lunedì 30 giugno 2014

HAZARA genocidio senza fine

... era il settembre del 2011 quando la penna ha obbedito per la prima volta ai nostri pensieri nel segnare parole sul popolo Hazara. Non ha più smesso da allora, benché una sorta di  illusione ci sia stata, breve ma c'è stata, invece no, in realtà dopo le stragi del 2013, gennaio e febbraio, fedelmente riportate nelle pagine di occiriente, gli episodi di genocidio sembravano essersi distanziati, si erano distanziati e noi avevamo creduto all'elezione di Nawaz Sharif, era parso che il Governo si stesse adoperando circa le misure necessarie a  limitare le uccisioni, eravamo stati rassicurati da suoi esponenti, avevamo voluto credere alle parole, a qualche fatto, ma era parso, soltanto parso.  
Una forte recrudescenza ha ripreso la corsa negli ultimi due mesi e da alcuni giorni ancor di più, così, mentre nel nord del Pakistan, nel Waziristan, l'offensiva dell'esercito pakistano contro i taliban, provoca 350mila sfollati di cui 151.331 sono bambini, giunti poi in Afghanistan, lì, sul confine, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel sud ovest, in Baluchistan, a Quetta e dintorni, riprende feroce il genocidio del popolo hazara. E l'urlo di questo popolo che tante volte abbiamo segnalato, l'esodo di questo popolo che tante volte abbiamo segnalato, continua senza sosta.
Risuona incredibile persino a noi che conosciamo i perché, i chi, i come, che abbiamo cercato, parlato scritto e ancora scritto di queste faccende, risuona incredibile come tutto continui, come sia possibile che i bombardieri che il Governo sta usando sul Waziristan nella caccia alle streghe, vengano usati nel nord e non vengano usati nel sud ovest. Violenza per violenza, guerra per guerra, che almeno si indirizzi, invece no. Perché il Governo pakistano non indirizza questa "pulizia" a cui nessuno crede ma a cui tutti fingono di credere, perché non la indirizza sul sud ovest? Ma li conosciamo i perché, sappiamo che si chiamano multinazionali, minerarie, nel caso del Baluchistan, nel caso di Quetta: genocidio a scopo di sfollamento, deforestazione umana, la città di Hazara Town nella città di Quetta è territorio minerario confinante con territorio minerario. E la complicità dello Stato è evidente nel permettere questi crimini. Ma ci stiamo ripetendo, ancora.
" Non ricordo quanti uomini ci fossero, ma erano tutti armati di kalashnikov e lanciarazzi. Io accompagno gli allenatori verso il confine iraniano, loro erano nel distretto di Mastung, noi su di un bus, sono saliti, hanno chiesto chi fosse sunnita, li hanno fatti scendere, hanno detto loro di correre, gli sciiti sono rimasti sul bus, li hanno fatti scendere, su di loro hanno aperto il fuoco". Altro momento altro frangente:" Avevo lasciato il negozio dieci minuti prima. Ci sono quattro negozi in fila di proprietà di hazara sciiti, sono venuti con le moto e hanno aperto il fuoco, li hanno attaccati insieme, tutti e quattro. Ho saputo che due giorni prima a un negoziante pashtun era stato chiesto quali fossero i negozi degli hazara. Sapevano tutto". Ancora altro momento altro frangente:" Era uscito dalla moschea per salutare alcuni amici, poi l'esplosione, la confusione, così mi hanno detto, quando sono andato in ospedale, c'erano tanti corpi in fila, ho sollevato il lenzuolo, uno era mio figlio...ho riconosciuto solo le mani", aveva 22 anni, era uno studente pieno di speranze, si chiamava Yusuf, in traduzione Giuseppe.
Non smetteremo mai di denunciare la fandonia degli omicidi settari tra sunniti e sciiti, qui non si negano i vari Lashkar-e-Jhangvi, o Sipah-i-Sahaba, eccetera eccetera, ma è talmente evidente che servono ad alimentare guerre civili a scopo di sovvertire l'assetto regionale. E nel caso di Quetta lo "scopo internazionale" ha già trivellato la terra. Il lettore cerchi nelle nostre pagine se vuol saperne di più, se non l'ha già fatto, noi abbiamo detto tutto, a partire da quel settembre del 2011, quando gli Hazara hanno preso ad urlare al mondo il genocidio della loro gente. E abbiamo anche detto che tutte queste guerre, guerriglie, rivolte, attacchi settari, identità nazionali, sono collegati, che ci riguardano, che quelle terre, sono lontane solo in apparenza, sono molto più vicine di quanto noi si possa immaginare. Sono vicine come gli sguardi dei bambini nello scatto riportato all'inizio, questi splendidi bambini hazara a cui non manca la speranza, pur se il mondo continua a guardare altrove.
Marika Guerrini
p.s. in comunicazioni importanti-perché si conosca- sono segnalate altre pagine sull'argomento
foto dal web

