, questa leggenda o forse storia sotto veste di fiaba è fuori da qualsivoglia spazio, qualsivoglia spazio che conosciamo, qualsivoglia spazio che possiamo misurare. Ed è per questo che resta avvolta nel mistero. Quel che sappiamo però è che, malgrado sia avvolta nel mistero, la sua presenza, ogni uomo, pur senza saperlo, la porta con sé, la custodisce in sé, incisa nel cuore, ed è da lì che dona ad ogni essere umano calore e vita. Non importa se sia leggenda o storia travestita da fiaba, quel che importa è che sia libera di appartenere ad ogni essere umano. Quel che importa è che ogni essere umano possa scoprirla in sé. Quel che importa è che doni a tutti lo stesso calore, la stessa vita. In realtà questa leggenda o storia o fiaba che sia, appartiene all’Universo, all’Infinito. Ma ascoltiamo quel che ha da dirci.

Una volta gli uomini per loro propria natura erano capaci di ascoltare la musica dell’Universo, in esso la musica delle stelle e, tra esse, ancor più la musica del Sole che è la stella al pianeta Terra più vicina. Vivevano la luce dei suoi raggi ed il suo calore come qualcosa che parlava loro di sconosciuti mondi da cui celestiali suoni venivano ad allietare la vita sulla Terra. Mondi, le cui immagini, gli antichi uomini avevano incontrato nell’Universo prima di innamorarsi della Terra e, proprio per amore della vita di questo pianeta, decidere di scendere su di esso. Nello scendere avevano imparato a conoscere il tempo, il tempo che noi conosciamo, con le sue ere, i suoi secoli, i suoi anni, i suoi giorni, le sue ore, i minuti, i secondi. Avevano imparato che sulla Terra esistono le stagioni così come il giorno e la notte e tutto viveva in armonia con il creato. Poi, però, man mano che il tempo umano trascorreva, gli uomini presero a dimenticare sempre più la loro origine, ad allontanarsi sempre più da quell’antica armonia che aveva fatto del pianeta un luogo meraviglioso all’interno dello stesso Universo. Presero così ad allontanarsi sempre più dalle infinite bellezze che avevano portato sulla Terra nella loro discesa, tanto che iniziarono a lottare tra loro, a farsi del male. Non si riconoscevano più. Mentre questo accadeva sulla Terra, dall’Universo le stelle seguivano il corso della vita degli uomini.

La dimenticanza degli uomini, della loro origine celeste, fece sì che sul pianeta, in uno di quei periodi in cui le giornate si accorciano e il Sole illumina la Terra solo per poche ore, avvenisse qualcosa di particolare: iniziò a calare la notte, no, non una notte con un suo inizio e una sua fine, ma una lunga notte che pareva non dovesse mai finire. All’inizio di questo fenomeno, ogni uomo si preoccupò per l’assenza del giorno, poi però si abituò ad esso e non ci pensò più. Intanto mentre l’uomo dormiva il sonno dell’anima, la notte oscurò la terra e mentre questo si verificava, gli uomini, avvolti sempre più dal buio, incominciarono ad aver paura, non riuscivano a vedere, e quel che è peggio, non capivano il perché di quelle tenebre così profonde. Tantomeno si accorsero che da giorni, giorni e giorni non avevano più udito i meravigliosi suoni che prima dall’Universo giungevano in loro aiuto. Immersi nella paura non si accorsero neppure che da tempo, prima che calasse la notte, i raggi del sole si erano mostrati offuscati nel loro risplendere, come se un velo coprisse il loro donare vita e calore. E fu in quel buio intenso, privo di suoni celestiali di cui non giungeva più neppure l’eco, che dimenticarono la loro stessa vita. La paura in loro divenne sempre più forte, attimo dopo attimo prese così tanto spazio da rendere i loro cuori di ghiaccio e il gelo formatosi nei loro cuori divenne intenso sì da giungere all’Universo. Ma quel che gli uomini non sapevano, né avrebbero potuto immaginare per via della paura in cui erano sprofondati, che dall’Universo le stelle non avevano mai smesso di osservare ogni loro pensiero, ogni loro sentimento, ogni loro azione. Né avrebbero potuto immaginare l’immensità dell’amore che gli astri portavano loro incontro, gli uomini avevano dimenticato cosa fosse l’amore. Le stelle, a quella vista, provarono un immenso dolore, così tanto grande da espandersi ovunque nell’Universo e decisero di soccorrere le povere creature che sulla Terra soffrivano senza sapere perché. Decisero di aiutarle. In realtà se gli uomini avessero potuto vedere, se fossero stati capaci di attraversare il buio che li avvolgeva, capaci di sconfiggere la paura con il coraggio che una volta avevano conosciuto, avrebbero scoperto che oltre la buia coltre del loro cielo in cui erano immersi, al di là del silenzio degli astri che più non udivano, il colore del cielo non aveva mai smesso d’essere d’uno splendido luminoso cobalto e la musica non aveva mai smesso d’espandersi tra stelle e pianeti che, come immensi diamanti, non avevano mai smesso di brillare. Fu allora che le stelle presero a moltiplicarsi, tanto che il blu cobalto del cielo alto incominciò ad intravedersi, se pur per qualche attimo, anche dalla Terra, tra uno spazio e l’altro di quei diamanti. A questo punto dovete sapere che ogni essere dell’Universo ha un compito da svolgere, ad ognuno di loro viene affidato un compito, e dovete anche sapere che tra le stelle ve n’era una il cui compito era quello di fare da spola tra la Terra ed il Cielo. Il suo nome non ci è dato di conoscere, c’è chi dice si chiamasse Sirio per la sua somiglianza con il Sole data la potenza della sua luce, benché questo dalla Terra non si noti essendo Sirio molto ma molto più lontana dal nostro pianeta. Sta di fatto che quella notte la stella messaggera si avvicinò alla Terra così tanto da farsi vedere, se pur sotto spoglie di fanciulla, dagli uomini.

