... ore otto, la mente annebbiata dal recente risveglio, i piedi scalzi cercano sul pavimento le pantofole, il trillo meccanico del cellulare perfora le prime luci nella stanza. Lo sguardo va al display, il numero è di Kabul. Annullo la ricezione. Non voglio sapere. Ritiro i piedi dal pavimento, torno a sdraiarmi, chiudo gli occhi. So di non voler sapere. E' l'unica cosa che so. E' la seconda volta nell'arco di quarantotto ore. Non voglio sapere ma so.
Quarantotto ore prima, poco più, erano le tre del mattino, stessa condizione: il trillo, il display, il numero di Kabul, il desiderio di non sapere, quello di dormire, solo la luce cambiava lo stato, il buio era padrone della stanza, ed anche un'altra diversità: avevo concesso alla voce lontana la parola. Ci hanno fatto evacuare, aveva detto. Perché, avevo chiesto. Una bomba, qui, al Green Village, aveva risposto. Avevo taciuto. Il buio s'era fatto tenebra annullando in sé il sonno. Si sarebbe saputo nel corso della mattinata che l'esplosione era stata causata da un trattore carico di esplosivo, che aveva provocato una voragine, 16 morti e 119 feriti, tra cui alcuni gravi. L'avrebbe dichiarato Nasrat Rahimi, portavoce del Ministero degli Interni afghano.
Così, all'affacciarsi del recente ricordo, stamattina, dopo il rifiuto, ho composto il numero di Kabul. Scusa, forse ti ho svegliata, ha preceduto la mia la voce da Kabul. Non preoccuparti, ero sveglia... cosa c'è, ci risiamo? chiedo. Sì, ci risiamo, stamattina a Shah Darak, hai presente, la zona dell'Ambasciata Americana, lì, ad un posto di blocco. Un attacco suicida. Non so ancora quanti morti ma di certo ce ne sono anche oggi, si vocifera che tra le vittime ci siano anche due soldati dell'Onu., dice. Mi dispiace, ma per i civili mi dispiace di più, dico di getto, poi mi pento e aggiungo: Loro sono davvero innocenti. La voce da Kabul tace ed io ancora di getto: Non se ne può più!
Si è saputo in giornata che nell'attentato di questa mattina i morti accertati sono stati 10 e i feriti 20, così sembra ma c'è chi dice 4 e 10. Con Kabul non è stato più possibile comunicare in diretta nel corso delle ore. Sicurezza, disturbi di linea, tecnici? Non ha alcuna importanza. Si è saputo che Zabihullah Mujahid, portavoce dei Taliban, ha di nuovo rivendicato l'attentato e definito martire l'attentatore suicida.
6 settembre 2019, ore 9,30
...in assoluta conformità all'immagine che, ben costruita, si vuole tenere ferma circa i Taliban, l'idea del martirio per la liberazione del Paese abbraccia sia il fanatismo islamico che il patriottismo, sia l'ignoranza del codice civile che ogni libertà, mentre la realtà è ben diversa e ben mascherata, con essa la verità storica.
Qui mi permetto un inciso: se c'è un elemento che ancor più l'occidente d'oltreoceano, ma anche europeo, ha imparato alla perfezione per quel che riguarda l'Afghanistan, ma non solo, è l'uso smisurato del Great Game, il Grande Gioco con cui Rudyard. Kipling, non a caso nato a Bombay benché da genitori inglesi, ma conoscitore della cultura indiana che l'aveva adottato e che lui aveva adottato, definì il comportamento colonialista dell'Impero Britannico al tempo presente in India, la cui strategia di conquista era basata letteralmente su spionaggio, infamia e menzogna, con il suo pullulare di spie e con la sua grande capacità di muovere le fila dietro l'apparire delle cose, sì da restarne indenni mentre altri venivano accusati perché spinti a manifestarsi. Ebbene, il Grande Gioco afghano mai nella storia è stato così usato come in questi nostri tempi. Esso si è trasformato in forma mentis oltre che strategia politica di conquista e i Taliban fanno parte di questo processo, così come al-Qaeda così come l'Isis.
