sabato 16 novembre 2019

gandhiana memoria a Dio

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la preghiera di Gandhi
...ogni qualvolta mi aggiri tra le quinte di occiriente per scorrere le statistiche, la pagina che risulta più visitata è "Secondo gandhiana memoria", scritta e pubblicata il 28 marzo del 2012. Il fenomeno si verifica da sempre, negli ultimi tempi però si è fatto quotidiano ed ancor più internazionale dato che la cartina mondiale mi segnala paesi da occidente ad oriente in cui gli occidentali prevalgono. Il lato buffo della faccenda è che io non ricordi cosa avessi a suo tempo scritto, né l'intero contesto, tranne di aver citato il Mahatma, così stamattina ho voluto colmare la mia dèfaillance per comprendere il motivo delle frequenti visite in quella pagina. 

Sono bastate le prime frasi perché la nebbia mnemonica si rarefacesse e le parole scorressero non solo nel ricordo, ma come se le stessi scrivendo ora. La cosa avrebbe dovuto darmi piacere per via dell'attualità, della popolarità dello scritto, ma non l'ha fatto, al contrario, alla bocca dello stomaco una stretta si è trasformata in tristezza e le considerazioni di allora, supportate dalle parole del Mahatma, hanno annullato sul momento la chiosa nella pagina del 2012, in cui ci si affidava alla speranza.
M.K.Gandhi nel passo riportato, a proposito della guerra così si esprime: "La storia mi ha insegnato un'importante verità: qualsiasi sia la causa da difendere, anche se nobile, l'odio e la violenza compromettono la pace agognata, raddoppiando gli stessi odio e violenza" e a chi appellarsi dopo questa presa di coscienza suggerita dal Mahatma se non all'ultima dea? E cosa spinge il lettore di questi nostri giorni a scorrere la pagina di cui sopra, sino a renderla la più internazionale e popolare dell'intero sito? Di certo un motivo è in quel "gandhiana memoria", lo si può capire e gioirne, ma quel che genera invece tristezza è il rendersi consapevoli del desiderio di serenità che alberga generalizzato nell'animo umano oggi, ora, e gli fa ripercorrere le parole del Mahatma come per suggere l'essenza. Del resto un desiderio, nel contesto storico e bellico che si sta attraversando, altro non è che un profondo bisogno dell'animo di abbeverarsi ad una fonte d'acqua pura. Ma mentre l'animo anela ad un'interiore pace, tutti noi viviamo il quotidiano odio e violenza contribuendo così, nostro malgrado, a guidare interi popoli verso la distruzione, auto o indotta che sia e, al tempo stesso, attentando al concetto di Civiltà e di Umanità. Ma questo per ora lasciamolo ad altra pagina.
Sta di fatto comunque che l'attentato assuma e si manifesti sotto varie sembianze, se pur sia una sola parola a comparire quasi sempre lungo il tragitto e nel suo nome si agisca: libertà. 
E' in nome della libertà che si lotta per i diritti umani, in nome della libertà ci si intromette nella storia dei Paesi, dei popoli, ed è per il libero commercio che si è creata la globalizzazione, ed è in nome della libertà che si procura aborto senza necessità patologica, ed è sempre in nome della libertà che si permette l'arbitrio sulla scelta della sessualità anche in tenera età, ed è ancora nello stesso nome che si inneggia all'ormai vomitevole libertà di democrazia, e la si esporta anche in quel nome, semmai senza possederla perché se si possedesse si saprebbe che è un lungo processo di pensiero, di poi storico e non la si può esportare. Per non entrare poi in merito alla libertà di religione su cui si potrebbe andare avanti per pagine e pagine, ma ci fermiamo qui. Eppure, se si riflettesse davvero su tutti i diritti alle varie libertà risulterebbe evidente che dietro ogni libertà dell'uno, vi è la perdita della libertà dell'altro, quando non la schiavitù o la distruzione. Il perché è puerile; non è possibile alcuna libertà se non si parte dalla libertà, con la L maiuscola, quella che ogni essere umano porta insito in potenza, che lo sappia o non. Gandhi lo sapeva, Gandhi aveva conquistato la Libertà. Era giunto ad essa attraverso un meticoloso lavoro su se stesso per tutta la vita. Con quella stessa Libertà e consapevolezza andò incontro al suo assassino, per questo pote' perdonarlo. La conquista della Libertà individuale si fa Libertà di popoli, si fa armonia tra essi, si fa quella parola tanto usata e bistrattata: Pace. Ma non si pensi che quando Gandhi parla di "pace agognata", da raggiungere, stia parlando della pace melliflua a cui oggi i più si riferiscono, alla stessa guisa della parola libertà, ed ancor più vi si riferiscono coloro che scimmiottano il pensiero del Mahatma. L'a-himsa gandhiana non è affatto un movimento pacifico, ma un quotidiano duro lavoro su se stessi, una vera e propria guerra interiore in cui rinuncia, controllo, amore disinteressato, verità, positività, coscienza, rispetto per l'altro ed il vivente in genere, sacrificio di sé e sopra ogni cosa Umiltà regnano sovrani. Da questo e solo da questo può scaturire la tanto agognata pace. La popolarità della pagina di occiriente datata 28 marzo 2012, da cui abbiamo preso le mosse per questa pagina, è dovuta a quel desiderio dell'animo umano che è molto più profondo di quel che si pensi  e che solo in superficie si riferisce al desiderio di un'attuazione sociale secondo i principi gandhiani, in realtà ricerca ciò da cui quei principi muovono, la trasformazione di sé, la vera Libertà. Non è quindi un caso la popolarità di quella vecchia pagina di occiriente  che in questi tempi oscuri in cui il potere ovunque pare prevalere sulla bontà, sulla spiritualità, sulla cultura e ancora e ancora, in cui la finanza con annesse guerre ha sottratto e sottrae ai più, in specie ai giovani, la speranza, il messaggio del Mahatma è un ruscello d'acqua pura a cui abbeverare l'animo. E' il ruscello della Speranza.

Marika Guerrini

p.s.
nell'immagine riportata in lingua originale, la preghiera che Gandhi recitava ogni giorno, Traduzione a seguire:
" in tutta umiltà mi sforzerò d'essere buono, veridico, onesto,puro. Di non possedere nulla che non mi abbisogni, di meritare la ricompensa per il mio lavoro, di essere sempre vigile su ciò che mangio e bevo, di essere sempre coraggioso, rispettare le altrui religioni così come la mia, di cercare di vedere nel prossimo sempre la bontà, di seguire lo swadeshi ed essere un fratello per tutti."




  

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