sabato 28 gennaio 2012

Karzai tra Roma e Téhèran

...è tempo di neve laggiù, in quel lontano
 così vicino Afghanistan, sui suoi bacini
che s'aprono improvvisi...
...alla notizia del tour diplomatico di Karzai, alla sua, allora imminente, presenza romana, occiriente aveva deciso di ignorarla. Roma Parigi Londra. Cinque giorni complessivi, due romani. Prevedibile il contenuto, previsto. Parole, sempre le stesse. Richieste, sempre le stesse. Accordi, sempre gli stessi. Sempre la stessa linea di compra vendita, in cui in vendita è la storia la vita la dignità d'un popolo con le sue risorse naturali. Ma di questo occiriente ha scritto scritto e riscritto. Poi, due giorni fa, la piccola infinitesimale piacevole sorpresa. Occiriente, in ascolto, ha atteso prima di sottolinearla ai suoi lettori. Ma i giorni europei di Karzai volgono al termine. Oggi dovrebbero chiudersi con Londra, con Cameron. La giornata di ieri s'è chiusa a Parigi con Sarkozy. E occiriente sottolinea la sorpresa. 
Hamid Karzai, Presidente dello Stato Islamico dell'Afghanistan, nel suo momento romano presidenziale a tutti gli effetti, a colloquio col Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, ha appoggiato la politica dell'Iran. Difesa senza mezzi termini la sua, a spada tratta.  L'ufficialità si evidenzia da sé. E la difesa segue la notizia dell'embargo, embargo che l'UE sotto condizione Usa-Israele, ha optato nei confronti di Téhèran. Inizio: 1° luglio 2012. Tra un po'.
Non ripeteremo i folli motivi di accusa non accusa, attacco non attacco, guerra non guerra, alle precedenti pagine il rinfresco della memoria, Occiriente sottolinea la posizione di Karzai. Soltanto. Meraviglia, sì, un po' ma non troppa, data l'ipotesi espressa in "Un asse possibile" del 21/12 '011. Speranza, sì, un po' ma non troppa, dato il comportamento spesso ballerino di Karzai. Ma l'animo orientale è sottile, complesso, per questo sfuggente all'occhio troppo spesso pragmatico d'occidente. Una piccola infinitesimale piacevole speranza occiriente la sta coltivando. Chissà. Forse che il Presidente Karzai abbia voluto suggerire all'Europa una indipendenza dall'estremo occidente? Forse che abbia voluto ricordare all'Italia quanto, come perché essa sia legata all'Iran da stratosferici accordi economici? Forse che abbia voluto distogliere circa un'azione bellica nei confronti dell'Iran che vedrebbe il formarsi del probabile asse supposto da occiriente con gravi infauste conseguenze per l'occidente? Tutto questo insieme ed altro ancora?Chissà.
Comunque occiriente com'è suo costume, diretto si esprime: Signor Presidente Karzai, così come alla chiusa di un nostro libro, ora è già tempo, dopo aver raccontato l'Afghanistan, quello ch'era Suo ma anche nostro, dopo aver raccontato le bellezze di quel paese di luce Le dicemmo in interrogativo:"...noi lo ricordiamo Signor Presidente, e Lei?", ora, qualunque sia il motivo che l'abbia spinta alla recente presa di posizione, Le diciamo Tashakor, Signor Presidente, Tashakor!. Grazie!
Marika Guerrini  
foto di Barat Alì Batoor

mercoledì 25 gennaio 2012

a Kabul i bambini non piangono

...è corsa sul filo la voce, ha attraversato l'etere. E' corsa diversa  come fosse singhiozzo, un unico continuo ininterrotto singhiozzo. E s'è fatta singhiozzo all'altro capo del filo. E nevica a Kabul, nevica ancora. E la neve s'è fatta ghiaccio. Sulle strade nell'aria. E s'è fatta fango. E i bambini.
Sono tanti i bambini a Kabul. Come fossero più che in altri luoghi. E sono orfani i bambini a Kabul. E sono soli. E sono in strada i bambini a Kabul. E la piccola mano tesa. Nell'aria nella neve nel ghiaccio nel fango. E sono di giorno e di notte. E sono all'uscita del ristorante del supermercato sul marciapiede d'ingresso  all'albergo. E sono all'angolo della chai khané. La case del tè. E la speranza d'un frutto essiccato.
Sono ovunque i bambini a Kabul. E i loro occhi sono grandi anche quando, se, sono mongoli. E sono alla mercé d'ogni cosa i bambini a Kabul. Estranea, straniera ancor più. E ti guardano. E sanno sorridere. E sanno giocare. E tremare. E hanno fame. E ti benedicono per una manciata di riso.  E non piangono i bambini a Kabul.
"..che civiltà è quella che escogita piani per uccidere bambini? domanda Cassandra."
 Marika Guerrini
foto di Barat Alì Batoor

