venerdì 27 dicembre 2024

Il sole di mezzanotte - ai bambini d'ogni età


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 ... E’ questa una leggenda o forse un’antica storia travestita da fiaba. Non ci è dato saperlo. Il momento della sua nascita è così tanto distante da noi, da non potersi misurare, da sfuggire ad ogni nostra comprensione, da non potersi collocare nel tempo. Nel tempo che conosciamo, a cui diamo il nome “tempo”, è infatti fuori dal tempo. Ed anche il luogo della sua nascita non conosciamo, non appartiene a nessuno spazio fisico, oh, in tanti hanno provato a stabilirlo, con strumenti d’ogni tipo, ma nessuno vi è riuscito, il motivo è semplice, questa leggenda o forse storia sotto veste di fiaba è fuori da qualsivoglia spazio, qualsivoglia spazio che conosciamo, qualsivoglia spazio che possiamo misurare. Ed è per questo che resta avvolta nel mistero. Quel che sappiamo però è che, malgrado sia avvolta nel mistero, la sua presenza, ogni uomo, pur senza saperlo, la porta con sé, la custodisce in sé, incisa nel cuore, ed è da lì che dona ad ogni essere umano calore e vita. Non importa se sia leggenda o storia travestita da fiaba, quel che importa è che sia libera di appartenere ad ogni essere umano. Quel che importa è che ogni essere umano possa scoprirla in sé. Quel che importa è che doni a tutti lo stesso calore, la stessa vita. In realtà questa leggenda o storia o fiaba che sia, appartiene all’Universo, all’Infinito. Ma ascoltiamo quel che ha da dirci.

Una volta gli uomini per loro propria natura erano capaci di ascoltare la musica dell’Universo, in esso la musica delle stelle e, tra esse, ancor più la musica del Sole che è la stella al pianeta Terra più vicina. Vivevano la luce dei suoi raggi ed il suo calore come qualcosa che parlava loro di sconosciuti mondi da cui celestiali suoni venivano ad allietare la vita sulla Terra. Mondi, le cui immagini, gli antichi uomini avevano incontrato nell’Universo prima di innamorarsi della Terra e, proprio per amore della vita di questo pianeta, decidere di scendere su di esso. Nello scendere avevano imparato a conoscere il tempo, il tempo che noi conosciamo, con le sue ere, i suoi secoli, i suoi anni, i suoi giorni, le sue ore, i minuti, i secondi. Avevano imparato che sulla Terra esistono le stagioni così come il giorno e la notte e tutto viveva in armonia con il creato. Poi, però, man mano che il tempo umano trascorreva, gli uomini presero a dimenticare sempre più la loro origine, ad allontanarsi sempre più da quell’antica armonia che aveva fatto del pianeta un luogo meraviglioso all’interno dello stesso Universo. Presero così ad allontanarsi sempre più dalle infinite bellezze che avevano portato sulla Terra nella loro discesa, tanto che iniziarono a lottare tra loro, a farsi del male. Non si riconoscevano più. Mentre questo accadeva sulla Terra, dall’Universo le stelle seguivano il corso della vita degli uomini.

La dimenticanza degli uomini, della loro origine celeste, fece sì che sul pianeta, in uno di quei periodi in cui le giornate si accorciano e il Sole illumina la Terra solo per poche ore, avvenisse qualcosa di particolare: iniziò a calare la notte, no, non una notte con un suo inizio e una sua fine, ma una lunga notte che pareva non dovesse mai finire. All’inizio di questo fenomeno, ogni uomo si preoccupò per l’assenza del giorno, poi però si abituò ad esso e non ci pensò più. Intanto mentre l’uomo dormiva il sonno dell’anima, la notte oscurò la terra e mentre questo si verificava, gli uomini, avvolti sempre più dal buio, incominciarono ad aver paura, non riuscivano a vedere, e quel che è peggio, non capivano il perché di quelle tenebre così profonde. Tantomeno si accorsero che da giorni, giorni e giorni non avevano più udito i meravigliosi suoni che prima dall’Universo giungevano in loro aiuto. Immersi nella paura non si accorsero neppure che da tempo, prima che calasse la notte, i raggi del sole si erano mostrati offuscati nel loro risplendere, come se un velo coprisse il loro donare vita e calore. E fu in quel buio intenso, privo di suoni celestiali di cui non giungeva più neppure l’eco, che dimenticarono la loro stessa vita. La paura in loro divenne sempre più forte, attimo dopo attimo prese così tanto spazio da rendere i loro cuori di ghiaccio e il gelo formatosi nei loro cuori divenne intenso sì da giungere all’Universo. Ma quel che gli uomini non sapevano, né avrebbero potuto immaginare per via della paura in cui erano sprofondati, che dall’Universo le stelle non avevano mai smesso di osservare ogni loro pensiero, ogni loro sentimento, ogni loro azione. Né avrebbero potuto immaginare l’immensità dell’amore che gli astri portavano loro incontro, gli uomini avevano dimenticato cosa fosse l’amore. Le stelle, a quella vista, provarono un immenso dolore, così tanto grande da espandersi ovunque nell’Universo e decisero di soccorrere le povere creature che sulla Terra soffrivano senza sapere perché. Decisero di aiutarle. In realtà se gli uomini avessero potuto vedere, se fossero stati capaci di attraversare il buio che li avvolgeva, capaci di sconfiggere la paura con il coraggio che una volta avevano conosciuto, avrebbero scoperto che oltre la buia coltre del loro cielo in cui erano immersi, al di là del silenzio degli astri che più non udivano, il colore del cielo non aveva mai smesso d’essere d’uno splendido luminoso cobalto e la musica non aveva mai smesso d’espandersi tra stelle e pianeti che, come immensi diamanti, non avevano mai smesso di brillare. Fu allora che le stelle presero a moltiplicarsi, tanto che il blu cobalto del cielo alto incominciò ad intravedersi, se pur per qualche attimo, anche dalla Terra, tra uno spazio e l’altro di quei diamanti. A questo punto dovete sapere che ogni essere dell’Universo ha un compito da svolgere, ad ognuno di loro viene affidato un compito, e dovete anche sapere che tra le stelle ve n’era una il cui compito era quello di fare da spola tra la Terra ed il Cielo. Il suo nome non ci è dato di conoscere, c’è chi dice si chiamasse Sirio per la sua somiglianza con il Sole data la potenza della sua luce, benché questo dalla Terra non si noti essendo Sirio molto ma molto più lontana dal nostro pianeta. Sta di fatto che quella notte la stella messaggera si avvicinò alla Terra così tanto da farsi vedere, se pur sotto spoglie di fanciulla, dagli uomini.

