minareto di Jam nel cuore dell'Afghanistan |
Ecco il fatto: mentre nella sala del Ministero degli Esteri di Kabul, Sovndal banalmente si esprimeva: "La cooperazione regionale é la medicina giusta per l'Afghanistan perché aiuterà a rafforzare la sua stabilità e quella dei Paesi vicini" e, con malcelato falso disinteresse, affermava :"sostenere l'Afghanistan durante la transizione e anche nel decennio della sua trasformazione'', nel distretto di Nari di cui sopra, lì, vicino ad una base Isaf, di cui tutti sappiamo, due "martiri per l'indipendenza", così ritenuti dalla maggior parte delle genti afghane, kamikaze per altri, si facevano saltare in aria. Oltre loro stessi vittima un agente dell'intelligence afghana. Il particolare è che uno degli attentatori fosse figlio di uno degli anziani presenti alla jirga nonché fratello di un ufficiale della polizia di frontiera. Entrambi successivamente, prontamente arrestati.
Non c'è altro da dire. Ah, sì, un'altra cosa, una riflessione sul bel titolo della conferenza: "Afghanistan, cuore dell'Asia", sull'immagine che suscita. Bella. Davvero. E l'occhio della fantasia incontra montagne e cavalli e colorati costumi di donne e tintinnio di ornamenti e bianchi deserti di polvere ed eroici indomiti guerrieri in questo cuore che pulsa forte, che ama, e..., tutto come fosse un film. Un gran bel film. Ma no, non un film è l'eco del passato, questo era un tempo, è stato. La leggenda, la sua storia. Ora è solo un povero cuore sofferto, malato, calpestato da passi stranieri. L'Asia, nel suo centro, ha un cuore dal battito lento, assente quasi. Un cuore che, se potesse, supplicherebbe silenzio in luogo di queste dispendiose voci da internazionali conferenze d'internazionale apparenza. Queste voci che riempiono la bocca dei partecipanti solleticando i singoli ego. Ma il cuore è impedito nella supplica. E tace. E non c'è altro da dire. Davvero.
Marika Guerrini
Marika Guerrini
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