sabato 21 giugno 2014

Umì, Iraq e la menzogna

... è passato un gabbiano oltre lo schermo del portatile, le sue immagini, le canne di bambù che delineano il terrazzo, lo delimitano. Nell'elegante oscillare delle ali spiegate, è passato un gabbiano. E le immagini venute dal web, incuranti del volo, dell'eleganza,  incuranti della leggerezza, scorrono in andare e venire, nello scomparire e nel mostrarsi sul piccolo schermo, scorrono tutte, quelle comuni al mondo e quelle non, le personali, inviate da amici in zone calde, lontani. E tu vorresti poter salire sulle ali di Umì, perché è così che l'hai chiamato, lo chiami da giorni: oceano. E vorresti vivere la tua vita, una vita senza immagini a scorrere, una vita col fermo immagini. Quelle disperate. E Umì continua il suo volo, il suo arruffato planare a sfiorare alberi, tetti, mentre immagini di uomini, donne, bambini, tanti bambini, con poveri fagotti arrotolati, i loro fagotti legati, sono in cammino verso il nulla. Ora.

Iraq: 600 mila uomini donne bambini, tanti bambini, ognuno con il fagotto della propria vita accartocciata continuano a camminare verso il nulla, mentre i restanti bambini, quelli nel paese, diventano bambini "da combattimento", vengono armati. Motivo: sul motivo i media si perdono, annaspano, si contraddicono, parlano di conquista dell'oro nero da parte dell'Isis, parlano della stantia lotta tra Sunnismo e Sciismo. Sì, la formazione jihadista di turno si chiama Isis, sta per Stato Islamico dell'Iraq e di al-Sham, in lingua, Dawla al-Islamiya fi al-Iraq wa al-Sham. Al-Sham è un termine storico, veniva usato in riferimento al territorio che va dalla Turchia meridionale all'Egitto passando per Siria, Libano, Israele, territorio palestinese e Giordania, area che l'Isis vorrebbe compattare in un unico califfato islamico. A sentire i media questa formazione jihadista sarebbe nata, nel 2013, da una frattura interna ad al-Qaeda, per una reciproca separazione: al-Zawahiri scomunicò questo gruppo interno, allora Isi, a causa di azioni efferate, e Abu Bakr al-Baghdadi, loro capo, si staccò dalla matrice al-Qaeda per nverso motivo, pare. In sostanza questa formazione esiste da tempo, è la stessa che conquistò Mosul con inaudita ferocia ed era il 2011, è la stessa che conquistò Falluja, è la stessa che ultimamente, sempre a Mosul, ha svaligiato la Banca Centrale con un bottino di oltre 400.000.000 di dollari e un alto, benché imprecisato, numero di lingotti d'oro. E' la stessa che, poco fa, ha rapito 145 bambini siriani per addestrarli al terrorismo, è la stessa che si auto sovvenziona con furti, rapimenti, estorsioni e ricavati dalla vendita di greggio. Così dicono. Ma a chi  vendono questo greggio, chi lo compra? E a cosa è dovuta la loro inafferabilità, e perché non si dice che il nome del capo carismatico è un nome falso, che non si mostra in pubblico, che indossa una maschera, che non si mostra neppure ai miliziani, in maggior parte europei convertiti all'Islam e arruolatisi per il Jihad. In Libia l'Isis è riuscito a rubare persino armi e strumenti