Nel suo viaggiare, nell'avvicinarsi alla Terra, la stella messaggera aveva scorto una moltitudine di persone che, da ogni luogo, ogni paese, camminava seguendo la stessa direzione, così, acuito ancor più lo sguardo, come giunta dal nulla vide una grande luce risplendere così tanto da illuminare la Terra per chilometri e chilometri. Quella luce, nel suo risplendere toccava tutta la gente che, in silenzio, camminava verso la sorgente luminosa. Camminava verso una grotta scavata in una piccola collina. Ma la cosa ancor più strana era proprio la gente, infatti man mano che si avvicinavano alla sorgente luminosa, sui loro volti comparivano frammenti di luce che immediatamente scomparivano, come delle piccole luci intermittenti, fino a trasformare le loro espressioni. La stella, incuriosita, si avvicinò ancor più, tanto da poter parlare ad un vecchio che, in fila con gli altri, camminava verso la sorgente luminosa.

-Buon uomo dove va tutta questa gente? - chiese la stella - Va alla grotta- rispose il vecchio – E perché? - chiese ancora la stella. – Dicono che chi si avvicina a quella grotta non ha più paura. – Non capisco- disse ancora la stella e continuò: - Cosa c’è in quella grotta? - Non so cosa ci sia - rispose l’uomo -ma so che tutti coloro che si sono avvicinati a quella grotta sono entrati tristi e paurosi e sono usciti sereni e coraggiosi - E la stella sorridendo: -Qual è il tuo nome buon uomo e da dove vieni? - chiese - Il mio nome è Joshua e vengo da molto lontano - rispose ancora il vecchio. La stella sempre sorridendo si allontanò. A piccoli passi, quasi volando si fece spazio tra la folla fino a giungere alla grotta. Oh, no, non si meravigliò della meraviglia delle meraviglie che si mostrò al suo sguardo, lei era una stella, ma quel che vide era qualcosa di così straordinario che non aveva mai visto sulla Terra: dalla parete in fondo alla grotta, un enorme Sole risplendeva così tanto che persino lei, avvezza alla luce dell’Universo e di se stessa, riusciva a guardare, e si coprì gli occhi. Ma la cosa altrettanto strabiliante erano le persone: man mano che si affacciavano all’ingresso della grotta si fermavano alcuni istanti a contemplare quella luce senza chiudere o coprirsi gli occhi, poi portavano la mano destra al petto, all’altezza del cuore e pronunciavano un nome fino ad allora sconosciuto a tutto il pianeta, un nome che neppure la stella aveva mai udito, una parolina breve, molto breve, come nessun’altra mai, formata soltanto da due suoni vocalici. La parolina che ognuno può dire solo a se stesso stava entrando nel cuore degli uomini. La stella restò lì per un po’ e vide che gli uomini dopo averla pronunciata, sorridendo si allontanavano, in silenzio, per tornare in strada, per tornare a casa. Anche la stella messaggera prese la via del ritorno e, lungo la via, ancora in sembianza di fanciulla, udì qualcuno dire a qualcun altro: è mezzanotte. Questo udì la stella che non conosceva il tempo degli uomini. Udire il suono “mezzanotte” e vedere il cielo rischiararsi fu un tutt’uno. Fu allora che la stella capì ciò che sarebbe accaduto: la luce che da tanto tempo s’era nascosta al pianeta, avrebbe rischiarato il cielo, avrebbe dissolto il gelo che da tanto tempo congelava il cuore degli uomini, pian piano gli uomini avrebbero imparato a custodire nel cuore il nome giunto quella notte e questo avrebbe annientato il buio che per tanto tempo li aveva avvolti. Così, felice dell’accaduto sulla Terra e tra gli uomini, la stella, lasciò al pianeta la sembianza di fanciulla, riprese la sua forma, la sua luce e tornò alla sua dimora, all’Universo. Giunta che fu, raccontò alle stelle sorelle quel che aveva visto. Raccontò loro questa leggenda, storia o fiaba che sia.

