lunedì 9 settembre 2019

a proposito di Ahmad Shah Massoud e di suo figlio Ahmad Massoud

Risultati immagini per Massoud l'afghano. Il tulipano dell'Hindu Kush Marika Guerrini
... nel settembre di cinque anni fa, occiriente pubblicò la lettera ufficiale nella versione da me letteralmente ed integralmente tradotta e che ora, per rinfrescare il ricordo si riporta in calce a questa pagina. La pubblicazione del 2014 fu fatta al fine di divulgare quanto più possibile non solo le richieste di Ahmad Shah Massoud fatte agli Stati Uniti dì'America ed il silenzio che ne seguì, ma, cosa più importante le idee, le intenzioni, il modo di concepire il Paese, l'anima di Ahmad Shah che s'affaccia ad ogni sua parola, quella di un uomo che è stato un faro e avrebbe continuato ad esserlo, non solo per il suo Paese ma per l'intero assetto internazionale occidentale in rapporto al vicino, medio ed estremo oriente, se fossero state attese le sue parole. La qual cosa si evidenziò nella sua unica visita in Occidente, avvenuta nell'aprile del 2001, a pochi mesi dall'attentato mortale, e di certo in stretto collegamento con esso, infatti a Strasburgo, all'Assemblea delle Nazioni Unite, Ahmad Shah Massoud così si espresse: " Come fate a non capire che se io lotto per fermare l'integralismo dei Taliban lotto anche per voi e per l'avvenire di tutti?". Quando seppi di queste sue parole da un amico giornalista lì presente, immediato, in me balenò il pensiero che l'occidente avrebbe, in una qualche modalità, offuscato il faro o spento. E così fu il seguente 9 di settembre. Oggi, in ricorrenza di quel giorno siamo qui a tracciare questa pagina per qualcosa di nuovo: la figura del giovane Ahmad Shah, figlio del "Leone del Panjshir" o, come da me denominato "il Tulipano dell'Hindu Kush" per via del simbolismo regale che il tulipano da secoli ha assunto in quella regione e per la purezza degli intenti di Ahmad Shah, che usò, sì, anche la forza, a volte portata alle estreme conseguenze, ma perché costretto da una guerra infida di liberazione del suo Paese, non solo dall'allora presente occupazione sovietica, ma anche e dopo l'avvenuta liberazione dall'Urss, dall'ancor più infida e serpentina invasione dei Taliban voluta ed organizzata in anni di lavoro, dall'occidente.
Ma veniamo al giovane Ahmad Shah riportando le parole di suo padre a lui dirette un giorno di poco precedente quel 9 di settembre: " Se dovessi morire per le idee che ho difeso per tutta la vita, non devi piangere, non devi essere triste" e ancora, sempre al giovane Ahmad, passando accanto ad un salice piangente del giardino, uscendo da casa per recarsi con un amico a quello che sarebbe stato il suo ultimo appuntamento: " Quest'albero sarà il ricordo che conserverai di me". 
E' questo che si spera venga ricordato dal giovane Ahmad, ora trentenne: la consapevolezza di suo padre che riteneva molto probabile l'azione assassina, quale poi si consumò, perché conosceva la realtà delle cose oltre la loro facciata. E va ricordato anche che suo padre Ahmad Shah, per scelta, non parlava inglese bensì francese e che anche la lingua dei suoi studi era stata il Francese. Che amava Victor Hugo, Dante Alighieri e Hàféz e che una volta ad un amico disse " Quando mi è possibile leggo Hàféz, perché le sue odi, i suoi ghazàl sono i miei canti". 
Il giovane Ahmad ha svolto i tuoi studi in occidente, prima a Sandhurst alla Royal Military Academy, poi al King's College di Londra conseguendo un master in Politica Internazionale alla London University, ottima preparazione per affrontare la difficilissima situazione del suo Paese, se si è consapevoli che gli studi formano le menti, spesso a nostra insaputa ed anche la lingua di studio lo fa e che questo torna più che utile in situazioni difficili ed internazionali, indispensabile in quel suo Paese. Ricordare anche che: " Oltre le costrette battaglie, oltre le religioni, oltre i credo, Massoud apparteneva alla poesia, a quella più alta, quella dei celesti mondi. Attingeva alla poesia a cui attingono i veri poeti che non scrivono poesie, ma luce di pensieri", questo, estratto dal mio libro-canto su di lui *, che l'editore, in quarta di copertina ha così presentato: - Tra passato e Presente l'epopea di un guerriero ispirato dall'Islam verso la Libertà. Come un tempo una leggenda.-
Dalle stelle, attraverso i pensieri, si può trarre molta più saggezza che da taluni studi pur se ottimi e specifici. Suo padre lo faceva. Basta ricordarlo.

