giovedì 24 aprile 2014

Resistenza: una pagina italiana

... pour ainsi dire...
... ci si domanda per quanto ancora si debba assistere alla kermesse della Liberazione che si svolge da circa settant'anni. Ci si domanda perché si continui ad inneggiare ad una "liberazione" malgrado ci si trovi, più che mai, al cospetto dell'erroneità dei suoi metodi. Ci si domanda perché si continui a formulare pensieri scollegati che non tengano conto di quanto, a partorire la Resistenza, sia stato lo stesso pensiero materialista fattosi nel tempo vincolante ad un ristagno della decadenza di questo popolo. Decadenza partorita da decadenza del pensiero, appunto. Ci si domanda come si possa insistere nel non utilizzo di uno sguardo storico che sia dall'alto, lontano, oggettivo, che possa, a trecento sessanta gradi, guardare alle azioni passate con distacco, anziché indugiare nell'elogio, senza reticenze, di giorni che dal settembre '43 alla primavera '45, hanno segnato non "una delle pagine più belle della storia italiana", ma una delle pagine più luttuose e fratricide della sua storia. Perché non dissociarsi da ogni questione politica, da ogni pensare ideologico e portarsi verso una libera etica storica. 
Ci si chiede infatti come si possa dichiarare ora: "non era così che s'intendeva" aggiungendo a questo l'insoddisfazione "del paese in cui viviamo".  Ci si interroga sul come si sia potuto ritenere che un coleottero potesse generare una farfalla, nel momento in cui i padri della Repubblica, questa nostra Repubblica, sono stati uomini che permisero oltraggio e strazio su quei cadaveri su cui poi premettero il grilletto.  Piazzale Loreto non andrebbe taciuto per paura d'essere tacciati di, non andrebbe taciuto e non perché possa alimentare odio o avversione, il che sarebbe capovolgere l'antico stato d'animo della Resistenza, restando nell'errore simile e contrario, ma perché ci si renda consapevoli di quanta e quale carica di odio albergasse in quegli uomini  che il popolo ha poi eletto a propria guida, per questo responsabile di se stesso e delle proprie condizioni. Non andrebbe taciuto perché sia lecito interrogarsi  circa il senso etico su cui poggiava quella resistenza, circa il suo senso democratico, il suo senso di libertà. Un pensiero basato esclusivamente sull'esperienza dei sensi, su di un agire d'istinto, asservito esclusivamente alla visione materiale del reale che, nell'esperienza del conoscere, ignora il proprio moto superiore indipendente dall'oggetto conosciuto, questo è da ricercare alla base della nostra Resistenza storica, e, la sua modalità, artefice della "conquistata" liberazione, ha generato una grave menzogna storica, provocando così una sorta di deviazione nel destino di questo popolo. Oh, sì, certo, sempre fornendo una visione eroica, perché il servaggio alla menzogna sempre dispone di codificazioni che assumono nome di Cultura, Civiltà e più di tutto Libertà, in realtà servaggio alla natura istintiva ed affettiva che fornisce all'uomo pertinenti ideologie ed una forte recitazione moralistica da cui tutto può scaturire tranne che Libertà. No, Machiavelli con la sua speculazione non ha mai soggiornato nell'Olimpo della nostra e il mezzo iniquo inficia anche il fine più giusto e la Resistenza, atto primo di un mezzo iniquo manifestatosi nel tempo, come avrebbe potuto far vibrare le corde di una reale Libertà. Non sapeva leggere la partitura, non ne aveva conoscenza.
Marika Guerrini  
foto dal web

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