sabato 21 giugno 2025

Iran-Israele: nihil sub sole novum *

Ciro II di Persia libera gli ebrei 
dall'esilio babilonese sì che 
ricostruissero Gerusalemme **

 ... una sola parola in questi giorni, da tempo ormai, nasce nel cuore per salire alla mente: silenzio. Silenzio di sentimenti, pensieri, ancor più di immagini-pensiero che più d'ogni altro etereo elemento aprono alla consapevolezza dell'impotenza nell'annullarsi di qualsivoglia impulso all'azione. E' allora, che il desiderio di silenzio invade l'anima rendendo ancor più consapevole l'impotenza, più dolorosa. E' allora che ci si aggrappa al ricordo del c'era una volta sì che luoghi, genti, la storia tutta si apra e tu, nell'inaccettabile ora, oggi, qui, volgi lo sguardo al trascorso, al prima di ora, oggi, qui. Ed è così che si ingigantisce il desiderio di silenzio, ed altro non fai, né puoi, né vuoi, che proiettarti in esso, immergerti in esso, allontanandoti da ora, da oggi, da qui. E' al rispetto dell'agognato silenzio che si deve la brevità di questa pagina, essa si rifiuta di ricalcare il già pensato, annunciato, espresso in parole ben lontane dal silenzio, ben diverse, parole pensate per essere segnate quando il fragore delle armi era un sottofondo non percepibile a tutti, ancor meno comprensibile nella loro azione celata dietro menzogne e ipocrisie. Sì perché quel che ora si sta mostrando al mondo che sia il genocidio in corso perpetrato da Israele sul popolo palestinese con atrocità d'ogni genere, che sia l'indegna accusa alla Russia e la costruzione del fantoccio ucraino, che sia la criminale azione che sta uccidendo la Siria come in precedenza ha ucciso Afghanistan, Iraq, Libia, che sia, oggi ora, il vile attacco all'Iran da parte di Israele adducendo quale casus belli l'uranio impoverito, in barba ad ogni precedente accordo, tutto, in realtà, rientra in un gioco delle parti con in scena la farsa Usa e accoliti o servi che siano, siamo, in questa Europa che avremmo voluto Unita ma che non esiste. In quest'Europa burattina che, piegata al soldo straniero, che sia moneta o vana gloria, continua a frantumare se stessa. Sì tutto, ma proprio tutto era disegnato, programmato, da molto più tempo di quanto si possa mostrare, in esso l'Iran, ora in scena, era da tempo, molto tempo, nel mirino per una sua distruzione. Chi scrive, per motivi di studio era lì, tra il popolo, per la prima volta in quella terra negli ultimi tempi del Regno, lì, quando, checché spesso ne dicano ignoranti voci d'occidente, lo Shah Reza Pahlavi e la Shahin Farah Diba erano amati dal popolo e il paese era libero da ogni ortodossia. Poi, i prodromi della rivoluzione iniziati nelle Università prima, tra il popolo poi, rivoluzione fomentata dagli Stati Uniti in apparenza amici, fomentata con tradimenti anche intestini alla stessa famiglia Pahlavi. E lo Shah costretto all'abbandono della sua terra, e l'Imam Khomeyni che lo Shah aveva voluto in esilio per la sua estrema ortodossia.  E la fine. La storia non fa che ripetere se stessa ma l'uomo si rifiuta di riconoscerla prima della sua attuazione. Paura. Viltà. Codardia. Ignoranza. Vacuità di pensiero. E ancora e ancora. No, nihil sub sole novum. Ma ora, chiedendo scusa al lettore e a noi stessi per esserci allontanati dal desiderio di silenzio,  intento primo di questa pagina, facciamo sì che essa volga al termine mentre riprendiamo la via verso quell'iniziale silenzio che si cercherà di rendere sacro, ma prima suggeriamo al lettore che desideri elaborare veritieri pensieri di conoscenza storica circa l'attuale situazione Iran-Israele, di scorrere le cinque pagine di occiriente segnalate a seguire, pagine scelte tra decine, pagine-radici, pagine solo in apparenza datate, in realtà, nella sostanza, assolutamente attuali. Ma chiudiamo con un'immagine anch'essa pregna di assoluto silenzio: l'oscurità della notte è ancor più densa qualche attimo prima dell'Aurora nunzia dell'Alba. Della Luce.

