lunedì 18 novembre 2024

Robert Francis Kennedy (1925-1968) il passato che non passa

  

Robert Francis Kennedy senator
e la folla plaudente
... " L'incredibile potenza dell'America si è scatenata contro un popolo lontano ed estraneo in un piccolo ignoto paese. E' difficile che i nostri cuori possano sentire cosa significhi questa guerra per il Vietnam, poiché si svolge dall'altra parte del mondo, in una terra popolata da gente sconosciuta. Pochi di noi vi sono direttamente coinvolti, mentre gli altri continuano a vivere la loro vita, a badare alle loro ambizioni al sicuro dal clamore e dalla paura della battaglia. ma per i vietnamiti essa deve spesso apparire come l'avverarsi della profezia di San Giovanni Evangelista: -E guardai e vidi un cavallo pallido e il nome che portava scritto era Morte e l'Inferno lo seguiva e potere gli fu dato, sopra la quarta porta della terra, di uccidere con la spada, con la fame...-. Benché siano le imperfezioni del mondo a provocare le azioni che si compiono in guerra, il senso del proprio buon diritto non può cancellare l'agonia e le sofferenze che quelle azioni provocano anche ad un solo bambino. La guerra in Vietnam è un avvenimento di portata storica che coinvolge la potenza e gli interessi di molte nazioni. Ma è anche l'attimo di paura, in cui una madre ed un figlio, sgomenti, attendono la morte che piomba loro addosso da un ordigno inverosimile inviato da un paese di cui conoscono a mala pena l'esistenza. E' il terrore improvviso del funzionario o della guardia civica del villaggio che, intenti al proprio lavoro, si accorgono che l'assassino sta per ucciderli. Vi sono profughi senza casa che fuggono da villaggi completamente distrutti, in cui non hanno lasciato che morti. Vi sono giovani vietnamiti e americani che nello spazio di un istante sentono il buio della morte annientare ogni loro speranza di una famiglia, di una patria, di una casa. E' un paese in cui i giovani non hanno mai vissuto un giorno di pace, dove le famiglie non hanno mai vissuto un istante immune da paura. E' una terra assordata da un interminabile crescendo di violenza, di odio, di furia selvaggia, dove lo scopo principale di milioni di persone non è quello di vivere meglio, ma di sopravvivere. E' un paese in cui centinaia di migliaia di persone combattono, ma in cui sono milioni coloro che senza colpa, disorientati, subiscono le conseguenze di passioni brutali e di credi che a mala pena comprendono. Per loro la pace non è quella parola astratta che si usa per definire uno dei rari momenti in cui gli uomini non si stiano uccidendo fra loro, ma è un giorno in cui non hanno avuto paura e non stanno cadendo le bombe. E' una famiglia, la vita quotidiana del villaggio. E' cibo, una scuola, la vita stessa. Tutto ciò che diciamo o facciamo deve essere  permeato dalla consapevolezza che noi siamo in parte responsabili di questo orrore: non solo la nazione, ma voi ed io lo siamo. Noi che viviamo nell'abbondanza e mandiamo i nostri giovani a morire. Sono i nostri prodotti chimici che bruciano i bambini, sono le nostre bombe che radono al suolo i villaggi. Tutti ne siamo responsabili. Saperlo, sentire il peso di questa responsabilità, non significa ignorare interessi importanti o dimenticare che qualche volta la libertà e la sicurezza devono purtroppo essere pagate con il sangue.  Ma anche se come nazione dobbiamo sapere ciò che è necessario fare, come uomini dobbiamo sentire l'angoscia di ciò che stiamo facendo."
Queste le parole di Robert Francis Kennedy senatore degli Stati Uniti d'America dal 1964 al 1968. Questo il suo pensiero circa la guerra in Vietnam (1955-1975). Non a caso pose fine alla crisi di Cuba onde evitare una guerra nucleare, non a caso negoziò con l'Unione Sovietica, così sottolineando il senso della guerra. E non a caso accanto a questo, con il costante impegno a difesa della classe povera, dei giovani, delle minoranza razziali, dei nativi, palesò la difesa dell'Umanità. Con essa il senso  della vita.
Strano a dirsi ma, nello stesso tempo in cui Robert Francis Kennedy senior proseguiva il cammino, in una città d'oltreoceano, in Italia, un'adolescente riceveva tramite posta una busta bianca profilata in rosso e blu custode del discorso di cui sopra, inviatole con traduzione in italiano, dato che al tempo l'adolescente non conosceva la lingua inglese se non in semplici espressioni, quel che conosceva però erano le vicende divulgate circa la guerra in Vietnam, da tempo infatti appuntava riflessioni in merito, nei suoi diari. A qualche mese dalla busta bianca profilata di rosso e blu, ecco il marzo 1968 ed ecco i quotidiani riportare la notizia della candidatura di Robert F. Kennedy  alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, poi eccoli riportare la sua vittoria nelle primarie: Indiana, Nebraska infine la California, con essa ecco giungere quel fatale 6 giugno a porre fine alla vita di R.F. Kennedy senior. 
Nell'adolescenza, si sa, grande valore hanno simboli ed esempi, e quell'adolescente tracciò altre riflessioni, semplici, ingenue, nello stesso quaderno del Vietnam, righe a testimoniare l'immaginata speranza a vincere sulle ingiustizie del mondo, speranza perduta che si sciolse in sentimenti di delusione che a quell'età si amplificano ad investire la stessa vita. Oggi, ora, qualche giorno fa, l'adolescente di allora, scartabellando tra vecchi quaderni alla ricerca d'altro, per quel caso che non esiste, ha ritrovato quel discorso testimone di scenari invariati nel tempo, ecco perché occiriente, in questa pagina ha voluto mostrarlo. Ma siamo giunti alla chiusa e su un pensiero di Bob Kennedy, come solevano chiamarlo: il grande coraggio è di chi combatte contro le ingiustizie, lasciamo un breve spazio ad alcune riflessioni dell'adolescente di allora.