Ma questo è argomento da libro, per comprendere realmente non solo i perché, che sono eclatanti, ma i come ed ancor più i motivi storici, in base ai quali costruirsi una visione chiara e completa di quel che la cronaca, spesso monca di conoscenza, propina quasi sempre a metà. Ma a chi davvero interessi tutto questo non saprei, certo è che, ora è un anno, mi è stato detto da un' amica, docente di Storia in una nostra Università: Peccato che con la bella penna che hai, scrivi di cose che non interessano nessuno. Ovvio che da quel momento per me l'amica si sia trasformata in pseudo, oltre a coprirsi di una spessa patina di ignoranza. Va detto però che la sua è stata una battuta ago della bilancia, perché è vero, l'italiano medio si ferma all'apparenza, troppo pigro per ricercare quel che non lo tocchi da vicino, e l'Afghanistan è molto lontano. Ma la pseudo amica e tutti gli altri che si beano delle loro conoscenze monche, quindi ignorano, non s'avvedono, nel loro ignorare, che quel che appare lontano nello spazio, può essere molto vicino nel tempo. E l'Afghanistan s'è fatto emblema di una guerra di potere basato sulla menzogna e la mistificazione, una guerra chiamata alle armi dall'urlo di un Presidente americano che di ignoranza ne aveva da vendere: " Andiamo a civilizzare i barbari" in cui i barbari erano i Taliban identificati con gli afghani, che avevano osato attaccare gli Stati Uniti d'America e che per di più costringevano le loro donne ad indossare il burqa, cosa falsa perché è caratteristica della sola etnia Pashtun, l'etnia dei Taliban. Ma chiedere di far distinzione tra le etnie ad un popolo privo di storia quale quello statunitense, tenuto nell'ignoranza di massa, privato persino dell'insegnamento della Geografia internazionale, se non che per studi superiori specialistici, sarebbe stato chiedere troppo, quindi nulla di più facile per G.W. Bush che portare le masse a credere nella barbarie afghana da civilizzare con la redenzione della Democrazia esportata senza sapere nulla della vera storia del popolo che avrebbero bombardato. Senza sapere che quel variegato popolo, benché antico in parte del suo costume, benché ancorato a molte antiche tradizioni, discende da grandi imperi e bellezze sin da quando l'odierno evoluto occidente non sapeva neppure coltivare il grano, tanto meno scrivere ed attuare Codici di Legge. Così sono ancora lì, ancora lì ad esportare Civiltà e Democrazia fattesi, per uso ed abuso da parte di chi vive ancora con la legge del taglione, le cronache lo mostrano, parole blasfeme.
Non ci sarà mai una totale fuoriuscita degli Stati Uniti dall'Afghanistan e lo dimostrano anche le dichiarazioni danzanti: tutte le truppe fuori dall'Afghanistan; poi: su 14000 unità ne lasciamo 4500; poi: ne resteranno 5000; mentre i Taliban presenti a Doha, ovvero ai così detti colloqui di Pace, anziché attuare un cessate il fuoco, aumentano gli attentati portando quindi l'opinione pubblica a pensare: gli americani non possono lasciare il Paese, gli afghani non sono in grado di autogovernarsi.
Bisogna smetterla con questa farsa. Gli afghani hanno vinto sull'Impero Britannico, hanno vinto sull'Unione Sovietica, riuscirono in antico a ridimensionare l'Impero Mongolo, da cui nacque l'Impero Moghul in India ed una delle regioni di confine era proprio l'Afghanistan, hanno partecipato alla creazione di architetture di giardini e palazzi, poi copiate dal nostro Rinascimento, hanno avuto scuole di poesia, in quella che era la sua parte appartenente all'Impero persiano, che ora è la zona di Heràt, a cui ha attinto un Wolfang Goethe, per dirne uno e potrei continuare e continuare, ma ho scritto libri su libri di storia* e articoli su articoli quindi per oggi mi fermo qui.
Smettiamola di cantare l'ignoranza ed ancor più fare da seguito all'ignoranza che cammina per il mondo. Non è un caso che con il passar del tempo il conflitto sia diventato sempre più cruento, che, malgrado le migliaia di morti procurate tra le fila del Taliban dai bombardamenti americani, non si riesca a por fine a questa guerra. Il fatto è che non lo si vuole. Afghanistan sullo scacchiere vuol dire Russia, Cina , India, Pakistan, Iran ed anche Arabia Saudita. vuol dire questo per gli Stati Uniti e per Israele, innanzi tutto. Quindi per l'economia mondiale. Non se ne andranno mai.
Chi procura soldi per le armi ai "ribelli", la droga? Chi ha costruito le raffinerie che non esistevano in Afghanistan prima del 2002? Chi compra l'eroina? Chi distribuisce l'eroina gratuitamente ai giovani afghani riducendoli a larve umane per poi spesso ingaggiarli per attentati suicidi? Chi li costringe ad espatriare e semmai morire lontani dalla propria terra? Chi?
