mercoledì 22 agosto 2018

Afghanistan- Indipendenza Perduta


19 agosto 2018
Kabul -S.A.R.India d'Afghanistan  si intrattiene con i soldati
nella ricorrenza del 99° anniversario dell'Indipendenza del Paese-

.... " Il dolore è una cosa 
che bisogna tenere ben cucita nel cuore
tenerla a disposizione
sì che forse se ne accorga
un certo giorno il Signore".

Giungono dal XVII sec. i versi di H'ùshal H'àn, poeta afghano (1613-1694), spesso citato in queste pagine. Poeta che ben conosceva lo spirito del suo popolo, ed è con lo stesso spirito che oggi, a tre giorni dal 99° anniversario della Dichiarazione di Indipendenza dell'Afghanistan, dedichiamo questa pagina a chi, per amore di quella terra ha voltato le spalle al futuro sacrificando la propria giovane vita. Così, nell'acre odore quotidiano  sprigionato dalle deflagrazioni, nella loro eco che non cessa di rincorresi tra monti, valli e fiumi mentre i figli di quella terra continuano ad immolarsi o venire immolati, condividiamo la ricorrenza riportando il discorso di colui che diede a quella terra l'Indipendenza: Sua Maestà Re Aman Ullah d'Afghanistan (regno 1919-1929). Ma prima di ascoltare le sue parole è d'uopo qualche brevissimo cenno storico in merito all'Indipendenza afghana.