Nel suo viaggiare, nell'avvicinarsi alla Terra, la stella messaggera aveva scorto una moltitudine di persone che, da ogni luogo, ogni paese, camminava seguendo la stessa direzione, così, acuito ancor più lo sguardo, come giunta dal nulla vide una grande luce risplendere così tanto da illuminare la Terra per chilometri e chilometri. Quella luce, nel suo risplendere toccava tutta la gente che, in silenzio, camminava verso la sorgente luminosa. Camminava verso una grotta scavata in una piccola collina. Ma la cosa ancor più strana era proprio la gente, infatti man mano che si avvicinavano alla sorgente luminosa, sui loro volti comparivano frammenti di luce che immediatamente scomparivano, come delle piccole luci intermittenti, fino a trasformare le loro espressioni. La stella, incuriosita, si avvicinò ancor più, tanto da poter parlare ad un vecchio che, in fila con gli altri, camminava verso la sorgente luminosa.

-Buon uomo dove va tutta questa gente? - chiese la stella - Va alla grotta- rispose il vecchio – E perché? - chiese ancora la stella. – Dicono che chi si avvicina a quella grotta non ha più paura. – Non capisco- disse ancora la stella e continuò: - Cosa c’è in quella grotta? - Non so cosa ci sia - rispose l’uomo -ma so che tutti coloro che si sono avvicinati a quella grotta sono entrati tristi e paurosi e sono usciti sereni e coraggiosi - E la stella sorridendo: -Qual è il tuo nome buon uomo e da dove vieni? - chiese - Il mio nome è Joshua e vengo da molto lontano - rispose ancora il vecchio. La stella sempre sorridendo si allontanò. A piccoli passi, quasi volando si fece spazio tra la folla fino a giungere alla grotta. Oh, no, non si meravigliò della meraviglia delle meraviglie che si mostrò al suo sguardo, lei era una stella, ma quel che vide era qualcosa di così straordinario che non aveva mai visto sulla Terra: dalla parete in fondo alla grotta, un enorme Sole risplendeva così tanto che persino lei, avvezza alla luce dell’Universo e di se stessa, riusciva a guardare, e si coprì gli occhi. Ma la cosa altrettanto strabiliante erano le persone: man mano che si affacciavano all’ingresso della grotta si fermavano alcuni istanti a contemplare quella luce senza chiudere o coprirsi gli occhi, poi portavano la mano destra al petto, all’altezza del cuore e pronunciavano un nome fino ad allora sconosciuto a tutto il pianeta, un nome che neppure la stella aveva mai udito, una parolina breve, molto breve, come nessun’altra mai, formata soltanto da due suoni vocalici. La parolina che ognuno può dire solo a se stesso stava entrando nel cuore degli uomini. La stella restò lì per un po’ e vide che gli uomini dopo averla pronunciata, sorridendo si allontanavano, in silenzio, per tornare in strada, per tornare a casa. Anche la stella messaggera prese la via del ritorno e, lungo la via, ancora in sembianza di fanciulla, udì qualcuno dire a qualcun altro: è mezzanotte. Questo udì la stella che non conosceva il tempo degli uomini. Udire il suono “mezzanotte” e vedere il cielo rischiararsi fu un tutt’uno. Fu allora che la stella capì ciò che sarebbe accaduto: la luce che da tanto tempo s’era nascosta al pianeta, avrebbe rischiarato il cielo, avrebbe dissolto il gelo che da tanto tempo congelava il cuore degli uomini, pian piano gli uomini avrebbero imparato a custodire nel cuore il nome giunto quella notte e questo avrebbe annientato il buio che per tanto tempo li aveva avvolti. Così, felice dell’accaduto sulla Terra e tra gli uomini, la stella, lasciò al pianeta la sembianza di fanciulla, riprese la sua forma, la sua luce e tornò alla sua dimora, all’Universo. Giunta che fu, raccontò alle stelle sorelle quel che aveva visto. Raccontò loro questa leggenda, storia o fiaba che sia.

