domenica 26 luglio 2015

Occidente dietro le quinte- previsione di scrittore -ultima parte-

... è una lettera appassionata quella di Fëdor Dostoevskij ad Apollon Nicolaevic Majkov, riportata nella I parte di questo scritto, sono immagini appassionate che nel percorrere e ripercorrere hanno partorito riflessioni su riflessioni succedutesi a ritmo vorticoso, spesso accavallatesi per poi distinguersi, obiettivarsi, e tutte hanno portato al punto in cui Dostoevskij dice: l'Occidente perirà e l'Occidente perirà quando il papa snaturerà del tutto Cristo... 
Ora, mettiamo da parte l'idea di fede russo-ortodossa di Dostoevskij, lasciamoci liberi da ogni credo o sfaccettatura, affacciamoci alla finestra della Storia, che poi è la stessa che ci indica il percorso evolutivo dell'umanità, e osserviamo. 
Sulla scia delle immagini di Dostoevskijj, vedremo innanzi tutto l'aquila bicipite farsi avanti, mostrare, in un unico corpo, il Potere Temporale e il Potere Spirituale, prerogativa questa di antichi sovrani, poi di imperatori, perché è questo che simboleggia l'aquila a due teste da sempre, ancor prima che l'Occidente ne avesse idea. Ed è in questa immagine che possiamo trovare rappresentata parte della risposta al nostro interrogativo: perché l'Occidente sta perendo, interrogativo a cui il grande scrittore, in assoluta sintesi, risponde: l'Occidente perirà quando il papa snaturerà del tutto Cristo... 
Questo punto sottolinea la responsabilità della Chiesa che, da secoli ormai, ha favorito il Potere Temporale a scapito di quello Spirituale, sostituito dal "siamo tutti uguali", " bisogna volersi bene" " predicare la pace" "aiutare i poveri" ... dimenticando che il " tutti uguali" dei Vangeli si riferisce a qualcosa che assolutamente temporale non è. Si riferisce a qualcosa che va persino oltre l'anima, per essere precisi, oltre quella zona dell'anima in cui l'uomo reagisce irrazionalmente a piacere, dolore, attrazione, repulsione, in cui non è libero e risponde animalmente e non cognitivamente all'esperienza dei sensi. 
Il "tutti uguali" dei Vangeli si riferisce a quell'elemento spirituale dell'anima insito in ogni individuo, per cui l'uomo si apre alla trascendenza attraverso la facoltà pensante liberata dalla prigione materialistica. La Chiesa, da tempo ormai remoto, agisce in maniera tale da alimentare e rafforzare nell'uomo l'esperienza dei sensi, esclusivamente l'esperienza dei sensi, ovvero condiziona sempre più l'anima alla corporeità malgrado la dialettica esteriore in apparenza, ma solo in apparenza, sembri andare verso la spiritualizzazione. In tempi antichi, l'uomo antico, ed anche di questo bisogna tener conto, che l'uomo cambia, dicevamo l'uomo antico per naturale impulso, temeva l'esperienza dei sensi perché, sempre per impulso, la riteneva una prigione, per di più tridimensionale, quindi facile a camuffarsi, egli sapeva che questa prigione avrebbe avuto il potere di distruggere, ovvero annientare in lui il ricordo della propria origine divina. E siamo all'Ateismo suggerito da Dostoevskij, Ateismo che in antico veniva ritenuto follia. Ma siamo anche al Paganesimo suggerito dallo scrittore, e qui ci si apre ancora un'altra sfaccettatura, perché la totale immersione nella materia, ha fatto e fa sì che l'uomo abbia sostituito e stia sostituendo l'idea divina dell'origine con la materia stessa e tutti i suoi derivati che siano fisici, intellettuali e così via. La Chiesa ha in tutto questo una grossa fetta di responsabilità, in un certo senso quasi tutta, dato il compito di guida affidatole innanzi tutto nei confronti dell'Occidente, Roma non  è a caso, dal momento in cui ha preferito, quindi scelto, il Potere Temporale a quello Spirituale. Così, in Occidente, dove le forze dell'autocoscienza premono con maggior potenza, ci si crede o ci si ritiene Cristiani, allo stesso modo in cui ci si crede e ci si ritiene portatori di Civiltà. I due aspetti occidentali sono infatti strettamente collegati nella deviazione che ha la medesima origine, in realtà si avversano i veri principi del Cristianesimo e quelli propri al concetto di Civiltà, per via di un'assoluta quanto deviante materializzazione del pensiero quindi della vita fisica e, per assurdo, della vita dell'anima. Se traduciamo la situazione di questi nostri tempi in sistema filosofico, ecco che ci troviamo di fronte Immanuel Kant con tutto il suo pensiero e l'ingenua controparte idealistica esattamente come la Chiesa ed esattamente opposto al pensiero del grande scrittore russo da cui abbiamo preso l'avvio per accennare, perché solo di un accenno si tratta, a quel che muove oggi dietro le quinte d'Occidente. In realtà l'uomo porterebbe insita la capacità dell'aquila bicipite, volgere contemporaneamente al cielo e alla terra, esserne sintesi, se non deviasse la rotta prendendo la via più facile ed immediata, se non permettesse il capovolgimento di quell'impulso cristico che muove ogni vivente, ancor più il pensiero dell'uomo. 
Su quest'immagine ci fermiamo, anche se ci piacerebbe continuare, ampliare, approfondire, ma non è questo un luogo deputato, lasciamo quindi al lettore il prosieguo.
Marika Guerrini

