martedì 9 settembre 2014

Afghanistan 1996-2014 la storia in una lettera

  ... riportiamo  qui la lettera integrale di Ahmad Shah Massoud agli Stati Uniti d'America perché la riteniamo ancora emblematica dell'attuale situazione internazionale.

"8 ottobre 1998- da Ahmad Shah Massoud Ministro della difesa stato Islamico dell'Afghanistan
per mezzo del
Comitato del senato degli Stati Uniti sugli Affari esteri
A riguardo degli eventi in Afghanistan
Nel nome di dio
Signor Presidente, onorati rappresentanti del popolo degli Stati Uniti d'America. vi mando oggi questo messaggio in nome della libertà e del pacifico popolo dell'Afghanistan, dei Mujaheddin che lottano per la libertà e che hanno combattuto e vinto il comunismo sovietico, degli uomini e delle donne che stanno ancora resistento all'oppressione e all'egemonia straniera e nel nome di più di un milione e mezzo di martiri afghani che hanno sacrificato le loro vite per aver sostenuto alcuni degli stessi valori e ideali ugualmente condivisi dagli Americani e dagli Afghani. Questo è un momento unico e cruciale nella storia dell'Afghanistan e in quella del mondo, un tempo in cui l'Afghanistan ha oltrepassato ancora un altro limite e sta entrando in un nuovo periodo di lotta e di resistenza per la propria sopravvivenza come nazione libera e stato indipendente.   
Ho trascorso gli ultimi venti anni, la maggior parte della mia giovinezza e maturità, insieme ai miei compatrioti, al servizio della nazione afghana, combattendo un'ardua battaglia per conservare la nostra libertà, l'indipendenza, il diritto all'autodeterminazione e la dignità. Gli Afghani hanno combattuto per dio e per la patria, a volte da soli, altre volte con il supporto della comunità internazionale. Contro tutte le aspettative noi, ossia i popoli liberi e gli Afghani, abbiamo arrestato e dato scacco matto all'espansionismo sovietico dieci anni fa. Ma il vigoroso popolo del mio paese non ha saputo conservare i frutti della vittoria. al contrario è stato spinto in un vortice di intrighi internazionali, inganni, strapotere dei grandi e lotte intestine. Il nostro paese e il nostro nobile popolo è stato brutalizzato, vittima di avidità mal riposta, disegni di egemonia e ignoranza. anche noi afghani abbiamo sbagliato. La nostra povertà è il risultato di innocenza politica, inesperienza, vulnerabilità, vittimismo, liti e personalità boriose. Ma in nessun caso questo giustifica ciò che alcuni dei nostri, così detti alleati nella Guerra Fredda, hanno fatto per minare proprio questa vittoria e scatenare i loro diabolici piani per distruggere e soggiogare l'Afghanistan. Oggi il mondo vede chiaramente i risultati di azioni così scellerate e malvagie. Il centro-sud dell'Asia è in tumulto. Alcuni paesi sono sull'orlo della guerra. Produzione illegale di droga, attività e piani terroristici stanno nascendo. Stanno avvenendo omicidi di massa etnici motivati religiosamente, migrazioni forzate e i basilari diritti degli uomini e delle donne, vengono impunemente violati.
Il paese è stato gradatamente occupato da fanatici, estremisti, terroristi, mercenari, trafficanti di droga e assassini professionisti. Una fazione, i Taliban (che non rappresentano in alcun modo l'Islam, né l'Afghanistan, né il nostro patrimonio culturale antico di secoli), ha inasprito questa situazione esplosiva, con la diretta assistenza straniera. Non cercano né desiderano discutere né vogliono raggiungere un accordo con nessuna delle altre fazioni afghane. Sfortunatamente questi oscuri avvenimenti non si sarebbero potuti verificare senza il diretto supporto di circoli governativi e non governativi del Pakistan. i nostri servizi segreti ci indicano che, oltre a ricevere appoggio e logistica militare, carburante e armi, incluso personale paramilitare e consiglieri militari, 28mila pakistani fanno parte delle forze di occupazione in varie parti dell'Afghanistan, al momento deteniamo più di 500 pakistani, che fanno parte del personale militare, nei nostri campi POW.