Marika Guerrini


https://occiriente.blogspot.com/2020/01/le-strade-di-teheran-e-la-storia-prima.html (I parte)

https://occiriente.blogspot.com/2020/01/le-strade-di-teheran-e-la-storia.html (II parte)

https://occiriente.blogspot.com/2019/05/tehran-come-baghdad.html

https://occiriente.blogspot.com/2018/03/nawruz-1397-capodanno-persiano-2018.html


p.s.
si ricorda che occiriente accoglie con piacere qualsivoglia quesito, chiarimento, commento, eccetera.

note

* Salomone  dall'Ecclesiaste,  cap I versetto 9;

** Miniatura di Jean Fouquet (Tours-1415/20-1481).



giovedì 8 maggio 2025

Palestina il volto di Abele

Suleiman Mansour - Donna che porta Gerusalemme- 
1997 *
 ... giorni e giorni, mesi, sono trascorsi in attesa che qualcosa, la pietà forse, arrestasse l'insostenibile violenza che, in quotidiane immagini,  giunge da quel lembo di Palestina dal nome Gaza, a partorire dolore,  insostenibile anch'esso. Ma nulla è accaduto, vana l'attesa mentre violenza si sommava a violenza e urla e pianti  e occhi di terrore e bambini. Lontana la culla, l'amore, la casa, la vita. Mio Dio quanti bambini! Vana la speranza di pietà mentre rimbomba il complice silenzio del mondo che potrebbe, se volesse, arrestare il flagello, ma resta a guardare il genocidio in atto, genocidio ineguagliato nella storia da che vi è storia, genocidio paragonabile a quello perpetrato sui Nativi Americani attuatosi però in un più ampio lasso di tempo. Dinanzi a questo tutto i giorni dell'attesa si sono esauriti, lo sguardo dell'anima si è portato a contemplare il ricordo, il sole vivo e splendente da sempre in quella che fu terra di luce. Allontanatasi dalla contingenza, l'anima potrà permettere alla mente di elaborare, segnare questa pagina sì che non sia intrisa di violenza anch'essa, sì che possa guidare il dolore, guardare dall'alto il flagello, permettere la compassione, la pietà. Ed è così che antiche immagini hanno preso a scorrere su quella che fu Terra Promessa, poi Santa, la Ertz Israel del suono ebraico, Palestina nell'italo suono. Ed è così che lo sguardo è tornato laggiù, in quella terra lambita dal mare e dal deserto, fresca ed arsa, è tornato sulla via che da Gaza porta a Gerusalemme, poi procedendo verso est ha sostato sul Monte degli Ulivi volgendosi alla città più volte distrutta, più volte rinata, a Gerusalemme. Città di Davide, città che Ezechiele profetizzò "centro della terra" nonché "madre del genere umano"(1). Ivi giunto, lo sguardo dell'anima si è inoltrato nei vicoli della città Santa e ha continuato finché, improvvisi, rossi papaveri si sono mostrati alla vista lungo i fianchi rocciosi della montagna affacciata sulla solitudine del deserto. E' stato allora che una domanda è giunta alla mente: come può tanta aridità permettere tale fioritura? Alla domanda parole millenarie si sono presentate: " Osservate i gigli del campo come crescono, non lavorano né filano, ma vi dico che neppure Salomone, in tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di essi" (2). E l'animo, al ricordo delle parole, si stupisce della propria dimenticanza . E' lì, sosta  in questo sentimento quando, rientrato a Gerusalemme, altre parole risuonano: " Asciugherà il Signore Jahvé le lacrime su ogni volto"(3). E ancora l'animo si stupisce. Poi qualcosa, forse il colore del deserto, il suo riverbero o quello remoto del mare, o forse la tensione dell'anima a tener lontano il frastuono del flagello in atto comunque nello spazio fattosi imminente malgrado la realtà geografica, certo è che qualcosa è emerso da studi giovanili, versi anch'essi lasciati alla dimenticanza, versi di Elsa Lasker Schueler, (4) versi dedicati al Signore degli Eserciti, passati poi alla liturgia cristiana quale Sanctus Signore Dio dell'Universo, versi tratti da "Il canto dell'eletto", eccoli:
 " Sabaoth dice nella sera: tu devi allontanare con amore (le angustie) 
   E io ti donerò le perle della mia corona 
   Trasformerò il tuo sangue in miele d'oro gocciolante
   Cospargerò le tue labbra con i profumi delle mandorle dolci
   Tu devi dissipare con amore!
   E circonda le mie feste con l'oro fuso del tuo giubilo
   E la malinconia che affligge Gerusalemme con i germogli di infiorescenze cantatrici
  Un giardino rigoglioso diventerà il tuo cuore e dentro sogneranno i poeti.
  Oh, un giardino pensile sarà il tuo cuore patria dell'alba di tutti i soli,
  E verranno le stelle a dire alle tue notti lo scintillio del loro sussurro.
  Sì, mille rami tesi sosterranno le tue braccia
  E saranno suadenti consolazioni alla mia nostalgia di Paradiso"

