martedì 17 gennaio 2012

lettera da Kabul

...ha preso a nevicare. L'aria irrespirabile fino a poco fa si sta aprendo all'ossigeno. Lo sta accogliendo. Da giorni e giorni e giorni, così tanti da non contarli, i corpuscoli radioattivi affollano l'aria di Kabul. Sottili invisibili presenti. E gli occhi s'arrossano e la gola s'infiamma e i polmoni si gonfiano. Kabul, l'antica città dei tulipani, quella amata da Babur, il primo degli imperatori Moghul, non fiorisce più. E non fiorisce più neanche la mia Kabul, quella di solo qualche anno fa. Prima del dopo, di ora. Breve tempo rispetto alla sua antica storia. E l'aria che spirava dai monti s'è fatta ricordo. E s'è fatta ricordo la limpidezza dell'acqua del suo omonimo fiume. Da quello stesso tempo. Ma ora nevica. Bisogna guardarla la neve. Riempirsi gli occhi del suo candore, il respiro del suo pungente profumo all'ossigeno, quello che vorresti non finisse mai. Bisogna farlo subito, quando ancora la neve è in caduta. E s'allarga galleggiando nell'aria. Soffice leggera. Bisogna riempirsi di neve prima che si faccia fango. In un attimo.  
"Tulipani dalle tinte più varie, ricoprono queste colline, una volta ne contai 33 diverse qualità, una di esse ha il profumo di una rosa, cresce presso Dast i-Shaikh, qui e in nessun altro luogo." 
Marika Guerrini

brano tratto dal "Babur Nama" pubblicato su "Afghanistàn profilo storico di una cultura" di Marika Guerrini, Jouvence Roma 2006. 

1 commento:

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