19 agosto 2018

Kabul- S.A.R. India d'Afghanistan con il Presidente Ashraf Ghani

Siamo alle pendici dell'Himalaya, a Rawalpindi, al tempo città dell'India. E' il 26 luglio del 1919. Da questo giorno fino al giorno 8 di agosto una delegazione afghana, guidata da Alì Ahmad Khan, ed una delegazione inglese, guidata da Sir Hamilton Grant, si riunirono per stipulare un Trattato di Pace che benché provvisorio avrà gli stessi contenuti di quando poi, a circa due anni di distanza, sarà definitivo. Ma per entrare in quel momento storico facciamo un passo indietro. 
E' il 24 di febbraio di quello stesso anno quando, Aman Ullah, dopo la morte del padre , ucciso da mano ignota, sale al rango di Emiro. Le sue idee circa l'indipendenza del paese, diversamente dagli emiri precedenti, sono chiare sin dall'inizio. Il suo discorso di Investitura contiene questa frase: " Voglio essere capo di uno Stato totalmente indipendente", poi sguainata la sciabola conclude:" Non rimetterò questa sciabola nel suo fodero, finché la nazione afghana non sarà totalmente indipendente. L'Afghanistan agli afghani. Ya marg, ya esteqtal!" parole queste ultime che vogliono dire: O morte o Indipendenza.
In quello stesso momento viene decisa quella che sarà poi, di lì a qualche giorno, il 3 marzo 1919, la Dichiarazione di Guerra in quanto con una lettera, l'Emiro Aman Ullah, appena asceso al trono, comunica, in termini categorici, al viceré dell'India, Lord Chelmsford, quindi all'Impero britannico presente al di là del confine, in India, la decisione di Indipendenza e l'abrogazione di tutti i trattati precedenti che ne avevano impedito e ne impedivano la realizzazione.
Il 3 maggio sempre del 1919, prende corpo la Terza Guerra Anglo-Afghana. Per la prima volta nella storia dell'Impero britannico, l'Emiro, che poi sarà Re, di un Paese relativamente piccolo rispetto all'Impero, l'Afghanistan è due volte l'Italia,  avrà avuto l'ardire, noi diciamo il coraggio, di dichiarare guerra all'Impero britannico.
Il comportamento inglese durante il conflitto sarà come da sempre nella sua storia ed ancora oggi presente nello spirito anglo americano: indebolire il nemico con armi sleali ed approfittarne. Infatti mentre tutto pareva volgere a favore degli afghani, ecco che lo scarseggiare delle munizioni di questi ultimi, fa sì che dal fronte afghano, venga inviato un dispaccio al comando centrale per ricevere le armi. Gli inglesi intercettano il dispaccio, lo fermano e ne approfittano, così, con il nemico indebolito, avranno la meglio. Bombarderanno ovunque. La disparità di armamenti è davvero grande, la disfatta afghana inevitabile. Malgrado ciò a Jalalabad il coraggio delle truppe afghane, coadiuvate da truppe indiane contrarie all'occupazione britannica, siamo vicini al confine tra Afghanistan e India, danno scacco matto agli inglesi, e questi si ritirano.  
Ma in realtà questa guerra non conviene a nessuno, neppure agli inglesi che, benché toccati nell'orgoglio cosa che farebbe loro continuare la guerra, sono comunque appena usciti dalla Prima Guerra mondiale. Il saggio Aman Ullah quindi riunisce il Consiglio di Stato e propone di stipulare un Trattato di Pace con il governo del viceré inglese. E' il 3 giugno 1919.
Ecco, questo, in grandi linee, il retroscena di 99 anni fa, quando l'Afghanistan divenne indipendente, 8 agosto 1919. Infatti, come si è detto, a Rawalpindi, da cui ha preso inizio la narrazione di questa pagina, fu stipulato il Trattato di Indipendenza.. Inutile dire quanto il Trattato di Rawalpindi, firmato comunque anche dagli inglesi, fosse ritenuto da questi una umiliazione, inutile dire che, malgrado la firma, in un certo senso convinta, di Lord Chelmsford, in seguito continuassero a giungere da Londra in India, ordini di tradimento. Ma questo fa parte del firmamento bellico inglese, come si diceva, da sempre, è una sorta di DNA infettato alle terre di oltre oceano, per cui si creano o fomentano o rafforzano due forze contrapposte, per farle poi scontrare tra loro, vedi oggi Daesh o Isis e Taliban, in modo da intervenire per apparentemente riportare la pace a favore del popolo o dei popoli o comunque di chi è in difficoltà o distrutto dalla guerra eccetera eccetera, in realtà distruggere per poi prenderne possesso. Altro che indipendenza e rispetto dei popoli. L'ha detto e lo dice la Storia, lo conferma la cronaca.
Al tempo dell'annuncio di Indipendenza però le cose non andarono così, deludendo coloro che avevano fomentato una sommossa, comprata una sommossa e che quindi se l'aspettavano, all'annuncio dell'Indipendenza da parte della delegazione afghana che aveva partecipato al Trattato, un unico grido si alzò dalle pendici dell' Himalaya a Kabul, echeggiò sui deserti e sulle città, ovunque, si levò al cielo: Allah-u-Akbar, Dio è Grande. 
L'Afghanistan aveva dichiarato guerra e attaccato gli inglesi e non viceversa come sempre era accaduto nelle precedenti guerre anglo-afghane. E aveva vinto.
Ma ora ascoltiamo il discorso di Indipendenza pronunciato da Re Aman Ullah alla Nazione. Egli dopo aver mostrato al popolo il fodero vuoto della sciabola mentre un soldato gli tendeva la sciabola disse: " Vi avevo promesso che non avrei riposto la mia sciabola nel suo fodero, prima che la nostra Nazione non fosse stata totalmente libera e indipendente. Ora posso farlo" e poi " La totale indipendenza è per un popolo la necessità assoluta e imprescrittibile ed è dovere di ogni popolo liberarsi da ogni tutela straniera. Giuriamo davanti a Dio Onnipotente di restare tutti uniti per difenderci dagli invasori da ovunque giungano. Viviamo in un paese formato da diverse etnie: pashtun, hazara, uzbeki e turcomanni, ma siamo tutti fratelli di una sola Nazione, Afghanistan unica patria, yek Watan , ed è mio desiderio di unire tutti gli afghani delle montagne, delle vallate e delle pianure, al benessere e al progresso comune dello Stato. Non bisogna mai dimenticare nella nostra vita e nella Storia della Nazione, coloro che sono caduti in questa guerra Santa. E' solo grazie a loro e al loro sacrificio se oggi siamo veramente liberi e allo stesso rango delle altre Nazioni del mondo. Ed ora preghiamo per loro".
Marika Guerrini

* per chi volesse saperne di più:
- Ehsanullah d'Afghanistan,  AmanUllah il Re Riformista, Jouvence  2018;
- Marika Guerrini, Afghanistan Passatp e presente, Jouvence 2014.
Immagini private.