Rotocalco ultima pagina: Vietnam   - 1966  

Ci salteranno agli occhi 
volti di bimbi dimentichi del gioco
perché sono già vecchi.
Dalle finestre gli occhi aperti dei morti 
stanno a guardarci increduli.
Abbiamo anche noi occhi da morti
freddi e vitrei ma consapevoli di quella incredulità.
                        ***
Palme enormi per affondarvi il viso
bianche dita ossute da grande musicista
stringono disperate uno strano strumento musicale
che suonando fa addormentare gli uomini 
d'un sonno senza fine.
Questo sei tu uomo d'una grande terra
piccolo musicista d'una strana orchestra
mandato lì a suonare senza saper perché.
Ritroverai la pace quando il tuo ventre gonfio
sarà rivolto al cielo in una cava oblunga
che suoni non avrà.

Io sono nel coro  -  1967

Io sono nel coro
di chi non conobbe la vita,
ero in colei che cambiò dimora
per un ordigno inverosimile
di un paese che proclama la pace.
Io sono nel coro
di chi non vi parla perché siete nati
io che nato non sono.                
                
A Robert Francis Kennedy    7 giugno 1968

La tua lingua parlava d'amore, di pace, di perdono.
Per questo ti hanno ucciso.
Non hanno voluto che il suono s'allargasse al mondo.
Forse non ne hanno colpa.
Il male è la loro radice
che dirama fino a farsi tronco,
poi fronda,
poi ramo,
poi vento di tempesta,
poi flagellante uragano.
Ad esso segue il silenzio delle parole d'amore,
di pace, di perdono. 

Un uomo coraggioso     7 giugno 1968

C'era un sentiero, lungo, tortuoso, accidentato.
Il sentiero conduceva alla pace,
pace tra gli uomini, pace nei mondi.
C'era un uomo coraggioso, 
voleva giungere alla fine del sentiero,
lì dove questo perdeva accidenti e tortuosità.
Non hanno voluto.
C'è un sentiero ancor più accidentato ora.
Impossibile a percorrere.
Questo hanno voluto.
Continueranno a volere. 
Nostra la responsabilità.
                                                             
                                                             
E' stata una pagina speciale e occiriente vuole concludere con un auspicio, auspicio rivolto a Robert Francis Kennedy jr., auspicio sì che si avverino i pensieri di suo padre che sono anche i suoi.

Marika Guerrini
                                                        

martedì 22 ottobre 2024

Della guerra

 

 ...e sono qui immobile e le immagini vanno, si fermano, riprendono. E volti di bimbi, volti disperati, volti di dolore. E pianti. E silenzio. E la pioggia battente. E il cielo piange. Anche. E nella mente una ridda di pensieri che non vogliono essere pensati. S’affollano. E silenzio. Ancora. Diverso. E tu sempre immobile. Qui. Impotente. Novello Atlante sotto il peso dell’anima. Dell’universo mondo. Tutto. Quanto dolore! Ma nessun pianto può né sa piangerlo. E ti allontani. Con la mente, col cuore, con l’anima stessa mentre l’occhio, soltanto, resta, con distacco, a guardare. Oh, no, non freddezza ma più forte calore, più forte empatia, come fosse uno. E quando tutto tace in te, lo sguardo si porta dall’alto e scruta. E i pensieri tornano a pensare.

Menzogna circola sulla terra a coprire la tenebra che tende a soffocare l’Umanità. Menzogna circola con l’autorità della verità. La stessa. Potente. Ed è allora che volgi lo sguardo all’Universo. Quell’Universo più in alto del pianeta tutto. E preghi. E mentre i mantram armonizzano l’anima un antico suono in lingua originale vibra e lo segni su di un foglio nella sua forma: अहिंसा, a-hiṃsā,* questa la forma questo il suono, lì dove l’alfa privativo trasforma la violenza in non-violenza e tu, conoscendo quell’antica lingua, sai che vuol dire: non uccidere. E i pensieri pensano quanto oggi, ora, da tempo ormai, sia bestemmiata questa parola. Pensano quanto venga bestemmiata, ora, oggi, da tempo ormai, la terra che fu culla d’amore. Universale amore. Ed ecco tornare i bambini, migliaia di bambini, bambini ignari di quella vita non attraversata. Non c’è stato tempo. Non per loro. Il tempo è stato reciso. E t’accorgi d’aver perso il distacco. Quello conquistato attimi prima. E ripercorri l’interiore tragitto. E l’animo torna a placarsi. E i pensieri tornano con distacco a pensare. E vedi.

Vedi il flusso della moralità e dell’immoralità costituire l’effettivo contenuto della Storia dell’uomo. Vedi oggi, ora, la Storia aliena ai pensieri, ai sentimenti, alle azioni degli uomini, sotto il giogo di forze che si impossessano delle linee morali e delle linee architettoniche dell’esperienza umana. E ti chiedi perché. E la risposta è una: l’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via che la conduce al mondo da cui tutto origina, da cui origina la stessa vita. L’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, il collegamento con quell’elemento immateriale che domina la parte più alta d’ogni individuo, in alcune filosofie chiamato Sé Superiore, in altre Io Superiore, fulcro dell’origine divina d’ogni esistenza. Fulcro che porta insita la presenza della coscienza. L’Umanità oggi, ora, sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via dell’autocoscienza, si dimena nella materialità e nella meccanicità. E queste si stanno facendo natura. A questo soggiace, dimenticando l’assunto che ha con se stessa e si muove a ritroso credendo di avanzare in quel cammino evolutivo che fu ben noto agli edificatori delle antiche Civiltà. Ed ecco riaffacciarsi la menzogna. Altro aspetto, diversa maschera, stesso intento: distruzione dell’essere umano. Quale sia lo strumento è solo variazione sul tema che non varia: la caduta dell’umano nell’animalità, in quel sub-umano che distrugge l’umano.

Oggi, ora, da tempo il mondo è pregno di impulsi esigenti la guerra, guerra d’ogni fattezza, guerra causata, in origine, da quel pensiero distorto, pregno di materialità, in tal modo dialetticamente opposto al reale contenuto degli eventi, alla verità che la maschera cela, ai suoi valori. Ma anche altro la maschera cela, stavolta cela a chi la indossa e non s’avvede che uccidendo l’altro uccide se stesso.

