Sei ospite della taverna? Rispetta chi ha gioia ribelle, ché se ebbrezza t'arreca molestia son gravi dolori.
Occasione di lucro, una sera d'incontro: trascorre quest'epoca nostra e non cessa di volger la ruota del cielo, a recar notti e giorni.
A chi dispone del palanchino di Leilā, che è culla alla luna, ispira, Signore, nel petto di volgere là dov'è il Folle ( Majnun).
Primavera di vita, mio cuore, fa' tua, chè un prato, lo sai, cento fiori di selva, e ben mille usignoli, son cose d'ogni anno.
Questo cuore ferito, oh, Signore, entrò a patto col ricciolo tuo: tu ordina al dolce rubino che a quello la pace conceda.
Voglia Iddio che da vecchio il poeta, entro questo giardino, ancor sieda su sponda di rivo, e recinga d'abbraccio un cipresso. ( Hāfez*, Canzoniere - gazal CXI-)
Ieri 20 Farvardin 1392, alle ore 05,30, equinozio di primavera, è iniziato il NowRuz, letteralmente Nuovo Anno, durerà tre giorni intensi, in cui si fanno e ricevono gli auguri, ed altri successivi dieci giorni. Questo accade in Afghanistan, in Iran, in Azerbaigian, Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Turchia, ed anche in Albania.
Tante sono le tradizioni che accompagnano questo giorno, qui ne ricordiamo solo alcune, come quella, Afghanistan, di andare a piedi nudi sull'erba novella, affinché ci trasmetta la forza e la capacità del rinnovarsi. O anche, sempre Afghanistan, quella di saltare su sette fuochi, dicendo: tutto il giallo mio a te, tutto il rosso tuo a me, vale a dire: che il fuoco prenda la mia rabbia (bile giallo) e mi dia la sua forza (rosso). Poi c'è la tavola simbolica, la tavola delle haft-sin, letteralmente le "sette S", che vuole sulla tavola imbandita per la festa, la presenza di sette cibi il cui nome inizi per esse, ognuno con un simbolico significato:
Sabzeh, germogli di grano e di lenticchia, a simboleggiare la rinascita;
Sib, la mela, bellezza e proliferazione;
Sir, l’aglio, salute;
Serkeh, aceto, simboleggia la pazienza;
Somaqh, il sommacco, una spezia acidificante rappresenta la gentilezza;
Senjed, bacca di biancospino, simbolo
dell’amore;
Samanù, dolce fatto con farina e germogli di
frumento, a simbolo di forza e abbondanza.
A questi simboli, al tempo di Hāfez si aggiunsero il libro del Corano, il libro delle poesie hāfeziane, le uova sode colorate, le monete, lo specchio e, cosa che troviamo deliziosa, i pesciolini rossi che guizzano in acqua a simboleggiare audacia e libertà.
Ed è su questa immagine di audacia e libertà della tavola simbolica e sulle belle immagini suscitate dal grande Hāfez, che desideriamo almeno per tre giorni, dimenticare le guerre, gli stenti, gli affanni, i dolori e gioire con questa gente, e danzare e cantare alla nuova primavera che sia, malgrado tutto, di rinascita.
Marika Guerrini
nota
* Šamso'l-Din Mohammad nacque tra il 1320 e il 1337, a Širāz , il capoluogo del Fārs, la Perside storica., regione sud-occidentale dell'odierno Iran. In quella città sposò, ebbe dei figli e visse, tranne brevi periodi, fino alla sua morte nel 1390. I suoi studi nelle scuole di Teologia, pressoché uniche al tempo, gli ottennero il titolo di hāfez, che vuol dire memorizzatore del Corano, fu lui stesso poi ad usarlo come pseudonimo poetico.
Si.seguiamo le loro danze la loro gioia.rinasciamo con loro...grazie
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