Lettera ufficiale

 Marika Guerrini

M.Guerrini, Massoud l'Afghano il tulipano dell'Hindhu Kush, Venexia, Roma 2005 

sabato 7 settembre 2019

dell'Afghanistan e dell'ignoranza: un aneddoto


...  a proposito della pagina pubblicata ieri, vi voglio raccontare un aneddoto che ritengo "ufficiale" come fosse una firma, sebbene sia uno dei tanti, nel suo genere, occorsomi negli anni.
Immagine correlataNell'ora tarda di una mattina romana, eravamo in pochi ospiti nel giardino dell'Ambasciata dell'Afghanistan mentre un tiepido sole di primavera, scaldava le nostre parole per lo più incentrate su tristi situazioni del Paese orientale. Tra gli ospiti tre americani, un architetto di giardini, la sua compagna e un ingegnere civile, responsabile per il Governo statunitense della ricostruzione del Paese orientale. Dopo presentazioni e convenevoli vari consumando un aperitivo, si viene invitati a prendere posto a tavola nei rispettivi posti assegnati. Caso, o forse non caso, vuole che io mi ritrovi con alla mia sinistra l'architetto e alla mia destra l'ingegnere. Si parla ovviamente di Afghanistan e i miei due improvvisati compagni di colazione vantano le "grandi" cose attuate e in via di attuazione dall'amministrazione d'oltre oceano in "collaborazione" con il Governo afghano. Così parlando si passa poi ai rispettivi compiti compreso il mio che, a sentir loro, non era privo di interesse e responsabilità, anche se si rammaricavano che io non scrivessi direttamente in inglese. Poi il riflettore si accende sull'architetto, che, con aria di chi dona la sua sapienza e competenza dice rivolgendomisi: " Sa, è un vero peccato vedere quanto quella gente non sappia cosa fare per abbellire le città", "In che senso", chiedo e lui, guardando il conterraneo che annuiva, continua: " Capisco che i Talebani abbiano distrutto tutto, ma, si capisce che anche prima i luoghi fossero piuttosto squallidi", mi guarda ammiccando con sufficienza e continua: " Ho fatto ultimamente un breve giro di ricognizione in varie città, non ho trovato altro che abbandono e desolazione, non so, un'aiuola, un fiore, assolutamente nulla" poi mi sorride forse per un barlume di coscienza o solo per mostrare la sua bravura, della serie: ora ci penso io, e continua: "Ma vedrà, ho già progettato un giardino a Kabul, l'ho disegnato fiorito, fiori semplici, resistenti, s'intende, anche per il mantenimento futuro, che ne dice?" " Per esempio tulipani", dico e sorrido " Tulipani? ma non si adattano al clima" risponde con sufficienza a quella che ritiene la mia ignoranza, al che io: "Beh, Kabul era chiamata il Giardino dei tulipani e degli alberi di Giuda, pensi che Babùr ne parla in pagine e pagine del suo Babùr Nama, un diario, anche se è riduttivo definirlo talema, sto parlando del XVI secolo", concludo sorridendo anche tra me e me per la provocazione alla sua, anzi loro, palese ignoranza. I due ancora si guardano, riprendo la parola: " Al tempo dei grandi viaggi verso oriente, qualcuno se ne innamorò, furono portati da noi e trovarono nei Paesi bassi la loro ambientazione. Pensi che la parola turbante viene proprio da tulpan, per via della forma " avevo incalzato e per qualche attimo me ne sono dispiaciuta, ma non più di tanto. A questo, l'architetto. " Non sapevo di questa cosa, ma il nome di questo Babur non mi è nuovo", dice, " Non sapeva di Babùr e dei tulipani?" fingo di chiedere. "No, no, non sapevo dei tulipani, ma che ruolo aveva Babur a quel tempo" ripete interrogativo sempre sbagliando la pronuncia. "Beh, a quel tempo ed oltre, a dire il vero, è stato il fondatore e primo Imperatore dell'Impero Moghul" specifico. Ricordo che il mio tono fosse decisamente tra l'ironico ed il sarcastico mentre continuavo sotto i loro sguardi ignoranti:" Babùr amava Kabul pur essendo nato a Samarcanda. Fu lui ad architettarne i giardini poi passati alla Storia mondiale dell'Architettura, non mi dica che non lo sapesse?"  Steve, questo il nome dell'architetto, in evidente imbarazzo: " Beh, devo dire che ora proprio quest'aspetto architettonico mi era sfuggito. " Già, capisco" dico e continuo rivolta anche all'ingegnere: "Sappiano che queste genti appellate "barbare" dal vostro Presidente in realtà sono discendenti di grandi imperi le cui città erano ricche di giardini e magnifiche opere di ingegneria e architettura, in questo sono stati maestri" dico, sorrido e aggiungo con aria di falsa meraviglia: " Strano che non lo sapeste." Soddisfatta se pur con amarezza non aggiungo altro. 
La mousse di fragoline di bosco su di un letto di crema chantilly occhieggiava dalla coppa. Eravamo giunti al dessert. Per fortuna.

