... ieri mattina, mentre, immersa nella lettura di una mail, la mente lasciava l'Italia per valicare confini e confini, sino a portarsi in quello che è paese parte della vita di occiriente, l'Afghanistan, mentre mi si rattrappiva l'anima nello scorrere i risultati di analisi mediche, di un bambino, o poco più, che in quella terra vive e forse da quella terrà sta per volare in cielo, prima d'aver conosciuto il mondo, troppo prima, volare per un male causato dall'alto inquinamento che i bombardamenti Nato hanno provocato laggiù, inquinamento che occiriente denuncia da anni, veleni sparsi nell'aria e sulla terra, ovunque, veleni che continuano a falciare esseri umani di qualunque età e ancor più in tenera età. Così, ieri mattina, mentre il mio cuore, se pur lontano da quel bambino, se pur a lui sconosciuto, se pur privo d'ogni azione risanatrice, si stringeva al suo cuore, ecco giungere un'altra mail.
Una mail diversa, nata in Italia, analitica anch'essa, di altro genere d'analisi, ma non meno grave per un paese la cui storia, benché imparagonabile a quella del paese d'oriente di cui sopra, imparagonabile alla tragica storia del piccolo Amjad, nome di fantasia, è sul ciglio di un burrone da cui potrebbe non risollevarsi. Non a breve.
Questa mail, inviatami da indirizzo sconosciuto, cercato e trovato poi, ma al momento a me anonimo, ha attirato il mio sguardo per il suo riferimento al Piave, alla nostra storia, alla sua leggenda. A quel Piave a cui lo scorso 24 maggio, come suggerisce, per coincidenza, quella mail che si sarebbe rivelata lettera aperta, era andato il mio pensiero per via del diario di mio nonno che sto rileggendo in questi giorni, per via della data segnata da una penna stilografica, dalla sua mano nel giugno del 1918. Diario che diventerà libro.
Ma in quel momento, la mail, questa mail italiana, mi ha distolto la mente dalla drammaticità afghana per riportarmi in patria, a valutare la drammaticità, politica, governativa, istituzionale della mia terra, per riportarmi qui dinanzi alla inconfutabile prova della nostra falsa Democrazia, di questa nostra storia che sta dimenticando se stessa, l'origine, l'antica gloria, con essa la Sovranità. Storia infangata dall'ipocrisia di labbra indegne a pronunciare il suo nome.
Non si meravigli quindi il lettore se, cosa anomala per occiriente, questa pagina si soffermerà sull'attualità istituzionale, politica, governativa etc. attraverso le parole rubate all'anonimo di questa mattina di cui ho cercato poi l'identità per poter ringraziare.
Ecco la lettera aperta del gen. Sergio Fucito, pubblicata sul blog "Informare" di Gianni Fraschetti.
" Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Ma in quel momento, la mail, questa mail italiana, mi ha distolto la mente dalla drammaticità afghana per riportarmi in patria, a valutare la drammaticità, politica, governativa, istituzionale della mia terra, per riportarmi qui dinanzi alla inconfutabile prova della nostra falsa Democrazia, di questa nostra storia che sta dimenticando se stessa, l'origine, l'antica gloria, con essa la Sovranità. Storia infangata dall'ipocrisia di labbra indegne a pronunciare il suo nome.
Non si meravigli quindi il lettore se, cosa anomala per occiriente, questa pagina si soffermerà sull'attualità istituzionale, politica, governativa etc. attraverso le parole rubate all'anonimo di questa mattina di cui ho cercato poi l'identità per poter ringraziare.
Ecco la lettera aperta del gen. Sergio Fucito, pubblicata sul blog "Informare" di Gianni Fraschetti.
" Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Aeroporti,
qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio
interessante.
Comunque
la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
E'
bastato un sol boccone.
Per
l'Italia è diverso.
Un
capitale assolutamente enorme.
Secondo
al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà,
terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta
potenza industriale al mondo prima dell'euro, ottava oggi.
Il
Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca
Cola.
Biodiversità
superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Del capitale artistico momumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello
di tutto il resto del mondo.
Francia
e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo, hanno fatto la spesa da
noi a "paghi uno e prendi quattro".
Tutto
il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi
libici passati da Eni e Total.
Poi
anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche
il sistema bancario è passato ai francesi insieme all'alimentare.
I
tedeschi si sono presi la meccanica e il cemento.
Gli
indiani tutto l'acciaio.
I
Cinesi si son presi quote di Terna e tutto Pirelli agricoltura.
Se
ne sono andate Tim, Telecom, Giugiaro, Pinin Farina, Pernigotti, Buitoni,
Algida, Gucci, Valentino, Loro Piana, Agnesi, Ducati, Magneti
Marelli, Italcementi, Parmalat, Galbani, Locatelli, Invernizzi, Ferretti Yacht,
Krizia, Bulgari, Pomellato, Brioni, Valentino, Ferrè, la Rinascente, Poltrona
Frau, Edison,
Saras,
Wind, Ansaldo, Fiat ferroviaria, Tibb, Alitalia, Merloni, Cartiere di
Fabriano.....
Ma...non
hanno finito.
Ci
sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E i
loro risparmi. Circa 3000 miliardi di euro.
Ora
vogliono quelli.
Ecco
chi ha chiamato Mattarella e gli ha "intimato " di procedere a
sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della
spoliazione.
I
fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo, raccolgono i soldi delle
mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe
internazionali, di salvataggi bancari, del "nero" delle grandi
multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle
armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora
tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli
immobili.
Ora
tocca a noi.
Ecco
perché non serve a nulla mediare, arretrare un po'.
Non
si placheranno, l'abbiam già visto.
Bisogna
fermarli ora.
Il
24 maggio non vi è venuto in mente nulla ?
Ogni
generazione ha il suo Piave.
Questo è il nostro"
In verità, a mio avviso, questo è il nostro Caporettto. L'Italia attende il suo Piave. Spera che giunga. Attende di poter dire: " il Piave ordinò: Indietro, va', straniero!"
Marika Guerrini
Questo è il nostro"
In verità, a mio avviso, questo è il nostro Caporettto. L'Italia attende il suo Piave. Spera che giunga. Attende di poter dire: " il Piave ordinò: Indietro, va', straniero!"
Marika Guerrini
Le commoventi parole che hai scritto per le mie tanto amate Terre mi hanno fatto venir le lacrime agli occhi. Per quel che riguarda l'Afghanistan sfortunatamente ho poche speranze. Ma non avrei immaginato che l'Italia fosse giunta a questo punto. Quando scrivi, cara Marika, fai vibrare tutte le corde dell'anima! Nagia d'Afghanistan
RispondiEliminaLa palazzina, oggi Istituto di Cultura Italiana ad Istanbul, nel 1823 era il Consolato del Regno di Sardegna. In questo Istituto centinaia di studenti frequentano i corsi di lingua italiana e vi si svolgono varie attivita culturali come teatro, concerti e conferenze. Il I giugno é stata chiusa causa crisi politico-economiche in Italia.
RispondiEliminapensieri tradotti meravigliosamente in parole .
RispondiElimina