Marika Guerrini

domenica 15 dicembre 2024

SIRIA : le menzogne - Articoli dal 2012 al 2017

mappa etnoreligiosa

 .. nell'internazionale bailamme che si sta attraversando, tra menzogne, ipocrisia generalizzate e profanazioni di tombe, appare opportuno uno sguardo retrospettivo a ricordare il trascorso. Le sorti della Siria e la sua storia in pericolo da illo tempore, hanno in maniera incisiva contribuito all'esistenza di occiriente, il perché è facilmente intuibile, oggi ancor più di ieri all'epoca delle pagine che si segnalano e consigliano in cui si riportano anche testimonianze dirette di coraggiosi siriani. A seguire alcuni articoli in ordine cronologico, tutti presenti nel blog. Grazie.

!)    Siria Europa e...                                   /    in data 4 agosto 2012 ;

2)   Damasco Beirut- Faraj   - I parte        /     "     "    22 ottobre 2012;

3)   Damasco Beirut - Eid al Adha - II parte   /     "     "    26 ottobre 2012;

4)   "Siria was paradise now battleground"    /      "     "    3 gennaio 2013

5)    Menzogna verità e pipeline                     /      "     "     2 marzo 2013

6)   Il diavolo fa le pentole ma...                     /      "     "      25 agosto 2013

7)   Siria il nuovo bivio di occidente             /      "      "    20 sett2mbre 2013

8)   Siria mani di bambini                               /      "       "    9 marzo 2014

9)    Siria e il suo popolo sovrano                /      "      "   7 giugno 2014

10)   Europa Siria... esercizio bellico           /      "       "  18 settembre 2014

11)   Palmira tra storia e cronaca                /      "       "   17 maggio 2015

12)   Siria la terra di Yussuf -I parte            /    "   "     24 settembre 2015

13)    Siria la terra di Yussuf- II parte          /     "   "    30 settembre 2015

14)    Siria sacrificata                                   /     "     "   7 febbraio 2016

15)    Siria e la menzogna dei media          /      "     "   17 febbraio 2016

16)   "Sulla Siria i media internazionali 

      calpestano la verità" parole di Joseph Tobji /  " "   10 ottobre 2016

17)    Palmira cronistoria di un crimine contro 

        l'Umanità                                                  /  "   "   21 gennaio 2017

18)   In Siria la tragedia delle false bandiere /   "    "   6 aprile 2017                           

Marika Guerrini

Siria: Ayn al- Bayda villaggio del nord




sabato 14 dicembre 2024

Siria Libano Israele Giordania...una pagina quasi bianca

        

... da giorni rifletto su questa pagina, elaboro, rielaboro, scrivo, cancello e pagine di quaderno vanno al cestino. La mente è affollata da pensieri in contrasto, dubbi e certezze si accavallano in un bailamme di immagini, di nomi ricorrenti: Siria, Libano, Israele, Giordania, persino l'Iraq che fu. Poi, senza che riesca a fermarla, la mente slitta più ad oriente, sbircia sull'Iran, sta per andare oltre, sta per andare a Kabul, ma devia, non ha bisogno di tornare in quella terra un po' sua, non ora, troppo dolore, e si sposta a nord ovest. Pensa all'Armenia, ancor più al Nagorno Karabakh alla guerra, anche lì solo l'altro ieri storico, torna indietro, passa in Turchia, motivi diversi su cui riflettere, ma ancora non si ferma, un moto insinuante la spinge in altro continente. Si affaccia in Africa: nord, centro, sud non ha importanza, lei, la mente, va, s'imbatte sempre in qualcosa che si muove: rivolta, ribellione, sommossa, qualcosa che viene mossa per rimuovere: qualcuno, ancora qualcosa. S'imbatte in prodromi di movimenti, trasformazioni, rimozioni, sostituzioni. L'obbligo civile è intervenire, la mente percepisce il pensiero comune, troppo comune, e il pensiero comune suggerisce anche: con tutti questi regimi, dittatori, assenza di democrazia, tutta questa povertà che ammanta interi popoli, queste guerre, questi morti: bisogna intervenire, fermare, trasformare. Con tutti questi bambini che volano in cielo. Già, questi bambini che volano in cielo. Ma cos'è il cielo? si chiede la mente e ancora: lo sanno coloro, o chi per loro si prodighi nel portare: Libertè, Egalitè, Fraternitè, come da antico vessillo europeo, con l'aggiunta, e mai raggiunta, Democrazia? Lo sanno cos'è il cielo? La mente non si risponde e, lassa, si ferma. Potrebbe andare oltre se volesse, entrare nell'estremo continente occidentale, se volesse, ma non vuole. La sola idea le porta sentore di menzogna, e lei non ne può più di menzogne, ipocrisie, falsità a cui si accompagna una folla di ignavi inconsapevoli d'essere punti da vespe e mosconi nella loro corsa urlante ed eterna.  Ora, immobile la mente tace, lascia alla mia libertà l'ultimo interrogativo in questa pagina non più totalmente bianca: i liberatori di popoli, i loro promotori o mandatari, o orchestranti o committenti, questi non ben definiti esseri che vogliono condurre le genti verso progresso e democrazia agendo come se ne fossero padroni, conoscono quel che vantano di portare agli altrui paesi?  O forse ritengono che anche il genocidio sia parte integrante di progresso, democrazia, libertà? Sia una via verso la libertà? O forse un pedaggio? Potrebbe anche essere così che pensano, se mai siano capaci di partorire pensieri. Peccato però che questo tipo di libertà indotta si realizzi in un altro mondo, un mondo sempre più gremito di anime innocenti, di bambini, innanzi tutto. Un mondo che non è della Terra. Chissà se questi portatori di benessere e salvezza attraverso distruzione e morte potranno mai goderne? Chissà dove li collocherebbe l'immortale Alighieri, vate dei vati, nei suoi canti?       
Qui la pagina non più bianca, che alfine ha deciso il suo farsi per breve che sia, altresì decide di fermarsi e segna il punto. Lascia ulteriore riflessione al lettore che desideri riflettere.