Marika Guerrini

domenica 15 dicembre 2024

SIRIA : le menzogne - Articoli dal 2012 al 2017

mappa etnoreligiosa

 .. nell'internazionale bailamme che si sta attraversando, tra menzogne, ipocrisia generalizzate e profanazioni di tombe, appare opportuno uno sguardo retrospettivo a ricordare il trascorso. Le sorti della Siria e la sua storia in pericolo da illo tempore, hanno in maniera incisiva contribuito all'esistenza di occiriente, il perché è facilmente intuibile, oggi ancor più di ieri all'epoca delle pagine che si segnalano e consigliano in cui si riportano anche testimonianze dirette di coraggiosi siriani. A seguire alcuni articoli in ordine cronologico, tutti presenti nel blog. Grazie.

!)    Siria Europa e...                                   /    in data 4 agosto 2012 ;

2)   Damasco Beirut- Faraj   - I parte        /     "     "    22 ottobre 2012;

3)   Damasco Beirut - Eid al Adha - II parte   /     "     "    26 ottobre 2012;

4)   "Siria was paradise now battleground"    /      "     "    3 gennaio 2013

5)    Menzogna verità e pipeline                     /      "     "     2 marzo 2013

6)   Il diavolo fa le pentole ma...                     /      "     "      25 agosto 2013

7)   Siria il nuovo bivio di occidente             /      "      "    20 sett2mbre 2013

8)   Siria mani di bambini                               /      "       "    9 marzo 2014

9)    Siria e il suo popolo sovrano                /      "      "   7 giugno 2014

10)   Europa Siria... esercizio bellico           /      "       "  18 settembre 2014

11)   Palmira tra storia e cronaca                /      "       "   17 maggio 2015

12)   Siria la terra di Yussuf -I parte            /    "   "     24 settembre 2015

13)    Siria la terra di Yussuf- II parte          /     "   "    30 settembre 2015

14)    Siria sacrificata                                   /     "     "   7 febbraio 2016

15)    Siria e la menzogna dei media          /      "     "   17 febbraio 2016

16)   "Sulla Siria i media internazionali 

      calpestano la verità" parole di Joseph Tobji /  " "   10 ottobre 2016

17)    Palmira cronistoria di un crimine contro 

        l'Umanità                                                  /  "   "   21 gennaio 2017

18)   In Siria la tragedia delle false bandiere /   "    "   6 aprile 2017                           

Marika Guerrini

Siria: Ayn al- Bayda villaggio del nord




sabato 14 dicembre 2024

Siria Libano Israele Giordania...una pagina quasi bianca

        

