... potremmo far partire lo sguardo di ricognizione sul nuovo Great Game che si sta svolgendo nel nostro vicino oriente quasi europeo, da vari episodi e situazioni, ad esempio il colpo di Stato contro Viktor Yanukovic che nel bene o nel male era legittimo presidente per via d'elezione, o dalla Crimea con la sua maggioranza russofona che all'avanzare qualche ora fa, senza sparare un colpo, dei soldati russi, non ha opposto alcuna resistenza anzi, o potremmo partire dal fatto che, da recente indagine governativa americana (Usaid), solo il 40% degli ucraini vuole l'annessione all'Europa, o dal fatto che noi, democrazie europee, plaudiamo alla scarcerazione d'un colpevole fino a prova contraria e alla nomina a presidente ad interim della sua persona di fiducia infischiandocene del potere legislativo di un paese altro, o anche dai 40mila kilometri di gasdotti che coprono l'Ucraina e da cui incassa 3miliardi di dollari l'anno grazie alle tasse di transito Russia-Europa. Si potrebbe andare avanti e dimostrare anche per piazza Maidan, come in passato per piazza Tahrir ed altre, che i ribelli siano stati sobillati, ma siamo noi ora ad infischiarcene di tutte queste cose e cosucce venute a noia, quindi ci limitiamo ad evidenziare due o tre fatti trascurati e lo facciamo a cominciare da una carta geografica, quella del Mar Glaciale Artico. Su questa carta focalizziamo gli attori, i rispettivi spazi, le distanze, mentre teniamo presente l'Unione Sovietica, il suo tempo, in esso l'importanza strategica, a dir poco fondamentale, dello scenario artico da cui l'ingresso all'Atlantico.
Era sull'Artico che si attuavano in volo i corsi programmati dei bombardieri strategici, dei missili intercontinentali. Era sull'Artico la Flotta del Nord, la base dei sottomarini missilistici. E le azioni della Flotta, non di rado ritenute attacchi alla Nato durante la Guerra Fredda, erano sull'Artico. E la ventilata, più d'una volta, guerra nucleare aveva lo stesso scenario artico. Poi, riguardanti anche l'Artico, si sono avuti dei cambiamenti con il nuovo assetto internazionale: l'OSK (comandi strategici unificati), il West (distretto militare occidentale) e ovviamente la fine dell'URSS per giungere, distanti dall'Artico ma solo geograficamente, ai recenti teatri di guerra, con i motivi che sappiamo falsi, con le occasioni che sappiamo costruite, con le alleanze più o meno confessate, le simpatie più o meno dichiarate, eccetera eccetera.
Tenendo presente tutto questo, portiamo ora lo sguardo alla Russia odierna, lì troviamo un interessante progetto, il progetto di un nuovo USC ( Comando Strategico Unito) basato sulla Flotta del Nord: ricreare una protezione russa nell'Artico. Vale a dire ripristinare le infrastrutture militari quindi rafforzare la Marina Militare nella sua flotta e l'Aeronautica Militare, ovvero fare dell'Artico, come in passato, un efficace organo di controllo che assolva ai compiti militari di allerta, copertura, protezione di basi navali, missilistiche etc., contemporaneamente stando a difesa di eventuali attacchi terroristici contro le infrastrutture petrolifere. Sottintendendo così anche un ruolo di controllo e difesa dell'economia russa nella regione e su chi l'attraversa. Questo progetto, ora nell'intenzione in quanto privo di corpo formale ovvero non ancora fissato su di un documento ufficiale, risulta però assolutamente determinato per una sua imminente attuazione.