p.s.
L'immagine di apertura (Wikipedia) ci conduce alle pendici della catena Anti-Libano, all'innevato Monte Hermon che ci indica il suo essere confine tra Libano, Israele e Siria. Da lì, sei giorni fa, sono partiti gli attacchi di Israele alla Siria, così manifestando l'inizio di un ben più datato disegno bellico. Questo è accaduto, accade. Ma altro s'affaccia alla mente, e sosta sulle alture del Golan, sul Giordano, sulla riva del Mare di Galilea. Sulla sacra via della cristianità. E non solo. 

Marika Guerrini






lunedì 18 novembre 2024

Robert Francis Kennedy (1925-1968) il passato che non passa

  

Robert Francis Kennedy senator
e la folla plaudente
... " L'incredibile potenza dell'America si è scatenata contro un popolo lontano ed estraneo in un piccolo ignoto paese. E' difficile che i nostri cuori possano sentire cosa significhi questa guerra per il Vietnam, poiché si svolge dall'altra parte del mondo, in una terra popolata da gente sconosciuta. Pochi di noi vi sono direttamente coinvolti, mentre gli altri continuano a vivere la loro vita, a badare alle loro ambizioni al sicuro dal clamore e dalla paura della battaglia. ma per i vietnamiti essa deve spesso apparire come l'avverarsi della profezia di San Giovanni Evangelista: -E guardai e vidi un cavallo pallido e il nome che portava scritto era Morte e l'Inferno lo seguiva e potere gli fu dato, sopra la quarta porta della terra, di uccidere con la spada, con la fame...-. Benché siano le imperfezioni del mondo a provocare le azioni che si compiono in guerra, il senso del proprio buon diritto non può cancellare l'agonia e le sofferenze che quelle azioni provocano anche ad un solo bambino. La guerra in Vietnam è un avvenimento di portata storica che coinvolge la potenza e gli interessi di molte nazioni. Ma è anche l'attimo di paura, in cui una madre ed un figlio, sgomenti, attendono la morte che piomba loro addosso da un ordigno inverosimile inviato da un paese di cui conoscono a mala pena l'esistenza. E' il terrore improvviso del funzionario o della guardia civica del villaggio che, intenti al proprio lavoro, si accorgono che l'assassino sta per ucciderli. Vi sono profughi senza casa che fuggono da villaggi completamente distrutti, in cui non hanno lasciato che morti. Vi sono giovani vietnamiti e americani che nello spazio di un istante sentono il buio della morte annientare ogni loro speranza di una famiglia, di una patria, di una casa. E' un paese in cui i giovani non hanno mai vissuto un giorno di pace, dove le famiglie non hanno mai vissuto un istante immune da paura. E' una terra assordata da un interminabile crescendo di violenza, di odio, di furia selvaggia, dove lo scopo principale di milioni di persone non è quello di vivere meglio, ma di sopravvivere. E' un paese in cui centinaia di migliaia di persone combattono, ma in cui sono milioni coloro che senza colpa, disorientati, subiscono le conseguenze di passioni brutali e di credi che a mala pena comprendono. Per loro la pace non è quella parola astratta che si usa per definire uno dei rari momenti in cui gli uomini non si stiano uccidendo fra loro, ma è un giorno in cui non hanno avuto paura e non stanno cadendo le bombe. E' una famiglia, la vita quotidiana del villaggio. E' cibo, una scuola, la vita stessa. Tutto ciò che diciamo o facciamo deve essere  permeato dalla consapevolezza che noi siamo in parte responsabili di questo orrore: non solo la nazione, ma voi ed io lo siamo. Noi che viviamo nell'abbondanza e mandiamo i nostri giovani a morire. Sono i nostri prodotti chimici che bruciano i bambini, sono le nostre bombe che radono al suolo i villaggi. Tutti ne siamo responsabili. Saperlo, sentire il peso di questa responsabilità, non significa ignorare interessi importanti o dimenticare che qualche volta la libertà e la sicurezza devono purtroppo essere pagate con il sangue.  Ma anche se come nazione dobbiamo sapere ciò che è necessario fare, come uomini dobbiamo sentire l'angoscia di ciò che stiamo facendo."
Queste le parole di Robert Francis Kennedy senatore degli Stati Uniti d'America dal 1964 al 1968. Questo il suo pensiero circa la guerra in Vietnam (1955-1975). Non a caso pose fine alla crisi di Cuba onde evitare una guerra nucleare, non a caso negoziò con l'Unione Sovietica, così sottolineando il senso della guerra. E non a caso accanto a questo, con il costante impegno a difesa della classe povera, dei giovani, delle minoranza razziali, dei nativi, palesò la difesa dell'Umanità. Con essa il senso  della vita.
Strano a dirsi ma, nello stesso tempo in cui Robert Francis Kennedy senior proseguiva il cammino, in una città d'oltreoceano, in Italia, un'adolescente riceveva tramite posta una busta bianca profilata in rosso e blu custode del discorso di cui sopra, inviatole con traduzione in italiano, dato che al tempo l'adolescente non conosceva la lingua inglese se non in semplici espressioni, quel che conosceva però erano le vicende divulgate circa la guerra in Vietnam, da tempo infatti appuntava riflessioni in merito, nei suoi diari. A qualche mese dalla busta bianca profilata di rosso e blu, ecco il marzo 1968 ed ecco i quotidiani riportare la notizia della candidatura di Robert F. Kennedy  alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, poi eccoli riportare la sua vittoria nelle primarie: Indiana, Nebraska infine la California, con essa ecco giungere quel fatale 6 giugno a porre fine alla vita di R.F. Kennedy senior. 
Nell'adolescenza, si sa, grande valore hanno simboli ed esempi, e quell'adolescente tracciò altre riflessioni, semplici, ingenue, nello stesso quaderno del Vietnam, righe a testimoniare l'immaginata speranza a vincere sulle ingiustizie del mondo, speranza perduta che si sciolse in sentimenti di delusione che a quell'età si amplificano ad investire la stessa vita. Oggi, ora, qualche giorno fa, l'adolescente di allora, scartabellando tra vecchi quaderni alla ricerca d'altro, per quel caso che non esiste, ha ritrovato quel discorso testimone di scenari invariati nel tempo, ecco perché occiriente, in questa pagina ha voluto mostrarlo. Ma siamo giunti alla chiusa e su un pensiero di Bob Kennedy, come solevano chiamarlo: il grande coraggio è di chi combatte contro le ingiustizie, lasciamo un breve spazio ad alcune riflessioni dell'adolescente di allora.

