... si dice che, in una valle della provincia di Logar, lì dove l'omonimo fiume lambisce le pendici dei monti e le vette si stagliano all'inverosimile verso il cielo, vi sia una grotta, una grotta profonda scavata nelle viscere della montagna più alta. E si dice anche che nelle viscere della stessa montagna, in un antro nascosto, una catena d'oro massiccio faccia da tramite tra la terra e la volta celeste. Come questo sia stato possibile avrebbe potuto narrarcelo Yashila se, molto ma molto tempo fa, di lei non si fosse persa ogni traccia, per via d'un segreto svelato.
Narra infatti la leggenda come un giorno, mentre Yashila, una pastorella, conduceva al pascolo le sue capre, una sfuggisse al controllo inoltrandosi in una grotta, e narra anche che Yashila la inseguisse, trovandosi così in un vasto ambiente dalle pareti rocciose. Lì, uomini d'ogni etnia lavoravano ognuno a qualcosa di diverso. Senza proferire parola. Senza guardarsi. Yashila, fortemente a disagio per l'atmosfera che la circondava, sarebbe senz'altro fuggita se la capra, con uno scatto deciso, non si fosse infilata in un passaggio che s'apriva a lato della roccia. Ancora Yashila l'aveva seguita, trovandosi così in un altro ambiente, un ambiente più piccolo e ancor più recondito.
Al centro di questo secondo ambiente, una figura austera in abiti regali, assisa su di un trono, con la mano destra legata per il mignolo ad una catena d'oro che scompariva nella sommità dell'antro come ingoiato da esso, la guardava. Narra ancora la leggenda che la fanciulla, sempre più intimorita, facesse come per fuggire, ma che il sultano, Said Ahmad il Grande, questo il nome della figura, con un cenno della mano l'avesse invitata ad avvicinarsi, le avesse porto una mela, poi, chiamandola per nome: Yashila, ora puoi andare, la tua capra verrà con te, ma ricorda, nessuno dovrà sapere di questo incontro, ancor più di questo luogo. Mai. Devi giurarlo.
Bisogna sapere che in quella terra, ancora oggi, il giuramento non viene mai richiesto proprio perché ritenuto inviolabile qualunque cosa accada. Anche a costo della vita. Yashila aveva giurato. Ma quel segreto che sfiorava il cielo, era troppo grande per lei. Yashila lo svelò non appena giunta al villaggio. Da quel momento in poi di lei nessuno seppe più nulla, anche se, sempre secondo la leggenda, pare che la fanciulla sia ancora lì, tramutata in statua, prigioniera della roccia. E che vi sia la catena d'oro, la stessa che legava Said Ahmad al cielo. Il motivo della catena ce lo svela la stessa leggenda, ci dice come Said Ahmad avesse giurato a se stesso che avrebbe sconfitto tutti i malfattori della terra. Ci dice come cataste di vittime avessero coperto le valli. E come un giorno, un angelo del Signore, gli fosse venuto in visione per dirgli: Said Ahmad, la tua grandezza è indubbia e lo è anche la lealtà delle tue intenzioni, ma gli uomini sono stati creati da Dio, tutti, e tu non puoi avere potere di vita o di morte su di loro. La mano della tua scimitarra sarà legata al cielo. E così fu.
...da una leggenda afghana narratami in quella terra da un venditore di monili lungo la via che portava alla moschea. Molto tempo fa.
Marika Guerrini
Narra infatti la leggenda come un giorno, mentre Yashila, una pastorella, conduceva al pascolo le sue capre, una sfuggisse al controllo inoltrandosi in una grotta, e narra anche che Yashila la inseguisse, trovandosi così in un vasto ambiente dalle pareti rocciose. Lì, uomini d'ogni etnia lavoravano ognuno a qualcosa di diverso. Senza proferire parola. Senza guardarsi. Yashila, fortemente a disagio per l'atmosfera che la circondava, sarebbe senz'altro fuggita se la capra, con uno scatto deciso, non si fosse infilata in un passaggio che s'apriva a lato della roccia. Ancora Yashila l'aveva seguita, trovandosi così in un altro ambiente, un ambiente più piccolo e ancor più recondito.
Al centro di questo secondo ambiente, una figura austera in abiti regali, assisa su di un trono, con la mano destra legata per il mignolo ad una catena d'oro che scompariva nella sommità dell'antro come ingoiato da esso, la guardava. Narra ancora la leggenda che la fanciulla, sempre più intimorita, facesse come per fuggire, ma che il sultano, Said Ahmad il Grande, questo il nome della figura, con un cenno della mano l'avesse invitata ad avvicinarsi, le avesse porto una mela, poi, chiamandola per nome: Yashila, ora puoi andare, la tua capra verrà con te, ma ricorda, nessuno dovrà sapere di questo incontro, ancor più di questo luogo. Mai. Devi giurarlo.
Bisogna sapere che in quella terra, ancora oggi, il giuramento non viene mai richiesto proprio perché ritenuto inviolabile qualunque cosa accada. Anche a costo della vita. Yashila aveva giurato. Ma quel segreto che sfiorava il cielo, era troppo grande per lei. Yashila lo svelò non appena giunta al villaggio. Da quel momento in poi di lei nessuno seppe più nulla, anche se, sempre secondo la leggenda, pare che la fanciulla sia ancora lì, tramutata in statua, prigioniera della roccia. E che vi sia la catena d'oro, la stessa che legava Said Ahmad al cielo. Il motivo della catena ce lo svela la stessa leggenda, ci dice come Said Ahmad avesse giurato a se stesso che avrebbe sconfitto tutti i malfattori della terra. Ci dice come cataste di vittime avessero coperto le valli. E come un giorno, un angelo del Signore, gli fosse venuto in visione per dirgli: Said Ahmad, la tua grandezza è indubbia e lo è anche la lealtà delle tue intenzioni, ma gli uomini sono stati creati da Dio, tutti, e tu non puoi avere potere di vita o di morte su di loro. La mano della tua scimitarra sarà legata al cielo. E così fu.
...da una leggenda afghana narratami in quella terra da un venditore di monili lungo la via che portava alla moschea. Molto tempo fa.
Marika Guerrini
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