mercoledì 8 agosto 2018

Gender: la Scozia traduce in legge la follia contro l'umanità



...E' più difficile rispondere alle domande di un bambino che a quelle di uno scienziato. Queste sagge parole di Alice Miller, si sono affacciate alla mente mentre, letto l'articolo pubblicato su "Tempi.it", di getto abbiamo acceso il computer con l'impulso di  esprimere tutto lo sdegno possibile, l'indignazione, con l'impulso di affermare con forza, di urlare: ADESSO BASTA!.E una domanda anche si   è affacciata: se lo chiedessimo ai bambini prima del nostro inquinarli, i bambini rispettati davvero, quelli saggi, profondi, cosa direbbero di questa follia?     
Titolo dell'articolo: "Scozia. Lezioni di gender a bambini di cinque anni:- Il sesso lo decidi tu-" e l'articolo prende avvio: "La scuola pubblica insegnerà dall'anno prossimo ai bambini a partire dai cinque anni che l'essere maschio o femmina non dipende dalla biologia, ma -da ciò che decidi-. Poi va avanti riportando quanto stabilito dal Servizio sanitario ed educativo scozzese, le linee guida della legge per chiudere su: "tu sei una persona unica, solo tu sai chi sei-.Ed ecco la tipica, immancabile parvenza di libertà spuntare tra le righe a sottolineare la giustezza della legge, il "rispetto" per l'individuo. 
Come non bastasse, a coronare il tutto due voci, quella di Liz Smith, parlamentare del partito conservatore, perplessa per le reazioni dei genitori circa, non l'insegnamento in sé, ma la tempistica e la voce di Amanda Gummer, psicologa, che si muove sulla stessa linea: gender sì, insegnamento sì, ma non a cinque anni bensì a otto. 
Ma non è ancora finita la notizia: il Governo scozzese consiglia agli insegnanti di non mettere al corrente i genitori in caso di dubbio del bambino circa il proprio genere, bensì agire in silenzio e all'oscuro della famiglia. Qui la notizia si chiude. 
Il "Tempi.it" professionalmente riporta la notizia senza alcun commento, questa pagina di occiriente se ne infischia della professionalità, tanto meno della diplomazia o del politicamente corretto, e si esprime e si ripete anche, perché non è la prima volta che occiriente accenni all'incalzare della follia umana. 
La follia umana manifestantesi in varie forme e luoghi, non può, come evidente in questo caso, non tendere alla propria organizzazione sociale mediante il potere di un meccanicismo che di umano non ha nulla, e si serve di un ferreo sistema fatto di ipocrisia, dotato di tutte le parvenze della moralità, della giustizia, della fraternità e persino della religiosità. 
E quel che colpisce ancor più è quanto questa follia dilaghi e si realizzi mediante la persuasione degli sprovveduti, degli ingenui, coloro che formano la quantità manovrabile, il numero, la folla, la piazza. Accanto, nonché strumento di questa assurda manovra voluta da chi non è né ingenuo, né sprovveduto, che non si mischia alla piazza ma la "crea", si muovono l'angoscia e la paura, sentimenti che attanagliano l'uomo e lo manovrano dal suo interno, impedendo il risveglio della coscienza individuale. Questo fa sì che l'uomo si rifugi nel gregge, che si formi l'aggruppamento meccanico, assolutamente non libero, un insieme di esseri incapaci di costituire delle comunità libere in quanto incapaci di formare comunità di singoli individui. In realtà, malgrado l'apparenza, la facciata delle rette intenzioni predicate, del rispetto infarcito di falsa bontà, si inculca la paura ad essere realmente liberi, paura, come si è detto, di una coscienza superiore che sola può far discernere il vero dal falso, ma in tal caso l'uomo non sarebbe più manovrabile. E cosa c'è di più efficace per distruggere la società, quindi indebolire l'umanità, se non agire sull'infanzia attentando ai valori più profondi e naturali dell'essere umano? E allora il gender... e non solo.   Occiriente avrebbe molto da dire sui perché, i come, i quando, i se, di questa terribile azione sull'infanzia, ma non è questo il luogo. Lasciamo l'oltre ad altre pagine.
Marika Guerrini