martedì 31 maggio 2011

oggi 30 maggio 2011

Cronaca
...vorremmo invitare il ministro Ignazio La Russa a portare la sua persona alla stazione Ostiense di Roma, o ancor meglio nei meandri della stazione, onde constatare di persona, se ne sia capace, il frutto, il prodotto, il risultato della nostra guerra in Afghanistan, anziché lamentare per i nostri feriti ad Herat. Anch'essi frutto, prodotto, risultato dell'azione dei suoi colleghi ed amici guerrafondai a cui pare sia legato da chiara similitudine.
Che vada nei maleodoranti anfratti della stazione Ostiense della capitale anziché dichiarare: "...restituire l'Afghanistan agli afghani entro il 2014."
Restituire cosa, signor ministro?, le macerie, il nulla, la distruzione, la morte, le malattie incurabili, le nascite deformi, i campi l'acqua l'aria saturi di uranio arricchito? Cosa? signor ministro?
Abbiamo conosciuto Herat, incontrato la sua gente, vissuto la sua vita, ammirate le sue bellezze, ascoltato la sua storia, i suoi poeti, scrutato gli sguardi indomiti dei suoi abitanti e molto molto altro, quando il signor ministro nella sua ignoranza non ne sospettava neppure l'esistenza. Era una fiaba vivente, signor ministro. Ma lei è ben lungi da poter comprendere.
Oggi un ennesimo raid aereo della NATO, e nella NATO ci siamo anche noi, ha ucciso ancora bambini. Questa volta sono 12. Come gli apostoli. Ma neppure questo il signor ministro è in grado di capire e neppure memorizzare, infatti non ne parla. Ma non c'è da preoccuparsi, ci sono state le scuse dei suoi amici i vari Carney e Toolan ovvero portavoce della Casa  Bianca e generale NATO di turno ed inoltre l'Isaf ha detto che ci sarà un'inchiesta. Questo, signor ministro, ci consola ed ancor più consola i genitori della vittime. Anche perché in dieci anni siamo sommersi da una montagna di scuse ed inchieste di questo tipo approdate ad un nulla di fatto. E davvero non sappiamo che farne.
Le ripetiamo, signor ministro, vada a vedere il frutto della sua guerra, perché in Italia questa è innanzi tutto la sua guerra. Vada a vedere come tra il putridume si ergono tende occupate da  ragazzi a cui è stata sottratta la storia e la dignità di una vita. Vada e scruti nelle tende, si troverà dinanzi a coperte ben piegate, scarpe messe in fila, poveri zaini riposti a dovere negli angoli perché vi sia spazio per il riposo di quei loro corpi in cerca di un futuro negato alla loro terra. Sono giovani afghani signor ministro, giovani afghani che malgrado le condizioni inumane ed oltre, fanno la doccia ogni mattina sotto un tubo di gomma. Ragazzi con un ordine mentale che si manifesta in loro e nelle loro povere tende, ma di cui la sua mente dubitiamo fortemente possa avvalersi.
Vada, signor ministro, a vedere questi frutti, prodotti, risultati, ma non dimentichi la maschera ad ossigeno perché la capitale intorno a quelle tende è fetida e irrespirabile. Vada a vedere come si riducono gli esseri umani con la nostra forza di PACE.
p.s.
il carattere minuscolo dei termini onorifici e distintivi è voluto.
Marika Guerrini


sabato 28 maggio 2011

Arturo Onofri - da Vincere il Drago!

 La melodia di nuvole sospese
nell'azzurra dolcezza del mattino
richiama dal mio sonno, ancora illese,
forme di sogni che sognai bambino.

Energie d'oro, che il mio sangue apprese
in densità di muscoli, e perfino
d'ossa adulte, disciolgono palese
la visibilità del mio destino.

Errori antichi oppongono alle nubi, 
sollevate di musica il fio denso
dei sali sotterrati in prismi e in cubi.