bellici di precisione agli americani volatilizzandosi poi nel nulla. Un nulla ben diverso dal povero nulla di cui sopra. A noi in verità non interessa minimamente chi sia e cosa sia l'Isis, né che sulla testa del loro capo misterioso penda una taglia milionaria degli Usa, da tempo, Tutto questo, così come tutte le forme esasperate e violente di estremismi che ci circondano, sono non solo frutto, ma emanazioni create dalla incredibile ignoranza d'occidente. Esattamente come tutte le ribellioni, le rivoluzioni, le false primavere arabe, i falsi attentati afghani, falsi non perché irreali, falsi perché si è fatto in modo che, comprese le elezioni in atto che non decollano.  Assassinando Saddam Hussain, assassinando Gheddafi, "assassinando" Mubarack, e, allontanandoci ma solo  sulla carta geografica, assassinando al tempo Ahmad Shah Massoud, rimpinzando, sempre al tempo, ovvero all'inizio, le madrasse pakistane per creare macchine da guerra come i taliban con tutto ciò che ne è venuto, e volutamente lasciamo da parte i recenti fatti ucraini, tutto è frutto di un sistema geopolitico che punta all'economia e alla supremazia arrogando conoscenze che non possiede. Sì, l'arroganza d'occidente è di un'ignoranza unica più che rara, persino gli inglesi, malgrado la becera strategia del Grande Gioco, The Great Game, per esattezza, nel XIX secolo, picco temporale in questo senso, persino loro, malgrado le stragi e i ladrocini perpetrati, si arresero all'evidenza della diversità culturale, quando, dopo la rivolta dei Sepoy, benché l'avessero sedata nel sangue, presero atto della  propria ignoranza. Che si leggano le pagine di storia di quei paesi che si vanno a distruggere, che ci si prenda almeno in Europa questa briga, non foss'altro che per escogitare strategie di intelligenza se proprio si è affetti dalla patologia della subumana conquista, non possedendone le reali capacità condottiere. E' inutile che la Merkel si dissoci dall'attacco all'Iraq nel 2003, sì, lei non era al potere, ma questo non vuol dire nulla, non c'era al tempo di Gheddafi, non c'è lei forse ora per la Siria, o ritiene sia diverso? Il fatto è che basta urlare due parole in contrapposizione: Dittatura e Democrazia, tutto si giustifica tranne la follia. Ci sono popoli come quelli formati da varie etnie o tribù o clan, comunque frazionati, che hanno bisogno di una guida unica e ancor più, forte, carismatica, per non entrare nel caos, non frantumarsi, non intraprendere  lotte fratricide che poi s'espandono. Il grado di unicità, forza, carisma, modalità, appartiene solo e soltanto a quel singolo popolo. A nessun altro. Ma tutto questo è evidente, il vero dramma è la menzogna con cui si fanno muovere, intendere, le cose, con cui si divulgano. Questi esodi disperati e provocati dalla menzogna umana di cui siamo altamente responsabili, si rivolteranno contro come il rinculo del fucile. Ed per questo che Umì, il gabbiano, dal volo leggero ed elegante, si fa vorace ed assassino quando s'allontana dall'aria alta per toccare la nostra terra.
Marika Guerrini  

