lunedì 12 gennaio 2015

epistolario su Libertà o Verità ...

... dalla pagina su Charlie pubblicata anche da "Totalità" in editoriale, è nato un amichevole scambio epistolare con il direttore Simonetta Bartolini, occiriente ve ne rende partecipi.
Il direttore:
"Cara Marika, mi proponi il tuo articolo con il garbo che ti è solito e da gran signora quale sei rispettosa della libertà, mi dici anche “non so se è il caso di pubblicarlo sul tuo giornale”. Anch’io amo la libertà, anzi la considero l’unico bene al quale sacrificare qualunque altra cosa, e perciò in suo nome pubblico il tuo articolo anche se non sono completamente d’accordo con te. In questi giorni, hai ragione si è fatto un gran parlare, e soprattutto sproloquiare di libertà. In genere in questo nostro mondo, un po’ superficiale e molto ipocrita, si tende a guardare una sola faccia della medaglia, a non considerare che quella tanto invocata libertà ha dei limiti invalicabili posti là dove comincia la libertà dell’altro (anche al rispetto). Hai ragione quando evochi le tante libertà conculcate o quelle mal esercitate in nome di qualcosa che non va d’accordo proprio con la libertà. In fine hai ragione, anche io non mi sono Charlie oggi, come non mi sono sentita americana dopo l’11 settembre, e non perché mancasse la solidarietà verso chi ha subito una violenza vigliacca e incomprensibile, ma semplicemente perché mi puzza di retorica e la retorica è nemica della libertà. Premesso ciò non posso convenire con te quando invocando “lacrime urla candele e condanna”, chiedi dove fossero al tempo delle primavere arabe, o del fosforo sui bambini palestinesi, o nell’inferno di Guantanamo e via dicendo. Cara Marika il mondo è, ed è sempre stato, pieno di vigliaccate all’indirizzo di chi non si può difendere, la carognata criminale hai ragione è uguale per tutti e tutti coloro che ne sono vittime avrebbero diritto alla eguale espressione di indignazione da parte di chi si considera “libero”, di chi propugna il valore della libertà come irrinunciabile; però, attenta a pretendere quel che fa di questo nostro mondo il trionfo dell’ipocrisia “pelosa”. Pretendere come fanno i buonisti in servizio permanente effettivo un’eguale considerazione per tutti i miseri della terra è una faccenda da santi o da imbecilli. Mi spiego, solo la purezza del sentimento di colui che è capace di rinunciare a se stesso per l’altro in un processo spirituale di particolare intensità e soprattutto individuale, conduce sulla strada della universale compassione, e infatti è ciò che predicano il Papa o il Dalai Lama, essi lo predicano come lezione morale, ma alla fine solo il Cristo è autorizzato a dire “io sono tutti voi”, tanto che poi  si fa crocifiggere in mezzo a due ladroni. Chi parla con le parole di un santo, chi adduce le motivazioni di Cristo, per montare una grandiosa retorica che funziona solo in determinanti momenti, quando si raggiunge l’acme della commozione (per i più onesti) o quando si individua il culmine della manifestazione mediatica alla quale partecipare come protagonisti (per gli intellettualmente disonesti)  è, viceversa,  un imbecille. E allora cara Marika perché vuoi la solidarietà degli imbecilli, visto che quella dei santi ti è dovuta senza tanto clamore? E in mancanza di santi, (di cui c'è penuria ultimamente) ci sono le persone perbene che per loro natura fanno poco chiasso. E ancora, anche ammettendo la buona fede (e ce ne sono tanti in questa disposizione d’animo), ovvero la ingenua e onesta partecipazione emotiva di fronte a fatti di sangue così efferati e tremendi, come l’uccisione di quei dodici giornalisti di un giornale satirico; come si può pretendere che quella stessa partecipazione tutta sentimento, irrazionalità, emotività, che nasce anche e soprattutto dal sentirsi simili, dal riconoscere nella vittima qualcuno uguale a te, che potrebbe abitare sul tuo stesso pianerottolo, potrebbe essere il tuo vicino sul autobus o il conoscente di un amico, sia estesa a chi invece è tanto (non per colpa o scelta) lontano da te? L’appartenenza ad una categoria di simili è una valore che le anime belle in servizio permanete effettivo non vogliono riconoscere (tranne cavalcarla quando fa comodo), loro inneggiano alla differenza, poi si distraggono quando quella differenza è scomoda o non restituisce in visibilità lo sforzo che richiede per difenderla. No, cara Marika, onestamente si può e si deve chiedere che tutti i vinti della terra siano ugualmente tutelati e difesi, ma non si può pretendere che accada davvero quando si tratta di emotività collettiva. E allora rispondo al tuo: je ne suis pas Charlie, con: siamo umani, troppo umani."