La sola volontà di sollevarsi
al verbo delle altezze, offre un compenso
di suoni infanti agli atti adulti scarsi. 

venerdì 27 maggio 2011

ma dove andranno i figli della guerra

...ma dove vanno i figli della guerra con negli occhi il fuoco degli incendi. Dove vanno con nelle orecchie il rintuono delle bombe. Dove vanno con sulle labbra la smorfia della fame, nei gesti il timore dei passi di domani. Dove vanno i figli della guerra vittime d'un disegno omologante come segnato a tavolino o senza il, come. Datato da più di trent'anni. Conosciuto da molti e da nessuno. Disegno atlantico di potere con integrazione del mondo musulmano. Disegno fattosi poi euro atlantico. Integrazione in una maniera o in un'altra. Quindi annullando, minando, denigrando, intaccando i capisaldi delle loro sicurezze, della religione innanzi tutto. Quel che vi sia di più intimo, più profondo, più individuale, più identificante. Estendendo poi alle tradizioni, culturali, etniche, sociali. E così via. All'unisono creando pressioni sulla politica, gli assetti governativi, gli stati d'ogni tipo con strumenti d'ogni tipo. Psicologia della paura all'interno e all'esterno dei confini. Funziona. Siano loro o nostri i confini. All'insegna tutto dell'antico concetto: divide et impera
Separa, fraziona in piccoli stati, indebolisci gli esistenti,  per imperare, governare, sottomettere, controllare, sfruttare sino alla perdita della loro identità. Che sembrerebbe solo altrui che è nostra anche ed ancor prima. Ché se così non fosse, se noi non avessimo in parte già perduta la nostra identità, ora, nei loro luoghi lontani e vicini aiuteremmo a costruire strade, scuole, ospedali, bonificheremmo campi per coltivarli a cibo e non ad oppio come in Afghanistan. Produrremmo scambi di cultura, conoscenza, non ignoranza, violenza e, in casi migliori, false illusioni. E ancora e ancora. Costruiremmo un futuro diverso. E perché no, realizzeremmo sogni anziché seppellirli sotto sabbie di deserti. Ma dove andranno i figli della guerra?
Marika Guerrini

sabato 21 maggio 2011

moleskine 2001: pagina da taccuino

"...tutto in antico è passato da est ad ovest. Dai codici legislativi agli impulsi letterari, scientifici, filosofici, artistici, architettonici. Molto in embrione, molto grandemente sviluppato. Successivamente all'oriente, in occidente sono sorti imperi e stati. I due mondi si incontravano.
Il germe del pensiero che ha permesso e permette all'occidente la Modernità è venuto dall'oriente, dai suoi uomini, dalle loro conoscenze, dalla loro sapienza. Questo c'è dietro la nostra Medicina, Astronomia, Ingegneria etc. dietro le nostre scienze, anche le nostre fiabe. Questo ha partorito in antico il germe della nostra Modernità, la nascita della nostra Civiltà. Quella europea ancor più. Ma l'occidente tutto, nella sua folle corsa ha eluso il vero senso di Civiltà e di Modernità, ciò ch'era scritto dovesse coincidere con Evoluzione. Civiltà, Modernità sono monche e monche producono i loro effetti malati, che, malati procurano malate reazioni. Altro da quel che sarebbe stato se quei popoli non fossero stati infettati dal nostro  ostentato, arrogante vissuto occidentale. Vissuto esportato in ogni forma e foggia, traffici inclusi. Dalla droga agli organi, alle deviazioni sessuali, alle sperimentazioni di armi chimiche d'ogni genere, di cui si accuseranno altri, dai farmaci anch'essi d'ogni genere somministrati  a bambini in maniera speciale...." E tornano i bambini nelle nostre pagine. Ancora e ancora. Ma   è aiuto umanitario. ".. terre e popoli fatti cavie per aiuti umanitari per civilizzazione, modernizzazione , democratizzazione. Poi le guerre. Sfacciate bugiarde lontane e non dichiarate. Ora. Saranno sotto i nostri occhi. Poi. Tutte, tutte progettate, procurate, attuate in modi diversi e simili a nostro uso e consumo. Al momento opportuno. Fare tabula rasa, sarà la parola d'ordine, il come non interesserà nessuno. Tabula rasa da abbandonare, colonizzare, schiavizzare o far finta di  ricostruire purché sia secondo noi stessi, i nostri schemi, la nostra ipocrita, menzognera Civiltà...fino al canto del cigno che sarà inevitabile frutto."
Sì, è una pagina di taccuino questa, una pagina segnata nero su bianco in seguito ai primi bombardamenti sull'Afghanistan nell'ottobre del 2001.
Aut quam tum vates Cassandra moveret? 
Marika Guerrini