Poi lo sguardo viene attratto dall'India, da Nuova Delhi, sede lo scorso febbraio di Defexpo-2014, la fiera degli armamenti di Terra, armamenti Navali militari e dei Sistemi di Sicurezza bellica del territorio. Lì risultano due ambiziosi progetti russo-indiani, uno prevede la costruzione di un FGFA, un caccia della quinta generazione e l'altro la costruzione di un MTA, aereo da trasporto multiruolo. L'interessante è nell'essere i due progetti, assolutamente congiunti sia nella costruzione come nell'effettuarsi della fabbricazione che interesserebbero sia la Russia che l'India e congiunte sarebbero persino le azioni dell'azienda al 50%, con quartier generale a Nuova Delhi. La realizzazione dei progetti avanzerebbe di gran lunga l'Aeronautica Militare dell'India e alzerebbe di gran lunga il livello tecnologico della Russia nonché la competenza dei suoi progettisti. Questo preoccupa chi, nel nostro emisfero, è malato di espansionismo, per di più ipocrita, infatti non sono tanto i progetti in sé a preoccupare, quanto lo stretto accordo, quindi rapporto, quindi possibile futura alleanza, che da tempo sta silenziosamente conformandosi, tra due potenze che singolarmente sono militarmente gestibili e unite non lo sarebbero. Chi segue le nostre pagine sa che più d'una volta abbiamo accennato, conoscendo quei popoli, ad un probabile possibile non lontano asse orientale.
Tra l'altro, Vladimir Putin, poco tempo fa ha annunciato la formazione di un'unione doganale con Kazakistan e Bielorussia, due repubbliche ex Unione Sovietica. Questo da attuarsi entro il 2015. A questo va aggiunto che lo scorso novembre, al vertice di Vilnius, l'Ucraina come l'Armenia, aveva deciso di non entrare nell'orbita europea bensì aderire anch'essa all'unione doganale russa, del resto la fornitura di gas russo a prezzi scontati del 30% era già in atto da tempo e lo scorso dicembre, Putin, oltre allo sconto sul gas, aveva sostenuto l'economia ucraina con 15miliardi di dollari in aiuti finanziari. E non dimentichiamo che la Nato ha fatto sua forza di accerchiamento, ché questo è, proprio le ex repubbliche sovietiche indebolite dal passato regime, per questo ancor più sensibili al vecchio bluff del "sogno americano" che hanno così permesso d'essere infestate da basi militari Usa. Non ne siamo forse stracolmi anche noi non ex sovietici?
E' ben strano che in un mondo fatto di economia, in un paese quale l'Ucraina, non certo incorrotto, vedi la Tymoshenko, il popolo abbia rinunciato spontaneamente a tutto questo per un'illusoria "libertà" europea segnata da un'economia in miseria con un mercato in cui l'agricoltura e l'industria ucraine sarebbero non competitive. Ma ora ci fermiamo qui, attendiamo come tutti lo svolgersi delle azioni, vedremo se si tratterà di venti di guerra. Solo, per non dimenticare, c'è chi invade, occupa distrugge rade al suolo sottoscrive migliaia e migliaia di morti innocenti in nome della "giustizia" della "libertà" del "rispetto dei diritti umani" per non parlare poi della "democrazia" e chi occupa dichiarando "lo faccio per difendere i miei interessi nazionali". E con una chiusa di cui ringraziamo Franco Battiato, mentre ricomponiamo nella mente la melodia, fermiamo le parole:
"...e il maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire...".
Marika Guerrini
Era sull'Artico che si attuavano in volo i corsi programmati dei bombardieri strategici, dei missili intercontinentali. Era sull'Artico la Flotta del Nord, la base dei sottomarini missilistici. E le azioni della Flotta, non di rado ritenute attacchi alla Nato durante la Guerra Fredda, erano sull'Artico. E la ventilata, più d'una volta, guerra nucleare aveva lo stesso scenario artico. Poi, riguardanti anche l'Artico, si sono avuti dei cambiamenti con il nuovo assetto internazionale: l'OSK (comandi strategici unificati), il West (distretto militare occidentale) e ovviamente la fine dell'URSS per giungere, distanti dall'Artico ma solo geograficamente, ai recenti teatri di guerra, con i motivi che sappiamo falsi, con le occasioni che sappiamo costruite, con le alleanze più o meno confessate, le simpatie più o meno dichiarate, eccetera eccetera.