Marika Guerrini


Afghanistan, 18 anni di guerra per una farsa

militare afghano in occasione del centenario di liberazione
  5 settembre 2019, ore 23,55 

... ore otto, la mente annebbiata dal recente risveglio, i piedi scalzi cercano sul pavimento le pantofole, il trillo meccanico del cellulare perfora le prime luci nella stanza. Lo sguardo va al display, il numero è di Kabul. Annullo la ricezione. Non voglio sapere. Ritiro i piedi dal pavimento, torno a sdraiarmi, chiudo gli occhi. So di non voler sapere. E' l'unica cosa che so. E' la seconda volta nell'arco di quarantotto ore. Non voglio sapere ma so.
Quarantotto ore prima, poco più, erano le tre del mattino, stessa condizione: il trillo, il display, il numero di Kabul, il desiderio di non sapere, quello di dormire, solo la luce cambiava lo stato, il buio era padrone della stanza, ed anche un'altra diversità: avevo concesso alla voce lontana la parola. Ci hanno fatto evacuare, aveva detto. Perché, avevo chiesto. Una bomba, qui, al Green Village, aveva risposto. Avevo taciuto. Il buio s'era fatto tenebra annullando in sé il sonno. Si sarebbe saputo nel corso della mattinata che l'esplosione era stata causata da un trattore carico di esplosivo, che aveva provocato una voragine, 16 morti e 119 feriti, tra cui alcuni gravi. L'avrebbe dichiarato Nasrat Rahimi, portavoce del Ministero degli Interni afghano.
Così, all'affacciarsi del recente ricordo, stamattina, dopo il rifiuto, ho composto il numero di Kabul. Scusa, forse ti ho svegliata, ha preceduto la mia la voce da Kabul. Non preoccuparti, ero sveglia... cosa c'è, ci risiamo? chiedo. Sì, ci risiamo, stamattina a Shah Darak, hai presente, la zona dell'Ambasciata Americana, lì, ad un posto di blocco. Un attacco suicida. Non so ancora quanti morti ma di certo ce ne sono anche oggi, si vocifera  che tra le vittime ci siano anche due soldati dell'Onu., dice. Mi dispiace, ma per i civili mi dispiace di più, dico di getto, poi mi pento e aggiungo: Loro sono davvero innocenti. La voce da Kabul tace ed io ancora di getto: Non se ne può più!
Si è saputo in giornata che nell'attentato di questa mattina i morti accertati sono stati 10 e i feriti 20, così sembra ma c'è chi dice 4 e 10. Con Kabul non è stato più possibile comunicare in diretta nel corso delle ore. Sicurezza, disturbi di linea, tecnici? Non ha alcuna importanza. Si è saputo che Zabihullah Mujahid, portavoce dei Taliban, ha di nuovo rivendicato l'attentato e definito martire l'attentatore suicida. 

