mercoledì 4 maggio 2011

Non parleremo di... -seconda parte-

... "  C'era un'antica leggenda nella tradizione pellerossa, suona più o meno così, dice che giunto il suo momento di lasciare la terra, un guerriero non potrà raggiungere i Felici Campi di Caccia se privo di capigliatura.
Questa credenza aveva scoperto l'uomo bianco, questo il motivo per cui aveva cominciato a scotennare i pellerossa. A questa scoperta si deve lo scempio dello scalpo. E i nativi, in battaglia, avrebbero dato la vita pur di impedire che un solo guerriero, benché morto, cadesse nelle mani dell'uomo bianco. Non importava quanti guerrieri morissero pur di evitarlo.
Ma questo non si racconta. Non si racconta che l'uomo bianco si arrogava il diritto di controllare i cieli oltre che la terra..."  e ancora " ...coperte infette da vaiolo erano state inviate al popolo dei Leni.Lenape, poi Delaware. Motivo ufficiale: soccorso per il freddo invernale. Motivo reale: sterminio di un popolo guerriero indomito. Altrimenti indomabile... Arma batteriologica..." e poi su Wounded Knee: " ... Melì raccontò  di quella tribù annientata in cui si erano salvati solo alcuni bambini. Raccontò che l'età si aggirava tra i tre e i nove dieci anni, che qualcuno s'era accorto della loro presenza, che fu detto loro di uscire allo scoperto, di non temere, che li avrebbero portati al Forte. Raccontò che erano giacche blu, non coloni, che i bambini s'erano fatti avanti. Che come bisonti sarebbero caduti. Rapporto ufficiale: Resistenza Pellerossa. Firmata, sottoscritta, comunicata..."
Migliaia sono gli episodi di questo genere, episodi accaduti in quell'America sul farsi, questi sono solo stralci tratti da quel mio libro in attesa di edizione di cui abbiamo accennato in altra pagina di occiriente.
Stralci che riportano alla storia di quei popoli che qui, in questo nostro occidente, furono annientati sempre da quella stessa tecnica anglosassone fattasi strategia di conquista di cui sappiamo. Stralci che riportano al coraggio di Geronimo, ma era Goyathlay il suo nome, il nome  del guerriero, del capo, della nascita apache in Arizona. Goyathlay poi Geronimo poi nome in codice con cui ora, in questi giorni si è oltraggiato ancora una volta la dignità, la storia dei nativi americani.
Geronimo finì i suoi lunghi giorni prigioniero di guerra in apparenza libero, lontano dalla sua terra dove non gli fu mai permesso di tornare. Finì protagonista di show in cui il regista di turno  organizzava la finzione della caccia al bisonte. Tra risate e sberleffi degli spettatori. Come un fenomeno da baraccone stordito dall'alcool che a fiumi i bianchi procuravano ai pellerossa. Finì così malgrado la lettera a Theodore Roosevelt: " C'è un importante problema tra gli Apache e il governo americano. Per vent'anni siamo stati prigionieri di guerra in seguito ad un trattato stipulato dal generale Miles per gli Stati Uniti e me quale rappresentante degli Apache. Quel trattato non è mai stato rispettato dal governo...ora credo che la mia gente sia in grado di vivere rispettando le leggi degli Stati Uniti e vorremmo riavere la libertà di tornare nel paese che ci appartiene per diritto divino. Ora siamo di meno, abbiamo imparato a coltivare la terra per cui non ci servirà tanta terra come avevamo prima..." 
E il libro in attesa di edizione ancora dice: " ...è principiata così la storia degli States, con queste tattiche, queste strategie. Nessuno può negarlo, neppure tu, Oriana. E il mondo lo sa. Ma dimentica. E' il suo problema la dimenticanza. 
Dimentica il prezzo della Civiltà di quell'estremo occidente. Il prezzo in vite umane, colpevoli di vivere nella loro terra legittima. Altissimo prezzo... la Civiltà, Oriana, non si esporta, così come il greco vessillo della Democrazia. E' illusione. Sogno. Quando non menzogna."    
Ora, qui, in questo contesto, chiediamo scusa anche ai nativi americani per quel nome in codice che l'uomo così detto bianco come noi, ha usato per una missione di cui liberamente scegliamo di  non parlare. 
Marika Guerrini

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