giovedì 13 giugno 2013

Afghanistan... in quattro giorni

...8 giugno, Farah
esplode un ordigno lanciato contro un Lince italiano. Un morto, Giuseppe La Rosa, 31 anni, capitano dei Bersaglieri. Tre feriti non gravi. Azione attribuita a:
I versione - uomo in divisa dell'esercito afghano
II      "      - bambino di 11 anni
III     "      - un taleb
IV     "      - Walick Ahmad, 20 anni quasi, reo confesso quattro giorni dopo.

8 giugno Paktika
un attentato provoca tre morti Usa, due soldati, un civile. Dinamica ad oggi non resa nota, dichiarata soltanto alla base dell'Isaf, pare. Unico elemento noto: l'attentatore indossava la divisa dell'esercito afghano.

9 giugno, Kandahar
rapiti Khan, 10 anni, e Aminullah, 16 anni. Stavano procurando cibo (scaduto) per le rispettive famiglie nei bidoni dei rifiuti esterni alla sede della Questura e a quella dell'Isaf.

10 giugno, distretto di Zhari, presso Kandahar
ritrovati i resti (teste) del piccolo Khan e di Aminullah. Accusati della decapitazione i taliban. Qari Yousef Ahmadi, portavoce dei taliban, asserisce con forza l'estraneità al fatto e dichiara alla BBC: i taliban ritengono questo atto un'atrocità.

10 giugno, Kabul, aeroporto internazionale
4,30 ora locale, sette miliziani attaccano il settore militare dell'aerostazione. Vi è una sede Nato ed altre basi straniere. Morti i sette miliziani. Cinque nel conflitto a fuoco con le forze dell'ordine locali mentre due si sono fatti esplodere.  

11 giugno, Kabul -centro città-
parcheggio esterno alla Corte Suprema e nei pressi dell'Ambasciata Americana, un'auto bomba esplode contro un autobus. 17 morti, personale del tribunale compresi alcuni giudici, e 40 feriti (da vetri e metalli in frantumi) per lo più residenti nel quartiere residenziale adiacente. Azione rivendicata dai taliban. Motivo: la Corte Suprema è il braccio del Governo venduto allo straniero.
Durante il recupero dei feriti un soldato dei soccorsi ad un giornalista straniero che voleva porgli domande: vattene, gli ha detto, è tutta colpa degli stranieri.

11 giugno, Farah
ordigno lanciato contro Lince italiano esplode all'esterno. Illesi gli alpini a bordo, feriti civili afghani, numero non pervenuto né richiesto (non interessa). 

Sì, non c'è molto da aggiungere a questi giorni sommati a giorni di questi eterni dodici anni di guerra laggiù. Dodici e un po'. Escalation di Primavera, narra la leggenda secondo cui i taliban si attivano ancor più con lo scioglimento delle nevi perché lasciano i rifugi dell'Hindu Kush. Ci sarebbe di che regolare gli orologi: lo scioglimento delle nevi dell'Hindu Kush e la recrudescenza dell'offensiva talebana, se non fosse che i taliban non dimorano né scendono dall'Hindu Kush. Non solo non sempre non è detto. Ma questo la coltivata ignoranza d'occidente non lo sa, come non sa o non s'avvede di quanto siano interessanti le divise indossate dagli attentatori, per il solo fatto d'essere indossate, per il solo fatto d'essere dell'esercito o della sicurezza afghana. Sono esplicite d'un movimento intrinseco al popolo anche solo per questo. Molto per questo.
Taliban, mujaheddin, comuni civili, soldati regolari, irregolari, ardua è la distinzione, impossibile ora, oggi, in questi giorni, da tempo.
L'Afghanistan è stanco. Stanco di distruzione, di violenze di ogni tipo, carnali anche, su minori anche, specialità inglese, questa, come la Corte Marziale londinese ci ha mostrato la scorsa settimana, limitandosi a multare un soldato del contingente britannico per abuso su un bambino afghano. Il termine pedofilia non è stato menzionato, ovviamente. 
L'Afghanistan è stanco del subumano che striscia sul suo suolo, che lo calpesta da tanto, troppo. E' stanco di contare i propri morti ogni giorno, 24% in più rispetto al 2012, e sale al 27% se si tratta di bambini, in questo anno a metà del suo corso. Stanco di vittime innocenti per di più offese dalla menzogna, che si fa blasfemia, di chi neppure riconosce il crimine, neppure lo ammette, sì che in episodi come questo:
... immaginate un campo di cereali e otto bambini chini nel cogliere spighe, chicchi. Immaginate un rombo, un aereo, un bombardamento a tappeto. Immaginate l'erba, i cereali, i bambini. Immaginate odore di bruciato e... silenzio. Il più grande aveva 9 anni. Immaginate il villaggio non distante dal campo di cereali. Immaginate l'accorrere dei genitori al tuono delle bombe. Immaginate otto piccole salme tra le braccia dei genitori e un cammino, breve, e una base della coalizione. E' francese in questo caso lo straniero, ma nulla cambia.  
Guardate cosa avete fatto, è lo strazio materno ad urlare mostrando i piccoli corpi dilaniati. No, è stata la risposta straniera, noi abbiamo bombardato i talebani. 
E allora portateci i corpi dei talebani, hanno urlato le voci della strazio e del coraggio riconoscendo la menzogna, portateceli! 
Gli stranieri in divida di "pace" hanno allontanato genitori straziati con i loro piccoli corpi addormentati. Quelli dei talebani, i corpi, non sono stati mai mostrati. Non c'erano. 
Tutto può farsi liberazione. Tutto purché non pronunci parlata straniera. 
Marika Guerrini      
foto di Barat Alì Batoor

2 commenti:

  1. in questi tragici e bellissimi racconti che ci
    regali si percepiscono pur nel dolore e nello strazio
    che quotidianamrnte subiscono la dignità e la fierezza di queste popolazioni mentre nel cosiddetto occidente ci sono sempre di più schiavi
    ignari di esserlo

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  2. ... ed è dignità e fierezza la loro essenza, se pur ora ricoperta di stracci. Grazie anche e loro nome! M.G.

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