sabato 18 luglio 2015

previsione di scrittore- I parte-

affresco rappresentante la Madonna e il Cristo
-Istanbul, museo di Santa Sofia- 
... sollevandoci dalla cronaca internazionale che, nella sua tragicità e o drammaticità, s'è fatta monotona, ci immergiamo in una delle molteplici sfaccettature di questa nostra attualità riportando  una lettera che Fëdor Dostoevskij scrisse ad Apollon Nicolaevic  Majkov ch'era il 1869, in cui accenna a  tre ballate in via di stesura, ed anche se sulla prima ci permetteremo doverose precisazioni storiche,  ascoltiamo:
"Firenze 15 (27) maggio 1869
...  il re cammina a gran passi, poi si reca a pregare davanti all'immagine della Madonna delle Blacherne; la preghiera, l'assalto, la battaglia; il sultano entra in Costantinopoli impugnando la sciabola insanguinata. Per ordine del sultano, il cadavere dell'imperatore viene ritrovato sotto una montagna di morti e viene riconosciuto in base alle aquile ricamate sui suoi stivali. La cattedrale di Santa Sofia, il patriarca tremante, la celebrazione dell'ultima messa, il sultano che, senza scendere da cavallo, sale i gradini e fa il suo ingresso nel tempio; arrivando a cavallo al centro del tempio, si arresta, in preda al turbamento, si guarda intorno perplesso e sbalordito, e pronuncia le parole: Ecco l'edificio da cui si leveranno le preghiere ad Allah! Vengono poi gettate via le icone e il trono, l'altare viene fatto a pezzi, la chiesa diventa una moschea, il corpo dell'imperatore viene seppellito e l'ultima dei Paleologi viene accolta nell'impero russo portando con sé l'aquila a due teste al posto della dote; poi le nozze russe, il principe Ivan III, che vive in un izba di legno invece che in un palazzo, ed è proprio lì, in quell'izba di legno, che prende forma la grande idea del significato panortodosso della Russia, viene posta la prima pietra del futuro primato in oriente, viene formulata l'idea non soltanto di un grande Stato, ma di tutto un nuovo mondo destinato a rinnovare il Cristianesimo, con la grande idea ortodossa e panslava. Destinato a portare all'umanità la nuova idea che trionferà quando l'Occidente perirà, e l'Occidente perirà quando il papa snaturerà del tutto Cristo suscitando così l'ateismo nell'umanità occidentale paganizzatasi. E su quell'epoca non mi era venuta soltanto quell'idea, ma anche un'altra, in cui, accanto all'immagine della piccola izba di legno appariva quella di un principe geniale, animato da un pensiero profondo e maestoso, e seduto accanto a lui, un metropolita rivestito di poveri panni, e l'incredulità che attecchiva in Russia. E di colpo, in un'altra ballata, volevo passare alla rappresentazione dell'epoca della fine del XV e dell'inizio del XVI secolo in Europa, dell'Italia, del papato, dell'arte nelle chiese, di Raffaello, dell'adorazione per l'Apollo del Belvedere, delle prime voci della Riforma, di Lutero, della scoperta dell'America, dell'oro, della Spagna e dell'Inghilterra, un quadro appassionato messo in parallelo con tutti i precedenti quadri russi, ma con allusioni a quello che sarebbe stato il futuro di questo quadro, al futuro trionfo della scienza, all'ateismo, ai diritti dell'uomo intesi alla maniera occidentale, e non alla nostra, insomma a ciò che è stato all'origine di tutto ciò che è e che sarà in avvenire."
La lettera continua, noi ci fermiamo qui, non prima però della parentesi storica su anticipata, dovuta al senso di verità sui fatti accaduti nella storia, verità sempre e comunque, ancor più imprescindibile ora, oggi, qui, in questa fase di confusione circa l'Islam ed i suoi veri e falsi esponenti e profeti. La precisazione storica è a proposito della basilica di Santa Sofia ad Istanbul, per i turchi Ayasofya, e della sua sorte, a cui lo scrittore fa riferimento calcando però la penna in maniera sensazionale e in senso nazionalista onde avallare la propria  idea panortodossa, crea infatti una situazione estrema di violenze e lutti a favore della propria idea ma è una situazione di fantasia, infatti  la vera, nonché prima, distruzione della basilica di Santa Sofia, non fu dovuta al sultano Mehmed II il Conquistatore, o Mohammad II come dir si voglia, a cui il testo si riferisce, che vi giunse nel 1453, bensì ai Crociati della IV Crociata nel 1204, questi saccheggiarono, profanarono e distrussero la basilica come fosse il tempio di un'altra religione, persino i monaci presero parte al saccheggio di oggetti religiosi quali croci d'oro e d'argento, calici, icone, eccetera. A questo seguì la riconquista della dinastia bizantina dei Paleologi, con l'imperatore Michele VIII che prese il simbolo imperiale dell'aquila a due teste non già dall'occidente, bensì dall'India Vedica dei primordi, l'imperatore commissionò il restauro mentre correva il tempo tra il 1261 e il 1282. Il tempo trascorse e quando, circa due secoli dopo, giunse il sultano  Mehmed II, trovò la Basilica di nuovo in pessimo stato, anche e non ultima causa  calamità naturali ivi abbattutesi e frequenti in zona quali i terremoti, allora e solo allora, dopo il primo venerdì di preghiera, il sultano fece restaurare la basilica e la trasformò in moschea conservando quel che vi era rimasto di simboli e immagini cristiane, tanto che la basilica, ora museo, si presenta ai nostri occhi ricca di icone, simboli e preziosi elementi del tempo cristiano bizantino, oltre ovviamente ai versi coranici su grandi bandiere ed iscrizioni. 
Ma la storia di Santa Sofia la racconteremo un'altra volta, ora torniamo a Dostoevskij, alle sue ballate, ai diritti dell'uomo intesi alla maniera occidentale e non alla nostra, il cui senso ultimo, previsione di scrittore, include, tra il molto altro che c'è, anche una distinzione tra Occidente ed Oriente europeo, ancor più tra Cristianesimo d'Occidente e d'Oriente, con un accenno al fallimento della Chiesa cattolica, elementi tutti che non possono non  portarci, nel quadro dell'intera contingenza, a considerare il nostro tempo, il nostro pensiero, le nostre riflessioni.
Marika Guerrini
immagine originale- Istanbul scatto anno 2012 

