venerdì 25 dicembre 2015

l'Islam di Rumi e l'albero di Natale

..."... fin  quando non sentì i dolori del parto, Maria non si diresse verso l'albero della felicità.  Poi, quando giunsero, i dolori del parto la spinsero verso l'albero dei datteri e quest'albero da tempo rinsecchito, cominciò a produrre frutti. Il corpo (dell'albero) è Maria e ciascuno possiede in sé un Gesù". 
Stralcio questo di un'opera ben più ampia, parole scritte da Galâl al-din Rûmî, in occidente conosciuto come Jalaloddin Rumi, poeta afghano del XIII secolo  (1207- 1273), nato in quella regione del nord dell'Afghanistan patria di grandi leggende perché patria di grandi uomini ispirati. Con lui, con Rumi, fondatore del ramo islamico esoterico dei Dervisci Rotanti che in Turchia esaurì i suoi giorni terreni, un altro grande esempio di grandezza, Zaratustra figlio anch'egli di quella stessa terra.
Così, da Balkh, la città sulla Via della Seta, a pochi kilometri dal grande fiume Amu Daria, da quell'antica Bactria greca, da quell'antico tempo, dall'Islam, con le parole di Rumi giunge a noi il significato dell'albero di Natale, dei  suoi frutti di luce, quei frutti  nati in seno alla Maria delle Marie, a ricordare l'origine divina d'ogni uomo.
Marika Guerrini

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