venerdì 21 ottobre 2022

Afghanistan : in relazione all'articolo "Afghanistan, Amnesty International racconta l'anno di repressione dei Talebani... " pubblicato da " Il Fatto Quotidiano" del 19 ottobre 2022

 


...“Un anno fa i talebani s’impegnarono pubblicamente a proteggere e a promuovere i diritti umani. Invece, la velocità con cui stanno smantellando 20 anni di passi avanti è impressionante”. E ancora: " Detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni, esecuzioni sommarie sono tornate all'ordine del giorno..." . Queste le parole di Yamina Mishra direttrice di Amnesty International per l'Asia meridionale. Da notare "...20 anni di passi avanti..."  e  le detenzioni etc. "..sono tornate all'ordine del giorno...".
L'Articolo continua sottolineando come siano state "smantellate istituzioni democratiche" parole tracciate in neretto. Di poi, sempre l'articolo, denuncia la repressione d'ogni libertà espressiva, quindi anche di stampa, e va avanti con evidenziare arresti e torture perpetrati su pacifici giornalisti. Scorrendo poi ecco un'altra denuncia: la persecuzione che l'etnia Pashtun esercita su quella Hazara, sulla Turkmena, sull'Uzbeka. Procede poi col riportare le cifre degli sfollati, delle decine di milioni di afghani ridotti alla fame, degli oltre 3 milioni di bambini tra questi. E ancora e ancora, parole atte ad ascoltare se stesse, eppure quest'articolo va letto, perché? perché oltre a dimostrare la perdita d'ogni etica giornalistica, ma la cosa oramai è prassi, va letto per poi chiedersi e chiedere:  ma Amnesty International e tutti gli altri ben pensanti che sciorinano parole su parole, dov'erano in questi ventuno anni, dove? Forse erano con Pinocchio nel paese del balocchi, unico luogo davvero degno di bugia e ignoranza?
E dov'erano quando il 7 ottobre del 2001 bombe d'ogni tipo, comprese quelle a grappolo, furono sganciate sulle maggiori città afghane, esclusa Kabul per ovvi motivi tattici, sganciate a falciare uomini e cose segnando l'inizio della fine di quella terra e firmando, per l'ennesima volta, la vile strategia statunitense del: prima si bombarda poi si paracadutano aiuti umanitari dagli involucri gialli, poi si scende al suolo  e si occupa. Che nel secondo atto della scena gli involucri gialli, come quelli delle bombe a grappolo, venissero usati per paracadutare aiuti umanitari, quasi sempre viveri, non ha importanza, tranne che spesso e volentieri si moriva per potersi sfamare. Sì perché migliaia di afghani, per lo più bambini affamati, correvano nella speranza di cibo e saltavano in aria.  Non c'era nessun custode dei Diritti Umani lì, fosse onlus o singola persona. Dov'erano i benefattori dalla facile parola? Dove Amnesty International? O altri simili, dove?
A monte c'è così tanto altro che ricorderemo solo un momento a testimone del progetto. Ci domandiamo e domandiamo: è possibile che nessuno di questi benefattori avesse ascoltato le parole pronunciate dall'allora Segretario di Stato Henry Kissinger, queste parole: " La guerra al terrorismo non consiste solo nel dare la caccia ai terroristi. Consiste soprattutto nello sfruttare la straordinaria opportunità che si è presentata di rinnovare il sistema internazionale..."e così via. Nessuno sapeva? Possibile che la mente di alcuno dei benefattori mondiali, fosse stata sfiorata dal sospetto che l'implosione delle Twin Towers  fosse stata l'auto-procurata miccia a che tutto accadesse, a che l'intero disegno fosse giustificato nell'allora presente e in avvenire? Possibile? Proprio a nessuno ? Noi mortali a volte abbiamo dubbi e il dubbio, saggezza suggerisce, è via di conoscenza.
Chi scrive non vuole suscitare ancora una volta immagini di dolore, solo qualche attimo a ricordo e allora si chiede: dove erano i custodi dei Diritti Umani quando soldati delle forze d'occupazione, dette liberatrici, entravano nelle case e violentavano donne, bambine e  bambini? Quando distribuivano droga, per lo più eroina, ad adolescenti e donne incinte, dopo che nel 2002 gli Stati Uniti avevano fatto costruire, inaugurato la prima raffineria nel paese, dov'erano costoro? E quando venivano distribuiti medicinali scaduti, medicinali pediatrici per bambini cardiopatici, caricati sugli aerei cargo militari poi smistati laggiù tra ospedali e centri di soccorso? Dov'erano? Chi scrive era qui, qui seduta in terra tra scatoloni colmi di questi medicinali, qui a far lo scarto vietandosi di provare dolore per non annebbiare la vista con lacrime non versate. Anche allora dov'erano i custodi dei Diritti Umani? 