lunedì 6 luglio 2015

Unione Europea: l'isola che non c'è

Bruxelles- Parlamento Europeo-
... l'abbiamo pensato tutti, lo dicono loro, lo diciamo in molti: non è un caso che lo scossone all'UE, agognata isola che non c'è, sia giunto da Atene, dai natali della Democrazia, che sia giunto dal popolo greco malgrado lo stesso popolo greco, la possibilità di pericoli d'ogni fattura e sembianza in cui potrebbe imbattersi, a dir poco sbattere "ad occhi aperti contro un muro" secondo la Merkel. Sta di fatto che un popolo, malgrado la consapevolezza di un ulteriore rischio d'incolumità,  abbia seguito, se pur con entusiasmo fanciullo, l'onda di una dignità, abbia alzato la testa sotto il giogo. E questo sa di buono, per quanto ingenuo possa apparire. 
Accanto a questo, alcun dubbio sulle responsabilità nazionali greche nella vicenda, alcun dubbio sugli errori protrattisi per anni sotto la guida di quelle due o tre famiglie succedutesi nei malgoverno ellenici, ma, ad onor del vero, non va tralasciato che il neonato governo Tsipras, sin dall'inizio del mandato, sia stato schiacciato dall'incalzante richiesta della restituzione di debiti di Stato contratti precedentemente, non va tralasciato con quanta rigidità, a volte sotto apparente paternale, gli sia stato negato il tempo necessario alla governabilità della crisi preesistente ad esso, l'inesperienza governativa, una certa guasconeria irriverente benché non menzognera e la falsa informazione, ad iniziare dal Financial Times, che come sempre detiene la bandiera del campo, hanno aperto ancor più varco al gioco  della manovra europea, questo fino ad ieri, al popolare Oxi.
Ma la Grecia è un falso fine, il fine reale è l'Unione Europea, la sua frantumazione, e non è senza rammarico che ci si esprime in questi termini, avendo, chi scrive, presenziato ai convegni della Comunità Europea, allora CEE, in preparazione dell'Unità. Si era ai primi anni ottanta e di incontri se ne tennero molti. E in tutti, ma proprio tutti, si respirava un'aria di trasformazione, di futuro, un reale desiderio di incontro tra i popoli del vecchio continente,  e si trattava di storia e di arte e si facevano progetti anche economici, certo che sì, ma anche non solo, e in tutti, malgrado le frequenti bizze dei Paesi Bassi, si respirava desiderio di Unità. Per noi italiani, ricordo frequenti commenti fuori dall'ufficialità, ogni volta era come vivere lo spirito di un novello Risorgimento, benché avesse tutt'altro significato, tutt'altra struttura, tutt'altro ideale, risultava come un Risorgimento Europeo. E' così che molti di noi giunsero a vivere Maastricht, il Trattato, con questo tipo di spirito, di speranza. 
Ma non è così, non ora, questa non è l'Europa di Maastricht e neppure l'Europa di Lisbona, questa non è l'Europa unita. Non c'è più nulla o quasi che la rappresenti. La vicenda greca, il comportamento sull'immigrazione, l'autolesionismo circa il petrolio russo e fatti inerenti, le discordanze circa la coalizione militare in teatri di guerra, e potremmo andare avanti, lo dimostrano ogni giorno. L'Europa è stata ridotta, dai leaders dei governi europei innanzi tutto, italiani compresi, una grande colonia atlantica, vive, si muove, decide come fosse una colonia atlantica, in balia delle Banche e delle Multinazionali, modello, quello atlantico, che, in barba ad ogni proprio Trattato, ha scelto di seguire anche nell'unificare i propri stati, creare la propria Unità, credere di creare.