E ancora nella poesia " Caos": 
" La mia madrepatria è un'anima vuota,
là non fioriscono più le rose nel caldo respiro..."

Sulle parole che Else Lasker Schueler, figlia di Israele, tracciò per la propria terra d'origine, alla ricerca della propria identità, e sulle immagini pittoriche di Suleiman Mansour, arabo palestinese, di cui un'opera è qui riportata, questa pagina volge al termine. Entrambi, la Schueler, tempo fa e Mansour  ancora oggi, accompagnati nell' esilio dal ricordo della patria perduta, se pur in diversa forma.  Decine e decine di artisti d'ogni ramo, d'ogni origine, artisti di quella terra, sono stati accompagnati e sono accompagnati dal rinnovarsi d'uno stesso dolore. Da antico tempo, da tempo passato e nel tempo attuale. Quanti saranno oggi, ora, i palestinesi a cui sarà permesso di attraversare in vita la stessa nostalgia mentre innocenti volti di Abele quali candidi gigli imbiancheranno il cielo? 
Schalom, As-salaam Alaykum, Pax Vobiscum, antico e perenne s'alza un appello vitale, appello dallo stesso significato che non può essere ignorato. Non c'è altro da dire.

Marika Guerrini

note
*) Suleiman Mansour (Ramallah- Palestina 1947) pittore e scultore di spicco, le sue opere sono esposte in tutto il mondo. 
1)  Ezechiele, Salmo 87,5
2)  Matteo 6, 28-29.
3) Isaia 25,8
4) Else Lasker Schueler (Helberfeld oggi Wupperal 1869- Gerusalemme 1945) figura centrale della poesia tedesca.
 
 