E torna l’antico in antica forma e suonoसत्याग्रह, Satyāgraha,* lì dove Satyā sta per Verità e graha sta per insistere. Insisti nella Verità. Questo il messaggio giunto da lontano in realtà vicino, senza spazio né tempo. Oltre. Ed ecco l’uomo chiamato da se stesso, dalla sua parte più profonda, dal suo elemento più alto e immateriale, a combattere non fuori da sé, bensì affrontare dentro di sé gli ostacoli quali dati interiori, perché quell’Insisti nella Verità doni i suoi frutti all’Umanità.

Marika Guerrini

Nota

** I termini presi dalla saggezza filosofica dell’antica India furono fulcro della lotta per la Libertà, di Mohāndās Karamchand Gāndhī, मोहनदास करमचन्द गांधी ( Portbandar nel Gujarat, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi 30 gennaio 1948), che sarebbe passato alla storia quale Mahatma महात्मा, Maha Ātman, Grande Anima che nella filosofia dell’India sta per Grande Sé.  

 

 

 

lunedì 16 settembre 2024

Storia, Libertà e piombo fuso



Istanbul, Aya Sophia 
chiesa-moschea-museo

 ... " ... Sì, Oriana, le moschee dai nomi di sultani sono cattedrale ad Istanbul. Nella città del Corno d'Oro le moschee-cattedrali, le cattedrali-moschee sono templi. Costantinopoli, Bisanzio, Istanbul, che importa il nome, nelle forme delle sue architetture, in quell'incontro di linee rette e curve come in un diagramma gregoriano, nel gotico gesto delle mani congiunte, si respira l'essenza della bellezza. Sublime essenza, eccelsa, da noi perduta. Rinnegata. Ma se la fortuna o il destino consentono, si possono scorgere figure vestite di bianco, segnate di rosso. Li hanno chiamati cavalieri, i primi, quelli che la Chiesa d'occidente non aveva corrotto. Non ancora. La Chiesa blasfema.". Poi le pagine del libro* di cui stiamo riportando una composizione di stralci, volgono lo sguardo alla Storia distinguendo in essa la certa storia, ovvero la Storia secondo verità, spesso dimenticata o oltraggiata e l'altra, quella degli uomini, divulgata spesso menzognera e: " L'abbiamo detto, Oriana, la certa storia si svela se vuoi che sia, che si sveli. Se le viene permesso. Ha bisogno d'un pensiero originario che muova dalla sua essenza, perché possa essere. Pensiero libero dalla storia degli uomini. La nostra, la tua, la mia, nasce da una prostituzione di ideali. La certa storia no. Il segreto è nel custodire la certa storia. Poi le pagine, attraversano il tempo della giornalista, entrano nel suo libro più conosciuto, nella sua rabbia e nel suo orgoglio, pagine nate sui prodromi d'una guerra tuttora in corso, benché in altra guisa, in falsa sembianza, da quell'11 settembre del 2001. Pagine lette di getto, come la Fallaci le aveva scritte di getto, infine il the end e il tempo fino alla consapevolezza di quanto la menzogna storica possa essere distruttiva per l'Umanità. Infatti continua dicendo: 

"Ho letto il tuo libro da lettore, lo faccio con i miei libri una volta terminati  leggo entrando in varie tipologie di individui. E' il gioco del distacco, dell'obiettività, della diversità. Ho letto così anche il tuo. Ho letto senza colore né forma, politica o di razza, in culture diverse, diverse condizioni, religioni, L'ho letto da cristiano, musulmano, indù, ebreo, ateo. Di quell'ateismo dichiarato e per questo enfatizzato in credo. Condensato di paura a conoscersi. La fede più ferrea, il più fervido credo. Ho letto poi da scrittore. Ed ogni periodo, ogni frase, ogni virgola o punto ha parlato. E' allora che ho incontrato la possanza della mia rabbia alle tue menzogne, che ho incontrato l'incontenibilità del mio orgoglio. E li ho lasciati andare. E' stata forte molto la bufera degli stati dell'animo accavallatisi ad invadere i pensieri. E' in quest'assenza di pensiero che ho fatto un calcolo, immediato, semplice: migliaia di lettori, migliaia di immagini matrici di altrettante immagini a formare opinioni, credenze, pseudo pensieri, tutto questo scaturito dalle tue pagine a formare la storia. Storia lontana anni luce dalla certa storia, una sottospecie di storia a formare una sottospecie di uomini. E' stato dopo questo calcolo che ho visto i ragazzi. Quelli che in assoluto silenzio, spesso a dispetto dei loro docenti, ascoltano quando parlo d'oriente e d'occidente, della storia fluita dall'uno all'altro, delle lettere, del pensiero scientifico, filosofico, delle guerre, delle battaglie anche, delle sfide, della lealtà nella diversità, della conoscenza. Domande su domande a ricercare, conoscere comprendere. Quelli che lo fanno anche quando ci si incontra attraverso video, malgrado la funzione distanziante. Loro bevono le parole come i rosoni di Chartres bevono la luce. E sai che quel che uscirà con la tua voce sarà creduto, sai che stanno chiedendo al mondo che si mostri diverso da quello che sanno e che non sanno. Poi li ho visti con te. Infettati dalla tua rabbia e dal tuo orgoglio, gonfiarsi di delusione, paura, arroganza. Accade in automatico a quell'età. Ho guardato il mondo con i loro occhi dopo le tue parole. La storia formarsi dalla paura della vita, ho visto uomo contro uomo, ho visto. Non mi è piaciuto."  A questo punto le pagine entrano nel vivo:  " Vige una regola di addestramento tra i soldati di Israele, il nome è piombo fuso. Dice: Prima spara poi preoccupati. Meglio colpire un innocente che farsi colpire. Questo dice. Sono ragazzi anche loro. Anche loro hanno fatto domande. Hanno avuto risposte come le tue parole. Risposte contro. Ho paragonato i ragazzi dei racconti, del silenzio, della comprensione, quelli che bevono le parole per scegliere la vita, li ho paragonati a quelli colpiti dalle parole sì che proiettili, alla ricerca anche loro, ma colpiti dalle parole, cresciuti nella distorsione della storia, nella menzogna, nella paura. Cresciuti nell'ignoranza. Voluta. Procurata. Cresciuti contro. Non mi è piaciuto. E' stata la vista di questi ultimi, la gabbia che li serrava, a smascherare il mio silenzio. Complice, così mi sono percepita. Complice delle tue parole con il mio silenzio. Non mi sono piaciuta. " 

