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venerdì 6 settembre 2013

cronaca di una giornata sulla via di Damasco

... un agnello in un mare di lupi, queste, nelle immagini proiettate, riferite alla Siria, le accorate, dolenti parole della madre priora del monastero Mar Takla Maalaula, lì, nel villaggio siriano di Maalaula, accanto alla piccola chiesa in cui il rito cristiano si celebra in aramaico come in origine. E' sotto assedio il villaggio, minacciati di morte i suoi abitanti, i pochi rimasti. "Quando torneremo o vi convertite o vi uccidiamo", questi i termini della minaccia fatta dalla feccia umana che l'occidente chiama ribelli, dopo averli cercati, formati, addestrati, rafforzati,  armati d'ogni arma, chimica ancor più. Poi, nelle immagini proiettate al volto della madre priora, del monastero, all'icona di san Giorgio e il drago che viene dallo sfondo, si sostituiscono i volti primitivi dei ribelli, volti vicini alle fattezze delle scimmie. Perché non sfugga il grado evolutivo. Poi altro luogo, e i viali di Damasco. E volti di bimbi. di donne, di uomini sulla via nella bellezza della città. Volti come a voler ignorare il pericolo, come se il mondo stesse blaterando parole lontane dalla loro vita. Parole-paure sì, questo il gioco, il giogo. Poi ancora immagini, ancora volti, di soldati stavolta. Soldati legittimi, quelli della difesa della patria, del popolo, della storia. Proprio quei soldati, quelli del nucleo accusato, dall'estremo occidente e suoi complici, di uso di armi chimiche lo scorso 21 agosto, accusato di strage. E verità trapela dai loro volti, dalle espressioni dei suoni, dei gesti, del corpo. E verità fuoriesce dalle macerie, dalle parole sulle macerie. "Se avessimo usato armi chimiche noi saremmo morti." Semplice, una verità così banalmente semplice che parte del mondo non crede sia verità. E' il comandante del nucleo a parlare, un giovane colonnello. Un volto serio, attento, vero. Un volto sincero.
A questo punto ti dici: ecco, queste immagini parlano da sé. Se poi si va indietro alle interviste e a tutti quei siriani donne uomini ragazzi pronti ad immolarsi per la patria, che smentiscono le infamanti accuse d'occidente, le immagini parlano ancor più da sé.  E sai di saper distinguere il vero dal falso, la messa in scena dalla realtà. E ancora ti dici: queste immagini vanno mandate ancora e ancora e quasi ringrazi Rainews24 per averle mandate, e t'aspetti di rivederle ancora e ancora sullo schermo sì che tutti possano vedere, prendere consapevolezza d'una verità. Ma non è così. Non sarà così. Le immagini, quelle, quelle esplicative confermanti la realtà sottovalutata, non saranno mandate che una o due volte , mai nelle ore di maggior ascolto. Neppure una volta saranno riproiettate quelle dei soldati.  Eppure tu, testarda, illusa e testarda, ti dici ancora: non fa nulla, molti italiani le hanno viste, molti si chiederanno: perché?
Perché azzerare quella terra. Perché quella gente, perché la loro vita. Perché ridurla in polvere come altre già. Perché allargare il campo di battaglia come altrove già. Perché innescare meccanismi bellici di non ritorno come altrove già. Perché negare il futuro, distruggere la storia, sterminare generazioni. Perché? E ti dici che questo è da tempo ormai, è per tutte quelle terre su cui l'estremo occidente ha posato, posa lo sguardo per poi affondare l'artiglio. E vai alla Serbia, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Somalia e in altra maniera vai alla Tunisia, all'Egitto, alla Libia e in altro modo ancora vai ai droni che flagellano il Pakistan, quotidiani come il pane. E ti fermi, a fatica ti fermi sapendo che ovunque si sia posato, si posi lo sguardo estremo d'occidente, spianata la strada da complici e o traditori locali, ha lasciato, lascia dietro di sé distruzione e morte. Sempre. E allora perché ascoltare le menzogne, ancora e ancora. Perché permettere loro di parlare. Ma sai che tutti sanno. E questo fa ancor più male. Procura dolore ancor più. 
E rifai l'analisi del caso. E aspetti. Aspetti la decisione del summit del G20. Aspetti San Pietroburgo. E speri. Ma il summit chiude i battenti su una decisione assente, un accordo assente. E sai che la speranza era pura illusione. Null'altro.
E ancora sono le immagini a parlare nella durata della conferenza stampa dei "grandi" della terra, come suol dirsi. Ma di grande c'è nulla mentre scorrono le immagini. E ne segui tre. Russia, Vladimir Putin, giusta posizione: vengono mandati pochi minuti  . Italia, Enrico Letta, giusta posizione con qualche défaillance: alcuni minuti in più. Usa, Barack Hussain Obama: minuti e minuti e minuti più minuti. E ti dici: ho capito! 
E le parole nell'ultima immagine sono andate convinte a convincere. E sono andate le pause. Sì, le pause sono andate a convincere ancor più. Pause toccanti, accorate, sofferte, pensose. Pause eloquenti molto più che le parole. Pause su punti cruciali quali: "... quattrocento bambini (uccisi dai gas)", come se le migliaia e migliaia di bambini uccisi in Afghanistan, Iraq e... da uranio impoverito  non fossero mai morti, né feti umani e animali si deformassero mostruosamente, né aborti umani si sommassero ad aborti umani. 
Pause su ; "sono decisioni difficili" mentre lo sguardo si abbassa come da peso cosmico, dimenticando il preciso architettato prestabilito disegno strategico. 
Pause su: "siamo soddisfatti per la parte economica" e il sorriso, come non si sapesse, cosa detta in sede, che un attacco, aggressione, alla Siria coinvolgerebbe la regione sprofondando l'economia. Ma sarebbe europea non degli States e indebolirebbe Cina e India e Russia e Giappone non gli States né Arabia né Qatar né Israele. La Francia?, beh, alla Francia ci penserebbero gli investimenti arabii e qatari, motivo per cui la Francia si accoda all'infamia. Sì, non c'è che dire, grande, grande capo comico Barack Hussain Obama, grande formazione, grande preparazione, grande recitazione. Ma questo l'abbiamo già detto, così come sappiamo che la menzogna ripetuta e ripetuta e ripetuta si fa verità. Appare tale. Peccato che addormenti le coscienze. Ma anche questo è quel che si vuole. 
E il pensiero torna a Damasco, alle immagini verità reale. E ti poni di nuovo in attesa richiamando l'ultima dea mentre ti dici: vorrei non aver capito.   
Marika Guerrini

1 commento:

  1. Condivido. Tutto. Un saluto dalla periferia del mondo. Salvatore Ceraldi.

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