sabato 14 maggio 2011

utopia flash

" Un popolo i cui insegnamenti hanno perso la coerenza morale non può elevarsi" Mohandas  Karamchand Gandhi.
... e se l'Italia si svegliasse memore del proprio nome, se riprendesse suono, pronuncia, accento, se abbandonasse alla notte la blasfemia d'una voce, se le impedisse di sporcarla di fango, se l'annullasse ai pensieri della propria gente, se l'annegasse nel silenzio, se... 
Marika Guerrini   

martedì 10 maggio 2011

Saggezza delle fiabe

"Fra migliaia di anni" di Hans Christian Andersen -1852-

-...Già, fra migliaia di anni arriveranno solcando l'aria sulle ali del vapore attraverso l'oceano! I giovani abitanti dell'America visiteranno l'antica Europa. Verranno a vedere monumenti e città ormai cadenti, come noi ora andiamo a visitare le meraviglie che si stanno sgretolando nell'Asia meridionale.
Arriveranno fra migliaia di anni!
Il Tamigi, il Danubio, il Reno scorrono ancora; il Monte Bianco erge ancora la sua cima innevata, l'aurora boreale scintilla sui paesi del Nord. Ma una generazione dopo l'altra sono polvere e  le fila dei potenti del momento sono dimenticate come quelli che oggi sonnecchiano nel tumulo dove il ricco commerciante di farina si costruisce una panchina su cui sedersi a guardare il campo di grano piano e ondeggiante.
<< In Europa!>> riecheggia dalla giovane generazione. << Nel paese degli avi, lo splendido paese dei ricordi e della fantasia, in Europa!>>.
L'aereonave arriva, è stracolma di viaggiatori, il tragitto è più rapido che per mare. Il filo elettromagnetico sotto l'oceano ha già comunicato quanto sia grande la carovana aerea. 
Si scorge già l'Europa, quelle che si vedono sono le coste dell'Irlanda. Ma i passeggeri dormono ancora. Vogliono essere svegliati solo quando saranno sull'Inghilterra, lì toccheranno il suolo d'Europa, nel paese di Shakespeare. Come lo chiamano i figli dello spirito, sono altri a chiamarlo il paese della politica e delle macchine.
Qui il soggiorno dura un giorno intero, questo è il tempo che la generazione indaffarata può dedicare alla grande Inghilterra e alla Scozia.
il viaggio prosegue nel tunnel della Manica verso la Francia, il paese di Carlo Magno e di Napoleone. Viene nominato Molière. Gli studiosi parlano di una scuola classica e di una romantica nella lontana antichità, gli altri si entusiasmano per gli eroi, i poeti, gli scienziati anche per quelli che nasceranno nel cratere d'Europa:Parigi.
Poi il vaporetto aereo sorvola il paese da cui partì Colombo, dove nacque Cortez e Calderon cantò i suoi drammi in versi. Dove dimorano ancora splendide donne e negli arcaici carmi vengono ancora citati el Cid e l'Alhambra.
Attraverso l'aria, sopra il mare fino all'Italia, dove sorgeva l'antica, eterna Roma. E' stata rasa al suolo, la campagna è un deserto, di San Pietro viene mostrata una solitaria rovina, ma si dubita della sua autenticità.
In Grecia per dormire una notte nel ricco albergo sulla cima dell'Olimpo, tanto per esserci stati. Il viaggio porta poi verso il Bosforo per riposarvi qualche ora e visitare il luogo ove sorgeva Bisanzio. Lì, poveri pescatori gettano le reti dove la leggenda racconta sorgesse il giardino dell'harem all'epoca dei turchi.
Poi si sorvolano resti di possenti città sulle rive del Danubio, le ricche città dei ricordi, quelle che verranno. Qui e là la carovana aerea scende e si rialza.
Laggiù la Germania. Un tempo stretta in fittissime reti di ferrovie e canali. E i paesi dove  parlò Lutero, dove cantò Goethe e Mozart ai suoi tempi portò lo scettro delle note! Grandi nomi si sono illuminati nella scienza e nell'arte. Un giorno di sosta in Germania e uno in Scandinavia, nella patria di Linneo e in Norvegia, il paese degli antichi eroi.
L'Islanda si passa sulla via del ritorno. I geyser non sono più in ebollizione, lo Hekla è spento, ma la possente isola rocciosa si erge nel mare spumeggiante come un'eterna lapide alla saga.
<< In Europa c'è molto da vedere!>>  dice il giovane americano. << E noi l'abbiamo visto in otto giorni, e si può fare, come ha dimostrato il nostro grande viaggiatore nella sua opera "L'Europa in sette giorni" >>. E viene fatto un nome che appartiene alla loro epoca...-

...sì, lungimiranza delle fiabe.