Il libro prosegue nel suo narrare, molto altro accade, ma quel che importa nella pagina di occiriente che si va segnando, è accennare all'azione della conoscenza storica nel lasso di tempo in cui l'essere umano sboccia alla vita, periodo non a caso denominato Età Evolutiva, ma riprenderemo lo specifico argomento circa l'Età Evolutiva in altra pagina, ora ci limiteremo ad evidenziare che iquell'età, per innato impulso, ci si collega all'essenza profonda della Storia, vale a dire alla ricerca della Libertà, perché la Storia altro non è che il processo evolutivo dell'Umanità verso la Libertà, da non confondersi quest'ultima con l'espletarsi dell'istinto troppo spesso ritenuto libertà. Ecco il sottile, assoluto, possente, pur se inconsapevole, obiettivo all'apice della vita: la ricerca del proprio sé, del mondo e di sé nel mondo. L'età estremamente giovane sa questo, senza saperlo lo sa. L'essere umano porta quest'impulso nella sua interiorità, lo riconosce quando lo incontra fuori da sé e se ne rafforza, così come si indebolisce quando gli viene negato. In quel particolare periodo il tutto si esplica all'ennesima potenza, proprio per via della continua trasformazione in atto e ciò avviene che si sia cresciuti alla luce della verità storica o all'ombra della sua menzogna. La Storia segna il tragitto. La ricerca della Libertà anela alla verità, in assenza di verità e presenza di menzogna, l'agognata Libertà, proprio perché possente in quel periodo della vita, è ancor più soggetta al suo rovescio. Da qui la futura possibilità d'essere artefici del proprio destino o non esserlo. In assenza di questa possibilità agisce, metaforicamente parlando, il piombo fuso, che sia materico o immateriale non importa, ma che, alieno dal processo, non trova ostacolo alla distruzione dell'innato impulso alla Libertà. 

Marika Guerrini

Nota                                                                                                                                                               * " Marika Guerrini, " Ti racconto l'America- Lettera a Oriana Fallaci", ed. Jouvence 2024


domenica 21 luglio 2024

ITALIA - MEDITERRANEO : distruzione o salvezza?

specchio smeraldo tra le fronde

 ... "...Convinto che non vi potesse essere per me un commento  all'Odissea migliore della natura vivente che mi circondava, me n'ero procurato un esemplare, che andavo leggendo con rapimento incredibile..." (Taormina 7 maggio 1787). 
Poi il viaggio continua, la ricerca in esso.
"...Quanto a Omero è come se mi fosse caduta una benda dagli occhi. Le descrizioni, le comparazioni e così via a noi sembrano finzioni poetiche, ma non è a dire quanto siano naturali, per quanto tracciate con una purezza, con una profondità di sentire che fa sgomento. Gli stessi episodi più strani e favolosi hanno una naturalezza, quale io non ho sentita mai se non alla presenza delle cose descritte. Lascia che te lo dica in due parole: quei nostri antichi rappresentavano l'esistenza; noi di solito rappresentiamo l'effetto; loro descrivevano il terribile, noi terribilmente, loro il piacevole, noi piacevolmente, e così via... ora che tutte queste spiagge e i promontori e i seni e i golfi, isole e penisole, rocce e spiagge sabbiose, colline verdeggianti dolci pascoli, campagne feconde, giardini di delizie, alberi rari, viti rampicanti, montagne perdute fra le nubi e pianure sempre ridenti, e scogli e secche, e questo mare, che tutto circonda con tanta varietà e in tanti modi diversi . Ora dico che tutto questo è presente nel mio Spirito, ora soltanto l'Odissea è per me parola viva. " (Napoli 17 maggio 1787). Yohann Wolfgang Goethe

Oggi, ora, draghi crestati dalle unghie adunche generati oltre oceano e al di là di confini limitrofi a quest'Italia, occultati da mediatica complice menzogna, dondolano il cranio e aguzzano le squame. Avanzano. Ci sono, sono già presso questa sacra terra, più che presso: sono già qui. Resisterà quest'Italia cantata dal poeta? Resisterà al genuflettersi degli alberi privati d'ossigeno dalle nubi chimiche che oscurano il sole così impedendo la fotosintesi? Resisterà al violento disboscamento? Resisterà alla distruzione delle millenarie rotte di uccelli migratori? Resisterà alle trivelle marine, ai veleni inquinanti il suo storico mare, alla moria delle sue creature? Riuscirà a proteggere se stessa o, immemore di sé, lascerà alla noncuranza il compito di travolgerla permettendo al drago dei draghi di asservirla, distruggere i suoi sacri doni, ogni sua vita emblema di bellezza sul pianeta? Riuscirà?
A noi la positiva possibilità dell'ardua sentenza! La salvezza!

Marika Guerrini

mercoledì 17 aprile 2024

La preghiera negata- terza ed ultima parte

 

Aquila Chrysaetos*(1)
 
... nel mentre della riflessione su quell'indole che alberga dietro le quinte delle quinte, accennata nella seconda parte di questa pagina, una miriade di immagini si sono affacciate alla mente, a scorrere veloci una sull'altra, a confondersi, dato il numero esorbitante. Poi, il fermo immagine al suono di un flauto e un'antica melodia prende ad espandersi. Tutto dice: ascolta, guarda!