Rotocalco ultima pagina: Vietnam   - 1966  

Ci salteranno agli occhi 
volti di bimbi dimentichi del gioco
perché sono già vecchi.
Dalle finestre gli occhi aperti dei morti 
stanno a guardarci increduli.
Abbiamo anche noi occhi da morti
freddi e vitrei ma consapevoli di quella incredulità.
                        ***
Palme enormi per affondarvi il viso
bianche dita ossute da grande musicista
stringono disperate uno strano strumento musicale
che suonando fa addormentare gli uomini 
d'un sonno senza fine.
Questo sei tu uomo d'una grande terra
piccolo musicista d'una strana orchestra
mandato lì a suonare senza saper perché.
Ritroverai la pace quando il tuo ventre gonfio
sarà rivolto al cielo in una cava oblunga
che suoni non avrà.

Io sono nel coro  -  1967

Io sono nel coro
di chi non conobbe la vita,
ero in colei che cambiò dimora
per un ordigno inverosimile
di un paese che proclama la pace.
Io sono nel coro
di chi non vi parla perché siete nati
io che nato non sono.                
                
A Robert Francis Kennedy    7 giugno 1968

La tua lingua parlava d'amore, di pace, di perdono.
Per questo ti hanno ucciso.
Non hanno voluto che il suono s'allargasse al mondo.
Forse non ne hanno colpa.
Il male è la loro radice
che dirama fino a farsi tronco,
poi fronda,
poi ramo,
poi vento di tempesta,
poi flagellante uragano.
Ad esso segue il silenzio delle parole d'amore,
di pace, di perdono. 

Un uomo coraggioso     7 giugno 1968

C'era un sentiero, lungo, tortuoso, accidentato.
Il sentiero conduceva alla pace,
pace tra gli uomini, pace nei mondi.
C'era un uomo coraggioso, 
voleva giungere alla fine del sentiero,
lì dove questo perdeva accidenti e tortuosità.
Non hanno voluto.
C'è un sentiero ancor più accidentato ora.
Impossibile a percorrere.
Questo hanno voluto.
Continueranno a volere. 
Nostra la responsabilità.
                                                             
                                                             
E' stata una pagina speciale e occiriente vuole concludere con un auspicio, auspicio rivolto a Robert Francis Kennedy jr., auspicio sì che si avverino i pensieri di suo padre che sono anche i suoi.

