...che in Waziristan, Pakistan confine afghano, sia stato bombardato non una ma due, tre volte lo stesso obiettivo, "ripasso", lo riporta il "the Guardian" di qualche giorno fa. Motivo: impedire i soccorsi ai feriti. E riporta che droni hanno bombardato in due, tre, riprese, appunto, un gruppo di "presunti terroristi". Stavano festeggiando la fine del Ramadan. Era il 19 scorso. E riporta l'opinione dell' US Department of Homeland Security: "i soccorsi sono atti di sostegno al terrorismo". Bene, ora che il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli States, ha anche sconfinato, possiamo dormire sonni tranquilli.
Ma c'è altro da evidenziare: che si faccia passare per novità qualcosa che va avanti da oltre tre anni nella regione, per non parlare dell'Iraq. E si ritorna al livello di subumanità che fuoriesce dalle azioni belliche degli States. Che fuoriesce ogni giorno che il sole s'alza e tramonta sulle terre di queste loro guerre illegittime. Guerre senza bandiera né patria. Inique, sleali, senza onore. Che non avranno gloria.
Eppure in febbraio 2012, il "Sunday Times" ha pubblicato un rapporto del "Bureau of Investigation Journalism " di Londra, dice: " ...la campagna dei droni Usa ha ucciso decine di civili che soccorrono le vittime o partecipano ai loro funerali". Nel rapporto la condanna, chiara, inequivocabile e un numero approssimativo: tra i 285 e i 535 adulti e oltre 170 bambini. E ancora: " ...se non è un conflitto armato o a meno che non si tratti di una minaccia imminente, (le uccisioni) rappresentano un'esecuzione extra giudiziaria. Non è neppure il caso di chiedersi chi sia chi, o se i presenti stiano aiutando i feriti o meno. In questo caso ogni morte è un omicidio. ogni morte è un crimine." Sono parole di Naz Modirzadeh, Direttore dell' HPCR, Program Humanitariam Policy and Conflict Research, all'Harward University. Mentre la Convenzione di Ginevra condanna "...l'uccisione di soccorritori impegnati sul campo di battaglia". Ma non sono questi campi di battaglia, no, sono campi di sterminio. Unilaterale sterminio. Soltanto.
Bastava il segno d'una Croce Rossa, un tempo. Ovunque fosse, qualunque forma segnasse. E il rispetto per i feriti, per i morti, oltre ogni confine, colore, bandiera, rendeva indiscutibile il silenzio delle armi. Lo rendeva sacro.
Marika Guerrini
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