... ieri, ho ricevuto una nuova recensione sul mio "Oltre le mura di Baghdad", scorrerla e decidere di renderne partecipi i lettori di occiriente, è stato un tutt'uno. Renderne partecipi i lettori tutti, compresi coloro che per caso si trovano ad aprire le sue pagine, motivo: il contenuto.
La recensione, infatti, oltre che recensire il libro, si fa ulteriore testimonianza, se mai ve ne fosse bisogno, delle nostre guerre, distruzioni, del nostro "problema immigrati", del nostro, italiano, aderire a modalità invasive che non dovrebbero appartenerci perché ripudiate dalla e nella Costituzione Italiana, così come gli armamenti di un certo tipo e a certi scopi. Si potrebbe continuare, ma sintetizziamo con: si fa testimone di questi nostri tempi. Ascoltiamo quindi le parole di Humeyra Gucuk (1) autrice della recensione, che ufficialmente e pubblicamente ringraziamo.
La recensione, infatti, oltre che recensire il libro, si fa ulteriore testimonianza, se mai ve ne fosse bisogno, delle nostre guerre, distruzioni, del nostro "problema immigrati", del nostro, italiano, aderire a modalità invasive che non dovrebbero appartenerci perché ripudiate dalla e nella Costituzione Italiana, così come gli armamenti di un certo tipo e a certi scopi. Si potrebbe continuare, ma sintetizziamo con: si fa testimone di questi nostri tempi. Ascoltiamo quindi le parole di Humeyra Gucuk (1) autrice della recensione, che ufficialmente e pubblicamente ringraziamo.
“Due i personaggi portanti del romanzo:
Richard, giornalista americano e Ahmad, giovane interprete iracheno.
Al giornalista manca il suo passato,
lontano, é perduto, ritorna a Baghdad per incontrarlo, rivederlo, odorarlo, ma
non è piú la stessa cosa.
Il giovane Ahmad, aveva uno scopo come
tutti i giovani, ma lui era diverso, in realtà Ahmad aveva un sogno, il sogno:
vivere meglio. Ma il suo “vivere meglio” cos’era, cos’è, per gli Occidentali?
Per comprendere questo bisogna
conoscere l’Oriente, bisogna sentire l’Oriente, forse, in verità, basta
chiamarsi Ahmad. Questo spiegherebbe tutto, spiegherebbe il loro essere
ospitali, coraggiosi, leali, giusti. Spiegherebbe anche l’aver un sogno
intoccabile, irrinunciabile, il sogno di emigrare senza sapere dove, con la
speranza d’essere piú felici. Ma quale felicitá? E allora si sogna di
essere dentro al sogno, e a quale sogno se non quello americano? E perché
l’America? Perché é lontana? Perché intoccabile? Perché irragiungibile?
E allora la speranza. Ma la speranza qualche volta si fa distruttrice. Povero
Ahmad!
Il giornalista, rivissuto il suo
passato attraverso il presente, cercherà un porto, come nave nell’oceano in
tempesta. Lo troverà in Italia, a Roma. Qui continuerà a rivivere pezzi della
sua vita, qui gli si mostreranno pezzi che mancavano, che non combaciavano con
le guerre create dai Paesi imperialisti, guerre che non permettevano a nessuno
in Medio-Oriente, così come nell’Asia più lontana, d’avere speranza.
La lealtá non ha importanza per questi
Paesi e neppure la saggezza. Il coraggio si, ma solo se a loro vantaggio.
“Oltre le mura di Baghdad” con il suo
Ahmad, mi hanno fatto rivivere la mia vita lavorativa con i profughi che
venivano da me, nel mio ufficio quando, abbandonata la loro terra, aspettavano
di poter attraversare l’oceano con l’incognita speranza d’una vita. Speranza
che dava loro la vita, ma che, a gran parte di loro, faceva perdere la vita.
Era il 2003 quando arrivarono in
Turchia, per sfuggire agli invasori, iracheni disperati e delusi. Quando
iniziarono ad arrivare, giá tanti di loro erano dati per dispersi o morti.
“Oltre le Mura di Baghdad”, questo libro, è stato un flashback
per
me. Mi ha fatto ricordare i volti tristi, disperati, ma
anche furiosi, di quella gente che aveva perso tutto.
Ricordo ancora una famiglia
giunta
da Baghdad ad Istanbul nel mio ufficio.
Appena seduti davanti a me, il capofamiglia, non molto giovane,
cominciò a tremare dal nervosismo, le lacrime volevano liberarsi ma lui non permetteva
loro di scorrere, da capofamiglia, non doveva, e non voleva,
mostrare
la
sua debolezza a sua moglie ed ai suoi figli. Doveva
dar loro coraggio.
Feci uscire moglie e figli dalla
stanza. I bambini li feci accompagnare nella sala dei giochi, la
moglie nella sala delle signore che praticavano
manifatture,
così si sarebbero distratti un po', anche se questo
non
avrebbe
mai sostituito il loro immenso dolore.
Cosí rimasi nella stanza da sola con
quel
signore
di
Baghdad.
Fu allora che quel signore permise alle sue lacrime di sgorgare dagli occhi come un
torrente, giú, verso il cuore, lì dov’era nascosto il
dolore. Dolore di lasciare la propria Patria, ma
anche rabbia verso gli invasori che avevano distrutto Baghdad, che
stavano distruggendo l’Iraq.
Il mio colloquio-intervista durò piú
di
tre ore, alla fine, il signore di Baghdad aveva liberato tutti i suoi
pensieri.
Mi aveva raccontato degli eventi accaduti a Baghdad,
della sua bella casa col giardino, di
sua madre vedova che viveva con loro ed ora,
purtroppo,
non
c’era
piú.
Mentre lui raccontava la
sua vita a Baghdad, anch’io ero li, come Ahmad, come il
giornalista nel libro di Marika
Guerrini. Sì, sono stata lì anche leggendo “Oltre le mura di Baghdad” e
come allora ho vissuto la vita della gente in quella cittá con le
sue vie, le piazze, il fiume che la divide a metá.
Allora, nel 2003, al termine di quel colloquio-intervista,
quando domandai al signore di Baghdad: perché vuole immigrare in America? La sua
risposta fu: per invaderla.”
Marika Guerrini
nota
(1) HUMEYRA GUCǕK – cenni Bio
Marika Guerrini
nota
(1) HUMEYRA GUCǕK – cenni Bio
Lettere e
Lingua Araba e Persiana, Psicologia sociale e Lingua Italiana, Università di
Istanbul. Dipartimento Università del Cairo.
Membro dell’ICMC ( ramificazione Onu).
Si è occupata dei profughi dall’Est Europa, Africa, Medio Oriente (guerra
Iran-Iraq).
Interprete in Turchia dei profughi
afghani, iraniani e della Bosnia.
A Ginevra partecipa seminario
sull’immigrazione mondiale.
In Croazia e Germania partecipa a
seminari per i profughi, in Giordania per i profughi dell’Iraq.
Nel 2013 dopo trent’anni di lavoro con
i profughi in veste, poi, di Capo reparto dell’Ufficio profughi, si iscrive a
corsi speciali di lingua ottomana.
Oggi membro dell’Archivio Ottomano per
le ricerche di antichi manoscritti, iscrizioni su pietre tombali, etc.
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