Il fatto è che i popoli del Vecchio Continente, a parte gli abitanti della  Gran Bretagna che il grande imperatore Moghul Akbar, in una risposta ad Elisabetta I d'Inghilterra, nel XVI sec. definì " i selvaggi dell'isola più occidentale di ponente" e mai entrati realmente nell'Unità, benché labile questa sia, questi popoli sono popoli non solo di storia codificata, ma di antica storia, a differenza di quelli del Nuovo Continente che, distrutta con i nativi l'unica storia, tra l'altro non scritta o molto poco, di quella terra, hanno agglomerato frammenti di mille costumi, tradizioni, abitudini, a raffazzonare una sorta di storia ancora, malgrado le fratricide Guerre di Secessione, in formazione. Il fatto è che non si può creare reale unità tra popoli di antica storia "individuale" di popolo, in cui il fattore portante sia economico e non culturale, di poi politico, eccetera eccetera, è da stolti. Ma poiché stolti non sono coloro che guidano quest' Europa Unita assente, ecco che si evidenzia la  volontà di manovra distruttiva a che gli Stati Uniti d'Europa, non si formino né ora né mai, semplicemente perché non si vuole siano. La signora Merkel sa questo perfettamente e con lei tutti coloro che guidano l'Europa o fanno da lacchè. Ma la posta è pericolosa, ora è pericolosa, molto. La Grecia potrebbe trasformarsi, o meglio essere trasformata in una breccia  attraverso cui far passare l'intera distruzione europea. 
La Grecia è qui ed è lì, è la Turchia anche, è la Macedonia anche, è l'Albania anche, è nel Mediterraneo anche. E nel Mediterraneo è la Tunisia e l'Algeria e il Marocco e l'Egitto e i disordini che sappiamo, e gli estremismi che sappiamo, e molti europei sono negli estremismi anche, e questo dovrebbe far riflettere anche, e i più vengono, non a caso, dall'isola dei "selvaggi", e gli estremismi si lasciano agire anche, si finge di bombardarli anche, ma questo l'abbiamo detto e spiegato fino alla nausea. 
E poi basta salire un po', solo un po' lungo i paesi limitrofi alla Grecia per trovarsi nei Balcani, per   trovarsi nella situazione ucraina e da lì proseguire verso il Mare del Nord, dove da tempo ha luogo un silenzioso scontro americano-russo, e da lì, in discesa, chiudere il cerchio  sull'isola dei "selvaggi", fino a scorgere l'Europa circondata dal possibile laccio della fine d'un sogno a cui, dai suoi stessi figli, è stato impedito di trasformarsi in realtà. Per assenza di coraggio... forse. Per assenza di lealtà... forse. Per assenza di ideali... forse. Per avidità di potere... forse. Per paura... forse.
Ma a noi piace sperare, e dopo il rischioso forse suicida Oxi di Atene, vogliamo illuderci d'intravedere qualcosa oltre il cerchio tracciato intorno all'Europa nelle precedenti parole,  solo che, come spesso ci accade, queste sono speranze di scrittore... utopia... forse. 
Marika Guerrini 


immagine originale