Risposta di Marika:
"Cara Simonetta, ricordi la mia pagina con il brano di Dostoevskij in cui il “signore distinto” la fa da padrone, bene, questo è l’impulso che, indisturbato, sta agendo in quella parte dell’informazione di cui Charlie Hebdo è eclatante esempio. Sono le parole Libertà e Verità, non a caso presenti nel titolo originale dell’articolo a cui ti riferisci e suo imput, il senso ultimo della nostra chiacchierata, stanno a dire in opposizione a quell’impulso: l’Umanità non necessita di dialettica rivoluzionaria, cosa che comprende non solo la stampa e i canali mediatici, ma allo stesso modo e ancor più, tutte le marce per la pace o contro la guerra o il terrore o…, in realtà tutte contro qualcosa, qualcuno e così via, tutte partorite ed evocanti il contro. E comprende quel buonismo da “imbecilli”, come giustamente sottolinei, e a mio avviso anche le pontificie parole che per il solo fatto d’essere “lezione morale” alimentano il sonno delle coscienze manifestantesi poi in vari modi tra cui il buonismo, e mi fermo qui. L’Umanità ha bisogno di un mutamento di coscienza, uomini capaci di comprendere cosa debba essere superato nell’individuale natura, perché abbia inizio un reale rinnovamento, che oso definire epocale. E’ a questo che, con tutta la partecipazione al dolore per le tragedie e le vittime tutte, mira il mio articolo quando dice di lacrime non versate o azioni non compiute circa altri o altro, e non certo al consenso dei buonismi imbecilli che, pur se inconsapevoli ma comunque con tutti gli altri in marcia, alimentano sempre più l’avversione, l’odio,  alimentano l’un contro l’altro. Tu pensa soltanto ai bambini che partecipano a tutto questo, presenti alle marce per la pace o contro la guerra etc., pensa a quel che respirano di odio, perché l’odio comunque è odio, pensa all’esempio vivente che viene loro dato, certo in buona fede, ma il risultato è: odio, e con esso crescono, e  questo risultato appartiene al gioco del nemico che si cela, e neanche tanto, dietro i tragici dolorosi episodi contemporanei procurando le reazioni legittime e che, presente in Ivàn Ivanovic Karamazov, gli fa dire: “…basta solo cancellare nell’umanità l’idea di Dio, ecco da che parte bisogna cominciare!” E “l’idea di Dio” è innanzi tutto quella coscienza che nasce e poggia sulla Libertà di cui sopra, quella che non può fare a meno della Verità, quella che non lascia estremizzare i propri impulsi da qualunque parte vengano e in chiunque alberghino, mentre gioco delle potenze che ci governano è proprio quello di tener addormentate le coscienze sì che si possano manovrare e o creare delle false idee di libertà partorite dalla menzogna, in chiunque e qualunque cosa riguardino. E’ così che oggi si usano i popoli e per questo l’assenza di coscienza, specie in certe branche della società quale l’informativa, la politica e la religiosa, facendosi veicolo di menzogna alimenta il legittimo sentimento umano reattivo attuando e giustificando se stessa, si fa particolarmente responsabile della caduta. E’ qui la quinta del mio articolo di tuo riferimento. Grazie per avermi dato modo di chiarire".
foto dal web


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