Marika Guerrini
                                                        

martedì 22 ottobre 2024

Della guerra

 

 ...e sono qui immobile e le immagini vanno, si fermano, riprendono. E volti di bimbi, volti disperati, volti di dolore. E pianti. E silenzio. E la pioggia battente. E il cielo piange. Anche. E nella mente una ridda di pensieri che non vogliono essere pensati. S’affollano. E silenzio. Ancora. Diverso. E tu sempre immobile. Qui. Impotente. Novello Atlante sotto il peso dell’anima. Dell’universo mondo. Tutto. Quanto dolore! Ma nessun pianto può né sa piangerlo. E ti allontani. Con la mente, col cuore, con l’anima stessa mentre l’occhio, soltanto, resta, con distacco, a guardare. Oh, no, non freddezza ma più forte calore, più forte empatia, come fosse uno. E quando tutto tace in te, lo sguardo si porta dall’alto e scruta. E i pensieri tornano a pensare.

Menzogna circola sulla terra a coprire la tenebra che tende a soffocare l’Umanità. Menzogna circola con l’autorità della verità. La stessa. Potente. Ed è allora che volgi lo sguardo all’Universo. Quell’Universo più in alto del pianeta tutto. E preghi. E mentre i mantram armonizzano l’anima un antico suono in lingua originale vibra e lo segni su di un foglio nella sua forma: अहिंसा, a-hiṃsā,* questa la forma questo il suono, lì dove l’alfa privativo trasforma la violenza in non-violenza e tu, conoscendo quell’antica lingua, sai che vuol dire: non uccidere. E i pensieri pensano quanto oggi, ora, da tempo ormai, sia bestemmiata questa parola. Pensano quanto venga bestemmiata, ora, oggi, da tempo ormai, la terra che fu culla d’amore. Universale amore. Ed ecco tornare i bambini, migliaia di bambini, bambini ignari di quella vita non attraversata. Non c’è stato tempo. Non per loro. Il tempo è stato reciso. E t’accorgi d’aver perso il distacco. Quello conquistato attimi prima. E ripercorri l’interiore tragitto. E l’animo torna a placarsi. E i pensieri tornano con distacco a pensare. E vedi.

Vedi il flusso della moralità e dell’immoralità costituire l’effettivo contenuto della Storia dell’uomo. Vedi oggi, ora, la Storia aliena ai pensieri, ai sentimenti, alle azioni degli uomini, sotto il giogo di forze che si impossessano delle linee morali e delle linee architettoniche dell’esperienza umana. E ti chiedi perché. E la risposta è una: l’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via che la conduce al mondo da cui tutto origina, da cui origina la stessa vita. L’Umanità sta smarrendo, in parte ha smarrito, il collegamento con quell’elemento immateriale che domina la parte più alta d’ogni individuo, in alcune filosofie chiamato Sé Superiore, in altre Io Superiore, fulcro dell’origine divina d’ogni esistenza. Fulcro che porta insita la presenza della coscienza. L’Umanità oggi, ora, sta smarrendo, in parte ha smarrito, la via dell’autocoscienza, si dimena nella materialità e nella meccanicità. E queste si stanno facendo natura. A questo soggiace, dimenticando l’assunto che ha con se stessa e si muove a ritroso credendo di avanzare in quel cammino evolutivo che fu ben noto agli edificatori delle antiche Civiltà. Ed ecco riaffacciarsi la menzogna. Altro aspetto, diversa maschera, stesso intento: distruzione dell’essere umano. Quale sia lo strumento è solo variazione sul tema che non varia: la caduta dell’umano nell’animalità, in quel sub-umano che distrugge l’umano.

Oggi, ora, da tempo il mondo è pregno di impulsi esigenti la guerra, guerra d’ogni fattezza, guerra causata, in origine, da quel pensiero distorto, pregno di materialità, in tal modo dialetticamente opposto al reale contenuto degli eventi, alla verità che la maschera cela, ai suoi valori. Ma anche altro la maschera cela, stavolta cela a chi la indossa e non s’avvede che uccidendo l’altro uccide se stesso.

E torna l’antico in antica forma e suonoसत्याग्रह, Satyāgraha,* lì dove Satyā sta per Verità e graha sta per insistere. Insisti nella Verità. Questo il messaggio giunto da lontano in realtà vicino, senza spazio né tempo. Oltre. Ed ecco l’uomo chiamato da se stesso, dalla sua parte più profonda, dal suo elemento più alto e immateriale, a combattere non fuori da sé, bensì affrontare dentro di sé gli ostacoli quali dati interiori, perché quell’Insisti nella Verità doni i suoi frutti all’Umanità.

Marika Guerrini

Nota

** I termini presi dalla saggezza filosofica dell’antica India furono fulcro della lotta per la Libertà, di Mohāndās Karamchand Gāndhī, मोहनदास करमचन्द गांधी ( Portbandar nel Gujarat, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi 30 gennaio 1948), che sarebbe passato alla storia quale Mahatma महात्मा, Maha Ātman, Grande Anima che nella filosofia dell’India sta per Grande Sé.  