giovedì 6 marzo 2025

Oriana Fallaci e la fallace miniserie in onda su Rai1



 ... ad interrompere il silenzio di occiriente protrattosi per circa novanta giorni, ecco che si è presentato un motivo insolito per le sue pagine, ma altrettanto valido in un tempo quale l'attuale in cui il mondo ondeggia tra guerra e pace, per dirla con Tolstoj. In cui quotidianamente i media, tranne eccezioni, divulgano ipocrisia, menzogna, approssimazioni, tutto ed oltre riportato quali verità. Il vaso è colmo. A coronare il vaso italiano si addiziona la Rai, Radio Televisione Italiana, con una miniserie in onda sul suo primo canale. La miniserie titolata "Miss Fallaci" narra la vita della nota giornalista Oriana Fallaci (1929-2006). Bene, si sarebbe portati a pensare e a chiedersi: chissà cosa sarebbe scivolato dalla sua bella penna circa il gioco delle parti in onda tra i protagonisti della geopolitica in massima parte occidentale. Ma questo pensiero resterebbe privo di risposta. Per potersi rispondere avrebbe bisogno di conoscere la giornalista, comprendere la sua vita, il suo modo di porsi nel mondo, il quid al di là dell'apparenza. Elemento decisivo questo che, nella miniserie a lei dedicata, viene deviato, deluso, quando non susciti dissenso e rabbia. Quella rabbia ben conosciuta dalla Fallaci, ma al contempo accompagnata da amore, un amore che non vuole mostrare, forse neppure dichiarare a se stessa. Per potersi rispondere bisognerebbe conoscere la giornalista Oriana Fallaci nella sua profondità. Conoscere la sua complessità, l'acume, il suo essere vigile, la sfrontatezza, la ribellione e altrettanto la passionalità narrativa, il suo coraggio, la ricerca della verità, il carisma, sia che fuoriuscisse da parole scritte o suoni verbali. Bisognerebbe, come lei, muoversi tra spregiudicatezza e pregiudizio, saper con la penna graffiare o accarezzare, ferire o amare, gioire o soffrire. Bisognerebbe poter penetrare anche nella potenza del dolore che viveva in lei. Sì, conoscere anche questo, il dolore, come quello per un figlio mai nato o un figlio perduto. 
" ... E le pagine andavano. E dentro vivevo il mio silenzio. Non pensieri, non passioni. Una finestra aperta su un animo altro. E scorrevano immagini, momenti, ricordi lasciati a dormire negli angoli del cuore, della mente. Ho sostato in me così. Ho pianto. Come nelle tue pagine, lacrime si sono sciolte in fiume. Senza argini né possibilità d'averne. E più le lacrime si scioglievano più i singulti s'accavallavano simili a parole a far male. Sconquassare. Mio Dio quant'ho pianto. Ho capito. Quando tutto s'è placato e dei singulti è rimasto il blocco del respiro, soltanto, ho capito. Ho capito te. Ho capito me." Poi la lettera-monologo continua a parlare ad Oriana nel libro la cui copertina è riportata nell'immagine di questa pagina. Sì, fallace, fortemente fallace il contenuto della miniserie che Rai1 ha propinato al mondo. Contenuto pregno di superficialità in cui la protagonista risulta vivere altrettanto in superficie tra isteria e arrivismo, tra presunzione e arroganza, dedita soltanto ad una becera ricerca che sfociasse in interviste alle così dette celebrities hollywoodiane. La Fallaci ha vissuto la vita nelle sue luci e nelle sue ombre tra cui la prima linea in Vietnam ma non solo lì, ha intervistato tasselli storici tra cui lo Shah Reza Pahlavi e sua moglie Soraya, poi, dopo la rivoluzione iraniana, voluta e sobillata dagli Usa, questo lo afferma chi scrive, ancora in Iran intervistò l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, si certo ebbe anche lì un inappropriato moto di ribellione rifiutandosi di coprire il capo con un foulard, ma accanto alla ribellione fu anche l'interesse. In India intervistò Indira Gandhi, in Israele Golda Meir ma anche il palestinese Yasser Arafat e il libico Mu'ammar Gheddafi e poi Henry Kissinger e si potrebbe continuare su questa linea. Ma neppure l'ombra delle sue mille sfaccettature si fanno vivere in "Miss Fallaci". Chi scrive, nel libro di cui sopra l'immagine di copertina, denomina la Fallaci cara amica distratta, perché la sua penna con il tempo si perse, non nell'efficacia ma nel senso di verità. Le accadde vivendo immersa in quell'America e nel suo sogno divulgato in cinemascope: CINEMA la più grande macchina di manipolazione di massa mai esistita, così, sempre nel libro di cui sopra, a proposito anche delle Star hollywoodiane verso cui, compresa l'AMERICA e l'intero sogno americano, Oriana, ancor più in seguito all'episodio delle Twin Towers, avrebbe sprecato peana perdendo il contatto con la celata verità dei fatti e della vita. Da qui il suo libro "La rabbia e l'orgoglio" parole indirizzate ad errati indirizzi, ma non sarebbe stato l'ultimo. Avrebbe dimenticato anche le espressioni di Pier Paolo Pasolini, a lei rilasciate in un'intervista: "...sì, l'America è povera perché tutto è povero. Tutto è povero perché tutto è provvisorio...Tutto è provvisorio perché tutto è nato in fretta..." Ma questo nulla toglie alla profonda ricerca della giornalista, alla sua capacità di vivere in lealtà la vita fino in fondo comprese verità rivelatesi poi menzogne. Tutto assente nella finzione a titolo "Miss Fallaci" persino il tosco accento che mai avrebbe perso malgrado la lontananza dalla sua Firenze. Tutto nella miniserie è stato propinato con superficialità, inadeguatezza, ignoranza. E questo non rende onore.

Marika Guerrini