Tenendo presente tutto questo, portiamo ora lo sguardo alla Russia odierna, lì troviamo un interessante progetto, il progetto di un nuovo USC ( Comando Strategico Unito) basato sulla Flotta del Nord: ricreare una protezione russa nell'Artico. Vale a dire ripristinare le infrastrutture militari quindi rafforzare la Marina Militare nella sua flotta e l'Aeronautica Militare, ovvero fare dell'Artico, come in passato, un efficace organo di controllo che assolva ai compiti militari di allerta, copertura, protezione di basi navali, missilistiche etc., contemporaneamente stando a difesa di eventuali attacchi terroristici contro le infrastrutture petrolifere. Sottintendendo così anche un ruolo di controllo e difesa dell'economia russa nella regione e su chi l'attraversa. Questo progetto, ora nell'intenzione in quanto privo di corpo formale ovvero non ancora fissato su di un documento ufficiale, risulta però assolutamente determinato per una sua imminente attuazione.
Poi lo sguardo viene attratto dall'India, da Nuova Delhi, sede lo scorso febbraio di Defexpo-2014, la fiera degli armamenti di Terra, armamenti Navali militari e dei Sistemi di Sicurezza bellica del territorio. Lì risultano due ambiziosi progetti russo-indiani, uno prevede la costruzione di un FGFA, un caccia della quinta generazione e l'altro la costruzione di un MTA, aereo da trasporto multiruolo. L'interessante è nell'essere i due progetti, assolutamente congiunti sia nella costruzione come nell'effettuarsi della fabbricazione che interesserebbero sia la Russia che l'India e congiunte sarebbero persino le azioni dell'azienda al 50%, con quartier generale a Nuova Delhi. La realizzazione dei progetti avanzerebbe di gran lunga l'Aeronautica Militare dell'India e alzerebbe di gran lunga il livello tecnologico della Russia nonché la competenza dei suoi progettisti. Questo preoccupa chi, nel nostro emisfero, è malato di espansionismo, per di più ipocrita, infatti non sono tanto i progetti in sé a preoccupare, quanto lo stretto accordo, quindi rapporto, quindi possibile futura alleanza, che da tempo sta silenziosamente conformandosi, tra due potenze che singolarmente sono militarmente gestibili e unite non lo sarebbero. Chi segue le nostre pagine sa che più d'una volta abbiamo accennato, conoscendo quei popoli, ad un probabile possibile non lontano asse orientale.
Tra l'altro, Vladimir Putin, poco tempo fa ha annunciato la formazione di un'unione doganale con Kazakistan e Bielorussia, due repubbliche ex Unione Sovietica. Questo da attuarsi entro il 2015. A questo va aggiunto che lo scorso novembre, al vertice di Vilnius, l'Ucraina come l'Armenia, aveva deciso di non entrare nell'orbita europea bensì aderire anch'essa all'unione doganale russa, del resto la fornitura di gas russo a prezzi scontati del 30% era già in atto da tempo e lo scorso dicembre, Putin, oltre allo sconto sul gas, aveva sostenuto l'economia ucraina con 15miliardi di dollari in aiuti finanziari. E non dimentichiamo che la Nato ha fatto sua forza di accerchiamento, ché questo è, proprio le ex repubbliche sovietiche indebolite dal passato regime, per questo ancor più sensibili al vecchio bluff del "sogno americano" che hanno così permesso d'essere infestate da basi militari Usa. Non ne siamo forse stracolmi anche noi non ex sovietici?
E' ben strano che in un mondo fatto di economia, in un paese quale l'Ucraina, non certo incorrotto, vedi la Tymoshenko, il popolo abbia rinunciato spontaneamente a tutto questo per un'illusoria "libertà" europea segnata da un'economia in miseria con un mercato in cui l'agricoltura e l'industria ucraine sarebbero non competitive. Ma ora ci fermiamo qui, attendiamo come tutti lo svolgersi delle azioni, vedremo se si tratterà di venti di guerra. Solo, per non dimenticare, c'è chi invade, occupa distrugge rade al suolo sottoscrive migliaia e migliaia di morti innocenti in nome della "giustizia" della "libertà" del "rispetto dei diritti umani" per non parlare poi della "democrazia" e chi occupa dichiarando "lo faccio per difendere i miei interessi nazionali". E con una chiusa di cui ringraziamo Franco Battiato, mentre ricomponiamo nella mente la melodia, fermiamo le parole:
"...e il maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire...".
Marika Guerrini
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