Anno 1890, Stati Uniti d'America, riserva indiana Pine Ridge Reservation Sud Dakota, popolo Sioux Lakota.  
C'è una danza in atto mentre la musica va, riconosci ilsuono per averlo udito da bambina dalla voce della madre di tua madre, è la musica della Ghost Dance. Una danza preghiera che invoca la libertà dallo straniero, l'uomo bianco. Intorno ai danzatori siedono, in cerchio, vecchi, donne e bambini, in silenzio, raccolti in se stessi, pregano. Ad un tratto, un soldato in giubba blu, si avvicina a colui che guida la preghiera danzata. La giubba blu intima l'interruzione, il sioux si rifiuta, i danzatori continuano a danzare e pregare. Parte un colpo d'arma da fuoco. Altre giubbe blu si associano agli spari. Ancora e ancora. L'uomo bianco sa che la Ghost Dance è preghiera, che i Nativi sono disarmati, ma continua a sparare. Ovunque. I Nativi fuggono, danzatori, donne, bambini, vecchi, cadono colpiti, alcuni si rialzano, altri si trascinano mentre urla fendono l'aria, non più il suono del flauto. La preghiera. Poi l'immagine si sposta. Scansando corpi caduti, alcune donne, madri con i loro piccoli, tra cui neonati allattati al seno malgrado la fuga, continuano a fuggire, nascondono i bambini in una chiesa cristiana lì, sulla via di fuga. Qualche istante e l'immagine focalizza i corpi di quelle madri, i bambini non si vedono, non ci sono, tranne i neonati, loro giacciono sul cuore delle loro madri. Una giubba blu sospetta il rifugio che nasconde i bambini. Si consulta con altre giubbe blu, si avvicinano alla chiesa, qualcuno tra loro dice ai bambini di uscire allo scoperto, non avere paura, non accadrà loro nulla, verranno condotti al Forte più vicino, pochi chilometri. I bambini escono dal luogo sacro, l'artiglieria in giubba blu riprende a sparare. Nessuno dei bambini si salverà. E ancora l'immagine scorre, ora riporta figure maschili nell'area del villaggio, si capisce essere coloni, smantellano tende e le sostituiscono con assi di legno per costruire case, le loro. Di seguito, sempre scorrendo, l'immagine si ferma sul Forte, lì una giubba blu sta riferendo al Comandante l'avvenuta azione militare, di pulizia, dice.
L'episodio della Ghost Dance sarebbe passato alla Storia con la dichiarazione: Sedata rivolta di trecento Sioux Lakota nella riserva Pine Ridge Reservation- Sud Dakota 1890. E ancora: Trenta medaglie elargite ai soldati artefici della gloriosa azione. Tacerà su numero ed età dei bambini, tra i tre e i nove anni dichiarerà poi, nel tempo, la stima condotta da alcuni Nativi. A ricordo.     
Stai cercando di metabolizzare i pesanti stati d'animo prodotti dall'eccidio dei Sioux quando dal groviglio di immagini che continuano a scorrere, confondersi, sparire, mostrarsi, fuoriesce una figura, la riconosci subito, è del Mahatma Gandhi. Ti meravigli ma dura un istante la tua meraviglia poi supponi la terra in cui alberga l'immagine che sta per mostrarsi, è  l'India, nel suo antico schiavismo britannico. E non ti sbagli. 
Amritsar- il Tempio d'Oro

13 aprile 1919, Amritsar -

अमृतसर

 - Stato del Panjāb - पंजाब - India di Nord-Ovest
L'immagine si apre su di un giardino e sosta. C'è tanta gente, gente semplice, intere famiglie di agricoltori. Molti bambini. Come sempre. E' giorno di festa al Jalliyanvala Bagh. festa religiosa tra preghiere e canti in quella città a nome Amritsar, la citta del Tempio d'Oro, voluta dall'Imperatore Akbar nel 1577. La città Santa dei Sikh. il giardino è molto grande, protetto da muro di cinta con un unico ingresso. Un giardino sicuro, da venerare, da godere. E la festa è appena iniziata, con essa la preghiera. 
Gioia, canti, invocazioni al divino vibrano nell'aria, poi, improvvisi colpi d'arma da fuoco annebbiano l'aria. Sovrastano gioia, canti, preghiera. Li annullano. Terrore pianto disperazione, si diffondono, s'allargano. Fucilieri in doppia fila schierati, ostruito l'ingresso, al comando del Generale R.E.H.Dryer, eseguono l'ordine: aprire il fuoco sulla folla. E il fuoco è stato aperto. 
E' l'India colonizzata questa che ti si presenta. L'India dello straniero che ogni assembramento ha proibito: Evitare nazionalismi e rivolte, questo il decreto per legge inglese. Che sia assembramento di rivolta o religioso, pacifico, disarmato, non fa differenza. E' l'India resa schiava da barbari d'occidente. Questo ti si presenta. Oltre mille morti giacciono nell'immagine che affiora, Quattrocento alle prime raffiche, i restanti feriti, vengono lasciati lì, alcun soccorso ci sarà, per divieto inglese. Lasciati lì a morire.
Il Governatore del Panjab, Sir Michael O'Dwyer, appresa la notizia, approverà l'azione di Dryer. Lo farà anche il viceré Lord Chelmsford, solo che costui, in un secondo tempo, dichiarerà l'eccidio: errore di valutazione. Così riportandolo agli atti. Ma l'Inghilterra, a distanza di qualche giorno, avrebbe osannato e accolto da eroe Dryer, al suo rientro in patria. Tale azione definita: sedata rivolta per assembramento rivoltoso, sarebbe passata alla gloriosa Storia britannica. Alla nostra Storia. 
Qui il silenzio è d'obbligo, il tuo silenzio, mentre le immagini continuano a scorre su eccidi, genocidi, impiccagioni, una sull'altra, a centinaia tra piccole e grandi, storicamente conosciute o celate ai più, ma sempre, sempre tutto consumato a scopo protettivo, a difesa di Civiltà. Così, nel tuo silenzio, l'indole di quell'estrema terra d'occidente chiamata America, ancor meglio Stati Uniti, figli anglofoni dell'anglofona Europa, svela sempre più il dietro le quinte delle quinte di se stessa.
Stai per spegnere, ogni immagine, annullare anche il silenzio, quando il ricordo di una frase di M.K.Gandhi, il Mahatma, la Grande Anima,  letta tra le pagine della sua biografia: "La mia vita per la Libertà", ti torna in mente. E' un'intervista da lui rilasciata nel 1920, alla domanda del giornalista circa l'importanza dell'indipendenza dall'Inghilterra. Gandhi, tra le molte restrizioni e violenze d'ogni tipo, ricorda la strage di Amritsar e conclude: La nostra salvezza sta nelle nostre mani... noi partiamo per il deserto, perché la via che porta alla terra dove scorrono latte e miele, la terra di Canaan, lontana dalla terra della schiavitù, passa per il deserto e ci dobbiamo affidare alla guida di un Mosè e di un Aronne che ci conducano dalla menzogna alla Verità, dalle tenebre alla luce, dalla morte all'immortalità. E' a questo punto, alle sue parole, che si placa la rabbia in te, ed esci dall'apnea in cui eri entrata, e respiri e  ricordi un'altra intervista, sempre del Mahatma, sempre da un suo libro, intervista rilasciata al tempo in cui era in atto la Seconda Guerra Mondiale e l'India era ancora colonia inglese e soldati indiani erano stati arruolati nell'esercito del Regno Unito. La situazione in Europa era drammatica. Il giornalista chiese a Gandhi: cosa pensa dell'Europa e della sua importanza per la Civiltà. Gandhi rispose: A mio avviso la sua unità sarebbe stata un'ottima idea. Queste le sue parole. India, anno 1941. 
E tu, al ricordo pensi all'amore di quella Grande Anima per la sua terra, le sue genti. Pensi alla sua preghiera interrotta anch'essa. Pensi alla Libertà.