E quando in città italiane, varie città italiane, si creavano eventi a denunciare la persecuzione fatta dai Pashtun  sul popolo Hazara, eventi a mostrare splendidi scatti, o attimi di narrazione di leggende e storie figlie di quella terra e si invitavano i ben pensanti dirigenti e rappresentanti dell'onlus di cui sopra, e di altre del genere, ,e nessuno si presentava come, per citare solo uno dei momenti, quello dell'aprile 2012 in Roma, Piazza Della Repubblica, dov'erano costoro? Chi scrive c'era e c'erano molti ragazzi afghani tutti rifugiati politici, confidavano nell'aiuto dell'Italia, delle Onlus, conoscevano il mio ruolo istituzionale, ma non servì. Ottennero solo una voce, la mia. Lessi loro le mail di congratulazioni. E basta. Ma è anche accaduto diversamente come al Festival Internazionale dell'Antropologia svoltosi in Italia a Catanzaro: applausi, riconoscimenti immediati poi, dopo i tre giorni, silenzio. Così altrove lungo gli anni, si potrebbe continuare ma a nulla varrebbe e la domanda resterebbe la stessa: dov'erano? Ora sarebbero da ascoltare queste voci di ben pensanti denunciare cosa? Il voluto o il lasciare che accadesse? Perché? 
Invece di affermare " 20 anni di passi avanti", invece di parlare di smantellate Istituzioni Democratiche, inesistenti, di acclamare ai portatori di Democrazia, inesistente, sarebbe bene tacessero, se non altro per una forma di etica professionale, per non dire personale ché, se fosse presente, resterebbero in silenzio.
In Afghanistan l'occidente ha violato tutti i diritti umani, civili, legislativi, è venuto meno alle dichiarazioni dell'ONU che, per quanto assente, inizialmente provò a rilasciare alcune dichiarazioni, benché con prudenza, estrema, attenta prudenza.
Questa gente che parla, che dichiara, che sottolinea il falso e così via, farebbe bene, tacendo, a studiare la storia di quella terra, si renderebbe conto di quanto sia stata grande in un lontano passato, di quanto sia stata civile in un passato recente, per esempio nei dieci anni di Regno di Re AmanUllah (1919-1929), o anche nel periodo repubblicano con il Governo Legittimo Rabbani-Massoud (1992-2001) malgrado le lotte per scacciare i Taliban, e persino prima di quest'ultimo, durante il Regno di Zahir Shah (1933-1973) che, sotto mentite spoglie, in realtà aveva mantenuto la Costituzione scritta da Re AmanUllah, per cui dall'inizio dello scorso secolo attuate in Afghanistan furono moltissime riforme tra cui: istruzione per tutti, nessun obbligo di velo o burqa che fosse, borse di studio per l'Estero, libertà di espressione d'ogni tipo compresa la stampa, rispetto per le donne anche tra le mura domestiche, ruoli istituzionali alle donne, e ancora e ancora. Si può dunque affermare che le parole di Yamina Mishra: " ...sono tornate all'ordine del giorno...", riportate all'inizio di questa pagina e riferite a violenze varie, sono false, non in relazione all'effettiva presenza di violenze, ma per quell'ordine del giorno, che è menzogna. Prima dell'arrivo delle forze occidentali di occupazione nel 2001, non era questo l'ordine del giorno. Ma i Taliban sono stati costruiti e voluti proprio perché questo fosse l'ordine del giorno, e iniziarono a provarci dal primo arrivo nel 1996 a Kandahar, ma allora c'era ancora il governo Rabbani-Massoud a tenerli a bada. Si invita quindi la signora Mishra ad informarsi e, se già dovesse esserlo, si invita a non mentire. 
Essendo l'Afghanistan da lungo tempo oggetto di studio di chi scrive, bandendo ogni personale pudore, in calce si segnalano due testi di storia dell'Afghanistan, unici saggi esaustivi sull'argomento così come decine di pagine presenti in questo blog.
Un paese di estrema complessità come quello afghano nato già all'origine da incontri di culture ad ampio raggio, va conosciuto a fondo prima di poterne trattare, per non incorrere in grossolani equivoci o imprecisioni. Se poi questo incorrere non sia dovuto ad ignoranza,  ma a consapevole menzogna, è problema di coscienza individuale.
Buona lettura!
Marika Guerrini
 
