... si è accennato, nella prima parte di questa pagina, alla Coscienza della Libertà di cui necessita oggi l'Europa, affermando che i bagliori si sono avuti nell'Alto Medioevo, portiamoci quindi, con una brevissima indagine storiografica retrospettiva, alle radici di quell'impulso. Così facendo ci si troverà, innanzi tutto, al cospetto di continue migrazioni di popoli, siano essi interni al continente o esterni, ci si troverà dinanzi al rapporto tra germanesimo e romanità, contemporaneamente al cospetto dei Franchi, alla cultura araba che agisce, a partire dal IX secolo lungo tutto il XIII, sulle scienze tutte e la filosofia, ci si troverà dinanzi alla così detta "eresia" dei Catari, accusati e sottoposti al giogo dell'Inquisizione ecclesiale, indi mandati a morte. Ci si troverà dinanzi alle Crociate tutte, le prime, ovvero le pure, e quelle della decadenza, alle ripercussioni del luteranesimo sulla lingua tedesca, ci si troverà dinanzi all'elemento celtico presente in Gallia e non solo. Ci si troverà dinanzi all'autorità imperiale di Federico Barbarossa sui signori di Germania e la sua lotta ai Comuni d'Italia. Intanto all'inizio si sono incontrati grandi poeti persiani della levatura di Omar Khayyam la cui fama aveva varcato ogni confine entrando nel vecchio continente, ci saranno poi, in quel periodo "oscuro" tempestato da abbaglianti luci come non si sono più avute, altri grandi in ogni campo e come sempre interni a quest'Europa ed estranei ad essa, ma da essa abbracciati, così troveremo Federico II di Svevia, amato Imperatore del Sacro Romano Impero, e ancora e ancora figure ineguagliate d'occidente e d'oriente come il sommo Dante Alighieri e immediatamente dopo di lui ad oriente il sommo Mohammad Hafez-e Shirazi, per restare nella poesia, tutte luci transitate sulla terra in quel tempo ad arricchire il germogliare di quello spirito luminoso che avrebbe formato la successiva storia del continente, fornendo ad essa centinaia di sfaccettature che rendono culturalmente unica l'Europa nel mondo.
Ora, dopo questo quadro d'insieme, per entrare ancor più nella comprensione dell'oggi, dell'ora e qui, fermiamoci a riflettere per qualche attimo su due "elementi" che hanno fatto da iniziale fulcro al formarsi dello Spirito Europeo di cui sopra, e che ancora oggi vediamo incontrarsi e scontrarsi nelle pagine della cronaca: il popolo dei Franchi e i Germani nonché il contrasto di fondo che li animava e che era da collegarsi all'elemento del Cristianesimo subentrato e vissuto in maniera diversa dai due. Contrasto anch'esso, al di là d'ogni apparenza, ancora distinguibile tra i due blocchi, pur se nascosto e inconsapevole perché estremamente sottile. Incontriamoli in un breve sguardo con l'aiuto anche di Tacito e del suo Germania.
Il popolo dei Franchi, era in realtà, benché sempre in ambito germanico, un insieme di tribù stanziate sul Reno sin dal III secolo d.C. e caratterizzate, diversamente dalle altre popolazioni barbariche germaniche, da un estremo senso di indipendenza evidenziato dallo stesso nome: Frank, traslitterato in latino tardo francu ovvero libero. I Franchi non miravano a collaborare con le genti vicine, bensì a dominarle, era in loro un impulso, anche se, contrariamente agli altri, quando avevano occupato la Gallia, si erano amalgamati con i locali sì da fondersi, testimone ne sarà poi la futura lingua francese, su cui, dal punto di vista linguistico, ci sarebbe molto da trattare, ma non è questo luogo atto a.
L'amalgamarsi dei Franchi però non aveva minimamente intaccato in loro lo spirito di indipendenza, né l'aveva intaccato l'incontro con la Chiesa cattolica da poco uscita dalle persecuzioni, anzi questo aveva favorito nei Franchi quel carattere di trascendenza che avrebbe poi visto fiorire la Scolastica e ancora e ancora. Ed è il pensiero della trascendenza, quindi della visione del mondo da esso derivante, a prescindere dalla successiva corrente laico-razionalista, il punto che va ricordato per la comprensione dei nostri giorni, quel pensiero che oggi risulta capovolto per via della diversa costituzione interiore dell'uomo contemporaneo rispetto all'uomo medioevale.