... da giorni rifletto su questa pagina, elaboro, rielaboro, scrivo, cancello e pagine di quaderno vanno al cestino. La mente è affollata da pensieri in contrasto, dubbi e certezze si accavallano in un bailamme di immagini, di nomi ricorrenti: Siria, Libano, Israele, Giordania, persino l'Iraq che fu. Poi, senza che riesca a fermarla, la mente slitta più ad oriente, sbircia sull'Iran, sta per andare oltre, sta per andare a Kabul, ma devia, non ha bisogno di tornare in quella terra un po' sua, non ora, troppo dolore, e si sposta a nord ovest. Pensa all'Armenia, ancor più al Nagorno Karabakh alla guerra, anche lì solo l'altro ieri storico, torna indietro, passa in Turchia, motivi diversi su cui riflettere, ma ancora non si ferma, un moto insinuante la spinge in altro continente. Si affaccia in Africa: nord, centro, sud non ha importanza, lei, la mente, va, s'imbatte sempre in qualcosa che si muove: rivolta, ribellione, sommossa, qualcosa che viene mossa per rimuovere: qualcuno, ancora qualcosa. S'imbatte in prodromi di movimenti, trasformazioni, rimozioni, sostituzioni. L'obbligo civile è intervenire, la mente percepisce il pensiero comune, troppo comune, e il pensiero comune suggerisce anche: con tutti questi regimi, dittatori, assenza di democrazia, tutta questa povertà che ammanta interi popoli, queste guerre, questi morti: bisogna intervenire, fermare, trasformare. Con tutti questi bambini che volano in cielo. Già, questi bambini che volano in cielo. Ma cos'è il cielo? si chiede la mente e ancora: lo sanno coloro, o chi per loro si prodighi nel portare: Libertè, Egalitè, Fraternitè, come da antico vessillo europeo, con l'aggiunta, e mai raggiunta, Democrazia? Lo sanno cos'è il cielo? La mente non si risponde e, lassa, si ferma. Potrebbe andare oltre se volesse, entrare nell'estremo continente occidentale, se volesse, ma non vuole. La sola idea le porta sentore di menzogna, e lei non ne può più di menzogne, ipocrisie, falsità a cui si accompagna una folla di ignavi inconsapevoli d'essere punti da vespe e mosconi nella loro corsa urlante ed eterna.  Ora, immobile la mente tace, lascia alla mia libertà l'ultimo interrogativo in questa pagina non più totalmente bianca: i liberatori di popoli, i loro promotori o mandatari, o orchestranti o committenti, questi non ben definiti esseri che vogliono condurre le genti verso progresso e democrazia agendo come se ne fossero padroni, conoscono quel che vantano di portare agli altrui paesi?  O forse ritengono che anche il genocidio sia parte integrante di progresso, democrazia, libertà? Sia una via verso la libertà? O forse un pedaggio? Potrebbe anche essere così che pensano, se mai siano capaci di partorire pensieri. Peccato però che questo tipo di libertà indotta si realizzi in un altro mondo, un mondo sempre più gremito di anime innocenti, di bambini, innanzi tutto. Un mondo che non è della Terra. Chissà se questi portatori di benessere e salvezza attraverso distruzione e morte potranno mai goderne? Chissà dove li collocherebbe l'immortale Alighieri, vate dei vati, nei suoi canti?       
Qui la pagina non più bianca, che alfine ha deciso il suo farsi per breve che sia, altresì decide di fermarsi e segna il punto. Lascia ulteriore riflessione al lettore che desideri riflettere.

p.s.
L'immagine di apertura (Wikipedia) ci conduce alle pendici della catena Anti-Libano, all'innevato Monte Hermon che ci indica il suo essere confine tra Libano, Israele e Siria. Da lì, sei giorni fa, sono partiti gli attacchi di Israele alla Siria, così manifestando l'inizio di un ben più datato disegno bellico. Questo è accaduto, accade. Ma altro s'affaccia alla mente, e sosta sulle alture del Golan, sul Giordano, sulla riva del Mare di Galilea. Sulla sacra via della cristianità. E non solo. 

