... dalla pagina su Charlie pubblicata anche da "Totalità" in editoriale, è nato un amichevole scambio epistolare con il direttore Simonetta Bartolini, occiriente ve ne rende partecipi.
Il direttore:
"Cara Marika, mi proponi il tuo articolo con il
garbo che ti è solito e da gran signora quale sei rispettosa della libertà, mi
dici anche “non so se è il caso di pubblicarlo sul tuo giornale”. Anch’io amo
la libertà, anzi la considero l’unico bene al quale sacrificare qualunque altra
cosa, e perciò in suo nome pubblico il tuo articolo anche se non sono
completamente d’accordo con te. In questi giorni, hai ragione si è fatto un
gran parlare, e soprattutto sproloquiare di libertà. In genere in questo nostro
mondo, un po’ superficiale e molto ipocrita, si tende a guardare una sola
faccia della medaglia, a non considerare che quella tanto invocata libertà ha
dei limiti invalicabili posti là dove comincia la libertà dell’altro (anche al
rispetto). Hai ragione quando evochi le tante libertà conculcate o quelle mal
esercitate in nome di qualcosa che non va d’accordo proprio con la libertà. In
fine hai ragione, anche io non mi sono Charlie oggi, come non mi sono sentita americana
dopo l’11 settembre, e non perché mancasse la solidarietà verso chi ha subito
una violenza vigliacca e incomprensibile, ma semplicemente perché mi puzza di
retorica e la retorica è nemica della libertà. Premesso ciò non posso convenire
con te quando invocando “lacrime urla candele e condanna”, chiedi dove fossero
al tempo delle primavere arabe, o del fosforo sui bambini palestinesi, o nell’inferno
di Guantanamo e via dicendo. Cara Marika il mondo è, ed è sempre stato, pieno
di vigliaccate all’indirizzo di chi non si può difendere, la carognata
criminale hai ragione è uguale per tutti e tutti coloro che ne sono vittime
avrebbero diritto alla eguale espressione di indignazione da parte di chi si
considera “libero”, di chi propugna il valore della libertà come
irrinunciabile; però, attenta a pretendere quel che fa di questo nostro mondo
il trionfo dell’ipocrisia “pelosa”. Pretendere come fanno i buonisti in
servizio permanente effettivo un’eguale considerazione per tutti i miseri della
terra è una faccenda da santi o da imbecilli. Mi spiego, solo la purezza del
sentimento di colui che è capace di rinunciare a se stesso per l’altro in un
processo spirituale di particolare intensità e soprattutto individuale, conduce
sulla strada della universale compassione, e infatti è ciò che predicano il
Papa o il Dalai Lama, essi lo predicano come lezione morale, ma alla fine solo
il Cristo è autorizzato a dire “io sono tutti voi”, tanto che poi si fa
crocifiggere in mezzo a due ladroni. Chi parla con le parole di un santo, chi
adduce le motivazioni di Cristo, per montare una grandiosa retorica che
funziona solo in determinanti momenti, quando si raggiunge l’acme della
commozione (per i più onesti) o quando si individua il culmine della
manifestazione mediatica alla quale partecipare come protagonisti (per gli
intellettualmente disonesti) è, viceversa, un imbecille. E allora
cara Marika perché vuoi la solidarietà degli imbecilli, visto che quella dei
santi ti è dovuta senza tanto clamore? E in mancanza di santi, (di cui c'è
penuria ultimamente) ci sono le persone perbene che per loro natura fanno poco
chiasso. E ancora, anche ammettendo la buona fede (e ce ne sono tanti in questa
disposizione d’animo), ovvero la ingenua e onesta partecipazione emotiva di
fronte a fatti di sangue così efferati e tremendi, come l’uccisione di quei
dodici giornalisti di un giornale satirico; come si può pretendere che quella
stessa partecipazione tutta sentimento, irrazionalità, emotività, che nasce
anche e soprattutto dal sentirsi simili, dal riconoscere nella vittima qualcuno
uguale a te, che potrebbe abitare sul tuo stesso pianerottolo, potrebbe essere
il tuo vicino sul autobus o il conoscente di un amico, sia estesa a chi invece è
tanto (non per colpa o scelta) lontano da te? L’appartenenza ad una categoria
di simili è una valore che le anime belle in servizio permanete effettivo non
vogliono riconoscere (tranne cavalcarla quando fa comodo), loro inneggiano alla
differenza, poi si distraggono quando quella differenza è scomoda o non restituisce
in visibilità lo sforzo che richiede per difenderla. No, cara Marika,
onestamente si può e si deve chiedere che tutti i vinti della terra siano
ugualmente tutelati e difesi, ma non si può pretendere che accada davvero
quando si tratta di emotività collettiva. E allora rispondo al tuo: je ne suis
pas Charlie, con: siamo umani, troppo umani."