Non ho mai avuto simpatia per l'Unione Sovietica e tutto quel che ha comportato, ma non c'è paragone tra i dieci anni di occupazione sovietica e questi anni di distruzione compiuta dalle forze Nato a comando americano. Orrori di ogni tipo in ogni dove, spesso fatti passare come errori involontari. L'applicazione del Great Game è stata assoluta e molto ben programmata. Dall'attentato dell'11 settembre 2001, il casus belli, al precedente attentato omicida ad Ahmad Shah Massoud il 9 settembre 2001, alla creazione e poi formazione dei Taliban, a quella del precedente al-Qaeda, al successivo Isis. Tutto programmato, voluto, attuato in barba a qualunque fantasiosa idea di complottismo da cinepresa.
E ancora una volta in maniera che mi disturba perché non elegante, sono costretta a segnalare al lettore che voglia conoscere l'intera Storia dell'Afghanistan per comprendere realmente gli accadimenti contemporanei, alcuni miei libri. Ne cito due in calce*.
Marika Guerrini
* M. Guerrini, "Afghanistan Passato e presente"; Jouvence Milano 2014;
M.Guerrini a cura di, "Aman Ullah il Re Riformista Afghanistan 1919-1929", Jouvence Milano 2018
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6 settembre 2019, ore 9,30
...in assoluta conformità all'immagine che, ben costruita, si vuole tenere ferma circa i Taliban, l'idea del martirio per la liberazione del Paese abbraccia sia il fanatismo islamico che il patriottismo, sia l'ignoranza del codice civile che ogni libertà, mentre la realtà è ben diversa e ben mascherata, con essa la verità storica.
Qui mi permetto un inciso: se c'è un elemento che ancor più l'occidente d'oltreoceano, ma anche europeo, ha imparato alla perfezione per quel che riguarda l'Afghanistan, ma non solo, è l'uso smisurato del Great Game, il Grande Gioco con cui Rudyard. Kipling, non a caso nato a Bombay benché da genitori inglesi, ma conoscitore della cultura indiana che l'aveva adottato e che lui aveva adottato, definì il comportamento colonialista dell'Impero Britannico al tempo presente in India, la cui strategia di conquista era basata letteralmente su spionaggio, infamia e menzogna, con il suo pullulare di spie e con la sua grande capacità di muovere le fila dietro l'apparire delle cose, sì da restarne indenni mentre altri venivano accusati perché spinti a manifestarsi. Ebbene, il Grande Gioco afghano mai nella storia è stato così usato come in questi nostri tempi. Esso si è trasformato in forma mentis oltre che strategia politica di conquista e i Taliban fanno parte di questo processo, così come al-Qaeda così come l'Isis.
Ma questo è argomento da libro, per comprendere realmente non solo i perché, che sono eclatanti, ma i come ed ancor più i motivi storici, in base ai quali costruirsi una visione chiara e completa di quel che la cronaca, spesso monca di conoscenza, propina quasi sempre a metà. Ma a chi davvero interessi tutto questo non saprei, certo è che, ora è un anno, mi è stato detto da un' amica, docente di Storia in una nostra Università: Peccato che con la bella penna che hai, scrivi di cose che non interessano nessuno. Ovvio che da quel momento per me l'amica si sia trasformata in pseudo, oltre a coprirsi di una spessa patina di ignoranza. Va detto però che la sua è stata una battuta ago della bilancia, perché è vero, l'italiano medio si ferma all'apparenza, troppo pigro per ricercare quel che non lo tocchi da vicino, e l'Afghanistan è molto lontano. Ma la pseudo amica e tutti gli altri che si beano delle loro conoscenze monche, quindi ignorano, non s'avvedono, nel loro ignorare, che quel che appare lontano nello spazio, può essere molto vicino nel tempo. E l'Afghanistan s'è fatto emblema di una guerra di potere basato sulla menzogna e la mistificazione, una guerra chiamata alle armi dall'urlo di un Presidente americano che di ignoranza ne aveva da vendere: " Andiamo a civilizzare i barbari" in cui i barbari erano i Taliban identificati con gli afghani, che avevano osato attaccare gli Stati Uniti d'America e che per di più costringevano le loro donne ad indossare il burqa, cosa falsa perché è caratteristica della sola etnia Pashtun, l'etnia dei Taliban. Ma chiedere di far distinzione tra le etnie ad un popolo privo di storia quale quello statunitense, tenuto nell'ignoranza di massa, privato persino dell'insegnamento della Geografia internazionale, se non che per studi superiori specialistici, sarebbe stato chiedere troppo, quindi nulla di più facile per G.W. Bush che portare le masse a credere nella barbarie afghana da civilizzare con la redenzione della Democrazia esportata senza sapere nulla della vera storia del popolo che avrebbero bombardato. Senza sapere che quel variegato popolo, benché antico in parte del suo costume, benché ancorato a molte antiche tradizioni, discende da grandi imperi e bellezze sin da quando l'odierno evoluto occidente non sapeva neppure coltivare il grano, tanto meno scrivere ed attuare Codici di Legge. Così sono ancora lì, ancora lì ad esportare Civiltà e Democrazia fattesi, per uso ed abuso da parte di chi vive ancora con la legge del taglione, le cronache lo mostrano, parole blasfeme.