Marika Guerrini






lunedì 18 novembre 2024

Robert Francis Kennedy (1925-1968) il passato che non passa

  

Robert Francis Kennedy senator
e la folla plaudente
... " L'incredibile potenza dell'America si è scatenata contro un popolo lontano ed estraneo in un piccolo ignoto paese. E' difficile che i nostri cuori possano sentire cosa significhi questa guerra per il Vietnam, poiché si svolge dall'altra parte del mondo, in una terra popolata da gente sconosciuta. Pochi di noi vi sono direttamente coinvolti, mentre gli altri continuano a vivere la loro vita, a badare alle loro ambizioni al sicuro dal clamore e dalla paura della battaglia. ma per i vietnamiti essa deve spesso apparire come l'avverarsi della profezia di San Giovanni Evangelista: -E guardai e vidi un cavallo pallido e il nome che portava scritto era Morte e l'Inferno lo seguiva e potere gli fu dato, sopra la quarta porta della terra, di uccidere con la spada, con la fame...-. Benché siano le imperfezioni del mondo a provocare le azioni che si compiono in guerra, il senso del proprio buon diritto non può cancellare l'agonia e le sofferenze che quelle azioni provocano anche ad un solo bambino. La guerra in Vietnam è un avvenimento di portata storica che coinvolge la potenza e gli interessi di molte nazioni. Ma è anche l'attimo di paura, in cui una madre ed un figlio, sgomenti, attendono la morte che piomba loro addosso da un ordigno inverosimile inviato da un paese di cui conoscono a mala pena l'esistenza. E' il terrore improvviso del funzionario o della guardia civica del villaggio che, intenti al proprio lavoro, si accorgono che l'assassino sta per ucciderli. Vi sono profughi senza casa che fuggono da villaggi completamente distrutti, in cui non hanno lasciato che morti. Vi sono giovani vietnamiti e americani che nello spazio di un istante sentono il buio della morte annientare ogni loro speranza di una famiglia, di una patria, di una casa. E' un paese in cui i giovani non hanno mai vissuto un giorno di pace, dove le famiglie non hanno mai vissuto un istante immune da paura. E' una terra assordata da un interminabile crescendo di violenza, di odio, di furia selvaggia, dove lo scopo principale di milioni di persone non è quello di vivere meglio, ma di sopravvivere. E' un paese in cui centinaia di migliaia di persone combattono, ma in cui sono milioni coloro che senza colpa, disorientati, subiscono le conseguenze di passioni brutali e di credi che a mala pena comprendono. Per loro la pace non è quella parola astratta che si usa per definire uno dei rari momenti in cui gli uomini non si stiano uccidendo fra loro, ma è un giorno in cui non hanno avuto paura e non stanno cadendo le bombe. E' una famiglia, la vita quotidiana del villaggio. E' cibo, una scuola, la vita stessa. Tutto ciò che diciamo o facciamo deve essere  permeato dalla consapevolezza che noi siamo in parte responsabili di questo orrore: non solo la nazione, ma voi ed io lo siamo. Noi che viviamo nell'abbondanza e mandiamo i nostri giovani a morire. Sono i nostri prodotti chimici che bruciano i bambini, sono le nostre bombe che radono al suolo i villaggi. Tutti ne siamo responsabili. Saperlo, sentire il peso di questa responsabilità, non significa ignorare interessi importanti o dimenticare che qualche volta la libertà e la sicurezza devono purtroppo essere pagate con il sangue.  Ma anche se come nazione dobbiamo sapere ciò che è necessario fare, come uomini dobbiamo sentire l'angoscia di ciò che stiamo facendo."
Queste le parole di Robert Francis Kennedy senatore degli Stati Uniti d'America dal 1964 al 1968. Questo il suo pensiero circa la guerra in Vietnam (1955-1975). Non a caso pose fine alla crisi di Cuba onde evitare una guerra nucleare, non a caso negoziò con l'Unione Sovietica, così sottolineando il senso della guerra. E non a caso accanto a questo, con il costante impegno a difesa della classe povera, dei giovani, delle minoranza razziali, dei nativi, palesò la difesa dell'Umanità. Con essa il senso  della vita.
Strano a dirsi ma, nello stesso tempo in cui Robert Francis Kennedy senior proseguiva il cammino, in una città d'oltreoceano, in Italia, un'adolescente riceveva tramite posta una busta bianca profilata in rosso e blu custode del discorso di cui sopra, inviatole con traduzione in italiano, dato che al tempo l'adolescente non conosceva la lingua inglese se non in semplici espressioni, quel che conosceva però erano le vicende divulgate circa la guerra in Vietnam, da tempo infatti appuntava riflessioni in merito, nei suoi diari. A qualche mese dalla busta bianca profilata di rosso e blu, ecco il marzo 1968 ed ecco i quotidiani riportare la notizia della candidatura di Robert F. Kennedy  alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, poi eccoli riportare la sua vittoria nelle primarie: Indiana, Nebraska infine la California, con essa ecco giungere quel fatale 6 giugno a porre fine alla vita di R.F. Kennedy senior. 
Nell'adolescenza, si sa, grande valore hanno simboli ed esempi, e quell'adolescente tracciò altre riflessioni, semplici, ingenue, nello stesso quaderno del Vietnam, righe a testimoniare l'immaginata speranza a vincere sulle ingiustizie del mondo, speranza perduta che si sciolse in sentimenti di delusione che a quell'età si amplificano ad investire la stessa vita. Oggi, ora, qualche giorno fa, l'adolescente di allora, scartabellando tra vecchi quaderni alla ricerca d'altro, per quel caso che non esiste, ha ritrovato quel discorso testimone di scenari invariati nel tempo, ecco perché occiriente, in questa pagina ha voluto mostrarlo. Ma siamo giunti alla chiusa e su un pensiero di Bob Kennedy, come solevano chiamarlo: il grande coraggio è di chi combatte contro le ingiustizie, lasciamo un breve spazio ad alcune riflessioni dell'adolescente di allora.