Marika Guerrini

Note
(1) Aquila Chrysaetos  o Aquila Reale simbolo sacro dei nativi americani sin dal loro giungere nel nuovo continente attraverso Bering provenienti dall'Asia millenni or sono.

martedì 9 aprile 2024

La preghiera negata- seconda parte Europa e...

... "...basta solo cancellare nell'Umanità l'idea di Dio, ecco da che parte bisogna cominciare."(1)  Così Ivàn Ivanovic Karamazov al fratello Alekseij, dopo aver discusso sull'esistenza di Dio, dopo essersi chiesto perché, se esiste, come afferma Alekseij, permette sofferenze ai danni dei bambini.  E coltiva questi pensieri Ivàn, e torna al suo continuo lacerarsi nell'abisso del dubbio, incerto tra tenebra e luce. 
Erano queste parole che, per quel caso che non esiste, stavi rileggendo mentre riflettevi sull'Europa, sulla sua unità, sulle origini,  così,  immersa negli interrogativi, avevi spento la diretta radiofonica che dopo qualche attimo ti avrebbe comunicato l'avvenuta tragedia consumatasi al Crocus City Hall, proprio lì, in quella Russia europea che stavi vivendo tra le righe del romanzo di Dostoevskij. Ed hai confrontato le tue riflessioni con la tragedia, con il perché, il dietro le quinte delle quinte e tutto confermava i tuoi pensieri, la matrice storica, metastorica, antica, moderna, attuale. Avevi rimandato lo scritto per riflettere ancora, ma altro è accaduto a vanificare ogni ulteriore riflessione, altro che ha apposto la firma. Evidente, inconfondibile sull'ulteriore azione criminale. Apprendi infatti che un camion, diretto in Russia, con a bordo sacre icone ortodosse indirizzate a chiese, case, ovunque fosse  la preghiera, vocale o silenziosa, durante un rito o in assenza di esso, era stato intercettato e bloccato nella regione di Pskov al confine con la Lettonia, motivo: le icone erano imbottite di esplosivo da azionare a distanza. 
Non hai formulato pensiero ma il ritorno di:  basta solo cancellare nell'Umanità l'idea di Dio, l'eco delle parole di Ivàn Karamazov, soltanto. E' lì che hai visto l'inequivocabile firma d'autore, di quella parte dell'Umanità che negato o rinnegato l'elemento divino dell'anima, come detto, ha ossificato il pensiero sì da impedire il vivere secondo l'antica perenne preghiera del "Conosci te stesso" che dal tempio di Apollo continua a suggerire il risveglio della coscienza individuale per permettere l'evoluzione all'Umanità. Ed ora ritieni opportuno portare un brevissimo sguardo all'antico passato, all'origine del perché, al dietro le quinte delle quinte. Eccolo.
Ha preso avvio nel XIV secolo della nostra era, il processo involutivo dell'Umanità, il declino, ed ha interessato l'Europa. 
Fu tempo allora in cui in Europa, terra continente nel cuore del mondo, da quell'antico Oriente che aveva generato il pensiero quale strumento di conoscenza per l'essere umano, arricchendolo di elementi atti all'evoluzione dell'Umanità, giunse il compito civilizzatore di terre ad ovest di se stesso. Accolto in un primo momento il compito affidatole, ben presto, in ambito comunque di alcuni secoli, l'Europa iniziò a tradire quel pensiero che, transitando per la Palestina, attraverso la Grecia e l'Italia, era giunto a vivificare il continente sì che espandesse Conoscenza in tutto l'emisfero occidentale. Il principio del tradimento fu partorito dall'isola britannica per approdare  nella Francia di Filippo il Bello e papa Clemente V.  Non è un caso che leggende alto medioevali narrino di cavalieri erranti nel mondo all'insegna di valori quali onestà, coraggio, verità, libertà. E non sono un caso le successive cadute degli stessi princìpi, rispetto ai cavalieri dell'alto medioevo, quindi le successive accuse atte a denigrare e distruggere l'antico operato fino all'attuazione dell'estrema condanna di alcuni tra loro: carcere e rogo. Quel che ne seguì fu iniziare a perdere il contatto con l'essenza superiore ed immateriale della vita e dell'uomo, con il divino immanente e trascendente, conseguente, l'Europa, in maniera ancor più evidente dal XV secolo, prese a possedere solo il guscio esteriore di quell'antica saggezza che portava in sé conoscenza di misteri superiori, in essi l'origine immateriale dell'Uomo e della Vita che la materia ricopre quale forma tangibile. Con l'avanzare nel tempo misurato, il principio del pensiero trasformato, come accennato nella prima parte della pagina, basato sulla materia quale unica sostanza vitale, ha portato l'Essere Umano ad allontanarsi sempre più dall'elemento che lo distingue da altri esseri viventi: la libera facoltà del pensare. Da allora la vecchia Europa, continuando a distanziarsi sempre più dall'assunto, quel divino che l'antico Oriente le aveva donato, e, con sempre maggior presa articolando la propria vita intorno a valori esclusivamente materiali, ha misconosciuto il pensiero nella sua essenza, così avvilendo i suoi popoli malgrado le grandi luci che in essa, nello scorrere del tempo e sino all'altro ieri storicamente parlando, si siano verificate. Ma mentre alcun continente sul pianeta abbia generato un tale alto contenuto culturale quale l'Europa, dall'Arte Figurativa alla Filosofia, alla Letteratura, alla Poesia, al Pensiero Scientifico, alla Musica ed oltre, il cui cuore pulsante ha albergato con forza in Italia e Germania, parte dell'emanazione dell'antico tradimento, parte del pensiero avvilente generato al principio, come su detto, in Gran Bretagna,  ha costituito e costituisce l'indole, se così può definirsi, degli Stati Uniti d'America sin dal tempo della sua, erroneamente detta, scoperta. Ma di quest'indole si tratterà in breve, data la vastità dell'argomento, nella terza parte della pagina con cenni sulla preghiera da sempre negata da quell'iniziale assunto tradito all'insegna di un dio capovolto. 