Di contro, l'elemento caratterizzante le popolazioni germaniche poggiava da sempre sull'idea del mondo come di una realtà pervasa da forze divine, basti pensare al primigenio Pantheon nordico, per cui ogni singolo uomo era pervaso da forze divine a tal punto che il divino si faceva immanente, si faceva concreto non restava astratto come per i Franchi. Questo era tra le quinte del pensiero germanico medioevale circa l'immanenza, così la visione del mondo risultò essere immanentistica. In questa caratteristica atavica si innestò il luteranesimo e giocò la sua parte, attraverso di esso lo spirito germanico impregnerà l'intera cultura affidandola alle sole forze e capacità umane non già per un pensiero in difetto di trascendenza bensì in eccesso.
Da allora in poi, in maniera sempre diversa, con occasioni sempre diverse, in pace o in guerra, in quella che andrà in seguito delineandosi quale Europa, ci si troverà sempre dinanzi a questo dualismo, anche lì dove esso sarà nascosto dagli eventi e/o dagli attori del momento, anche quando si mostrerà sotto spoglie economiche e/o politiche. I conflitti così come gli accordi saranno sempre caratterizzati dall'antagonismo tra l'indole devozionale francese e l'indole conoscitiva germanica, l'una ligia all'abnegazione verso il trascendente derivante da un antico misticismo, anche quando mostrerà e mostra il contrario, l'altra fedele al retaggio indoeuropeo, vedi i Celti, e all'impulso verso la conoscenza. Ancora oggi, qui, ora.
E siamo giunti alla chiosa di questa pagina, consapevole, chi scrive, dell'assoluta sintesi in cui ha costretto un argomento di enorme portata, che meriterebbe pagine e pagine di trattazione, cosa che probabilmente avverrà in un prossimo libro ad esso dedicato, chiudiamo quindi con l'auspicio che la consapevolezza dell'origine possa generare in questa claudicante Unione Europea, il desiderio di una reale unità, quale si era paventata con il Sacro Romano Impero, rimasta però anche allora monca di molti suoi figli che ora potrebbero formare un assetto maggiore e migliore, dati i tempi e la passata storia. Ma anche un'altra cosa ci si auspica e riguarda la lingua comune, essa nulla dovrebbe avere a che fare con quell'agglomerato di dialetti che è l'inglese, che impoverisce, riducendola, la capacità pensante, ma quella della lingua europea comune, ricordate l'Esperanto, è una proposta e una prova avvenuta da tempo e affondata per mille motivi, non da ultimo la forzata supremazia socio-economica-geopolitica delle genti e degli accordi, oggi, anglo-americani, in seguito, ma già preesistente, alla "vittoria" basata su tradimenti, del secondo conflitto bellico mondiale terminato nel 1945 con apposta la firma della vile bomba su Hiròshima.
E qui si chiude la pagina, che come spesso accade ad occiriente, è anche desiderio di scrittore nonché, in questa occasione, di linguista, che spera in una evoluzione dei popoli europei verso un'Unione che sorga e rechi in sé una effettiva Coscienza di Libertà, dovuta all'incontro di uomini liberi in senso platonico: sottomissione dell'elemento bestiale a quello divino come riportato nella chiosa della prima parte. Altresì si spera che il lettore, nella consapevolezza delle accennate origini dell'odierna storia di quest'Europa claudicante, voglia fermarsi a riflettere, ricercare a sua volta, per dare impulso con i pensieri, che "acqua non sono", come dice il proverbio, e conseguenti azioni, al formarsi della Coscienza di cui sopra, senza dimenticare che: Natura di cose altro non è che che nascimento di esse in altri tempi e in altra guisa, riportando un pensiero di Giambattista Vico.*
Marika Guerrini
* nota
Gianbattista Vico, Natura di scienza nuova, libro primo, ed.1744
Ora, dopo questo quadro d'insieme, per entrare ancor più nella comprensione dell'oggi, dell'ora e qui, fermiamoci a riflettere per qualche attimo su due "elementi" che hanno fatto da iniziale fulcro al formarsi dello Spirito Europeo di cui sopra, e che ancora oggi vediamo incontrarsi e scontrarsi nelle pagine della cronaca: il popolo dei Franchi e i Germani nonché il contrasto di fondo che li animava e che era da collegarsi all'elemento del Cristianesimo subentrato e vissuto in maniera diversa dai due. Contrasto anch'esso, al di là d'ogni apparenza, ancora distinguibile tra i due blocchi, pur se nascosto e inconsapevole perché estremamente sottile. Incontriamoli in un breve sguardo con l'aiuto anche di Tacito e del suo Germania.
Il popolo dei Franchi, era in realtà, benché sempre in ambito germanico, un insieme di tribù stanziate sul Reno sin dal III secolo d.C. e caratterizzate, diversamente dalle altre popolazioni barbariche germaniche, da un estremo senso di indipendenza evidenziato dallo stesso nome: Frank, traslitterato in latino tardo francu ovvero libero. I Franchi non miravano a collaborare con le genti vicine, bensì a dominarle, era in loro un impulso, anche se, contrariamente agli altri, quando avevano occupato la Gallia, si erano amalgamati con i locali sì da fondersi, testimone ne sarà poi la futura lingua francese, su cui, dal punto di vista linguistico, ci sarebbe molto da trattare, ma non è questo luogo atto a.