Rotocalco ultima pagina: Vietnam   - 1966  

Ci salteranno agli occhi 
volti di bimbi dimentichi del gioco
perché sono già vecchi.
Dalle finestre gli occhi aperti dei morti 
stanno a guardarci increduli.
Abbiamo anche noi occhi da morti
freddi e vitrei ma consapevoli di quella incredulità.
                        ***
Palme enormi per affondarvi il viso
bianche dita ossute da grande musicista
stringono disperate uno strano strumento musicale
che suonando fa addormentare gli uomini 
d'un sonno senza fine.
Questo sei tu uomo d'una grande terra
piccolo musicista d'una strana orchestra
mandato lì a suonare senza saper perché.
Ritroverai la pace quando il tuo ventre gonfio
sarà rivolto al cielo in una cava oblunga
che suoni non avrà.

Io sono nel coro  -  1967

Io sono nel coro
di chi non conobbe la vita,
ero in colei che cambiò dimora
per un ordigno inverosimile
di un paese che proclama la pace.
Io sono nel coro
di chi non vi parla perché siete nati
io che nato non sono.                
                
A Robert Francis Kennedy    7 giugno 1968

La tua lingua parlava d'amore, di pace, di perdono.
Per questo ti hanno ucciso.
Non hanno voluto che il suono s'allargasse al mondo.
Forse non ne hanno colpa.
Il male è la loro radice
che dirama fino a farsi tronco,
poi fronda,
poi ramo,
poi vento di tempesta,
poi flagellante uragano.
Ad esso segue il silenzio delle parole d'amore,
di pace, di perdono. 

Un uomo coraggioso     7 giugno 1968

C'era un sentiero, lungo, tortuoso, accidentato.
Il sentiero conduceva alla pace,
pace tra gli uomini, pace nei mondi.
C'era un uomo coraggioso, 
voleva giungere alla fine del sentiero,
lì dove questo perdeva accidenti e tortuosità.
Non hanno voluto.
C'è un sentiero ancor più accidentato ora.
Impossibile a percorrere.
Questo hanno voluto.
Continueranno a volere. 
Nostra la responsabilità.
                                                             
                                                             
E' stata una pagina speciale e occiriente vuole concludere con un auspicio, auspicio rivolto a Robert Francis Kennedy jr., auspicio sì che si avverino i pensieri di suo padre che sono anche i suoi.

Marika Guerrini
                                                        

martedì 22 ottobre 2024

Della guerra

 

 ...e sono qui immobile e le immagini vanno, si fermano, riprendono. E volti di bimbi, volti disperati, volti di dolore. E pianti. E silenzio. E la pioggia battente. E il cielo piange. Anche. E nella mente una ridda di pensieri che non vogliono essere pensati. S’affollano. E silenzio. Ancora. Diverso. E tu sempre immobile. Qui. Impotente. Novello Atlante sotto il peso dell’anima. Dell’universo mondo. Tutto. Quanto dolore! Ma nessun pianto può né sa piangerlo. E ti allontani. Con la mente, col cuore, con l’anima stessa mentre l’occhio, soltanto, resta, con distacco, a guardare. Oh, no, non freddezza ma più forte calore, più forte empatia, come fosse uno. E quando tutto tace in te, lo sguardo si porta dall’alto e scruta. E i pensieri tornano a pensare.