sabato 7 giugno 2014

Siria e il suo Popolo Sovrano


... cinque e mezza di mattina dopo una notte di studio, era come fossero le tre, stamattina, ma va bene così. Lo squillo del Viber, ha segnalato la chiamata internazionale, poi la voce di Farajallah nella pronuncia del suo nome per esteso, non come sempre: Faraj. Non mi dà tempo di fiatare che: Désolé pour le moment, Madame Guerrini, mais ici  il est un de mes amis, on appelé... et il veut parler avec toi, c'est possible? désolé à nouveau, Madame. Soliti miei attimi per realizzare e: oui, bien sûr, poi: rien, j'étais éveillé, ho mentito. Ancora parole di scambio, poche, chiedo delle elezioni, dice bien, mais la violence ne s'arrête pas. Non dice altro. Uno sbadiglio liberatorio è sopraggiunto nell'intervallo tra la voce di  Faraj e quella del suo amico, l'ho soffocato d'impulso.
"... da che sono qui ho ripreso a scrivere, lo faccio di notte, così la mente non crea l'eco degli spari nel sonno, della gente che muore...", qui dove, da dove ha chiamato, Faraj? Non lo so, non lo chiedo. Parla francese anche lui, l'amico, ha un ottimo accento e proprietà di linguaggio mentre la voce tradisce la giovinezza, gli chiedo quanti anni abbia: vingt-cinq ans, risponde, venticinque. Mi dice che scrivere è la sua passione, che ha pubblicato un libro di poesie quando aveva venti anni, una raccolta, che ora sta scrivendo dei racconti, dice che non vuol lasciare il suo paese, che i genitori sono a Beirut con suo fratello minore. Ora mi è evidente che siano in Siria, dove non so, ma non ad Aleppo dov'era Faraj di recente, sono sicura. Gli domando se c'è qualcosa che vuol dirmi, qualcosa che vuole io scriva. Per qualche minuto non parla, forse qualche secondo, ma sono lunghi, poi: signora scrivi che noi non siamo così, come ci vedete voi, che la violenza ha invaso la nostra vita, che la violenza ha preso il posto di Dio, che la Siria era civile prima, che vogliamo di nuovo una società civile..., poi tace, suppongo un'interruzione del Viber, ma no, riprende: non volevano farci votare, al mio, chi: lanciavano missili dove si andava a votare, e avevano tolto anche l'acqua, già nei giorni precedenti, ma siamo andati lo stesso, signora, siamo andati..., Dice altre cose che tengo per me. Mi ripassa Faraj. Faraj conferma tutto. Ci salutiamo. Non so dove siano, non l'ho chiesto, non importa.
Titola il Time: La farsa delle elezioni in Siria incorona Assad"; mentre un servizio della Cnn: "Siria stretta dai venti di guerra"; e il Daily Mail: "un insulto ai siriani e alla democrazia"; e Reuters agenzia stampa: "coloro che hanno boicottato il voto ora hanno paura"; per non parlare di John Kerry: "voto senza senso" e poi ha invitato la Russia e l'iran a " metter fine al conflitto". Perfetto! E' perfetto qui il vecchio detto italiano fattosi ritornello in suono slang: il bue dice cornuto all'asino. 

Non v'è stata elezione o tentativo di, in questi ultimi anni, in questi paesi di guerra e rivolta, non v'è stata elezione che non sia stata frutto di manovre internazionali ad uso e consumo, non ve n'è stata una, dall'Afghanistan all'Ucraina, passando per l'Africa e la buffonata della Primavera Araba.
Con obiettività abbiamo seguito Sayyed Hassan Nasrallah, capo degli Hezbollah, che definendo "storica" l'elezione siriana a gran voce popolare, ha esortato le fazioni in guerra a porre fine allo spargimento di sangue e muoversi verso il dialogo: coloro che vogliono lavorare per una soluzione politica, devono parlare con lui ( al Hassad), negoziare con lui e raggiungere una soluzione con lui. 
I Network occidentali, rendendosi ridicoli, stanno impazzendo pur di capovolgere questa realtà. E la realtà è che il popolo siriano, quello superstite, quello assente dalle statistiche  britanniche, statunitensi e dai fanalini di coda europei per cui i morti in Siria sono morti solo se procurati dal governo, hanno scelto, sì, scelto, e chi con onestà storica, abbia seguito questo popolo, ne aveva certezza: il popolo vuole Bashar al-Hassad per ricostruire il proprio paese, i fuoriusciti vogliono rientrare nel proprio paese, il popolo siriano vuol riprendersi la propria vita, non vagare per mari e monti  a dover giustificare la propria esistenza alla nostra ignoranza. 
Gli verrà permesso, Stati Uniti, Francia, ad intervalli Turchia ed altri del momento, sospenderanno gli addestramenti in Qatar e altrove, per le ingerenze sanguinarie in Siria, ritireranno dalla Siria i cani mercenari? e ancor più, un certo occidente sta prendendo consapevolezza che l'annoso cordone di morte inizia a ritorcerglisi contro? A noi tutto questo è venuto a noia.
Marika Guerrini 
foto dal Web