domenica 22 gennaio 2012

Afghanistan: la gallina dalle uova d'oro

..da taccuino:
Héràt - la Cittadella-
"...Il sole è giunto sulla linea dell'orizzonte, al tramonto. Perfetto. Perfetto incendia i cristalli di sabbia, un incendio che non brucia, di luce. Ovunque. Héràt in lontananza, ondeggia quale miraggio al riverbero della luce. Sembra una scultura cubista o meglio un'installazione di forme cubiste. Chissà come sarà viverci..." poi, dopo qualche pagina:" ...stamattina sono andata per le vie di Héràt. Alla scoperta. Sono andata con la mia busta di naranghì. Li porto sempre con me questi mandarini pakistani, con essi mi disseto. L'acqua non sempre è potabile, qui la gente la sterilizza prima di berla. Per essere sicuri. Finalmente ecco l'Asia altera, quella senza complessi d'inferiorità. Qui tutto lo esprime. Questa è Héràt, ancora non ci credo. La perla del Khorassan. la città dei poeti. Quella affidata a Shah Rukh, il re dal cuore mongolo, nel quindicesimo secolo. La terra di Jami, il grande poeta. La Firenze di Lorenzo il Magnifico in oriente. Ed io sono qui. Me lo ripeto..."
..dall'alto della Cittadella...
Héràt, Alexandria Aria, al tempo di Alessandro il Macedone.
Pagine andate. Pagine a raccontare il prima del dopo. Di oggi. Ora.
Sono quattromila i soldati italiani di stanza ad Hèràt. Oggi. Ora. 
La " Provincial Reconstruction Team" in sigla PRT, ovvero l'organizzazione che si occupa del processo di ricostruzione è affidata ad un colonnello di un Reggimento Bersaglieri. Sono stati costruiti ponti strade ospedali carceri scuole. E lavori di ampliamento del terminal piste aeree impianti vari per il locale aeroporto sono stati progettati, iniziati E i termini in moneta sono stati altissimi. Trenta milioni di euro. E  ancora 250.000 e 137.000. Terminal piste etc. etc. Questo solo ad Héràt.
E c'è la strada Bamiyan-Maidam Shar. E ci sarà la Hèràt- Chishet Sharif. Motivo: trasporto di marmo dalla cava acquistata da un certo Adam Doost, capo dell' "American Chamber in Afghanistan" magnate statunitense. Il marmo verrà commercializzato innanzi tutto con l'Italia poi con il resto d'Europa. 
Héràt- Moschea del Venerdì-
E poi ci sono gli addestramenti. Delle forze di sicurezza afghane d'ogni tipo, addestramento all'uso di armi. Leggere pesanti. Addestramento a varie tattiche di combattimento, di strategie. E formazioni di piloti dell'Afghan Air Force. E addestramento all'ambientamento e movimento in montagna. E ancora e ancora. E centinaia di milioni di euro ancora e ancora. Ah, sì, gli aiuti umanitari. Anche. Aiuti a noi stessi, in realtà. Economici strategici. E tutto questo deciso su gente per millenni invincibile. Gente che le montagne le porta nel sangue. Le conosce come conosce se stessa. Gente maestra di strategia di guerra. Gente che ha originato i più importanti trattati di strategia. Che se l'è sempre giocata a scacchi la strategia. Oh, ma sì, ora c'è la tecnologia, bisogna insegnare ad usarla, noi siamo avanzati in questo. Menzogna.
Lì dov'è intelligenza v'è comprensione delle cose e del loro uso. Sempre. E lì intelligenza ne avrebbero da vendere. Ma non è quella che si vuol comprare. Il fatto è che il mondo, qui, ora, è guidato da squali. Regolato da squali. E gli squali divorano ogni cosa. Ancor più lì dove avvertono fuoruscita di sostanza vitale. Questo è. 
E questo sarà ancora. Ancora per un po'. Forse. 
Troppo forte è stata l'irruenza della violenza nella distruzione d'un intero mondo. Troppo forte nella sua tecnologica viltà. E il tempo di metabolizzazione va fatto scorrere. Soltanto scorrere. Ancora per un po'. Forse.
"...Ahmad indossò sembianza di guerriero. in quella sembianza calcò il passo su quel suolo che gli apparteneva per nascita...segnò battaglie sulla sua terra, segnò vittorie e sconfitte...cavalli selvaggi al galoppo custodivano confini..."
Marika Guerrini
brani tratti da Marka Guerrini, "Massoud l'afghano il tulipano dell'Hindhu Kush", Venexia, Roma 2005 