Menzogna circola sulla terra a coprire la tenebra che tende a soffocare l’Umanità. Menzogna circola con l’autorità della verità. La stessa. Potente. Ed è allora che volgi lo sguardo all’Universo. Quell’Universo più in alto del pianeta tutto. E preghi. E mentre i mantram armonizzano l’anima un antico suono in lingua originale vibra e lo segni su di un foglio nella sua forma: अहिंसा, a-hiṃsā,* questa la forma questo il suono, lì dove l’alfa privativo trasforma la violenza in non-violenza e tu, conoscendo quell’antica lingua, sai che vuol dire: non uccidere. E i pensieri pensano quanto oggi, ora, da tempo ormai, sia bestemmiata questa parola. Pensano quanto venga bestemmiata, ora, oggi, da tempo ormai, la terra che fu culla d’amore. Universale amore. Ed ecco tornare i bambini, migliaia di bambini, bambini ignari di quella vita non attraversata. Non c’è stato tempo. Non per loro. Il tempo è stato reciso. E t’accorgi d’aver perso il distacco. Quello conquistato attimi prima. E ripercorri l’interiore tragitto. E l’animo torna a placarsi. E i pensieri tornano con distacco a pensare. E vedi.

Vedi il flusso della moralità e dell’immoralità costituire l’effettivo contenuto della Storia dell’uomo. Vedi oggi, ora, la Storia aliena ai pensieri, ai sentimenti, alle azioni degli uomini, sotto il giogo di forze che si impossessano delle linee morali e delle linee architettoniche dell’esperienza umana. E ti chiedi perché. E la risposta è una: l’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via che la conduce al mondo da cui tutto origina, da cui origina la stessa vita. L’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, il collegamento con quell’elemento immateriale che domina la parte più alta d’ogni individuo, in alcune filosofie chiamato Sé Superiore, in altre Io Superiore, fulcro dell’origine divina d’ogni esistenza. Fulcro che porta insita la presenza della coscienza. L’Umanità oggi, ora, sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via dell’autocoscienza, si dimena nella materialità e nella meccanicità. E queste si stanno facendo natura. A questo soggiace, dimenticando l’assunto che ha con se stessa e si muove a ritroso credendo di avanzare in quel cammino evolutivo che fu ben noto agli edificatori delle antiche Civiltà. Ed ecco riaffacciarsi la menzogna. Altro aspetto, diversa maschera, stesso intento: distruzione dell’essere umano. Quale sia lo strumento è solo variazione sul tema che non varia: la caduta dell’umano nell’animalità, in quel sub-umano che distrugge l’umano.

Oggi, ora, da tempo il mondo è pregno di impulsi esigenti la guerra, guerra d’ogni fattezza, guerra causata, in origine, da quel pensiero distorto, pregno di materialità, in tal modo dialetticamente opposto al reale contenuto degli eventi, alla verità che la maschera cela, ai suoi valori. Ma anche altro la maschera cela, stavolta cela a chi la indossa e non s’avvede che uccidendo l’altro uccide se stesso.

E torna l’antico in antica forma e suonoसत्याग्रह, Satyāgraha,* lì dove Satyā sta per Verità e graha sta per insistere. Insisti nella Verità. Questo il messaggio giunto da lontano in realtà vicino, senza spazio né tempo. Oltre. Ed ecco l’uomo chiamato da se stesso, dalla sua parte più profonda, dal suo elemento più alto e immateriale, a combattere non fuori da sé, bensì affrontare dentro di sé gli ostacoli quali dati interiori, perché quell’Insisti nella Verità doni i suoi frutti all’Umanità.

Marika Guerrini

Nota

** I termini presi dalla saggezza filosofica dell’antica India furono fulcro della lotta per la Libertà, di Mohāndās Karamchand Gāndhī, मोहनदास करमचन्द गांधी ( Portbandar nel Gujarat, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi 30 gennaio 1948), che sarebbe passato alla storia quale Mahatma महात्मा, Maha Ātman, Grande Anima che nella filosofia dell’India sta per Grande Sé.