Marika Guerrini

mercoledì 4 maggio 2011

Non parleremo di... -seconda parte-

... "  C'era un'antica leggenda nella tradizione pellerossa, suona più o meno così, dice che giunto il suo momento di lasciare la terra, un guerriero non potrà raggiungere i Felici Campi di Caccia se privo di capigliatura.
Questa credenza aveva scoperto l'uomo bianco, questo il motivo per cui aveva cominciato a scotennare i pellerossa. A questa scoperta si deve lo scempio dello scalpo. E i nativi, in battaglia, avrebbero dato la vita pur di impedire che un solo guerriero, benché morto, cadesse nelle mani dell'uomo bianco. Non importava quanti guerrieri morissero pur di evitarlo.
Ma questo non si racconta. Non si racconta che l'uomo bianco si arrogava il diritto di controllare i cieli oltre che la terra..."  e ancora " ...coperte infette da vaiolo erano state inviate al popolo dei Leni.Lenape, poi Delaware. Motivo ufficiale: soccorso per il freddo invernale. Motivo reale: sterminio di un popolo guerriero indomito. Altrimenti indomabile... Arma batteriologica..." e poi su Wounded Knee: " ... Melì raccontò  di quella tribù annientata in cui si erano salvati solo alcuni bambini. Raccontò che l'età si aggirava tra i tre e i nove dieci anni, che qualcuno s'era accorto della loro presenza, che fu detto loro di uscire allo scoperto, di non temere, che li avrebbero portati al Forte. Raccontò che erano giacche blu, non coloni, che i bambini s'erano fatti avanti. Che come bisonti sarebbero caduti. Rapporto ufficiale: Resistenza Pellerossa. Firmata, sottoscritta, comunicata..."
Migliaia sono gli episodi di questo genere, episodi accaduti in quell'America sul farsi, questi sono solo stralci tratti da quel mio libro in attesa di edizione di cui abbiamo accennato in altra pagina di occiriente.
Stralci che riportano alla storia di quei popoli che qui, in questo nostro occidente, furono annientati sempre da quella stessa tecnica anglosassone fattasi strategia di conquista di cui sappiamo. Stralci che riportano al coraggio di Geronimo, ma era Goyathlay il suo nome, il nome  del guerriero, del capo, della nascita apache in Arizona. Goyathlay poi Geronimo poi nome in codice con cui ora, in questi giorni si è oltraggiato ancora una volta la dignità, la storia dei nativi americani.
Geronimo finì i suoi lunghi giorni prigioniero di guerra in apparenza libero, lontano dalla sua terra dove non gli fu mai permesso di tornare. Finì protagonista di show in cui il regista di turno  organizzava la finzione della caccia al bisonte. Tra risate e sberleffi degli spettatori. Come un fenomeno da baraccone stordito dall'alcool che a fiumi i bianchi procuravano ai pellerossa. Finì così malgrado la lettera a Theodore Roosevelt: " C'è un importante problema tra gli Apache e il governo americano. Per vent'anni siamo stati prigionieri di guerra in seguito ad un trattato stipulato dal generale Miles per gli Stati Uniti e me quale rappresentante degli Apache. Quel trattato non è mai stato rispettato dal governo...ora credo che la mia gente sia in grado di vivere rispettando le leggi degli Stati Uniti e vorremmo riavere la libertà di tornare nel paese che ci appartiene per diritto divino. Ora siamo di meno, abbiamo imparato a coltivare la terra per cui non ci servirà tanta terra come avevamo prima..." 
E il libro in attesa di edizione ancora dice: " ...è principiata così la storia degli States, con queste tattiche, queste strategie. Nessuno può negarlo, neppure tu, Oriana. E il mondo lo sa. Ma dimentica. E' il suo problema la dimenticanza. 
Dimentica il prezzo della Civiltà di quell'estremo occidente. Il prezzo in vite umane, colpevoli di vivere nella loro terra legittima. Altissimo prezzo... la Civiltà, Oriana, non si esporta, così come il greco vessillo della Democrazia. E' illusione. Sogno. Quando non menzogna."    
Ora, qui, in questo contesto, chiediamo scusa anche ai nativi americani per quel nome in codice che l'uomo così detto bianco come noi, ha usato per una missione di cui liberamente scegliamo di  non parlare. 
Marika Guerrini