***

6 settembre 2019, ore 9,30 

...in assoluta conformità all'immagine che, ben costruita, si vuole tenere ferma circa i Taliban, l'idea del martirio per la liberazione del Paese abbraccia sia il fanatismo islamico che il patriottismo, sia l'ignoranza del codice civile che ogni libertà, mentre la realtà è ben diversa e ben mascherata, con essa la verità storica. 
Qui mi permetto un inciso: se c'è un elemento che ancor più l'occidente d'oltreoceano, ma anche europeo, ha imparato alla perfezione per quel che riguarda l'Afghanistan, ma non solo, è l'uso smisurato del Great Game, il Grande Gioco con cui Rudyard. Kipling, non a caso nato a Bombay benché da genitori inglesi, ma conoscitore della cultura indiana che l'aveva adottato e che lui aveva adottato, definì il comportamento colonialista dell'Impero Britannico al tempo presente in India, la cui strategia di conquista era basata letteralmente su spionaggio, infamia e menzogna, con il suo pullulare di spie e con la sua grande capacità di muovere le fila dietro l'apparire delle cose, sì da restarne indenni mentre altri venivano accusati perché spinti a manifestarsi. Ebbene, il Grande Gioco afghano mai nella storia è stato così usato come in questi nostri tempi. Esso si è trasformato in forma mentis oltre che strategia politica di conquista e i Taliban fanno parte di questo processo, così come al-Qaeda così come l'Isis.
Ma questo è argomento da libro, per comprendere realmente non solo i perché, che sono eclatanti, ma i come ed ancor più i motivi storici, in base ai quali costruirsi una visione chiara e completa di quel che la cronaca, spesso monca di conoscenza, propina quasi sempre a metà. Ma a chi davvero interessi tutto questo non saprei, certo è che, ora è un anno, mi è stato detto da un' amica, docente di Storia in una nostra Università: Peccato che con la bella penna che hai, scrivi di cose che non interessano nessuno.  Ovvio che da quel momento per me l'amica si sia trasformata in pseudo, oltre a coprirsi di una spessa patina di ignoranza. Va detto però che la sua è stata una battuta ago della bilancia, perché è vero, l'italiano medio si ferma all'apparenza, troppo pigro per ricercare quel che non lo tocchi da vicino, e l'Afghanistan è molto lontano. Ma la pseudo amica e tutti gli altri che si beano delle loro conoscenze monche, quindi ignorano, non s'avvedono, nel loro ignorare, che quel che appare lontano nello spazio, può essere molto vicino nel tempo. E l'Afghanistan s'è fatto emblema di una guerra di potere basato sulla menzogna e la mistificazione, una guerra chiamata alle armi dall'urlo di un Presidente americano che di ignoranza ne aveva da vendere: " Andiamo a civilizzare i barbari" in cui i barbari erano i Taliban identificati con gli afghani, che avevano osato attaccare gli Stati Uniti d'America e che per di più costringevano le loro donne ad indossare il burqa, cosa falsa perché è caratteristica della sola etnia Pashtun, l'etnia dei Taliban. Ma chiedere di far distinzione tra le etnie ad un popolo privo di storia quale quello statunitense, tenuto nell'ignoranza di massa, privato persino dell'insegnamento della Geografia internazionale, se non che per studi superiori specialistici, sarebbe stato chiedere troppo, quindi nulla di più facile per G.W. Bush che portare le masse a credere nella barbarie afghana da civilizzare con la redenzione della Democrazia esportata senza sapere nulla della vera storia del popolo che avrebbero bombardato. Senza sapere che quel variegato popolo, benché antico  in parte del suo costume, benché ancorato a molte antiche tradizioni, discende da grandi imperi e bellezze sin da quando l'odierno evoluto occidente non sapeva neppure coltivare il grano, tanto meno scrivere ed attuare Codici di Legge. Così sono ancora lì, ancora lì ad esportare Civiltà e Democrazia fattesi, per uso ed abuso da parte di chi vive ancora con la legge del taglione, le cronache lo mostrano, parole blasfeme.