"Cara Simonetta, ricordi la mia pagina con il brano di
Dostoevskij in cui il “signore distinto” la fa da padrone, bene, questo è l’impulso
che, indisturbato, sta agendo in quella parte dell’informazione di cui Charlie
Hebdo è eclatante esempio. Sono le parole Libertà e Verità, non a caso presenti
nel titolo originale dell’articolo a cui ti riferisci e suo imput, il senso
ultimo della nostra chiacchierata, stanno a dire in opposizione a quell’impulso:
l’Umanità non necessita di dialettica rivoluzionaria, cosa che comprende non
solo la stampa e i canali mediatici, ma allo stesso modo e ancor più, tutte le
marce per la pace o contro la guerra o il terrore o…, in realtà tutte contro
qualcosa, qualcuno e così via, tutte partorite ed evocanti il contro. E
comprende quel buonismo da “imbecilli”, come giustamente sottolinei, e a mio
avviso anche le pontificie parole che per il solo fatto d’essere “lezione
morale” alimentano il sonno delle coscienze manifestantesi poi in vari modi tra
cui il buonismo, e mi fermo qui. L’Umanità ha bisogno di un mutamento di
coscienza, uomini capaci di comprendere cosa debba essere superato nell’individuale
natura, perché abbia inizio un reale rinnovamento, che oso definire epocale. E’
a questo che, con tutta la partecipazione al dolore per le tragedie e le
vittime tutte, mira il mio articolo quando dice di lacrime non versate o azioni
non compiute circa altri o altro, e non certo al consenso dei buonismi
imbecilli che, pur se inconsapevoli ma comunque con tutti gli altri in marcia,
alimentano sempre più l’avversione, l’odio, alimentano l’un contro l’altro. Tu pensa soltanto ai bambini
che partecipano a tutto questo, presenti alle marce per la pace o contro la
guerra etc., pensa a quel che respirano di odio, perché l’odio comunque è odio,
pensa all’esempio vivente che viene loro dato, certo in buona fede, ma il
risultato è: odio, e con esso crescono, e
questo risultato appartiene al gioco del nemico che si cela, e neanche
tanto, dietro i tragici dolorosi episodi contemporanei procurando le reazioni
legittime e che, presente in Ivàn Ivanovic Karamazov, gli fa dire: “…basta solo
cancellare nell’umanità l’idea di Dio, ecco da che parte bisogna cominciare!” E
“l’idea di Dio” è innanzi tutto quella coscienza che nasce e poggia sulla
Libertà di cui sopra, quella che non può fare a meno della Verità, quella che
non lascia estremizzare i propri impulsi da qualunque parte vengano e in
chiunque alberghino, mentre gioco delle potenze che ci governano è proprio
quello di tener addormentate le coscienze sì che si possano manovrare e o
creare delle false idee di libertà partorite dalla menzogna, in chiunque e
qualunque cosa riguardino. E’ così che oggi si usano i popoli e per questo l’assenza
di coscienza, specie in certe branche della società quale l’informativa, la
politica e la religiosa, facendosi veicolo di menzogna alimenta il legittimo
sentimento umano reattivo attuando e giustificando se stessa, si fa
particolarmente responsabile della caduta. E’ qui la quinta del mio articolo di
tuo riferimento. Grazie per avermi dato modo di chiarire".
foto dal web
Nessun commento:
Posta un commento