mercoledì 24 luglio 2013

...les comédièns

... da un momento all'altro si sono spenti i riflettori sui disordini antigovernativi turchi, sull'ambiguità di Erdogan via via fattasi sempre più forte. Da un momento all'altro si sono spenti i riflettori sulle vicende belliche siriane, sulla decisione dell'Onu di glissare sulla dichiarazione del magistrato svizzero Carla del Ponte circa la responsabilità dei ribelli siriani sull'uso di armi chimiche. Da un momento all'altro si sono accesi i riflettori, se pur in breve flash, sul raid israeliano su Latakia, su quest'azione rivelata esclusivamente dai media statunitensi. Da un momento all'altro si sono "sparati" i riflettori sul golpe egiziano, sulla sua paradossalità dati gli aiuti sauditi e degli Emirati fatti giungere all'esercito malgrado i rivoluzionari salafiti avessero acquistato terreno. Da un momento all'altro abbiamo considerato il sincronismo tra le situazioni accennate. E il sospetto s'è destato secondo quel principio d'allerta per cui quando i riflettori, improvvisi, si spengono su di un obiettivo ancora caldo per accendersi su di un altro in evoluzione, il motivo è da ricercarsi altrove. Altrove è la verità.
Da qui l'approfondimento di ricerca. Da qui l'approfondimento di riflessione. Da qui, come  costume d' occiriente, lo sguardo dall'alto a 360°. Ed ecco in un altrove, palesarsi il motivo.
E' il 13 di luglio di questo nostro anno, tempo centrale al sincronismo di cui sopra, Bashar Jaafari, ambasciatore siriano, dichiara alle Nazioni Unite: "Le autorità siriane hanno scoperto ieri, nella città di Banias 281 barili pieni di sostanze chimiche pericolose, in grado di distruggere un'intera città, se non tutto il paese."
Subito dopo, la SANA, agenzia di stampa siriana, comunica: sequestrati, nei pressi di Damasco, decine e decine di colpi di mortaio pronti per essere riempiti con sostanze chimiche. E ancora: nelle vicinanze di Tartus, sulla costa mediterranea, sono stati sequestrati armi e prodotti chimici esplosivi. E ancora: sequestrati grandi quantità di computer e apparecchiature per comunicazione, sempre sulla costa mediterranea. E ancora: navi militari Usa si sono spostate verso Suez. Perché?
A proposito del raid israeliano reso noto soltanto da un'agenzia Usa, Una fonte dell'Intelligence palestinese dice: "I media internazionali vengono mandati ad inseguire l'oca selvatica, mentre i criminali di guerra se la ridono."
Il fatto è che si vuole perseguire un disegno da tempo tracciato dall'occidente per pararsi dall'avanzare estremo orientale, indi dal fallimento economico, indi dal fallimento bellico, vedi la tomba afghana degli Usa. Pararsi dall'incertezza di un futuro di dipendenza e tutto ciò che sappiamo o possiamo immaginare. 
Il fatto è che per far questo si vuole, vorrebbe, creare un blocco. Il fatto è che il blocco dovrebbe essere composto da paesi islamici della regione. ma dovranno essere sunniti, per via dei partner Arabia Saudita, Emirati e Qatar, mentre Israele, sentinella occidentale regionale, nonché complice di guerre ed artefice di soprusi, Cisgiordania insegna, stipula o riprende alleanze di convenienza. A volte manifeste, a volte occultate, a volte confermate per essere smentite. Secondo quello spirito di menzogna che cavalca da sempre. E allora, i depositi di armi chimiche in Siria, in siti strategici, pronti all'uso, di cui accusare, al momento opportuno, il governo e l'esercito di al-Assad.  