testi
Marika Guerrini "Afghanistan passato e presente" ed. Jouvence, Milano 2014;  
EhsanUllah d'Afghanistan / Marika Guerrini -coautore e curatore- " AmanUllah il Re Riformista" ed. Jouvence, Milano 2018.

immagini di Barat Alì Batoor- scatti eseguiti dopo il 2001 e precedenti il Governo dei Taliban,- collezione privata

venerdì 14 ottobre 2022

L'ammaliante giardino di Klingsor

 


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chi segue occiriente sa che ci sono tempi in cui preferisce osservare, restare in ascolto, astenersi da argomenti fattisi annosi. In cui preferisce tacere. Chi segue occiriente conosce le sue innumerevoli pagine tracciate, spesso in anticipo, su tutto quel che continua ad accadere a discapito della nostra Civiltà. Ma chi segue occiriente sa anche che poi, sempre, la fatidica goccia interviene a far traboccare il vaso, a generare l'impulso alla partecipazione manifesta, lo scritto, interviene a frantumare il silenzio. Così ora. La molteplicità degli eventi avversi, copiosi, assillanti, susseguentisi giorno dopo giorno senza tregua a rafforzare il già esistente stato di condizione subumana dell'Umanità, ancor più di quella che popola l'area chiamata Occidente, ha frantumato il silenzio. Molti dei pensieri materializzatesi in parola scritta, che il lettore incontrerà in questa pagina, sono a lui noti, li ha già incontrati, ma spesso, troppo spesso si perde memoria di quel che, in certo senso può dare anche fastidio, quindi si ha il dovere di riattraversare, ridare vitalità o forse semplicemente risvegliare, quindi procediamo.

Innanzi tutto delineiamo la geografia di quell'Occidente a cui ci si riferisce. Quell'Occidente parte dall'Europa orientale, paesi slavi e balcanici, esclude la Russia, attraversa poi l'Europa propriamente detta per tuffarsi nell'Atlantico a raggiungere, in America del nord, Stati Uniti e Canada. Se stessimo narrando una fiaba si direbbe che segue il tragitto del sole, della luce, si direbbe che va dall'alba al tramonto. E, sempre in una fiaba o anche in una leggenda, si direbbe che all'altezza dell'isola britannica, includendola, quest'Occidente estende le sue terre, emerse o immerse che siano, sino a comprendere la sua parte estrema rispetto al cuore europeo: lo Stato della California, ebbene in questa estesa regione della terra si allarga un grande giardino, il Giardino di Klingsor. L'ammaliante Giardino di Klingsor.

La saga del Graal, che vede troneggiare la Sacra Coppa in cui, sempre secondo la leggenda, Giuseppe d'Arimatea raccolse il sangue di Cristo, comprende in sé la figura di Klingsor, quel cavaliere che rinnegò se stesso, oscurando così la propria luce in favore della tenebra, per quest'azione si trovò a dimorare in un grande splendido giardino fatto di affascinanti illusioni e menzogna, rappresentate da, in apparenza, splendide fanciulle con il compito di ammaliare il viandante sino a portarlo a rinnegare la Luce in favore della Tenebra. Così facendo, sempre secondo la leggenda, gli uomini venivano asserviti alle forze del Maligno il cui unico obiettivo era favorire se stesso a distruzione dell'Umanità e di quella parte di essa che a lui si opponeva, sì che potesse impossessarsi della Sacra Coppa a suo proprio uso.

Nella leggenda Parsifal, cavaliere puro e coraggioso, vince la tentazione, attraversa il giardino, non senza esitazione prima, sofferenza poi, ma vince e, quando giunge vittorioso al cospetto della Sacra Coppa, il Giardino di Klingsor con tutti i suoi abitanti, sprofonda nella tenebra più profonda.

E' qui che l'Occidente di cui sopra, marionetta solo in parte inconsapevole, sta sostando, qui, nel Giardino di Klingsor, sosta sotto guida di attori ben consapevoli, attori che la leggenda mostrerebbe in varie sembianze ma con un unico volto abilmente nascosto, il volto di Klingsor, lo stesso che si cela dietro le sembianze dei suoi adepti, tutti proiettati verso uno stesso obiettivo: distruggere l'Umanità. Il perché non è cosa umana. 

"Il piano sul quale è slittata l'Umanità di questo tempo non si può non chiamare subumano. Si tratta dell'evento più grave della storia umana. E' il piano al cui livello coloro che minimamente mantengono fedeltà alla parte più alta di sé, alla coscienza, vivono soffrendo quotidianamente l'impossibilità del compromesso con quanto assume maschera umana, dimensione umana, dialettica umana, senza essere più umano." e ancora in altro passo: " Coloro che (consapevoli) attendono inerti che qualcosa si trasformi per virtù propria...inconsciamente cooperano all'avvento del subumano...occorre riconoscere loro il massimo della buona intenzione, ma ciò non diminuisce la loro responsabilità rispetto allo sfacelo della Civiltà..." con queste parole si espresse un saggio molto tempo fa.  

Chissà, forse anche questa è leggenda. 

E se si facesse in modo che divenisse realtà il coraggio di Parsifal? Se, attraversato il Giardino di Klingsor, giungessimo vittoriosi al cospetto di quella Sacra Silenziosa Coppa che ognuno porta in sé? Chissà! 

Marika Guerrini