martedì 17 gennaio 2012

lettera da Kabul

...ha preso a nevicare. L'aria irrespirabile fino a poco fa si sta aprendo all'ossigeno. Lo sta accogliendo. Da giorni e giorni e giorni, così tanti da non contarli, i corpuscoli radioattivi affollano l'aria di Kabul. Sottili invisibili presenti. E gli occhi s'arrossano e la gola s'infiamma e i polmoni si gonfiano. Kabul, l'antica città dei tulipani, quella amata da Babur, il primo degli imperatori Moghul, non fiorisce più. E non fiorisce più neanche la mia Kabul, quella di solo qualche anno fa. Prima del dopo, di ora. Breve tempo rispetto alla sua antica storia. E l'aria che spirava dai monti s'è fatta ricordo. E s'è fatta ricordo la limpidezza dell'acqua del suo omonimo fiume. Da quello stesso tempo. Ma ora nevica. Bisogna guardarla la neve. Riempirsi gli occhi del suo candore, il respiro del suo pungente profumo all'ossigeno, quello che vorresti non finisse mai. Bisogna farlo subito, quando ancora la neve è in caduta. E s'allarga galleggiando nell'aria. Soffice leggera. Bisogna riempirsi di neve prima che si faccia fango. In un attimo.  
"Tulipani dalle tinte più varie, ricoprono queste colline, una volta ne contai 33 diverse qualità, una di esse ha il profumo di una rosa, cresce presso Dast i-Shaikh, qui e in nessun altro luogo." 
Marika Guerrini

brano tratto dal "Babur Nama" pubblicato su "Afghanistàn profilo storico di una cultura" di Marika Guerrini, Jouvence Roma 2006. 

domenica 15 gennaio 2012

Afghanistan e subumano-II parte-

...è dopo il silenzio della notte che s'è svelata la pietà. Pietà per quegli uomini spesso poco più che adolescenti, trasformati in strumenti di orrendi crimini di cui all'articolo precedente, la prima parte di questo. Uomini addestrati per essere trasformati in armi viventi. Soggiogati alienati drogati da pensieri parole azioni farmaci, anche. In realtà le prime vittime sacrificali di questi nostri tempi. Questi tempi in cui Governi, o chi decide per, stanno portando, hanno portato l'uomo al degrado della propria umanità. E' il reale. E continua ad essere. Così, in questa dolorosa evidenza storica, occiriente convinto europeista malgrado tutto, in una mattina di domenica, vuole illudersi, ancora una volta, esprimere un pensiero già espresso tempo addietro in altra forma. Un utopico pensiero: 
Istanbul...il punto d'incontro occidente oriente...
e se questo nostro vecchio continente si svegliasse. Se si dissociasse dal subumano dello storicamente giovane continente, se liberate dalla prigionia ignoranza dimenticanza insicurezza e al contempo sgretolando la sete di potere materiale, riscoprisse quell'impulso  di reale incontro con l'oriente che ha costituito la sua propria storia. Se s'inventasse di volere divenire gli Stati Uniti d'Europa, divenire davvero, eccezion fatta per chi si esclude da sé, Regno Unito. Se nello specifico immediato, quale prima azione  ritirasse le proprie truppe, tutte, dal gioco bellico. Se...
Se questo dovesse verificarsi, se gli Stati Uniti d'Europa volessero sentirsi tali, farsi tali, accondiscendenza e alleanza delle potenze d'oriente sarebbe la prima risposta. Eccezion fatta, anche qui, per chi si esclude da sé: l'appendice d'occidente. E a seguito della prima risposta gli Stati Uniti d'Europa potrebbero vedere il ribaltarsi della propria economia. Tutta. E l'euro acquistare reale potere sul dollaro. Perché è anche qui il primario motivo di conflitto. Dei conflitti. In realtà gli Stati Uniti d'America sono terrorizzati anche solo all'idea degli Stati Uniti d'Europa. Lo sono dai primi bagliori dell'idea. Da molto oltre vent'anni. Bisogna ricordarlo nella partita a scacchi che stiamo giocando.Scriverlo in caratteri cubitali sulla scacchiera.
Ma tutto questo è, come si diceva, utopia. Desiderio di scrittore. Null'altro.
Marika Guerrini

