... " Da curve di nuvoli aleggia
in grembo al meriggio turchino,
la voce dei mondi: è un bambino,
che guida una candida greggia
a pascer di steli
di sole, nei cieli.
E il piccolo bimbo è il pastore
celeste, che parla e risponde
all'umili pecore monde
lungh'esse le prata sonore,
dov'erbe e mentastri
fioriscono in astri.
Con flauto d'angelico argento
dà voce alla melodia grande
che sboccia fra i mondi, e s'espande
fin dentro la terra, col vento
che in nubi sorregge
candori di gregge. "
Arturo Onofri
Arturo Onofri, poeta e scrittore (Roma 15 settembre 1885- Roma, 25 dicembre 1928).
La poesia di Onofri dal carattere universale e atemporale, silenziosa, si staglia, nei primi anni del Novecento, tra le massime espressioni poetiche italiane, cogliendo appieno quel momento storico di grande fecondità, ricerca e trasformazione che, al tempo, investì tutto lo scibile dell'arte.
La poetica di Onofri, frutto di un lungo, nonché tormentato, itinerario stilistico iniziato nel 1907, approda a lidi che si proiettano ben oltre la mera ricerca stilistico-letteraria, se pur raffinata, verso contenuti metafisici che fanno di questo giovane poeta, Onofri muore all'età di 42 anni, un esponente di spicco nella rosa di poeti e scrittori italiani fuori dal tempo. La componente cosmica che alberga nelle sue righe si fa emblematica del percorso interiore di ogni essere umano, per evidenziarsi, con Onofri, in quelle che saranno le sue ultime opere. Molto di questo suo percorso artistico-metafisico, si deve all'incontro (1917) con l'opera del filosofo austriaco Rudolf Steiner, fondatore dell'Antroposofia, da qui trasse, per poi sviluppare, la propria cosmologia poetica da cui la possibilità di sperimentare il proprio Io Superiore attraverso un percorso cristico e, in tal modo, unirsi allo Spirito presente nell'Universo.
Questa sua cosmologia poetica sfocerà nel complesso ciclo lirico onofriano Terrestrità del sole, i cui primi due volumi: Terrestrità del sole, che denomina l'intera raccolta, e Vincere il drago, verranno pubblicati rispettivamente nel 1927 e nel 1928, ultimo anno di vita del poeta, mentre gli altri quattro volumi: Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del Gral (1932) e Aprirsi in fiore (1935) verranno pubblicati postumi.
In questa pagina abbiamo scelto tra le tante meraviglie del poeta romano, una semplice ode al Natale, in armonia con il momento temporale in atto. Ma le righe di Onofri di cui sopra, non saranno le sole ad essere ospitate da occiriente, da ora in poi, non di rado, occiriente ospiterà i versi di colui che ritiene un grande poeta della nostra lingua da troppo tempo dimenticato e di cui invece, della tematica delle sue opere, la cultura non solo italiana ma europea contemporanea, necessiterebbe al fine di comprendere il proprio brancolare tra dubbi e incertezze d'ogni genere. Così come ne necessita la stessa lingua italiana impoverita sempre più dall'incalzare di modalità letterarie di radice anglofona nonché di termini anglofoni presenti non soltanto nella lingua parlata, ma in quella scritta con risultato deturpante e dei contenuti che vengono ad impoverirsi e degli stili assenti della loro presenza e dei ritmi letterari sempre più rari quando non nulli. Per non parlare dell'arte poetica in sé, la poesia, oramai quasi sempre priva di contenuti evocanti immateriali cosmiche sostanze, compito proprio ad ogni arte che aspiri ad essere Arte con la maiuscola, poesia, nella maggior parte dei casi, degradata, ridotta a sfogo psichico del non senso, priva d'ogni senso di tipo superiore, poesia dalla nulla dignità letteraria, esattamente opposta alla poetica onofriana.
Ora concludiamo con uno stralcio di altri versi del poeta:
Marika Guerrini
Questa sua cosmologia poetica sfocerà nel complesso ciclo lirico onofriano Terrestrità del sole, i cui primi due volumi: Terrestrità del sole, che denomina l'intera raccolta, e Vincere il drago, verranno pubblicati rispettivamente nel 1927 e nel 1928, ultimo anno di vita del poeta, mentre gli altri quattro volumi: Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del Gral (1932) e Aprirsi in fiore (1935) verranno pubblicati postumi.
In questa pagina abbiamo scelto tra le tante meraviglie del poeta romano, una semplice ode al Natale, in armonia con il momento temporale in atto. Ma le righe di Onofri di cui sopra, non saranno le sole ad essere ospitate da occiriente, da ora in poi, non di rado, occiriente ospiterà i versi di colui che ritiene un grande poeta della nostra lingua da troppo tempo dimenticato e di cui invece, della tematica delle sue opere, la cultura non solo italiana ma europea contemporanea, necessiterebbe al fine di comprendere il proprio brancolare tra dubbi e incertezze d'ogni genere. Così come ne necessita la stessa lingua italiana impoverita sempre più dall'incalzare di modalità letterarie di radice anglofona nonché di termini anglofoni presenti non soltanto nella lingua parlata, ma in quella scritta con risultato deturpante e dei contenuti che vengono ad impoverirsi e degli stili assenti della loro presenza e dei ritmi letterari sempre più rari quando non nulli. Per non parlare dell'arte poetica in sé, la poesia, oramai quasi sempre priva di contenuti evocanti immateriali cosmiche sostanze, compito proprio ad ogni arte che aspiri ad essere Arte con la maiuscola, poesia, nella maggior parte dei casi, degradata, ridotta a sfogo psichico del non senso, priva d'ogni senso di tipo superiore, poesia dalla nulla dignità letteraria, esattamente opposta alla poetica onofriana.
Ora concludiamo con uno stralcio di altri versi del poeta:
" ... Figlio, se alla persona tua non muori,
per rinascere un uomo universale,
i tuoi moventi umani, odi ed amori,
sono in balia d'una altro te, ch'è male..."