Questo è: il Qatar fornisce con beneplacito britannico e statunitense, le armi chimiche all'agglomerato jihadista già combattente in Libia, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Cecenia, Yemen, ovvero la feccia chiamata "esercito di liberazione" siriano, Israele, in forma Servizi, più che altro, colloca strategicamente il materiale, disinforma e confonde l'opinione pubblica diffondendo menzogne. Questo il suo ruolo. E l'assurdo torna: Israele pur di distruggere gli hezbollah (Libano-Iran), attaccare gli sciiti (Iran), gli alawiti (Siria) e perché no, i cristiani copti, ortodossi (con cattolici e protestanti fa la storia), aiuta l'agglomerato di cui sopra e si allea con alcuni arabi.
Il fatto è che il blocco avrebbe una formazione composta da: Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Siria, ridotta a Stato Islamico sunnita. Il blocco medio orientale sarebbe centrale nonché mediterraneo. Tanti piccioni con una fava. Il blocco annullerebbe Giordania e Libano, probabilmente inglobati. All'Iraq penserebbero i kurdi turchi. L'Iran sarebbe accerchiato fino ad una procurata rivoluzione di disfacimento. Intanto si continuerebbero a perseguitare ed uccidere sciiti, indebolendo sempre più i paesi in cui vivono, in parte complici in parte vittime, vedi Afghanistan, Pakistan. L'Egitto con i salafiti o Fratelli Musulmani, da vedersi, rientrerebbe nell'accordo estendendo il salafismo oltre la frontiera libica, da lì al Nord Africa.
il ruolo della Turchia, più raffinato, sarebbe promuovere il sunnismo nel Caucaso, nel Bacino del Volga, In Asia Centrale a raggiungere la Cina occidentale. 
Tutto chiaro! Ma al limite della fantapolitica. Eppure per questo disegno la visita di Obama in primavera nella regione, per questo la ripresa alleanza tra Turchia e Israele voluta dall'americano. Per questo il rovescio, golpe silenzioso in verità, di Hamad bin Khalifa al-Thani a favore del figlio Tamin bin Hanad al Thani. Di lui, studi londinesi, vita londinese, costume londinese, continuerà la politica paterna, ambigua ma qatari. Per cui aiuto ai ribelli siriani e, come in passato, a Mohammad Morsi, sostegno alla Nato come in Libia, sostegno ai taliban, vedi sede afghana dei taliban. La Qatar Investment Autority continuerà a possedere Harrod's a Londra, come pure la sede dell'Ambasciata Americana, come pure la Miramax Film, come pure a sostenere per l'85% tutti i progetti scientifici inglesi. E ci fermiamo qui.
Molto ci sarebbe da dire sui Fratelli Musulmani, su Tamarrod, su Nur, su Occupy Gezi Park, sulla visita di John Kerry in regione, sui Partiti Laici, sul fatto che l'incrementarsi della guerra in Siria, con esplosioni come architettate e su denunciate, comporterebbe la no-fly zone, giustificherebbe un intervento militare straniero eccetera eccetera.  Molto da dire su questa pièce teatrale dalla scenografia espansa, dalla sceneggiatura ambigua. Molto ci sarebbe da dire sulle alleanze che in questa regione sono mutanti come le sabbie del deserto. Ma ci fermiamo qui. 
Solo un sentore vogliamo comunicare, un semplice sentore: il disegno che tanto tempo ha rubato alla nostra attenzione, non si realizzerà. Questo ci suggerisce l'intuito. Presto calerà il sipario sull'intenzione di esso. Non fosse altro che per l'esaurirsi di qualcosa in teatri di ben più antica tradizione, più antica cultura: il russo, il cinese, l'indiano.
Con un inchino di scuse per il protrarsi delle parole. Sipario.
Marika Guerrini 