Non ci sarà mai una totale fuoriuscita degli Stati Uniti dall'Afghanistan e lo dimostrano anche le dichiarazioni danzanti: tutte le truppe fuori dall'Afghanistan; poi: su 14000 unità ne lasciamo 4500; poi: ne resteranno 5000; mentre i Taliban presenti a Doha, ovvero ai così detti colloqui di Pace, anziché attuare un cessate il fuoco, aumentano gli attentati portando quindi l'opinione pubblica a pensare: gli americani non possono lasciare il Paese, gli afghani non sono in grado di autogovernarsi.
Bisogna smetterla con questa farsa. Gli afghani hanno vinto sull'Impero Britannico, hanno vinto sull'Unione Sovietica, riuscirono in antico a ridimensionare l'Impero Mongolo, da cui nacque l'Impero Moghul in India ed una delle regioni di confine era proprio l'Afghanistan, hanno partecipato alla creazione di architetture di giardini e palazzi, poi copiate dal nostro Rinascimento, hanno avuto scuole di poesia, in quella che era la sua parte appartenente all'Impero persiano, che ora è la zona di Heràt, a cui ha attinto un Wolfang Goethe, per dirne uno e potrei continuare e continuare, ma ho scritto libri su libri di storia* e articoli su articoli quindi per oggi mi fermo qui.
Smettiamola di cantare l'ignoranza ed ancor più fare da seguito all'ignoranza che cammina per il mondo. Non è un caso che con il passar del tempo il conflitto sia diventato sempre più cruento, che, malgrado le migliaia di morti procurate tra le fila del Taliban dai bombardamenti americani, non si riesca a por fine a questa guerra. Il fatto è che non lo si vuole. Afghanistan sullo scacchiere vuol dire Russia, Cina , India, Pakistan, Iran ed anche Arabia Saudita. vuol dire questo per gli Stati Uniti e per Israele, innanzi tutto. Quindi per l'economia mondiale. Non se ne andranno mai.
Chi procura soldi per le armi ai "ribelli", la droga? Chi ha costruito le raffinerie che non esistevano in Afghanistan prima del 2002? Chi compra l'eroina? Chi distribuisce l'eroina gratuitamente ai giovani afghani riducendoli a larve umane per poi spesso ingaggiarli per attentati suicidi? Chi li costringe ad espatriare e semmai morire lontani dalla propria terra? Chi?
Non ho mai avuto simpatia per l'Unione Sovietica e tutto quel che ha comportato, ma non c'è paragone tra i dieci anni di occupazione sovietica e questi anni di distruzione compiuta dalle forze Nato a comando americano. Orrori di ogni tipo in ogni dove, spesso fatti passare come errori involontari. L'applicazione del Great Game è stata assoluta e molto ben programmata. Dall'attentato dell'11 settembre 2001, il casus belli, al precedente attentato omicida ad Ahmad Shah Massoud il 9 settembre 2001, alla creazione e poi formazione dei Taliban, a quella del precedente al-Qaeda, al successivo Isis. Tutto programmato, voluto, attuato in barba a qualunque fantasiosa idea di complottismo da cinepresa.
E ancora una volta in maniera che mi disturba perché non elegante, sono costretta a segnalare al lettore che voglia conoscere l'intera Storia dell'Afghanistan per comprendere realmente gli accadimenti contemporanei, alcuni miei libri. Ne cito due in calce*.
Marika Guerrini
* M. Guerrini, "Afghanistan Passato e presente"; Jouvence Milano 2014;
M.Guerrini a cura di, "Aman Ullah il Re Riformista Afghanistan 1919-1929", Jouvence Milano 2018
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