L'amalgamarsi dei Franchi però non aveva minimamente intaccato in loro lo spirito di indipendenza, né l'aveva intaccato l'incontro con la Chiesa cattolica da poco uscita dalle persecuzioni, anzi questo aveva favorito nei Franchi quel carattere di trascendenza che avrebbe poi visto fiorire la Scolastica e ancora e ancora. Ed è il pensiero della trascendenza, quindi della visione del mondo da esso derivante, a prescindere dalla successiva corrente laico-razionalista, il punto che va ricordato per la comprensione dei nostri giorni, quel pensiero che oggi risulta capovolto per via della diversa costituzione interiore dell'uomo contemporaneo rispetto all'uomo medioevale.
Di contro, l'elemento caratterizzante le popolazioni germaniche poggiava da sempre sull'idea del mondo come di una realtà pervasa da forze divine, basti pensare al primigenio Pantheon nordico, per cui ogni singolo uomo era pervaso da forze divine a tal punto che il divino si faceva immanente, si faceva concreto non restava astratto come per i Franchi. Questo era tra le quinte del pensiero germanico medioevale circa l'immanenza, così la visione del mondo risultò essere immanentistica. In questa caratteristica atavica si innestò il luteranesimo e giocò la sua parte, attraverso di esso lo spirito germanico impregnerà l'intera cultura affidandola alle sole forze e capacità umane non già per un pensiero in difetto di trascendenza bensì in eccesso.
Da allora in poi, in maniera sempre diversa, con occasioni sempre diverse, in pace o in guerra, in quella che andrà in seguito delineandosi quale Europa, ci si troverà sempre dinanzi a questo dualismo, anche lì dove esso sarà nascosto dagli eventi e/o dagli attori del momento, anche quando si mostrerà sotto spoglie economiche e/o politiche. I conflitti così come gli accordi saranno sempre caratterizzati dall'antagonismo tra l'indole devozionale francese e l'indole conoscitiva germanica, l'una ligia all'abnegazione verso il trascendente derivante da un antico misticismo, anche quando mostrerà e mostra il contrario, l'altra fedele al retaggio indoeuropeo, vedi i Celti, e all'impulso verso la conoscenza. Ancora oggi, qui, ora.
E siamo giunti alla chiosa di questa pagina, consapevole, chi scrive, dell'assoluta sintesi in cui ha costretto un argomento di enorme portata, che meriterebbe pagine e pagine di trattazione, cosa che probabilmente avverrà in un prossimo libro ad esso dedicato, chiudiamo quindi con l'auspicio che la consapevolezza dell'origine possa generare in questa claudicante Unione Europea, il desiderio di una reale unità, quale si era paventata con il Sacro Romano Impero, rimasta però anche allora monca di molti suoi figli che ora potrebbero formare un assetto maggiore e migliore, dati i tempi e la passata storia. Ma anche un'altra cosa ci si auspica e riguarda la lingua comune, essa nulla dovrebbe avere a che fare con quell'agglomerato di dialetti che è l'inglese, che impoverisce, riducendola, la capacità pensante, ma quella della lingua europea comune, ricordate l'Esperanto, è una proposta e una prova avvenuta da tempo e affondata per mille motivi, non da ultimo la forzata supremazia socio-economica-geopolitica delle genti e degli accordi, oggi, anglo-americani, in seguito, ma già preesistente, alla "vittoria" basata su tradimenti, del secondo conflitto bellico mondiale terminato nel 1945 con apposta la firma della vile bomba su Hiròshima.
E qui si chiude la pagina, che come spesso accade ad occiriente, è anche desiderio di scrittore nonché, in questa occasione, di linguista, che spera in una evoluzione dei popoli europei verso un'Unione che sorga e rechi in sé una effettiva Coscienza di Libertà, dovuta all'incontro di uomini liberi in senso platonico: sottomissione dell'elemento bestiale a quello divino come riportato nella chiosa della prima parte. Altresì si spera che il lettore, nella consapevolezza delle accennate origini dell'odierna storia di quest'Europa claudicante, voglia fermarsi a riflettere, ricercare a sua volta, per dare impulso con i pensieri, che "acqua non sono", come dice il proverbio, e conseguenti azioni, al formarsi della Coscienza di cui sopra, senza dimenticare che: Natura di cose altro non è che che nascimento di esse in altri tempi e in altra guisa, riportando un pensiero di Giambattista Vico.*
Marika Guerrini
* nota
Gianbattista Vico, Natura di scienza nuova, libro primo, ed.1744
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