Marika Guerrini

note             
(1)   Fëdor Micajlovic Dostoevskij, I fratelli Karamazov, San Pietroburgo 1878-1880           

 

mercoledì 20 marzo 2024

La preghiera negata -prima parte- Palestina e...

Al-Aqsa Moschea *(1)
le immagini sono andate una dopo l'altra, una sull'altra. Nell'anima. Ed hai sentito il pianto, visto la disperazione in gesti innocenti, il dolore in espressioni interrogative: perché? Hai visto il terrore in occhi bambini, attoniti, li hai visti mangiare erba lungo la via, dissetarsi con putride acque. Hai visto le loro ferite sanguinare senza alcun gesto a fermare la fuoriuscita della vita. Li hai visti camminare nel fango con una inappagata preghiera d'amore nello sguardo. Li hai visti senza un motivo che consolasse il loro dolore
ingresso alla Spianata delle Moschee (2)
, accatastati uno sull'altro immobili nel silenzio eterno. Piccoli, così piccoli. Li hai visti. Intorno, ad affollare le immagini, archeologie sventrate, ammassate ovunque, polveri di case un giorno vive a coprire ospedali frantumati, alla stregua d'ogni altro luogo che potesse soccorrere il corso della vita. E frammenti di archi bizantini, templari, uno sull'altro anch'essi, a testimoniare luoghi un tempo di culto, d'ogni culto che fosse ebraico cristiano islamico. Questo hai visto. E  Distruzione della storia hai visto. No, non di Gaza, di una terra, di un popolo, d'una stirpe, no, storia dell'intera Umanità. Questo hai visto. Per giorni e giorni hai visto. Vedi. Lungo mesi hai visto. Vedi. Il mondo ha visto. Vede. E silenzio hai udito intorno, un assordante silenzio, e ipocrisia, menzogna a coprire rare sincere voci giornalistiche, testimoni, in loco finite sotto colpi d'arma da fuoco, sì che tacessero per sempre. Questo hai udito, odi. Silenzio di chi preposto alla denuncia, alla condanna, all'intervento che azzerasse il corso del genocidio, ha volto lo sguardo altrove o, peggio, celato da parole di condanna, ha fomentato, nutrito, armato, rafforzato odio violenza sterminio. Lucrato su questo. Anche. E tu hai udito. Odi. Il mondo ode. 
Ed ogni qualvolta ti accingessi a prendere carta e penna, tracciare per iscritto la denuncia dello stato di quel lontano animo distrutto che s'era fatto tuo, qualcosa ti portava a tacere. Ed era dell'anima la richiesta. Sua l'imposizione, perché le parole tracciate incidono molto più del loro suono in chi le scorre leggendo, ancor più in chi le segna e, così facendo, ne incide sulla terra il senso, il significato. Sì, grande è stato il fardello da trasportare. Da vivere. A questo l'assenza della tua parola scritta. A questo il tuo silenzio. Lungo silenzio. Poi lo scorso 29 febbraio e a seguire l'inizio del Ramadan, sacro periodo di culto per l'Islam a cui la preghiera è stata negata. Proibita.  Ed hai sperato che qualcuno preposto intervenisse. Ma a nulla è valso l'ennesimo eccidio di innocenti in fila per un tozzo di pane nell'infausto giorno, né la disperazione d'una preghiera negata al suo espandersi nell'antico luogo di culto, la Spianata delle Moschee, lì dove le tre religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, sono presenti con i loro sacri luoghi: Tempio di Salomone, Santo Sepolcro, Moschea Al-Aqsa. Così quest'anno bisestile altro non ha potuto che continuare il suo svolgersi supplicando pietà al mondo. 
E' stato per tutto questo e più che il tuo vaso, ormai indifferente alle immagini che nella mente e nell'anima continuavano a scorrere, continuano, ha traboccato. E il fil rouge dei venti di guerra che, in luoghi diversi e diversa forma, da tempo stanno soffiando, si sono sommati alla Palestina, all'imperante menzogna che alberga da tempo in ogni voce ufficiale ogni atto ufficiale che sia bellico o politico. Quello stesso fil rouge a te noto dal principio, ha chiesto all'anima di permettere lo scritto. E l'anima ha obbedito. 
La penna ha preso a segnare questa pagina le cui parole avresti preferito condividere
Gerusalemme Via Crucis 2017 (3)
 con il lettore vis à vis. Avresti preferito ascoltare il suo pensiero, il punto di vista, esprimere il tuo pensiero, il punto di vista, in uno scambio di sguardi sul suono delle voci, muoversi insieme alla ricerca del motivo profondo che ha provocato il realizzarsi di questi nostri tempi in bilico tra calcolo e follia. Ricerca di ciò che alberga tra le quinte delle quinte e da lì, tacitamente si espande all'insaputa della coscienza, questa nostra dormiente coscienza. Spesso. Molto spesso. Troppo. E avevi appena impugnato la penna che altra criminale azione si è imposta allo sguardo nell'approssimarsi della Pasqua Cristiana, divieto alla cristianità di percorrere la Via Crucis. Preghiera negata. Ancora.
Eh, sì, destino ha voluto  che Ramadan, Pasqua Cristiana e Pesach, la pasqua ebraica, fossero prossime l'una all'altra. Staremo a vedere cosa accadrà, se accadrà, per il giorno di Pesach. 

