mercoledì 19 dicembre 2012

India Italia e dignità


..per quale motivo l'India, nella sua rappresentanza dello Stato del Kerala, nella sua voce dell'Alta Corte del Kerala, dovrebbe concedere a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone un permesso di quindici giorni in occasione del Natale? Cosa sarebbe, una vacanza premio per essere sospettati dell' omicidio di due cittadini indiani, inermi, indifesi, disarmati, che non hanno mai sparato un colpo e pirati non sono mai stati? Da quando i detenuti in attesa di giudizio, per di più stranieri, vanno in vacanza? L'Italia l'ha mai fatto? Cosa dovrebbe essere, un contentino alla diplomazia italiana, un accordo sì che, detta diplomazia, possa sbandierare al mondo la propria capacità, il proprio successo, poi, dopo? E sul ministro Terzi cosa si può dire, cosa sulla sua delusione circa l'abbandono europeo nella vicenda? E su Montezemolo che approfitta dello sport, Gran Premio Ferrari in India, per mostrare sulle auto la bandiera della Marina Militare Italiana motivando: "in segno di solidarietà con i marò"? E sulla dichiarazione di Sallusti sul "Giornale" in cui: ".L'America un caso simile l'avrebbe risolto in due giorni", a riprova della propria assenza di qualsivoglia senso di giustizia? E sul "sacrificio", così riportano i media, della Boniver che, in un buonismo fuori luogo, si è offerta in ostaggio all'India pur di far venire in vacanza i due marò? Cosa c'è da dire?
A suo tempo, occiriente ha trattato la vicenda dei due "marines italiani", come gli indiani hanno definito Latorre e Girone, ogni dinamica del loro caso è stata passata a setaccio, riteniamo non vi sia  dubbio sulla colpevolezza di fatto, che lo si dica o non, che lo si voglia o no. Sì, certo, è corretto far precedere il termine colpevoli dal, presunti, ma è una correttezza giuridica che non cambia la sostanza. E' di questa sostanza di cui tutti sono consapevoli: Europa, Italia, india, tutti. Lo sa il nostro Ministro degli Esteri che anziché deludersi farebbe bene a ripercorrere la dinamica della vicenda, tutte le dinamiche e in silenzio onorevole attendere. Lo sa Montezemolo a cui Il Ministero degli Esteri Indiano  dichiarò: "Utilizzare eventi sportivi per promuovere cause che non sono di natura sportiva significa non essere coerenti con lo spirito sportivo", ottobre 2012, sottolineando una stupida furbizia nonché l'assenza di etica professionale e dignità patria. Lo sa Sallusti che farebbe bene a riflettere sulle proprie beghe e non inquinare con idee errate questo paese già troppo inquinato da pressapochismi e inesattezze. Lo sa la Boniver, che, malgrado gli ipocriti salamelecchi da cui è circondata, molto ha da imparare sugli affari esteri, ammesso che riesca a collegare qualche pensiero. Lo sanno tutti coloro che pensano liberamente lontani dai commenti dei media. 
Eppure, in tutto questo sapere senza sapere, qualcosa, in quanto spiriti oltre ogni confine, ci inorgoglisce: l'India. L'India che, nella sua rappresentanza dello Stato del Kerala, nella sua voce dell'Alta Corte del Kerala, continua a dare lezione al mondo. Lo fa detenendo da dieci mesi i due marò senza lasciarsi comprare, lo fa con le più che civili modalità della detenzione, lo fa con la fedeltà ai propri principi, lo fa con il rispetto verso i diritti del proprio popolo oltre ogni casta, lo fa con il senso di giustizia indiscriminata. Sì, l'India ci inorgoglisce ancor più col sottolineare l'alto senso della Sovranità Nazionale.
E ci piacerebbe che questa nostra Italia prendesse esempio, che riuscisse ad attuare, elargire ai propri figli quell'esempio di equanimità distacco senso di giustizia che forse non è degli uomini, ma che rende un paese degno d'essere onorato, anziché petulare come zingara senza dignità. 

CORRIGE
oggi 20 dicembre, il giorno dopo
non è senza delusione che occiriente ha appreso la notizia della "vacanza " accordata ai marò. 
Che sia un fattore economico fine a se stesso non lo ritiene possibile, che sia un accordo diplomatico è la possibilità. Qualunque sia la motivazione che ha spinto l'Alta Corte del Kerala alla decisione, potrebbe avere intaccato la serietà indiana, da cui la delusione, se un'altra ipotesi, conoscendo quel popolo, non si affacciasse alla mente. Ipotesi: l'India avrebbe detenuto i marò per quasi un anno onde infliggere loro una pena sicura, cosa che non si sarebbe verificata se i marò fossero stati trasferiti in Italia sin dal principio della storia detentiva. Ad avallare l'ipotesi l'immediata enfasi dei commenti italiani nonché la possibilità, espressa, circa un processo in patria. Questo spiegherebbe anche la penale in danaro richiesta dall'India, probabilmente sicura dell'attuarsi di questo risvolto.
Marika Guerrini 


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