 

 

 

lunedì 16 settembre 2024

Storia, Libertà e piombo fuso



Istanbul, Aya Sophia 
chiesa-moschea-museo

 ... " ... Sì, Oriana, le moschee dai nomi di sultani sono cattedrale ad Istanbul. Nella città del Corno d'Oro le moschee-cattedrali, le cattedrali-moschee sono templi. Costantinopoli, Bisanzio, Istanbul, che importa il nome, nelle forme delle sue architetture, in quell'incontro di linee rette e curve come in un diagramma gregoriano, nel gotico gesto delle mani congiunte, si respira l'essenza della bellezza. Sublime essenza, eccelsa, da noi perduta. Rinnegata. Ma se la fortuna o il destino consentono, si possono scorgere figure vestite di bianco, segnate di rosso. Li hanno chiamati cavalieri, i primi, quelli che la Chiesa d'occidente non aveva corrotto. Non ancora. La Chiesa blasfema.". Poi le pagine del libro* di cui stiamo riportando una composizione di stralci, volgono lo sguardo alla Storia distinguendo in essa la certa storia, ovvero la Storia secondo verità, spesso dimenticata o oltraggiata e l'altra, quella degli uomini, divulgata spesso menzognera e: " L'abbiamo detto, Oriana, la certa storia si svela se vuoi che sia, che si sveli. Se le viene permesso. Ha bisogno d'un pensiero originario che muova dalla sua essenza, perché possa essere. Pensiero libero dalla storia degli uomini. La nostra, la tua, la mia, nasce da una prostituzione di ideali. La certa storia no. Il segreto è nel custodire la certa storia. Poi le pagine, attraversano il tempo della giornalista, entrano nel suo libro più conosciuto, nella sua rabbia e nel suo orgoglio, pagine nate sui prodromi d'una guerra tuttora in corso, benché in altra guisa, in falsa sembianza, da quell'11 settembre del 2001. Pagine lette di getto, come la Fallaci le aveva scritte di getto, infine il the end e il tempo fino alla consapevolezza di quanto la menzogna storica possa essere distruttiva per l'Umanità. Infatti continua dicendo: 

"Ho letto il tuo libro da lettore, lo faccio con i miei libri una volta terminati  leggo entrando in varie tipologie di individui. E' il gioco del distacco, dell'obiettività, della diversità. Ho letto così anche il tuo. Ho letto senza colore né forma, politica o di razza, in culture diverse, diverse condizioni, religioni, L'ho letto da cristiano, musulmano, indù, ebreo, ateo. Di quell'ateismo dichiarato e per questo enfatizzato in credo. Condensato di paura a conoscersi. La fede più ferrea, il più fervido credo. Ho letto poi da scrittore. Ed ogni periodo, ogni frase, ogni virgola o punto ha parlato. E' allora che ho incontrato la possanza della mia rabbia alle tue menzogne, che ho incontrato l'incontenibilità del mio orgoglio. E li ho lasciati andare. E' stata forte molto la bufera degli stati dell'animo accavallatisi ad invadere i pensieri. E' in quest'assenza di pensiero che ho fatto un calcolo, immediato, semplice: migliaia di lettori, migliaia di immagini matrici di altrettante immagini a formare opinioni, credenze, pseudo pensieri, tutto questo scaturito dalle tue pagine a formare la storia. Storia lontana anni luce dalla certa storia, una sottospecie di storia a formare una sottospecie di uomini. E' stato dopo questo calcolo che ho visto i ragazzi. Quelli che in assoluto silenzio, spesso a dispetto dei loro docenti, ascoltano quando parlo d'oriente e d'occidente, della storia fluita dall'uno all'altro, delle lettere, del pensiero scientifico, filosofico, delle guerre, delle battaglie anche, delle sfide, della lealtà nella diversità, della conoscenza. Domande su domande a ricercare, conoscere comprendere. Quelli che lo fanno anche quando ci si incontra attraverso video, malgrado la funzione distanziante. Loro bevono le parole come i rosoni di Chartres bevono la luce. E sai che quel che uscirà con la tua voce sarà creduto, sai che stanno chiedendo al mondo che si mostri diverso da quello che sanno e che non sanno. Poi li ho visti con te. Infettati dalla tua rabbia e dal tuo orgoglio, gonfiarsi di delusione, paura, arroganza. Accade in automatico a quell'età. Ho guardato il mondo con i loro occhi dopo le tue parole. La storia formarsi dalla paura della vita, ho visto uomo contro uomo, ho visto. Non mi è piaciuto."  A questo punto le pagine entrano nel vivo:  " Vige una regola di addestramento tra i soldati di Israele, il nome è piombo fuso. Dice: Prima spara poi preoccupati. Meglio colpire un innocente che farsi colpire. Questo dice. Sono ragazzi anche loro. Anche loro hanno fatto domande. Hanno avuto risposte come le tue parole. Risposte contro. Ho paragonato i ragazzi dei racconti, del silenzio, della comprensione, quelli che bevono le parole per scegliere la vita, li ho paragonati a quelli colpiti dalle parole sì che proiettili, alla ricerca anche loro, ma colpiti dalle parole, cresciuti nella distorsione della storia, nella menzogna, nella paura. Cresciuti nell'ignoranza. Voluta. Procurata. Cresciuti contro. Non mi è piaciuto. E' stata la vista di questi ultimi, la gabbia che li serrava, a smascherare il mio silenzio. Complice, così mi sono percepita. Complice delle tue parole con il mio silenzio. Non mi sono piaciuta. " 