martedì 9 luglio 2013

Ramadan

... anno lunare 1434, mese di Ramadan.
E' iniziato in quest'alba del 9 luglio e la parola non si traduce con, digiuno, come per lo più l'occidente dice, scrive, ma è nome a sé che, probabilmente ha a che vedere con l'elemento del calore. Calore terreno indirizzato al divino. Ed è nel mese di Ramadan la notte della Rivelazione, quella del 16, la notte in cui il cielo si apre e in una via di luce gli angeli  vanno avanti e indietro tra cielo e terra, così,  fino alle prime luci dell'aurora. E' la luminosa notte della serenità. 
E' il tempo della messa alla prova di se stessi Ramadan, tempo di autocontrollo, di superamento dell'istintività insita nella natura umana. E autocontrollo include l'astensione da ogni cibo dai primi bagliori dell'alba al tuffarsi della luce nel tramonto, al canto di chiusura del muezzin. Autocontrollo è svincolarsi dalle brame, è castità, è sciogliersi dai vincoli degli appetiti carnali. I bambini, puri in sé, non ne hanno bisogno, così le donne gravide o in giorni di fragilità fisica. E non ne hanno bisogno gli affetti da patologie del corpo come della mente. Già provati dalla vita vengono dispensati da ulteriore prova.
Ramadan è il mese in cui tacciono le armi. Dovrebbero. E' stato così in antico, fino all'altro ieri, ad ieri, a prima. Ora, in quest'anno lunare 1434, come nel 1433, come nel 1432 e andando indietro di anni ormai, le armi non hanno taciuto, non tacciono, non più.
In Siria, Turchia, Libano. Egitto, per limitarci a questo Mare Nostrum che è anche loro, oggi hanno fatto fragore.
E' sul punto di deflagrare la guerra in Egitto. L'Egitto potrebbe seguire la Siria. Lo farà se non s'arrende al disegno tracciato in altro loco, messo in atto in loco. Solito disegno stantio: divide et impera.   
E gli elementi sono gemelli di elementi altrui, altrove. E le dinamiche, fotocopie di dinamiche altrui, altrove. Le città hanno perso identità. Le piazze, le vie sono specchio della non identità di quelle stesse città che l'hanno persa. E i volti, i volti che riempiono le piazze, le vie della non identità, sono maschere di volti affogati nella rabbia, nel dolore, nella disperazione. E maschere di volti s'accalcano alle telecamere, s'affacciano al mondo "civile", alla sua curiosità. E il mondo civile sta a guardare quando la guerra internazionale che flagella la Siria da un tempo che s'è fatto troppo, quando, quanto dilaghi.
E i particolari, come sempre danno la chiave. Così la strage di ieri, lì, al Cairo, dinanzi al quartier generale della Guardia Repubblicana, il luogo dov'è trattenuto agli arresti il deposto Mohammad Morsi. A detta dell'esercito, anti Morsi, strage in risposta ad attacco terroristico, azione non prevista, non voluta. A detta dei Fratelli Musulmani, pro Morsi, azione di guerra compiuta all'alba dall'esercito su uomini donne bambini pacificamente dimostranti in un sit-in. Vittime 77 o 55, non s'è capito, feriti 500 circa, s'è capito. Sette donne, otto bambini, due erano neonati. S'è capito.
E quel che s'è capito perché visto, mandato in onda dalla ripresa satellitare di al-Jazeera, è che i colpi sui corpi defunti sono alla testa. al collo, al petto. Vuol dire spari dall'alto, vuol dire cecchini, vuol dire azione studiata, voluta.
Sì, il particolare fa la differenza, differenza con la Siria. L'esercito siriano risponde agli ordini del capo di Stato. L'esercito egiziano è golpista, risponde agli ordini di chi? Di se stesso? Soltanto? L'esercito egiziano è economicamente indipendente dallo Stato. L'esercito egiziano lo scorso maggio ha ricevuto 1 miliardo di dollari da Washington, la parte di quest'anno. Troviamo un consiglio sul Wall Street Journal, un consiglio per il popolo egiziano, per la propria felicità: permettere ai propri generali di agire come Pinochet che, assumendo il potere nel caos, nominò dei riformatori per: "... creare un libero mercato e portare il paese verso la democrazia". E qui il particolare parla. E il libero mercato canta. E molto. Mentre alla Democrazia non crediamo, da tanto ormai. 
Non crediamo se odora di zolfo, ha fragore di tuono e si tinge di rosso. Men che meno se suggerita, sponsorizzata dagli States, oltre che esportata perché trabocca di zolfo, tuono e rosso. La Democrazia da noi concepita è un'idea alta, molto alta. E' lontana meta da raggiungere. E' evoluzione di un popolo.  E' superamento dei limiti per un'armonia di popolo. Superamento che parte dall'autocontrollo. E in questo ricorda il Ramadan. Ancora non è degli uomini. Forse.
Marika Guerrini