Non ci sarà mai una totale fuoriuscita degli Stati Uniti dall'Afghanistan e lo dimostrano anche le dichiarazioni danzanti: tutte le truppe fuori dall'Afghanistan;  poi: su 14000 unità ne lasciamo 4500; poi: ne resteranno 5000; mentre  i Taliban presenti a Doha, ovvero ai così detti colloqui di Pace, anziché attuare un cessate il fuoco, aumentano gli attentati portando quindi l'opinione pubblica a pensare: gli americani non possono lasciare il Paese, gli afghani non sono in grado di autogovernarsi. 
Bisogna smetterla con questa farsa. Gli afghani hanno vinto sull'Impero Britannico, hanno vinto sull'Unione Sovietica, riuscirono in antico a ridimensionare l'Impero Mongolo, da cui nacque l'Impero Moghul in India ed una delle regioni di confine era proprio l'Afghanistan, hanno partecipato alla creazione di architetture di giardini e palazzi,  poi copiate dal nostro Rinascimento, hanno avuto scuole di poesia, in quella che era la sua parte appartenente all'Impero persiano, che ora è la zona di Heràt, a cui ha attinto un Wolfang Goethe, per dirne uno e potrei continuare e continuare, ma ho scritto libri su libri di storia* e articoli su articoli quindi per oggi mi fermo qui.
Smettiamola di cantare l'ignoranza ed ancor più fare da seguito all'ignoranza che cammina per il mondo. Non è un caso che con il passar del tempo il conflitto sia diventato sempre più cruento, che, malgrado le migliaia di morti procurate tra le fila del Taliban dai bombardamenti americani, non si riesca a por fine a questa guerra. Il fatto è che non lo si vuole. Afghanistan sullo scacchiere vuol dire Russia, Cina , India, Pakistan, Iran ed anche Arabia Saudita. vuol dire questo per gli Stati Uniti e per Israele, innanzi tutto. Quindi per l'economia mondiale. Non se ne andranno mai.
Chi procura soldi per le armi ai "ribelli", la droga?  Chi ha costruito le raffinerie che non esistevano in Afghanistan prima del 2002? Chi compra l'eroina? Chi distribuisce l'eroina gratuitamente ai giovani afghani riducendoli a larve umane per poi spesso ingaggiarli per attentati suicidi? Chi li costringe ad espatriare e semmai morire lontani dalla propria terra? Chi?  
Non ho mai avuto simpatia per l'Unione Sovietica e tutto quel che ha comportato, ma non c'è paragone tra i dieci anni di occupazione sovietica e questi anni di distruzione compiuta dalle forze Nato a comando americano. Orrori di ogni tipo in ogni dove, spesso fatti passare come errori involontari. L'applicazione del Great Game è stata assoluta e molto ben programmata. Dall'attentato dell'11 settembre 2001, il casus belli, al precedente attentato omicida ad Ahmad Shah Massoud il 9 settembre 2001, alla creazione e poi formazione dei Taliban, a quella del precedente al-Qaeda, al successivo Isis. Tutto programmato, voluto, attuato in barba a qualunque fantasiosa idea di complottismo da cinepresa.
E ancora una volta in maniera che mi disturba perché non elegante, sono costretta a segnalare al lettore che voglia conoscere l'intera Storia dell'Afghanistan per comprendere realmente gli accadimenti contemporanei, alcuni miei libri. Ne cito due in calce*. 
Marika Guerrini

* M. Guerrini, "Afghanistan Passato e presente"; Jouvence  Milano 2014;
M.Guerrini a cura di, "Aman Ullah il Re Riformista Afghanistan 1919-1929", Jouvence Milano 2018