Il libro prosegue nel suo narrare, molto altro accade, ma quel che importa nella pagina di occiriente che si va segnando, è accennare all'azione della conoscenza storica nel lasso di tempo in cui l'essere umano sboccia alla vita, periodo non a caso denominato Età Evolutiva, ma riprenderemo lo specifico argomento circa l'Età Evolutiva in altra pagina, ora ci limiteremo ad evidenziare che iquell'età, per innato impulso, ci si collega all'essenza profonda della Storia, vale a dire alla ricerca della Libertà, perché la Storia altro non è che il processo evolutivo dell'Umanità verso la Libertà, da non confondersi quest'ultima con l'espletarsi dell'istinto troppo spesso ritenuto libertà. Ecco il sottile, assoluto, possente, pur se inconsapevole, obiettivo all'apice della vita: la ricerca del proprio sé, del mondo e di sé nel mondo. L'età estremamente giovane sa questo, senza saperlo lo sa. L'essere umano porta quest'impulso nella sua interiorità, lo riconosce quando lo incontra fuori da sé e se ne rafforza, così come si indebolisce quando gli viene negato. In quel particolare periodo il tutto si esplica all'ennesima potenza, proprio per via della continua trasformazione in atto e ciò avviene che si sia cresciuti alla luce della verità storica o all'ombra della sua menzogna. La Storia segna il tragitto. La ricerca della Libertà anela alla verità, in assenza di verità e presenza di menzogna, l'agognata Libertà, proprio perché possente in quel periodo della vita, è ancor più soggetta al suo rovescio. Da qui la futura possibilità d'essere artefici del proprio destino o non esserlo. In assenza di questa possibilità agisce, metaforicamente parlando, il piombo fuso, che sia materico o immateriale non importa, ma che, alieno dal processo, non trova ostacolo alla distruzione dell'innato impulso alla Libertà. 

Marika Guerrini

Nota                                                                                                                                                               * " Marika Guerrini, " Ti racconto l'America- Lettera a Oriana Fallaci", ed. Jouvence 2024


domenica 21 luglio 2024

ITALIA - MEDITERRANEO : distruzione o salvezza?

specchio smeraldo tra le fronde

 ... "...Convinto che non vi potesse essere per me un commento  all'Odissea migliore della natura vivente che mi circondava, me n'ero procurato un esemplare, che andavo leggendo con rapimento incredibile..." (Taormina 7 maggio 1787). 
Poi il viaggio continua, la ricerca in esso.
"...Quanto a Omero è come se mi fosse caduta una benda dagli occhi. Le descrizioni, le comparazioni e così via a noi sembrano finzioni poetiche, ma non è a dire quanto siano naturali, per quanto tracciate con una purezza, con una profondità di sentire che fa sgomento. Gli stessi episodi più strani e favolosi hanno una naturalezza, quale io non ho sentita mai se non alla presenza delle cose descritte. Lascia che te lo dica in due parole: quei nostri antichi rappresentavano l'esistenza; noi di solito rappresentiamo l'effetto; loro descrivevano il terribile, noi terribilmente, loro il piacevole, noi piacevolmente, e così via... ora che tutte queste spiagge e i promontori e i seni e i golfi, isole e penisole, rocce e spiagge sabbiose, colline verdeggianti dolci pascoli, campagne feconde, giardini di delizie, alberi rari, viti rampicanti, montagne perdute fra le nubi e pianure sempre ridenti, e scogli e secche, e questo mare, che tutto circonda con tanta varietà e in tanti modi diversi . Ora dico che tutto questo è presente nel mio Spirito, ora soltanto l'Odissea è per me parola viva. " (Napoli 17 maggio 1787). Yohann Wolfgang Goethe

Oggi, ora, draghi crestati dalle unghie adunche generati oltre oceano e al di là di confini limitrofi a quest'Italia, occultati da mediatica complice menzogna, dondolano il cranio e aguzzano le squame. Avanzano. Ci sono, sono già presso questa sacra terra, più che presso: sono già qui. Resisterà quest'Italia cantata dal poeta? Resisterà al genuflettersi degli alberi privati d'ossigeno dalle nubi chimiche che oscurano il sole così impedendo la fotosintesi? Resisterà al violento disboscamento? Resisterà alla distruzione delle millenarie rotte di uccelli migratori? Resisterà alle trivelle marine, ai veleni inquinanti il suo storico mare, alla moria delle sue creature? Riuscirà a proteggere se stessa o, immemore di sé, lascerà alla noncuranza il compito di travolgerla permettendo al drago dei draghi di asservirla, distruggere i suoi sacri doni, ogni sua vita emblema di bellezza sul pianeta? Riuscirà?
A noi la positiva possibilità dell'ardua sentenza! La salvezza!

Marika Guerrini