Tre grandi preoccupazioni: terrorismo, droga e diritti umani, nascono dalle aree conquistate dai taliban, ma sono istigate dal Pakistan, andando così a formare gli angoli interconnessi di un triangolo di crudeltà. Per molti Afghani, senza distinzione di etnia o religione, l'Afghanistan è un paese di nuovo occupato. Permettetemi di correggere alcune notizie fallaci che vengono diffuse dai seguaci dei Taliban e dai loro sostenitori in tutto il mondo. Anche nel caso di controllo dei Taliban nel breve e nel lungo termine, questa situazione non sarà favorevole a nessuno. Non porterà stabilità né pace né propsperità nella regione. Il popolo dell'Afghanistan non accetterà un regime così repressivo. Le varie regioni non si sentiranno più sicure, né al riparo. La resistenza non si fermerà in Afghanistan, prenderà dimensione internazionale passando per tutte le etnie afghane e per tutti gli stati sociali. L'obiettivo è chiaro. Gli Afghani vogliono riguadagnare il loro diritto all'autodeterminazione, attraverso un meccanismo democratico o tradizionale accettato dal nostro popolo. Nessun gruppo, fazione o individuo ha il diritto di dettare o imporre il proprio volere con la forza o procurare che siano altri a farlo. Ma innanzi tutto devono essere superati gli ostacoli, la guerra deve finire, solo dopo aver stabilizzata la pace e creato un governo di transizione ci potremo muovere verso un governo rappresentativo.
Vogliamo puntare a questo nobile obiettivo. Lo consideriamo come parte del nostro dovere, dovere di difendere l'umanità dal flagello dell'intolleranza, dal fanatismo e dalla violenza. Ma la comunità internazionale e le democrazie del mondo non dovrebbero perdere tempo, dovrebbero invece cercare, grazie al loro ruolo critico, di aiutare in ogni modo il valoroso popolo dell'Afghanistan a superare le difficoltà che vi sono verso la libertà, la pace, la stabilità e la prosperità. Dovrebbe essere esercitata grande pressione su quei paesi che si oppongono alle aspirazioni del popolo afghano. Vi esorto ad intraprendere discussioni costruttive e sostanziali con i vostri rappresentanti e con tutti gli Afghani che possono e vogliono far parte di un ampio consenso per la pace e la libertà dell'Afghanistan.
Con tutto il dovuto rispetto e i miei più sentiti auguri per il governo e il popolo degli Stati Uniti. 
Ahmad Shah Massoud"

Massoud attese invano una risposta che non giunse. Tutto gli risultò sempre più chiaro. Gli Usa continuarono a rifornire di armi non solo i mujaheddin ma molto più il Pakistan, a favorire qui i gruppi fondamentalisti, molti stranieri, attraverso i servizi segreti americani e pakistani. I Taliban, quello stesso anno, presero il controllo di Kabul.  La storia andò come andò. Massoud  a Strasburgo nel 2000: " Come potete non capire che se io lotto per fermare l'integralismo talebano lotto anche per voi e per l'avvenire di tutti". Molti lo derisero. Ma tutto questo l'abbiamo già detto in altre pagine. Ora lo ricordiamo.
Fu assassinato in un attentato compiuto da falsi giornalisti  macrebini suicidi due giorni prima delle Twin Towers. 
Era il 9 di settembre del 2001, a Khavajeh Baha od Din, nord dell'Afghanistan. Gli elicotteri non potevano decollare. C'era tanta polvere quel giorno. Ma anche questo è ricordo.
Marika Guerrini  
foto di copertina,  M. Guerrini "Massoud l'afghano il tulipano dell'Hindukush" Roma 2005




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