lunedì 18 novembre 2024

Robert Francis Kennedy (1925-1968) il passato che non passa

  

Robert Francis Kennedy senator
e la folla plaudente
... " L'incredibile potenza dell'America si è scatenata contro un popolo lontano ed estraneo in un piccolo ignoto paese. E' difficile che i nostri cuori possano sentire cosa significhi questa guerra per il Vietnam, poiché si svolge dall'altra parte del mondo, in una terra popolata da gente sconosciuta. Pochi di noi vi sono direttamente coinvolti, mentre gli altri continuano a vivere la loro vita, a badare alle loro ambizioni al sicuro dal clamore e dalla paura della battaglia. ma per i vietnamiti essa deve spesso apparire come l'avverarsi della profezia di San Giovanni Evangelista: -E guardai e vidi un cavallo pallido e il nome che portava scritto era Morte e l'Inferno lo seguiva e potere gli fu dato, sopra la quarta porta della terra, di uccidere con la spada, con la fame...-. Benché siano le imperfezioni del mondo a provocare le azioni che si compiono in guerra, il senso del proprio buon diritto non può cancellare l'agonia e le sofferenze che quelle azioni provocano anche ad un solo bambino. La guerra in Vietnam è un avvenimento di portata storica che coinvolge la potenza e gli interessi di molte nazioni. Ma è anche l'attimo di paura, in cui una madre ed un figlio, sgomenti, attendono la morte che piomba loro addosso da un ordigno inverosimile inviato da un paese di cui conoscono a mala pena l'esistenza. E' il terrore improvviso del funzionario o della guardia civica del villaggio che, intenti al proprio lavoro, si accorgono che l'assassino sta per ucciderli. Vi sono profughi senza casa che fuggono da villaggi completamente distrutti, in cui non hanno lasciato che morti. Vi sono giovani vietnamiti e americani che nello spazio di un istante sentono il buio della morte annientare ogni loro speranza di una famiglia, di una patria, di una casa. E' un paese in cui i giovani non hanno mai vissuto un giorno di pace, dove le famiglie non hanno mai vissuto un istante immune da paura. E' una terra assordata da un interminabile crescendo di violenza, di odio, di furia selvaggia, dove lo scopo principale di milioni di persone non è quello di vivere meglio, ma di sopravvivere. E' un paese in cui centinaia di migliaia di persone combattono, ma in cui sono milioni coloro che senza colpa, disorientati, subiscono le conseguenze di passioni brutali e di credi che a mala pena comprendono. Per loro la pace non è quella parola astratta che si usa per definire uno dei rari momenti in cui gli uomini non si stiano uccidendo fra loro, ma è un giorno in cui non hanno avuto paura e non stanno cadendo le bombe. E' una famiglia, la vita quotidiana del villaggio. E' cibo, una scuola, la vita stessa. Tutto ciò che diciamo o facciamo deve essere  permeato dalla consapevolezza che noi siamo in parte responsabili di questo orrore: non solo la nazione, ma voi ed io lo siamo. Noi che viviamo nell'abbondanza e mandiamo i nostri giovani a morire. Sono i nostri prodotti chimici che bruciano i bambini, sono le nostre bombe che radono al suolo i villaggi. Tutti ne siamo responsabili. Saperlo, sentire il peso di questa responsabilità, non significa ignorare interessi importanti o dimenticare che qualche volta la libertà e la sicurezza devono purtroppo essere pagate con il sangue.  Ma anche se come nazione dobbiamo sapere ciò che è necessario fare, come uomini dobbiamo sentire l'angoscia di ciò che stiamo facendo."
Queste le parole di Robert Francis Kennedy senatore degli Stati Uniti d'America dal 1964 al 1968. Questo il suo pensiero circa la guerra in Vietnam (1955-1975). Non a caso pose fine alla crisi di Cuba onde evitare una guerra nucleare, non a caso negoziò con l'Unione Sovietica, così sottolineando il senso della guerra. E non a caso accanto a questo, con il costante impegno a difesa della classe povera, dei giovani, delle minoranza razziali, dei nativi, palesò la difesa dell'Umanità. Con essa il senso  della vita.
Strano a dirsi ma, nello stesso tempo in cui Robert Francis Kennedy senior proseguiva il cammino, in una città d'oltreoceano, in Italia, un'adolescente riceveva tramite posta una busta bianca profilata in rosso e blu custode del discorso di cui sopra, inviatole con traduzione in italiano, dato che al tempo l'adolescente non conosceva la lingua inglese se non in semplici espressioni, quel che conosceva però erano le vicende divulgate circa la guerra in Vietnam, da tempo infatti appuntava riflessioni in merito, nei suoi diari. A qualche mese dalla busta bianca profilata di rosso e blu, ecco il marzo 1968 ed ecco i quotidiani riportare la notizia della candidatura di Robert F. Kennedy  alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, poi eccoli riportare la sua vittoria nelle primarie: Indiana, Nebraska infine la California, con essa ecco giungere quel fatale 6 giugno a porre fine alla vita di R.F. Kennedy senior. 
Nell'adolescenza, si sa, grande valore hanno simboli ed esempi, e quell'adolescente tracciò altre riflessioni, semplici, ingenue, nello stesso quaderno del Vietnam, righe a testimoniare l'immaginata speranza a vincere sulle ingiustizie del mondo, speranza perduta che si sciolse in sentimenti di delusione che a quell'età si amplificano ad investire la stessa vita. Oggi, ora, qualche giorno fa, l'adolescente di allora, scartabellando tra vecchi quaderni alla ricerca d'altro, per quel caso che non esiste, ha ritrovato quel discorso testimone di scenari invariati nel tempo, ecco perché occiriente, in questa pagina ha voluto mostrarlo. Ma siamo giunti alla chiusa e su un pensiero di Bob Kennedy, come solevano chiamarlo: il grande coraggio è di chi combatte contro le ingiustizie, lasciamo un breve spazio ad alcune riflessioni dell'adolescente di allora.