Afghanistan e subumano -I parte-

Afghanistan...e lo sguardo si fa lontano...
"...nella leale battaglia che ora è iniziata, vogliamo combattere solo secondo le norme da sempre in uso. Chi solo con parole combatte con parole sarà combattuto, né mai si dovrà dar la morte a chi dalla lotta è già uscito. Un cavaliere combatte soltanto con un cavaliere, e fante con fante, elefante con elefante e carro con carro. Si lotta con tutte le forze come può e vuole un uomo leale, che mai assale il nemico affranto, né senza avvertirlo...".
E' così che occiriente risponde alle azioni di quell'agglomerato subumano che si muove sotto la bandiera a stelle e strisce. E' così che risponde, con uno stralcio del Libro I del Mahabharata. Il libro delle origini di quelle genti su cui ancora una volta si è perpetrata dissacrazione di quanto vi sia di più sacro sul pianeta: il corpo umano. Corpo a cui era stata già tolta la vita. Corpi giacenti, inermi, lordati da secrezioni renali di esseri mimetizzati dietro umane parvenze che con il loro operato offendono la ferocia di altri esseri: le belve. Quest'ultime essendo pure nel loro agire. E' così che occiriente risponde a questa patologia infettiva che da oltre dieci anni compie  nefandezze di tal genere. Queste azioni non sono eccezioni, non episodi rari, sporadici, sono quotidianità per quelle genti private tutte, vivi e morti, della propria vita. Ma noi dimentichiamo. E Abu Graib il luogo degli orrori iracheni è stato dimenticato e Guantanamo è dimenticata. Eppure quei corpi violati uccisi senza esser morti che una belva al femminile teneva al guinzaglio e su cui affondava il piede sono esistiti. E i prigionieri che nel gennaio del 2002 coperti da tute arancioni, i volti coperti da cappucci neri e catene ai polsi alle caviglie come schiavi della migliore tradizione americana sono stati trasferiti dall'Afghanistan a Guantanamo sono esistiti. Esistono. No, non  dovrebbero essere abbandonati i ricordi, i nostri. Dovrebbero farsi conoscenza. Ma non è così. E la  quotidianità di atroci subumane azioni continua ad essere perpetrata nascosta al mondo d'occidente. L'altro, quello dell'altro emisfero, quello ad oriente sa. Sa delle dissacrazioni le menzogne gli orrori.Tutti. Sa mentre noi dimentichiamo. Ma forse ora. Solo per ora. Si spera.
"...un uomo leale che mai assale il nemico alle spalle..." Per non dimenticare.
Marika Guerrini
foto di Barat Alì Batoor