Palestina, terra straordinaria, porta di accesso e congiunzione tra due continenti, incorniciata dal deserto e dal mare, porta con sé, dai primordi, quale identità, la presenza del divino nella storia e nel mondo. 
Eretz Israel,  Terra Sancta, al- Quds, tre suoni per tre lingue: ebraico, latino, arabo un unico iniziale impulso, un'unica geografia.
Palestina, nel tempo misurato e fuori da esso, con il suo dolore, s'è fatta emblema dei giorni  che stiamo attraversando, essi sì, figli del tempo misurato, né sarebbe potuto essere diverso. Come fosse disegno d'una sacrificale sorte. 
La Terra voluta e detta Santa durante la Prima Crociata e condivisa Santa dalle tre religioni abramitiche, la Terra pensata Santa dall'intera Umanità, oltre ogni credo, ogni credenza, ogni filosofia, nello scorrere dei millenni, sta sacrificando se stessa. Perché? Questa domanda la pagina ti ha posto e ancora: come ha agito l'Umanità nel lungo storico tempo di preparazione agli attuali tragici eventi? I segni c'erano, ci sono stati. Segni storici e metastorici. E al loro cospetto cosa ha pensato, se, ha pensato, l'Umanità? 
Nostra tempora proelia*(4) canta Virgilio, Nos sumus tempora, quales sumus talia sunt tempora*(5) , risponde Agostino. 
All'affermazione di Sant'Agostino, consapevole della diversità dei tempi quindi dell'uomo, ti sei posta una domanda: perché ora siamo questi tempi ? E ancora: non avrebbe dovuto l'uomo far tesoro del passato e dar vita ad altro genere di tempi? 
Sarebbe potuto essere, hai risposto, se l'uomo, nell'evoluzione, non avesse perso l'elemento divino della propria anima, connettendola sempre più al corpo, alla materia quale principio, origine della vita, in tal modo allontanandosi dal vero senso della stessa vita quindi della terra, in essa anche dalla Natura quale elemento divino, per dirla con Goethe. Così facendo, l'uomo, ha privato l'anima della forza in cui avrebbe potuto e potrebbe trovare da se stessa la propria vera entità. 
Tempio di Apollo a Delphi (6)
Quel "Conosci te stesso", hai continuato, che, in modo mirabile, l'antichità greca aveva posto sul Tempio di Apollo, santuario dei misteri, quale potente ingiunzione all'Umanità, è andato sempre più ad essere disatteso dall'uomo stesso a cui, proprio per processo evolutivo, non sarebbe  più bastato muoversi, quindi vivere, secondo saggezza e o volontà, ma avrebbe dovuto iniziare a vivere secondo conoscenza, nel risveglio della propria coscienza individuale. Ma la coscienza individuale è collegata al pensiero e il pensiero è collegato all'anima. La perdita da parte dell'uomo dell'elemento divino dell'anima, ha ossificato il pensiero relegandolo esclusivamente a manifestazione di agenti cerebrali, così rendendolo schiavo della materia. Da questi presupposti il varco per il declino dell'Umanità si è aperto da sé. Ma se è questo declino che l'uomo sta attraversando,  ancora hai domandato, non può essere incluso nel declino, e proprio in forza del declino, l'impulso alla nascita del senso ultimo di quell'antico "Conosci te stesso" in realtà preghiera oltre ogni tempo e spazio? E se la Palestina, si è fatta emblema dei tempi e il pensiero greco indicatore circa il pensiero conoscitivo dell'uomo, il da farsi dell'Umanità, quale il ruolo della confinante Europa mediterranea e non? Cos'altro ha albergato in un lontano tempo e alberga nel dietro le quinte delle quinte? Ma a questi ultimi quesiti non rispondi, lasci la risposta alla libertà del lettore, alla sua riflessione. Per ora. Forse.      

 Marika Guerrini
   
Note
1)  Moschea al-Aqsa
Parte del Tempio di Salomone, residenza dei re di Gerusalemme e, dalla prima crociata fino al loro scioglimento, dei Cavalieri Templari. A loro si devono le architetture gotiche presenti;

2) Spianata della Moschea
Presenti in essa importanti luoghi di culto delle tre religioni abramitiche. Da anni (1967) in seguito ad un accordo è gestita dallo Stato di Israele per quanto riguarda la sicurezza e dal  Waqf, pacifica fondazione islamica di Giordania,  per quanto riguarda le questioni religiose e tutto ciò che ad esse sono connesse. Secondo la storia ufficiale da lì entro in Gerusalemme Gesù di Nazareth a pochi giorni dalla crocifissione, provenendo dal Monte degli Ulivi;

3) Via Crucis
Processione cristiana del Venerdì Santo lungo le strade di Gerusalemme città vecchia. Quest'anno 2024 vietata dal Governo di Israele;

4) Virgilio, Bucolica sesta, Ecloga 6;

5) Sant'Agostino, Discorsi 80,8;

6) Delphi, Tempio di Apollo con iscrizione "Conosci te stesso".