... avremmo preferito evitare l'argomento dato l'esaurirsi delle parole in merito, più nulla v'è da esprimere se non il già espresso, ma la complessità del conflitto che continua a svolgersi alle porte d'Europa, entro, impone una ripresa, non fosse altro che per quel repetita iuvant che ha affollato la nostra adolescenza intellettuale. Ripresa sì, ma con parole altrui, anche.
" Non abbiamo moscoviti, qui, ho abbastanza esperienza", siamo a Slovyansk, è Yuri a parlare, un veterano militare, era stato a Kandahar, in Afghanistan, dal 1980 per quattro anni. I combattenti filorussi si sono imposti una ferrea disciplina che include astensione assoluta dall'alcool e meticolosa pulizia delle armi. "Se fossimo aiutati dai servizi segreti russi, avremmo armi nuove, non come queste" dice mostrando la propria datata anni '80. E' Dimitrij a parlare, un combattente. Armi datate le loro, è vero, tra cui anche fucili da caccia, vecchi Kalashnikov, qualche granata, qualche razzo anticarro portatile o piccola mitragliatrice, tutte risalenti agli anni '80 con qualcosa del '90, e, quando non datate, risultano le stesse dell'esercito ucraino e delle forze speciali del ministero dell'Interno.
I ciliegi stanno per fiorire a Slovyansk.
Ad aiutare i combattenti è la gente comune, bambini compresi. Fanno da spola, da sentinella, da informatori. Avvertono l'avvicinarsi delle truppe governative. Quali truppe governative, in realtà Kiev non dispone quasi più di un esercito regolare, gran parte dei militari regolari si sono rifiutati, nei giorni scorsi, e si rifiutano, di usare la forza sui civili filorussi, su connazionali. Quindi Arsen Akanov, ministro dell'interno, sta rastrellando volontari che, tra l'altro, per farsi arruolare, devono firmare d' uccidere anche donne e bambini. Chi siano questi volontari, non si sa.
E non si parla di ammissione alla Russia, ma la bandiera russa sventola accanto all'ucraina.
E non si parla di divisione della nazione: " l'Ucraina deve rimanere una nazione", c'è chi dice e chi propone in francese: "une rive Gauche et une rive Droit ", una frontiera lungo il fiume che attraversa Kiev.
I ciliegi stanno fiorendo a Slovyansk.
E i combattenti hanno liberato i 12 ostaggi dell'Osce, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
E Putin incontrerà il 7 p.v. a Mosca, Didier Burkhalter, presidente di turno dell'Osce, per avviare un dialogo tra Kiev e i filorussi, un dialogo nazionale pacificatore.
E la Merkel mentre chiede all'UE di essere unita su eventuali ulteriori sanzioni alla Russia, supplica Putin per un secondo vertice a Ginevra visto il fallimento dello scorso 17 aprile per il venir meno di Kiev.
E Federica Megherini, attuale ministro Esteri italiano, non comprende quest'ultimo punto, infatti, a Vienna, un giorno fa, anziché rivolgersi ad Andreij Deshchytsia, capo della diplomazia di Kiev, sollecitando l'interruzione degli scontri e il rispetto degli accodi di Ginevra, si è rivolta a Sergheij Lavrov.
E due giorni fa, Sergheij Lavrov e John Kerry, sono giunti alla stessa conclusione della Merkel ed altri: coinvolgere di più l'Osce. Che poi, sulla validità delle parole con accento yanchee, sia d'uopo tener presente Giano bifronte, lo si sa.
E Sergheij Narshkin, presidente della Duma, dichiara: " E' in atto un genocidio del popolo russo ed ucraino, è tutta colpa di un piccolo gruppo di avventurieri che ha preso il potere a Kiev... lo stesso popolo ucraino gli si rivolterà contro.
E la Nato, continua ad ammassare truppe e mezzi e puntare missili in Polonia.
E 40.000 soldati russi sono sul confine orientale.
E non dimentichiamo le linee rosse, quelle che gli Usa stabiliscono sui confini altrui, dopo di che accusano i legittimi di oltrepassarle. Dejà vu.
E non dimentichiamo il principio: il colpo di Stato.
E non dimentichiamo i personaggi che l'hanno realizzato.
E non dimentichiamo i cosacchi, soprattutto, quelli vivi e quelli morti nel rogo di Odessa. "Noi abbiamo Dio nel nostro cuore. Loro, nella testa gli scarafaggi", è Tuffatore a parlare, si chiama o lo chiamano, chissà. I "loro" sono le milizie di quell'accozzaglia d'esercito ucraino di cui sopra, l'esercito che per l'80% regolare non è più. E' un cosacco, Tuffatore, molti suoi amici sono arsi nel rogo. Non è un caso fossero cosacchi.
I ciliegi sono fioriti a Slovyansk... i fuochi ovunque.
Marika Guerrini
foto, www.optimagazine.com
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