... E’
bello pensare che si sia fatto strada, sottile come il respiro d’un fiore
percepibile a chi sa cogliere l’infinito, il piacere etereo provato da Ludwig,
al mondo van Beethoven, nell’assistere alla pièce teatrale “Ludwig, la musica nel
silenzio” andata in scena a Roma sotto le stelle alla Casa del Jazz, il 26
luglio 2020 alle ore 21. E’ bello pensare che quello stesso etereo piacere, si
fosse già affacciato nei giorni precedenti la pièce, quando Ludwig aveva potuto
scorrere il testo tracciato ad immagine della sua vita, da Bianca Melasecchi.
L’autrice infatti, tra sprazzi di luce e di apparente tenebra, tra melanconia,
fuoco e potenza è riuscita a cogliere la complessa essenza del genio che
duecentocinquanta anni or sono, dal mondo delle armonie, era sceso ad albergare
in quello che sarebbe stato ben presto il martoriato involucro terrestre del
grande artista. Ed è stato questo cogliere l’essenza, ad impulsare l’intero
momento teatrale, essenza che ha preso corpo nel materializzarsi della passione
nel gesto del Ludwig scenico, Alessio Boni, fattosi tutt’uno con quel forte
piano, muto al Ludwig che fu e che, con mobili variazioni nella voce, ha
accompagnato l’intera rappresentazione. Quella stessa essenza si è resa
manifesta sotto il sensibile tocco di Francesco Libetta al pianoforte, che ha
saputo far vibrare le note secondo la loro originaria stesura non solo tecnica
ma dell’anima del grande artista. E l’anima di Ludwig ha preso a vibrare anch’essa,
novella, e il silenzio in cui la vita aveva confinato l’artista, s’è fatto il
silenzio degli astanti, sì che solo musica e suono vocale potessero espandersi
coinvolgendo, nella loro temporalità, ogni singolo spettatore. E’ stato così
che il genio di Ludwig van Beethoven, colto dalla sensibilità di Bianca
Melasecchi, ha potuto farsi strada donando ai presenti la possibilità di
attingere alla sua indiscussa, ineguagliabile grandezza.
Marika Guerrini
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