Non parleremo di... -prima parte-

... in questi giorni, in cui abbiamo scelto il silenzio di occiriente, restando a guardare, ad ascoltare, dalle pagine dei quotidiani sono emerse e continuano ad emergere due correnti, come sempre in caso di nebulosità. Due correnti in merito all'avvenuta esecuzione di Osama-ben-Laden. Due correnti, quella che chiameremo dei realveritieri  e l'altra che chiamano dei complottisti. Ovvero la corrente di chi, in una sorta di fideismo laico, crede fermamente nel credere o nel voler credere e di chi, nella stessa sorta di fideismo, crede fermamente nel non credere o nel non voler credere. Il fatto è che non bisognerebbe né  credere etc., né non credere etc., entrambi gli atteggiamenti  ponendosi rispetto ai fatti o ai fatti dei fatti, con un preconcetto, che se ne sia consapevoli o meno. Bisognerebbe pensare. Liberamente pensare. Ma la difficoltà è nel, liberamente.
La pura osservazione è all'inizio del liberamente. Osservare come lo scienziato osserva un fenomeno mai incontrato prima, nel silenzio di sé, d'ogni propria reazione. Osservare scevri d'ogni tutto, prima che l'oggetto, il dato, il fatto osservato sprigioni il proprio insito significato. Questo è un modo per far sì che il fatto  parli. Poi sta a noi entrare nella vita del fatto spogliati d'ogni idea precostituita e con il bagaglio storico corrispondente ad esso. Bagaglio   formato non solo dall'immediato in cui il fatto o i suoi cenni sono facilmente ravvisabili, ma anche dal passato di cui nell'immediato il fatto è espressione o una delle espressioni. E il passato ha, appunto, un' accezione storica ben più ampia di quanto la cronaca ricordi o possa ricordare o voglia. Ben più complessa.       
Ma ora, qui, in questo contesto, non saremo né realveritieri né complottisti. Ora, qui non ci soffermeremo su tutte quelle analisi riguardo l'azione dell'esecuzione, il come, il perché, il se, il chi. Non tratteremo dell'avanzato stato di declino degli Usa, del loro astronomico debito con la Cina, delle scadenze incalzanti. Né  tratteremo della situazione in bilico in Medio Oriente, da tempo sotto sorveglianza e fomento mediatico come tutti i paesi del Nord Africa e le immense ricchezze che ancora custodiscono, ad esempio l'acqua fossile del sottosuolo di cui si parla quasi mai.   Non ci soffermeremo sulla situazione dell'America Latina, non vogliamo toccare la potenza dell'India né il desiderio che da qualche tempo condivide con il Pakistan per un riavvicinamento e che sistematicamente viene impedito con strategie che hanno perso anche la dignità d'essere tali e che riguardano il solito spirito anglosassone, etnicamente parlando. Quelle strategie messe in atto proprio nelle zone sub himalayane, kashmire e non e lungo tutto il confine afghano-pakistano. Tanto meno ci soffermeremo sull'Afghanistan di cui conosciamo ogni violenza perpetrata, ogni sottomissione imposta, ogni morte per fuoco amico, ogni morte e malattia per uranio arricchito, impoverito o come si chiami, ogni esplosione di quelle maledette bombe a grappolo di cui di recente il "Washington Post"  ha accusato Gheddafi in Libia, chiamandole armi proibite. Scimmiottando così la parabola della pagliuzza e della trave. No, non parleremo di quella terra di cui parliamo nei libri pubblicati e in attesa di, quella terra di cui conosciamo, amiamo ogni sussurro e pianto. Non parleremo di tutto questo e del di più, parleremo di Geronimo. Vogliamo parlare di Geronimo. 
Geronimo, nome in codice dato dai servizi segreti statunitensi ad Osama-ben-Laden: Geronimo.  
Marika Guerrini 

domenica 1 maggio 2011

quasi un disegno

Libia: tornado bombardano
Georgia, Alabama, Mississippi, Louisiana, Arkansas, Virginia, Tennessee: tornado flagellano
Inghilterra: tornado onorano un futuro re.
Marika Guerrini