Rotocalco ultima pagina: Vietnam   - 1966  

Ci salteranno agli occhi 
volti di bimbi dimentichi del gioco
perché sono già vecchi.
Dalle finestre gli occhi aperti dei morti 
stanno a guardarci increduli.
Abbiamo anche noi occhi da morti
freddi e vitrei ma consapevoli di quella incredulità.
                        ***
Palme enormi per affondarvi il viso
bianche dita ossute da grande musicista
stringono disperate uno strano strumento musicale
che suonando fa addormentare gli uomini 
d'un sonno senza fine.
Questo sei tu uomo d'una grande terra
piccolo musicista d'una strana orchestra
mandato lì a suonare senza saper perché.
Ritroverai la pace quando il tuo ventre gonfio
sarà rivolto al cielo in una cava oblunga
che suoni non avrà.

Io sono nel coro  -  1967

Io sono nel coro
di chi non conobbe la vita,
ero in colei che cambiò dimora
per un ordigno inverosimile
di un paese che proclama la pace.
Io sono nel coro
di chi non vi parla perché siete nati
io che nato non sono.                
                
A Robert Francis Kennedy    7 giugno 1968

La tua lingua parlava d'amore, di pace, di perdono.
Per questo ti hanno ucciso.
Non hanno voluto che il suono s'allargasse al mondo.
Forse non ne hanno colpa.
Il male è la loro radice
che dirama fino a farsi tronco,
poi fronda,
poi ramo,
poi vento di tempesta,
poi flagellante uragano.
Ad esso segue il silenzio delle parole d'amore,
di pace, di perdono. 

Un uomo coraggioso     7 giugno 1968

C'era un sentiero, lungo, tortuoso, accidentato.
Il sentiero conduceva alla pace,
pace tra gli uomini, pace nei mondi.
C'era un uomo coraggioso, 
voleva giungere alla fine del sentiero,
lì dove questo perdeva accidenti e tortuosità.
Non hanno voluto.
C'è un sentiero ancor più accidentato ora.
Impossibile a percorrere.
Questo hanno voluto.
Continueranno a volere. 
Nostra la responsabilità.
                                                             
                                                             
E' stata una pagina speciale e occiriente vuole concludere con un auspicio, auspicio rivolto a Robert Francis Kennedy jr., auspicio sì che si avverino i pensieri di suo padre che sono anche i suoi.

Marika Guerrini
                                                        

2 commenti: