mercoledì 30 novembre 2011

Pakistan:il fatto

Pakistan confine nord-ovest, 26 novembre, 4 giorni fa, ore 8,40 circa
Elicotteri Nato-Isaf bombardano posto di blocco pakistano: uccisi 24 militari, alcuni stavano dormendo. Feriti 15. Testimoni locali affermano: l'azione Nato è durata a lungo. 

Subito dopo
Islamabad chiude i valichi di rifornimento Usa per le truppe americane schierate in Afghanistan. Dichiara che l'attacco ha violato la sovranità del Pakistan e ferito gravemente il sentimento nazionale. Intima poi agli Usa di lasciare la base aerea in Baluchistan entro 15 giorni riservandosi il diritto di ulteriori azioni contro la Nato.

Stesso giorno
Massoud Kausar, governatore della provincia colpita: glattacchi lungo la frontiera sono intollerabili e inaccettabili.

27 novembre, giorno seguente
In una riunione di gabinetto presieduta dal Primo Ministro Yussuf Reza Gilani, il governo decide che il Pakistan, il 5 dicembre, non parteciperà alla conferenza di Bonn sull'Afghanistan;  

Stesso giorno
Il Wall Street Journal dichiara che il raid Nato è stata la risposta a spari provenienti dal posto di blocco pakistano.

28 novembre
L'esercito pakistano smentisce in assoluto che i soldati della postazione abbiano sparato per primi. Il generale pakistano Abbas dichiara: non è affatto vero, sono tutte scuse. 

29 novembre
Paul Bhatti, di fede cristiana cattolica, presidente dell'APMA ( All Pakistan Minorities Alliance) e Consigliere Speciale del primo Ministro per gli Affari delle Minoranze, a proposito del raid Nato dichiara: un atto terroristico che tocca la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della nostra patria.

Oggi 30 novembre occiriente racconta
Rangers  e polizia sono stati dispiegati in zone sensibili del Punjab, lì dove transitano i  rifornitori Nato. E i punti di raccolta sono stati sigillati e chiuse tutte le rotte. E lunghe code di cisterne di rifornimento sono ferme a Quetta a Chaman. E a Peshawar il Pakistan s'è fermato sulle bare dei soldati, 24, e il verde delle bandiere le avvolgeva. E si è fermato a Karachi, sulle strade. Lì, i camionisti hanno scelto il paese al danaro, il Pakistan è più importante del danaro, c'era chi urlava. E sempre nella città portuale davanti al consolato degli Stati Uniti: Il Pakistan è nostro, siamo spalla a spalla con il nostro esercito.  Questo hanno gridato. E cartelli portavano scritto: Bisogna stare lontano dagli americani, Abbasso l'America giù con la Nato, Lasciare l'Afghanistan e il Pakistan, Fermare l'attacco dei droni.
E a Mohmand, lì dove il fatto s'è consumato: il Jihad è l'unica risposta per l'America.
E ad Islamabad: Condanniamo con forza l'uccisione dei nostri soldati e IlPakistan è il cimitero dell'America.
E ancora e ovunque e in questi giorni, tutti, il popolo s'è sollevato contro. 
 Occiriente ha espresso più volte il proprio pensiero su queste faccende, vicende, su questa terra pakistana afghana. Ha detto tutto quel che c'era da dire. E' così che si provocano queste nostre guerre. L'occidente sta mentendo ancora una volta. 
Il cielo non lo voglia, perché è l'impossibile che si sta compiendo pur di dare motivo ad un'altra guerra.  Ancora.  Laggiù.
Marika Guerrini 
foto di Barat Alì Batoor                                          
    http://paktribune.com/                                                                                      http://italian.ruvr.ru/2011/11/29/61217341.html

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