giovedì 12 gennaio 2012

Iran Israele e lo stillicidio

Tèhèran
...occiriente ha parlato parlato e parlato sui perché e i per come tra Israele Iran Stati Uniti. Ha parlato dell'Aiea, delle false piste. Ha riportato le parole di Mahmud Hahmadinejad, le parole dell'ambasciatore dell'Iran presso l'Aiea Alì A.Soltanieh, quelle del Ministro degli Esteri Alì A. Salehi. Ha detto degli scienziati ricercatori nucleari sistematicamente assassinati. Ha parlato della situazione regionale, della sua complessità, dei droni, degli intrighi. Ha detto ancora e ancora fino alla nausea. Basta scorrere alcuni suoi articoli per ritrovare le parole: " Israele Iran per quanto ancora?","Israele Iran e la via in discesa" oppure "oltre il ridicolo" ed altri sparsi qui e là sulle sue pagine. Ora è a ripercorrere stessi pensieri stesse parole stesse considerazioni. Ancora a fugare ogni dubbio che alcuni attentati siano azione del Mossad. Tutti ne siamo consapevoli. Inoltre la presenza dei servizi segreti israeliani, Mossad appunto, è aumentata a dismisura nel Kurdistan iracheno. Quello del Mossad è un compito preciso: reclutare dissidenti iraniani, addestrarli, servirsene contro Tèhèran. Modalità d'occidente, questa, non lo dimentichiamo. Storica modalità destabilizzante paesi d'interesse. E cos'è mai Israele se non appendice d'occidente in trasferta. E poi a cosa sarà servito, tra l'altro, distruggere Iraq e Afghanistan se non anche a procurare postazioni strategiche all'annosa coppia Usa -Israele. Così ora, due giorni fa, è stato il turno di un altro scienziato, Mostafà Hahmadì Roshan. E siamo  a cinque. Quelli ufficiali e ufficializzati.
Tèhèran sede della Benetton
Eppure occiriente, come già espresso, forse in preda ad illusione, continua a non ritenere fattibile un attacco armato, una guerra Usa Iran, foss'anche per visibile mano di Israele. Pur sapendo che Israele è già armata per questo pronta a questo. No, occiriente non lo ritiene reale. Ora occiriente inizia a sospettare la possibilità d'una farsa. Una grande farsa messa in scena per tenere in gioco equilibri altrimenti   soggetti a sgretolarsi. Una guerra Usa-Israele Iran sarebbe pura follia. Forse suicidio per Usa e Israele. Come già detto, anche questo in  altre pagine d'occiriente a proposito di un possibile asse orientale nella regione. 
C'è però una cosa che disturba occiriente, grandemente, è l'ipocrisia dei canali d'informazione, i nostri. L'80% in  questo nostro emisfero ad ovest di quelle terre. Quei canali, che esprimono dubbi sulla strisciante azione bellica d'Israele pur avendone certezza.
Marika Guerrini

martedì 3 gennaio 2012

l'Afghanistan di Lorenzo Merlo



.." Fede cuore ragione non sono tre aspetti di ogni individuo. Sono ogni individuo. Non esistono divisi e forse non esistono del tutto, tranne che tutti insieme e si chiamano uomini". Questo l'incipit dell'Afghanistan di Lorenzo Merlo. L'incipit di questo libro fotografico ora qui, sul mio tavolo. Un incipit bello significante e soprattutto vero. Un libro mobile di volti di luoghi di storie. Storie che s'affacciano dagli sguardi, che siano afghani o d'occidente. Che indossino shalwar, pakol turbanti colbacchi burqa ciador, tutto d'ogni tipo d'ogni foggia, a seconda dell'etnia dell'età della posizione sociale, o indossino mimetiche divise assenti d'ogni evidente distinzione, assenti d'ogni individualità, omologate, omologanti. Storie che s'affacciano a raccontare mondi. E contrasti emergono. Emergono a sottolineare l'assurdità di un ignobile conflitto.    
Così, deserte piane in cui il silenzio fa da respiro, s'allungano sotto ampiezze di cieli  per inasprirsi sul grigio ferro di residuati bellici mentre limpidi sguardi di madri si proiettano lontano come oltre un incerto futuro e melanconici sguardi di fanciulle dagli splendidi tratti, attendono di vivere una vita negata, ora, dalla sorte di questi nostri tempi piombati sulla loro storia. Nella. Eppure bambini, se pur assenti di voli d'aquilone, s'inventano giochi o vendono bicchieri d'acqua sì che sorgenti di vita. E sorridono. Sempre o quasi sorridono mentre  mani adulte morbidamente si serrano in preghiera. E' la gente afghana che si chiede, perché? Tutti i perché ancora aperti. Ancora dopo dieci anni.
Così di pagina in pagina di immagine in immagine, Lorenzo Merlo racconta gli interrogativi dell'Afghanistan. Quello di ora, oggi, del dopo l'antica vita. Ma non solo, ché dal racconto s'affaccia, se pur segnata sofferta, l'identità di quella terra. La sua bellezza. E s'intuisce nei gesti nei moti immobilizzati. E si percepisce la possibilità d'una rinascita benché remota possa essere, benché possa pensarsi incredibile. E si racchiude nei luoghi sui volti nelle atmosfere nelle magie nei silenzi nella polvere bianca d'una terra sacrificata che, senza negarle rispetto, gli attenti scatti  testimoniano. Sinceri. Immediati.
Marika Guerrini

foto tratte da 
"Afghanistan Fede Cuore Ragione", di Lorenzo Merlo, ed. Victory Project Book, Milano 2011